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Planetary vol. 4: Archeologia spaziotemporale

Ci sono voluti ben dieci anni per vedere alfine completato l’ambizioso affresco di "Planetary".
Era infatti il 1999 quando vedeva la luce – per la purtroppo scomparsa etichetta Wildstorm di Jim Lee – il primo numero di questa collana tesa, attraverso la narrazione avventurosa, a operare una profonda riflessione sulle fondamenta dell'immaginario letterario popolare. E sul modo in cui esso confluisce nell'universo mediatico del nuovo millennio.
Ogni episodio di “Planetary” corrisponde pertanto a un assunto critico che, al di là dell’intreccio specifico della saga, proietta il lettore in un originale percorso di conoscenza rivolto a mostrargli le progressive sedimentazioni pop che alimentano le fantasie e le varie visioni del mondo della civiltà "di massa".

Non è un caso, quindi, che il ciclo di Planetary si apra mettendo in scena una loggia composta dai principali eroi dell’epoca pulp (i corrispettivi di The Shadow, Doc Savage, Tarzan, ecc.), mostrandoci progressivamente come lo sviluppo del XX secolo li abbia relegati nel limbo della memoria. E questo mentre le redini dello sviluppo del pianeta Terra venivano prese in mano, sempre in maniera occulta, dal gruppo dei Quattro (macabra parodia dei Fantastici Quattro di Stan Lee e Jack Kirby).
L'allegoria a questo punto diventa chiara: i Quattro – che simboleggiano l'immaginario della Guerra Fredda e la spinta dell'aggressivo sviluppo economico tardo-capitalista – iniziano a collezionare innumerevoli, avanzatissime scoperte tecnologiche e scientifiche che, però, non hanno nessuna intenzione di condividere col resto del genere umano. Ed è contro di loro che si schierano gli straordinari componenti di Planetary (Elijah Snow, Jackita Wagner, the Drummer e Ambrose Chase), archeologi dell'impossibile che cercano di tracciare la storia segreta del mondo.

Nel corso degli anni il ciclo di Planetary (raccolto dalla Magic Press in quattro paperback e destinato a essere completato anche nella grande e preziosa versione Absolute) ha omaggiato tutti i generi narrativi possibili e immaginabili: dalla fantascienza degli anni Cinquanta ai Kaiju Eiga nipponici; dall'avventura pulp alle acrobazie hard boiled dell'heroic bloodshed; dallo space-fantasy della Golden e della Silver Age alle pellicole wuxiapian; dalle comic-strip di Buck Rogers e Flash Gordon ai fumetti della linea Vertigo. Ma il progressivo prolungarsi dei tempi di realizzazione della serie, causato dai problemi personali incontrati da Warren Ellis, ha fatto perdere di vista ai lettori l'obiettivo ultimo della collana: il necessario recupero e l'esaltazione della "biodiversità" dei generi narrativi, troppo spesso schiacciati e sovvertiti dalla logica delle mode imperanti o della cultura dominante.

Non per niente i perversi Quattro, in Planetary, fanno di tutto per distruggere le tracce di un universo art déco che sembra fuoriuscito dalle illustrazioni di Winsor McCay o di Alex Raymond, oppure si impegnano a massacrare, in un altro racconto agghiacciante, delle creature le cui origini riportano alla memoria quelle di Superman, Lanterna Verde e Wonder Woman. Se solo si pensa, giusto per agganciarci a quest'ultimo esempio, al modo in cui la DC Comics, a partire dai primi anni Duemila, ha operato per riesumare e vivificare i fondamenti basilari e semidimenticati del proprio grottesco e surreale universo narrativo, proteso invece per circa tre lustri a inseguire affannosamente le tendenze realistiche dettate dalla continuity targata Marvel Comics, si può solo dedurne che il progetto di Ellis e John Cassaday era assolutamente premonitore.
Per lo sceneggiatore scozzese e l’illustratore texano, infatti, la sfida "immaginativa" del nuovo secolo dovrebbe essere quella di riconquistare l'intero patrimonio narrativo "di genere" del passato (considerando qualsiasi forma grazie alla quale esso si è accresciuto), per rivisitarlo alla luce della contemporaneità scientifica, sociale e culturale. E per far questo bisogna abbattere gli ostacoli generati dalle strutture mentali ed emotive che hanno formato il XX secolo.

Ma veniamo allo specifico del volume "Archeologia spaziotemporale" che raccoglie appunto gli albi dal 19 al 27 (il capitolo conclusivo) di Planetary.
Si apre con una superba, immaginifica sequenza spaziale dove Ellis e Cassaday visualizzano un mondo contenuto in una gigantesca astronave. Qui, in un ecosistema perfettamente equilibrato, giace il cadavere di una creatura che potrebbe corrispondere al Galactus della Marvel Comics (una vera e propria fissa dello scrittore britannico, che già una volta, nell'iconoclasta Ruins, aveva concepito un divoratore di mondi ormai cadavere. Tra suggestive teorie scientifiche e affascinanti creature aliene, l'arte di Cassaday deflagra letteralmente in tavole ariose e immagini mozzafiato.

Segue "Telemetria da macchina di morte", un racconto che punta a correggere il tiro su un assunto precedente della serie: quello cioè che non esiste un aldilà e che tutto si esaurisce con la fine della vita materiale. E si tratta di un bel cambiamento di rotta, considerando che questa prima visione filosofica ha trovato modo di riversarsi in parecchia narrativa britannica fino a pervadere addirittura, in maniera inedita, un serial TV di grande successo come "Torchwood", prodotto dalla BBC.
Ellis rivede quindi, con un abile escamotage, la sua idea primigenia – che effettivamente, azzerando il "mistero ultimo" dell'oltretomba, rendeva incoerente le finalità interne della saga – e individua nell'universo subatomico il luogo in cui l'energia collegata agli esseri viventi trasmigra. Il che fornisce l'occasione a Cassaday di prodursi in rappresentazioni lisergiche e ipnotiche di ciò che si cela oltre la morte.

Il quarto capitolo, "La tortura di William Leather", omaggia Lone Ranger e Tonto, i personaggi western creati da George W. Trendle e Fran Striker per un popolarissimo show radiofonico statunitense datato 1933. Ellis coglie così l'occasione per ideare una linea di contiguità tra il cowboy mascherato, The Shadow (altro grande protagonista dei programmi radiofonici pretelevisivi) e uno dei malvagi Quattro (il corrispettivo della Torcia Umana, per la precisione).
"Percussione", il quinto episodio del volume, mette in scena le origini di The Drummer, membro dell'organizzazione Planetary il cui potere consiste nell'asorbimento e nella trasmissione fisica di dati informatici. Il sesto, invece, apre il confronto finale di Elijah Snow & compagni contro i componenti più pericolosi dei Quattro. E la risoluzione del conflitto avviene, non a caso, con una trovata narrativa apparentemente semplicistica, ma che in realtà rende un commosso omaggio alle conclusioni a sorpresa che caratterizzavano molti racconti di genere fantastico della Golden Age.

Il volume si chiude, poi, con l'epico tentativo operato dal gruppo Planetary di riportare indietro Ambrose Chase dalla dimensione in cui si era perduto. Ellis getta così nuova luce su Fiction World, un universo concreto – traente origine, però, dalla materializzazione di concept narrativi – la cui scoperta teorica, seguita dal relativo tentativo di penetrazione in esso, era stata al centro di uno dei momenti culminanti della saga. Ellis e Cassaday si scatenano a esporre azzardatissime teorie quantistiche e a visualizzare paradossi spaziotemporali. Il risultato dà vita a una sequenza concettualmente ardita che si ricollega in maniera esemplare alle nuove tendenze della fantascienza, quelle che, per intenderci, ambiscono a coniugare la New Wave di Michael Moorcock e Harlan Ellison al cyberpunk di William Gibson, Bruce Sterling e Rudy Rucker. Planetary finisce, così, per trovare un degno posto accanto a favolose epopee letterarie come quella racchiusa nel dittico "Ilium" e "Olympos" di Dan Simmons o in "Anathem" di Neal Stephenson.

Dati del volume

  • Editore: Magic Press
  • Autori: testi di Warren Ellis, disegni di John Cassaday
  • Formato: brossurato, 228 pagine a colori
  • Prezzo: € 18,00
  • Voto della redazione: 9
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