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Francesco Borgoglio

Francesco Borgoglio

I vampiri cambiano gli schemi alla Marvel

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ThroneofBloodÈ stato annunciato da tempo, dalla Casa delle Idee, che i Vampiri avranno un ruolo di primo piano nel Marvel Universe e lo stesso Dracula sarà tra i protagonisti del prossimo mega-evento, "Fear Itself". Le promesse cominciano a concretizzarsi ed ecco arrivare un primo assaggio di ciò che ci aspetta ad aprile: Throne of Blood: Birth of a Vampire. Il lancio dell'albo afferma che si conoscerà colui che addirittura “cambierà gli schemi” di "Fear Itself" stesso.

A scriverlo sarà l’attuale “vampirologo” di Casa Marvel, Victor Gischler, già autore dell’interessante one-shot Death of Dracula (disegnato dal nostro Giuseppe Camuncoli) e dello storyarc mutante " Curse of the Mutants". Le matite saranno invece affidate a Goran Parlov.

Il primo sguardo sul nuovo Moon Knight

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Attenzione! La seguente news potrebbe contenere spoiler!

Moon Knight 1Ecco dalla Marvel, la primissima sbirciata al nuovo Moon Knight che come ben sappiamo sarà scritto, manco a dirlo, da Brian Michael Bendis e disegnato dal bravissimo Alex Maleev, una coppia difficile da dimenticare per ciò che diede in passato su Daredevil.

La nuova serie esordirà con il primo numero a maggio e, come si può leggere dalla scritta, non mancano riferimenti agli Avengers: “Tutti i Vendicatori di cui non potrai mai fare a meno”. Il disegno mostra infatti un Moon Knight con alcuni particolari inconfondibili e riguardanti Spider-Man, Capitan America e Wolverine.

Assedio 4

Se c’è un burattinaio nella Casa delle Idee, questi non può essere che Brian Michael Bendis, lo scrittore “vendicativo” per eccellenza, che da diverso tempo tira le fila su questo grande palcoscenico. Lo dimostra senza ombra di dubbio questo suo ultimo lavoro, il capitolo finale di quel Dark Reign che da oltre un anno imperversa in tutte le testate Marvel.
Ancora una volta come per il passato crossover da lui firmato, Secret Invasion, la storia e il suo intreccio portante non sembrano poi così originali od innovativi: un assedio… Ma l’assedio in questione è quello di Asgard da parte di Norman Osborn e delle sue forze speciali, e non solo contro i fratelli di Thor, ma anche contro i più grandi supereroi della Terra accorsi per difendere tutti insieme la patria del Dio del Tuono, ricostruita recentemente su Midgard.
Il corposo crossover, che ha investito le maggiori testate Marvel, è come sempre godibile e del tutto comprensibile da solo, ma riserva curiosità e chiarimenti interessanti nei vari, innumerevoli albi coinvolti. La serie originale Siege si sviluppa in quattro episodi che Panini Comics ha pubblicato in egual numero, ma accorpando ad ogni uscita di Assedio il tie-in Siege Embedded.

Quest’ultimo è l’assedio visto da dentro e dall’uomo comune, ovvero il reporter Ben Urich e il cameraman William Stern.
La run di Brian Reed e Chris Samnee prosegue la consuetudine in casa Marvel di affiancare al crossover principale una mini dedicata al giornalista fondatore e direttore di Front Line e ai suoi reportage sul campo di battaglia. La storia, di per sé ben costruita e divertente, risulterebbe forse ancora fresca ed originale a un lettore che non conosca i passati tie-in di Civil War, World War Hulk e Secret Invasion. Non presenta infatti alcunché degno di nota se non l’introduzione dello squallido ed opportunista presentatore tv Todd Keller, un personaggio schiavo e tirapiedi di chi rappresenta il potere, quasi che Reed si sia ispirato a un giornalista o direttore di qualche testata del nostro Bel Paese…
I disegni del giovane Chris Samnee sono d'altra parte una piacevole e gradita sorpresa.

Insieme all’artista Olivier Coipel, Bendis firma invece, come si è detto, l’epilogo dell’oscuro status quo dominato da Norman Osborn. A detta dello scrittore si tratta di una conclusione a una trama intessuta e preparata pazientemente da più di sei anni,  storia dopo storia, evento dopo evento, a partire da quel Vendicatori Divisi che segnò una svolta epocale nell’Universo Marvel, una crisi senza precedenti nelle file della squadra di supereroi più grandi di sempre. Da allora quattro crossover principali, quattro tasselli fondamentali avrebbero segnato inesorabilmente l’avvento di un’epoca difficile e dolorosa per i supereroi, in cui per la prima volta nel Marvel Universe, diventava difficile intendere e delineare una netta demarcazione tra bene e male.
La stessa coppia Bendis-Coipel autori del  primo di questi quattro mega-eventi, vale a dire House of M, chiude il lungo ciclo con l’atto finale. Non è un caso che tre su quattro siano opera di Bendis, e anche se l’unico non scritto da lui, Civil War (di Mark Millar), emerge sugli altri per intensità emotiva, per la sostanza e l’originalità della storia, tutti e quattro sembrano davvero rientrare in un disegno prestabilito e completare un puzzle davvero intrigante, compresa la più “leggera” Secret Invasion che ha segnato l’avvento al potere di Osborn.

Il pretesto per l’attacco ad Asgard, uno degli ultimi baluardi contro il suo potere assoluto, è architettato ad hoc dall’ex Goblin ed è fornito dalla reazione del buon Volstagg ad una provocazione creata ad arte, un’ emulazione fittizia della tragedia di Stamford che diede il via a Civil War.
L’intero Dark Reign d’altra parte, come il suo finale, è disseminato di  imbrogli, macchinazioni, complotti; e proprio al termine del “Regno Oscuro”, il suo artefice pare quasi diventarne vittima, una pedina nelle mani del signore delle menzogne, Loki, che si rivela come il vero protagonista di questa avvincente conclusione. Si assiste dunque alla caduta di Norman Osborn, ed è una caduta travolgente, dagli effetti clamorosi. Follia, dolore, inganno e brutalità sono le chiavi di lettura principali di un racconto che non poteva e doveva essere solo avvincente ma che diventa epica, diventa storia.
Lode dunque a Bendis, maestro di bravura già dimostrata in Secret Invasion, nel muovere e coordinare una seria spropositata di personaggi grandi e piccoli, nel curare in tutti i suoi archi narrativi non solo l’aspetto rissoso e ludico del fumetto supereroistico ma anche quello psicologico ed emotivo dei protagonisti. Qui il valore aggiunto, l’urto emozionale che investe il lettore, è concentrato nel colpo di scena, nel sacrificio o nella morte inaspettata di altrettanto inaspettati personaggi; un impatto non solamente narrativo, ma anche grafico grazie all’indiscussa ed indiscutibile bravura di Coipel, che sa regalarci alcune tavole così intense che rimangono indelebili nella memoria. Ogni crossover che si rispetti è costruito attorno a momenti cruciali ed altrettante immagini eclatanti, e quest’ultimo di Bendis e Coipel riesce ad esserne un tripudio.

Con Assedio si giunge al terminale di arrivo di un lungo viaggio nel Marvel Universe, in cui i cosiddetti cattivi sono stati al potere ed i buoni ricercati e perseguitati come criminali; la fine di un percorso che ha segnato un progressivo, inesorabile ribaltamento di ruoli e principi, di bene e di male.
Le cose non potevano di certo rimanere per sempre così, bisognava in qualche modo, prima o poi, riportare ogni cosa al suo posto, ma non nell’ordine di prima. Sfiora la mente addirittura il pensiero di Gian Battista Vico mentre si analizza l’ambizioso progetto di Bendis e della Casa delle Idee di questi anni; il ricorso della storia che non si ripete, comunque mai nello stesso modo, la minaccia perenne della decadenza e dell’errore umano e l’altrettanto incrollabile capacità dell’uomo di rialzarsi e di progredire; una responsabilità pesantissima e un solenne messaggio di speranza. La stessa Età degli Eroi che ci attende dopo il Dark Reign, rievoca  ulteriormente il grande filosofo napoletano. Una stravaganza? Forse, o magari si tratta invece di un’altra prova che i fumetti sono parte ed espressione della nostra cultura, del nostro pensiero e imprescindibilmente della nostra vita.

100% Marvel: Il Progetto Marvels

Se la Marvel vanta rispetto alla DC un universo coeso, omogeneo e coerente, perché nato essenzialmente dalla mente di un unico autore, Stan Lee, nei confronti di quest’ultima soffre però da sempre un’inferiorità palese in termini di tradizione e storia: una storia che affondi radici robuste nei primordi dell’epopea supereroistica, la Golden Age del fumetto americano, a cavallo delle Seconda Guerra Mondiale.
In quell’epoca infatti, la DC (allora National Comics) diede vita a tutte le sue più grandi figure. Questi personaggi avrebbero subito diversi rinnovamenti e restyling negli anni a venire, alcuni in corso ancora oggi, ma era nato in nuce il gotha dell’attuale DCU ed era cominciato un corso glorioso ed ininterrotto di successi fino ai nostri giorni.

Il grosso del pantheon della Casa delle Idee sarebbe invece scaturito dalla mente geniale di Lee parecchi anni dopo, nella cosiddetta Silver Age e durante gli anni ’60.
Nei primissimi anni ’40 del secolo scorso, la allora Timely Publications si affacciava dunque su un mercato affamato di supereroi ma nel quale Superman e Batman erano già star indiscusse. Tra i nuovi personaggi della Timely solo Namor il Sub-Mariner e Capitan America avrebbero retto il confronto e  conquistato un successo duraturo.
Nel suo settantesimo compleanno, la Marvel ha voluto celebrare quegli anni indimenticabili e soprattutto dimostrare di possedere anch’essa nobili, antiche origini e una galleria di personaggi non inferiori a quelli della casa editrice rivale, sui quali, forse per suo errore, non ha saputo investire adeguatamente nel corso degli anni.
L’onere e l’onore di un tale compito sono stati affidati ad uno dei suoi migliori scrittori, Ed Brubaker, e a un altrettanto talentuoso artista, Steve Epting.

Il Progetto Marvels celebra quei personaggi e racconta “i primi giorni dell’era degli eroi”, come si recita nel fumetto, e lo fa in modo encomiabile, sia da un punto di vista narrativo che grafico.
Brubaker rilegge, reinterpreta e racconta in chiave moderna le origini di Capitan America, di Nick Fury, della prima mitica Torcia Umana, l’androide Jim Hammond, del suo assistente, il mutante dai pari poteri Toro (Thomas Raymond) e di tutta una galleria di icone che si sono perse nell’immaginario collettivo, ma che sono storia della Marvel. L’autore recupera inoltre un altro grande protagonista dell’Epoca d’Oro dei fumetti, John Steele, dalla pelle a prova di proiettile e dalla forza sovraumana, un personaggio che Brubaker ha rivelato di amare molto e che ha voluto tra i protagonisti.

Il fumetto ovviamente è tutt’altro che un saggio sulle origine dell’Universo Marvel, è un'opera avvincente; l’autore celebra il mito incastonandolo nella forma di racconto che predilige ed in cui sa dare il meglio: la spy-story. La vicenda è narrata in prima persona, tecnica ideale in questa occasione, capace di trasmettere non solo la passione e la forza dei ricordi, ma anche la magnificenza della storia che diventa leggenda, con un pizzico di sano patriottismo, sentimento difficile da riconoscere e apprezzare qui in Italia.
A parlare per tutto il libro è Thomas Halloway, alias l’Angelo, pioniere e protagonista della Golden Age targata Marvel, nonché figura di spicco in quegli anni della Casa delle Idee (naturalmente dopo la triade formata da Cap, il Sub-Mariner e la Torcia). L’Angelo è un detective in costume, senza superpoteri, una figura molto vicina a Batman, anche se più solare, ed è stato un peccato per casa editrice e lettori averlo perso per strada, anche se qui si  apre uno spiraglio per poterlo rivedere all’opera. Brubaker lo rispolvera nel suo splendore, restituendogli tutto il suo originale e personale carisma, lanciandolo sulle tracce di misteriosi omicidi, tra cui alcuni di vigilanti mascherati, che si intrecciano con spie e servizi segreti tedeschi.

Siamo alle soglie della Seconda Guerra Mondiale, l’America e la Germania sono lanciate nella sfida scientifica che darà loro la supremazia: il super-soldato. Cap, la Torcia e John Steele ne rappresentano tre esperimenti riusciti, seppure a caro prezzo.
Halloway riporta l’ascesa di Hitler, lo scoppio della guerra e raccoglie le confidenze e le fantasie di un vecchio circa un folgorante futuro, una nuova era popolata da esseri straordinari dai poteri sovraumani, l’età dei supereroi, di cui egli stesso sarà testimone nel corso del racconto. Il vecchio sul letto di morte è in realtà un'altra icona del periodo West della Marvel, che riconosce nell’Angelo il suo degno successore e a cui passa il simbolico testimone di giustiziere mascherato, ricucendo anche idealmente due momenti editoriali diversi e distinti della Casa delle Idee.

Le tavole di Epting sono straordinarie. Quei personaggi lontani, con quei costumi improbabili, appaiono assolutamente naturali. Ma non si tratta solo di questo: il tratto dell’artista è perfetto nel particolare, nell’espressività, nella dinamicità di soggetti così diversi come Namor, la Torcia o Cap. Epting ci porta a spasso per l’Europa e l’America degli anni ‘40 con gran maestria, tra i vicoli bui nei pressi del porto di New York, in mezzo alle macerie dei bombardamenti in Francia, nei cieli con la Torcia, sui mari solcati dai bombardieri o a terra vicino ad un assalto a sorpresa di Cap. Le immagini possiedono un alone, una patina preziosa di passato, sono suggestive come una grande pellicola di quegli anni, restaurata e rimessa al meglio.
La fusione e l’empatia tra artista e scrittore sono totali, penna e matita regalano una grande storia del passato senza mai scivolare nella retorica o peggio nel banale; quegli eroi che hanno entusiasmato lettori di tre generazioni or sono non fanno per nulla sorridere ai nostri giorni e sono ancora molto speciali.

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