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Un piccolo omicidio

Alla fine degli anni Ottanta Alan Moore – letteralmente travolto dal successo riscosso da V for Vendetta, Watchmen e Batman: The Killing Joke, ma già in rotta di collisione con le major del fumetto statunitensi – decide di operare un distacco netto dai personaggi in maschera e dal genere supereroistico. Con una mossa coraggiosa (o da folli, dipende dai punti di vista), in un momento cruciale per la sua carriera di sceneggiatore, lo scrittore di Northampton si allontana pertanto dalle certezze del mainstream e va ad imbarcarsi in una serie di operazioni narrative ardite e sperimentali.

È in questo periodo che vedono la luce i prodromi della saga pornografica Lost Girls (completata solo molti anni più tardi) e – attraverso un movimento consequenziale – l’idea di base per La Lega degli Straordinari Gentlemen. Ma, soprattutto, è in questo periodo che Moore cerca di sganciarsi dai vincoli del fantastico per addentrarsi nelle pieghe del reale, deformato e reinterpretato attraverso le coscienze di una selva di personaggi disturbanti nel loro minimalismo intriso di devastanti sommovimenti psicologici.
Prendono, così, il via l’imponente e torbida epopea di From Hell – snodo cruciale per comprendere le significative trasformazioni dell’immaginario di Moore nel corso degli anni Novanta – ma, prima ancora, l’incompiuto affresco di Big Numbers (nel quale si riversano echi di Thomas Pynchon e J.G. Ballard) e l’immaginifico romanzo di formazione e redenzione Un piccolo omicidio.

Sviluppatosi attorno a una serie di suggestioni concettuali e visive espresse a Moore dall’artista argentino Oscar Zarate, Un piccolo omicidio rappresenta un chiaro spartiacque nello stile narrativo dello scrittore britannico. Viene infatti meno, per la prima volta, la predominanza assoluta di una sua sceneggiatura, a favore degli interventi determinanti dell’illustratore. Zarate, cioè, amplia i confini testuali della storia introducendo eventi non previsti da Moore (e accettati solo dopo articolate discussioni) e sbizzarrendosi in soluzioni grafiche che amplificano la forza evocativa della vicenda.
Il risultato è un’opera in quattro capitoli che – in maniera più o meno conscia – tenta di trasporre nel medium fumettistico quelle tematiche postmoderne che, nella seconda metà degli anni Ottanta, avevano pervaso la letteratura anglosassone e occidentale grazie a scrittori come Ian McEwan (Bambini nel tempo), Martin Amis (Money e La freccia del tempo), Jay McInerney (Le mille luci di New York) e Bret Easton Ellis (Meno di zero). Timothy Hole, il protagonista della storia, è un rampante pubblicitario alle soglie della quarantina in procinto di giungere al culmine della sua carriera, ma tormentato dai fantasmi della memoria e del passato. Un passato che gli si materializza davanti agli occhi assumendo l’aspetto allegorico di un bambino carico di risentimento. Inizia così per Timothy un’odissea personale che lo costringe a viaggiare a ritroso negli anni per affrontare le conseguenze delle sue azioni e delle sue scelte, quasi tutte dettate dalle regole dell’egoismo, della convenienza, della superficialità, del materialismo, del conformismo sociale.

Ci sono voluti quasi vent’anni – a causa di vari ostacoli legati ai percorsi lavorativi di Zarate – perché Un piccolo omicidio ricevesse anche in Italia una degna edizione in volume (dopo essere stato serializzato, a cavallo tra il 1991 e il ‘92 sulla storica rivista "Corto Maltese") con tanto di introduzione di Carlos Sampayo e un'ampia appendice-intervista a Moore e Zarate curata da Jaime Rodriguez. Eppure è proprio grazie all’operazione editoriale condotta dalla Magic Press (la quale, per l’occasione, ha commissionato a Zarate una copertina inedita per il libro) che è possibile oggi apprezzare il valore consistente e inalterato di un’opera che, al suo esordio, aveva invece raccolto tiepidi consensi.
Ambientato in un’epoca dove in Occidente imperavano il tatcherismo e il reaganismo, volani politici di una visione del mondo fondata sul dominio del mercato e sui valori dell’apparenza (il mondo degli yuppie e dell’esaltazione delle griffe), Un piccolo omicidio appare quanto mai attuale nella sua critica feroce a una società alienata, incapace di rifondarsi su nuove forme di rapporto umano.

Ė quasi impressionante constatare come il personaggio di Timothy Hole sia invischiato in una solitudine esistenziale che non dovrebbe, invece, trovare posto in uno spazio vitale come il suo, incentrato su un mestiere creativo basato sulla comunicazione e sui messaggi. E in questo, Un piccolo omicidio è incredibilmente vicino allo spirito contemporaneo di un magnifico serial televisivo come "Mad Man" (guarda caso, ambientato nel mondo della pubblicità, con un protagonista che fugge da se stesso e da un'infanzia desolata) o di un film come "Revolutionary Road" (che mette in scena il disfacimento di un sogno polverizzato dalla quotidianità, dalle esigenze di guadagno, dalle prospettive di carriera).
Il lavoro di Moore e Zarate si impone ancora oggi con forza all’attenzione del lettore anche grazie a un sapiente, ricercatissimo uso delle parole e dei registri linguistici (vertiginosi flussi di coscienza, cut-up di dialoghi che emergono all’interno di scene di massa, parti colloquiali dove il botta & risposta spesso si perde nel rumore dell’informazione) e a un’arte fluida, dinamica, capace di miscelare in modo inconsueto varie tendenze pittoriche del XX secolo.

Nelle sue tavole ariose, sature di cromatismi freddi e/o contrastanti - Transavanguardia e movimento Fauves, insieme - Zarate sovrappone i soggetti distorti di George Grosz ai design glaciali del Gruppo Valvoline; applica le alterazioni prospettiche dei quadri naif a paesaggi suburbani o di campagna che sembrano mutuati dalle opere di Edward Hopper; trasforma il convulso movimento di una serata metropolitana – ma anche la scia di un treno lanciato a tutta velocità in una galleria o la corsa di un automobile su un’autostrada deserta –  in una tensione di figure e linee che guarda al Futurismo di Umberto Boccioni; salta da Amedeo Modigliani alla Pop Art senza soluzione di continuità.

Un piccolo omicidio rappresenta, insomma, un laboratorio disperso e ora, per fortuna, ritrovato di esperienze artistiche in movimento, al servizio di un racconto tanto immaginifico quanto solido e chiaro nel suo percorso “in flashback”. Un’opera dove anche l’apparente lieto fine si carica di tenebrosi riverberi difficili da rimuovere a lettura ultimata.

Dati del volume

  • Editore: Magic Press
  • Autori: testi di Alan Moore, disegni di Oscar Zarate
  • Formato: brossurato, 96 pagine a colori
  • Prezzo: € 15,00
  • Voto della redazione: 8
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