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Senza sangue

La fine di una guerra e le sue conseguenze contengono i semi per una guerra a venire, magari chiassosa e di massa, magari silenziosa e privata. Senza sangue tratta questa seconda tipologia di guerra raccontando una storia in due parti che si svolgono molto tempo l’una dall’altra. Protagonista è una bambina di nome Nina, ma dalla sua apparizione sarà Nina ancora per poco, prima di iniziare una serie di nuove vite con nuovi nomi, tutte causate – e spinte – dal tragico giorno dell’omicidio del padre e del fratello. Intrecciata alla vita di Nina è quella di Tito, ragazzo per il quale la bambina si troverà ad avere sentimenti contrastanti.

Tito Faraci torna ad adattare un lavoro di Alessandro Baricco e lo fa con una storia sotto certi aspetti più difficile da tradurre a fumetti di quanto non potesse essere Novecento. Una storia che si costruisce su dialoghi e azioni così come su momenti di stasi e di silenzio, per la quale, in coppia con Francesco Ripoli, Faraci compie un buon lavoro di adattamento. I due autori riescono quindi a gestire Senza sangue facendo in modo che sia l’occhio a parlare, laddove intorno è solo silenzio.

Nella prima parte, più aderente al testo, che descrive il giorno della vendetta nei confronti del Dottor Roca, padre di Nina, accusato di sperimentazioni e torture durante la guerra. La rivalsa non risparmia nemmeno il figlio di Roca, ma lascia Nina viva in un mondo in cui dovrà imparare a farcela con le proprie forze.
Il ritmo narrativo in questo primo capitolo inizia lento e poi si fa implacabile come la morte che cala sulla famiglia Roca, a ricalcare quello del romanzo di Baricco. È ottimo, in questa prima parte, il modo in cui gli autori continuano a mantenere l’attenzione su Nina, nascosta in una botola praticamente fin dall’inizio della storia: piccole vignette scure la cui inquadratura e il largo uso di ombre si fondono con la filastrocca di Nina creando così un senso di sicurezza e claustrofobia al contempo.
Su questo si innesta con maestria narrativa e grafica il racconto di Salinas, capo della spedizione omicida, ai tempi della guerra, la cui famiglia è stata duramente colpita dalla guerra.
Tra le prime due parti Faraci opta per un intermezzo di raccordo – non presente nell’originale stesura baricchiana – che si serve di una sequenza muta fatta di ritmi e tagli tipicamente western per dare risalto al salvataggio di Nina dalle macerie della sua casa.
Nella seconda parte, ambientata molti decenni dopo, troviamo una Nina adulta e impegnata nelle battute finali della sua guerra personale. Eliminati i responsabili della morte del padre e del fratello, Nina rintraccia Tito per portare a compimento la propria strada.

Alla sua terza prova Ripoli dimostra nuovamente il suo essere artista poliedrico, in grado di adattarsi molto bene a situazioni e di non perdere mai la voglia di provare stili differenti. In particolare, l’uso della sola matita per Senza sangue sembra conferire alla storia quella patina di vissuto, tra il nitido e lo sporco. L’interiorità dei personaggi si incarna nei loro volti, volti reali che bucano la pagina, carichi di luci ed ombre, così come l’animo dei personaggi. Nel secondo capitolo, la lunga conversazione tra i due protagonisti – benché intervallata da flashback di riempimento sul passato di Nina – scampa dal rischio di appesantirsi grazie alla capacità dell’artista di conferire dinamismo ad una sequenza statica, capacità grafica che vediamo culminare con la tavola di pagina 85: una sola splash page ci riporta stralci di una lunga conversazione e considerazioni sul senso della guerra, in una situazione sospesa decisamente metafisica che unisce passato e presente, e racchiude il senso profondo della conversazione.

La scelta di Baricco di mantenere la storia fuori dal tempo e priva di uno spazio preciso che non sia un generico paese latinoamericano (aspetto suggerito più dai nomi dei personaggi che da altro) è stata rispettata dagli autori, permettendo così un discorso più ampio e meno specifico sulla guerra, sui suoi orrori e sulla difficoltà di discernere bene e male in tempo di guerra e di compiere scelte non avendo altro se non se stessi, a cui restare coerenti. In finale, quello che sostiene l’intera narrazione è il ciclo della morte che porta altra morte, in un processo di generazione continua che riesce però a raggiungere la possibilità di interrompersi. Come Baricco, così Faraci e Ripoli scelgono un finale sospeso e interpretabile circa il compimento finale della volontà di Nina nei confronti di Tito.
Il “secondo Baricco di Faraci” è più reale e crudo del precedente, lo stile vivido di Ripoli lo inchioda a terra senza possibilità di fantasticare o reagire ai tempi di cui è figlio, ma senza negare, in chiusura, quella flebile speranza di cambiamento, di rottura con quello che rischia di divenire consuetudine.

Dati del volume

  • Editore: Edizioni BD
  • Autori: testi di Alessandro Baricco e Tito Faraci, disegni di Francesco Ripoli
  • Formato: 96 pagine in b/n
  • Prezzo: 18.00
  • Voto della redazione: 8
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