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Fun Home

Fun Home – una tragicommedia familiareQuando il padre di Alison Bechdel era ancora vivo, il loro rapporto non poteva certo essere considerato idilliaco.

Bruce Bechdel, così ampolloso nei modi, dai gusti antiquati, appassionato e colto lettore, perfezionista ed emotivamente distaccato, certo non fu né un marito né un padre modello.

Tutti i membri della famiglia Bechdel, per sopperire a questa mancanza di dimostrazioni di affetto, trovarono rifugio nell’arte. Chi leggeva, chi suonava, chi disegnava, chi recitava, ognuno aveva trovato un mondo alternativo nel quale vivere.

Bruce Bechdel muore all’età di 44 anni e non si capirà mai se per volontà propria o come vittima di un incidente (fu investito da un camion).
Con quella morte ogni tentativo di dialogo e di apertura nei confronti del genitore è stata cancellata e Alison, anni dopo, decide di mettersi davanti al computer e al tavolo da disegno tentando di analizzare il relazione avuta con il padre.

Fun Home è il risultato di questa analisi.

La stuttura della storia non è lineare ma sembra seguire i ricordi dell’autrice in ordine sparso a seconda di come questi sorgono nella memoria.
Ogni capitolo approfondisce un aspetto diverso del rapporto padre-figlia, descrivendo ed illustrando al lettore vari tasselli dell’intera vicenda ma approfondendone aspetti differenti, partendo dai più banali fino ai più importanti.
Nel farlo l’autrice utilizza numerosi accostamenti letterari adattissimi nel descrivere la vita del genitore che vive i propri sentimenti nel mondo delle parole scritte (siano esse lette nei romanzi o esternate nelle lettere scritte alla moglie o alla figlia al college).
Questa completa apatia, unita ad un’omosessualità mai pienamente confessata alla famiglia, sono il fulcro dell’intero racconto e l’autrice, senza mai giustificare il genitore, cerca di accettarne il carattere e di comprenderlo in una maniera più profonda.

Grazie all’autrice, quindi, scopriamo che l’intera vita di Bruce si è svolta in un territorio di pochi chilometri quadrati, che il carattere del padre, così apparentemente riservato, si rifletteva nei gusti vittoriani con il quale aveva ristrutturato ed arredato sia la vecchia casa colonica e l’impresa di pompe funebri di famiglia o che i gusti sessuali del genitore non erano poi così nascosti come potevano apparire ad occhi estranei.

Il carico emotivo del racconto cresce di pagina in pagina raggiungendo l'apice nell’ultimo capitolo quando, con un parallelismo all’Ulisse di James Joyce, l’autrice ed il proprio padre riescono ad trovare un punto di raccordo emotivo proprio nella loro diversità sessuale; questo incontro resterà come un epitaffio nella memoria dell’autrice che poco dopo ritroverà il padre in una bara.

Fun Home non è una lettura facile; molte sono le citazioni letterarie: dal Grande Gatsby di  Francis Scott Fitzgerald, a James Joyce e Oscar Wilde, Jerome Salinger, Marcel Proust e William Faulkner; l’autrice utilizza il mito di Icaro e del padre Dedalo per aprire e chiudere il racconto e medita sul suicidio attraverso gli scritti di Camus ma riesce abilmente a rendere la lettura per nulla pesante utilizzando un linguaggio colloquiale e per nulla accademico che, accostato alle vignette dallo stile semplice ed efficace, consentono ai pensieri di fuoriuscire dalle pagine per essere percepiti in maniera cristallina.
Le parole e le immagini dipinte dall’autrice formano un memoir unico, non a caso premiato come Best Book of the Year 2006 dalla rivista “Time”.

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