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Alfredo Goffredi

Alfredo Goffredi

Canemucco: Coniglio risponde

  • Pubblicato in News

CoverCanemucco4Poche ore fa vi abbiamo parlato dell'email che Makkox ha mandato a tutti gli abbonati che non si vedranno recapitare - come invece era previsto - gli ultimi due numeri del Canemucco, causa la sua prematura chiusura.

Sulla pagina Facebook di Coniglio Editore è possibile trovare, in risposta alla domanda di un'abbonata perplessa e irritata dalla notizia della cancellazione, le prime risposte della casa editrice inerenti alla questione:
"cari abbonati, i motivi vi verranno scirtti per mail, una mail seguente a quella di Makkox che ha scritto la sua versione dei fatti, da autore che ha ritardato l'uscita del n.2, con danno per le già scarse vendite, e pi quelle successive. E mai ci ha consegnato le ultime e non ha fatto bene i conti di chi ci gha perso di più. Con questo a lui auguriamo grande successo, fuori dalla Coniglio. A voi di essere un poco meno seguaci di chi vi incita. Berlusconi ha iniziato così ^^"

Coniglio Editore ha comunque promesso ai suoi lettori, sempre sulla stessa pagina, maggiori chiarimenti: "per canemucco presto una mail di chiarezza ai lettori, per un quadro più completo e corretto. Grazie di attendere (poco)"

Continuate a seguirci per restare informati sugli sviluppi.

 

Canemucco interrompe la sua corsa

  • Pubblicato in News

vasca_13-14_1Il Canemucco chiude bruscamente col numero quattro. A due numeri dalla fine della "prima stagione", la rivista pubblicata da Coniglio Editore che vedeva sulle sue pagine contributi di diversi autori italiani, trainati da una lunga storia a puntate realizzata da Marco 'Makkox' Dambrosio, viene interrotta.

Proprio lo stesso Makkox ha comunicato agli abbonati dell'interruzione della serie, rivelando i motivi della chiusura anticipata, i problemi con l'editore, il futuro della sua storia e, soprattutto, il suo tentativo di fare ammenda nei confronti degli abbonati.

Potete leggere il testo integrale della lettera qui sotto.

Cari Abbonati
è arrivato il momento in cui mi è possibile parlare de il Canemucco tirandolo fuori da quel limbo silenzioso in cui l'ha relegato l'editore, perché, non va mai dimenticato, il Canemucco è una testata di Coniglio Editore, non di Makkox: quest'ultimo è solo un autore; dicevo, è arrivato il momento in cui m'è possibile parlarne perché vi potrò dire del futuro e non del passato che, dal punto di vista editoriale, mi compete marginalmente. Le spiegazioni su accordi passati spettano ad altri. È l'editore a dover farsi sentire in merito alle sorti della rivista e all'impegno preso con gli abbonati, non l'autore. L'autore parla di contenuti, e se si spinge a dire qualcosa di più è solo cortesia. Ma anche la cortesia s'infrange sul limite delle competenze.
A proposito di cortesia e doveri: voi l'avete mai sentito Coniglio Editore esprimersi in merito al destino di questo suo prodotto e al destino dei quattrini che i suoi abbonati gli hanno versato in anticipo per sei numeri dello stesso? Inutile cercare: l'editore ha incassato e bonanotte. E per chiarire l'ovvio a chi non ci arrivasse: io non ho mai avuto alcun potere di incasso, com'è giusto e naturale che sia, inoltre, e questo lo aggiungo per tigna, né io né la redazione né gli autori abbiamo mai percepito un cent (1 cent) dalla Coniglio Editore.
Giusto per ricordare visivamente ai più scettici su quale conto avete versato i vostri soldi per l'abbonamento, vi posto il link della pagina di sottoscrizione: sotto il pulsante in fondo per completare la transazione c'è una scrittina e c'è sempre stata, controllate voi stessi.
Per i più pigri, metto qui un capture screen di quest'importantissimo particolare.

vhgjes

Chiarito a chi avete dato i vostri denari, proseguiamo. Perché i denari sono solo una parte dell'accordo sottoscritto, l'altro è la fiducia, e lì c'entro anch'io.
Per correttezza diciamo che l'impegno con gli abbonati era ripartito per funzioni tra Editore e Autore.
L'Autore Capomastro, io, Makkox, dovevo scrivere le mie storie e coordinare gli altri amici autori e impaginare gli albi. 
L'editore, oltre a incassare quattrini in anticipo, doveva pagare Redazione e Autori, stampare e distribuire e spedire le riviste agli abbonati.
Ora, pian piano, venendone meno a una per una fin dal PRIMO numero, progressivamente, l'Editore è mancato a tutte le proprie funzioni.
Io, L'Autore, di certo non potevo vivere d'aria e pagare di tasca mia gli altri autori (per alcuni l'ho fatto, poi non m'ha retto il portafoglio), ma ho continuato a produrre QUANDO potevo, e sempre col massimo dell'impegno verso me stesso in primis, un lavoro che lavoro più non era, perché un lavoro è tale se viene pagato.
E avrei continuato a farlo gratuitamente se non si fosse arrivati al punto in cui si è ora: l'editore, che ha intascato dagli abbonati i quattrini per 6 numeri della rivista, arrivato al 4 (tra l'altro esaurito) non stampa più senza dare un perché e un percome. Problemi suoi d'altra derivazione e mai spiegati a noaltri mortali.
Purtroppo, stampare la rivista in proprio e spedirla etc. non mi è possibile. Non solo perché le funzioni dell'editore in questo caso non mi competono, ma perché economicamente era ed è fuori portata per me, altrimenti l'avrei fatto come con le altre mie autoproduzioni (andate tutte a buon fine senza un reclamo UNO), anche a perdere.

Rimane l'impegno, più con me stesso che con voi, sono sincero, anzi: più che impegno è urgenza, piacere, necessità vitale, oserei dire, di portare a conclusione la storia di Don Mimì che ho in corpo da tanto.
Perché a me, raccontare e disegnare storie mi risolve la vita. Me la rende meno inutile. Ma queste son cose personali.
Quindi ora parlerò di concretezza e futuro partendo da un assunto: La storia di Don Mimì non è un fallimento dal punto di vista del contenuto. Fosse stato un fallimento ne avrei preso atto e bon: chiusa la partita si pensi alla prossima.
Invece l'epopea di Don Mimì ha ricevuto tanti elogi e segni di stima dai lettori, e da tanti addetti al settore, non per ultimo l'intesa (concretizzata sotto forma di opzione contrattualizzata) per un'eventuale traduzione in prodotto cinematografico o televisivo, che la valutazione di fallimento non m'è oggettivamente possibile. Mettici poi che diversi editori m'hanno offerto di pubblicare la raccolta completa in volume una volta che la saga sia terminata, e non servirebbe dire altro. Mettici anche in cima al mucchio che io ADORO questa storia...
Ma si torni alla realtà. La realtà è: un cambio di editore.
Ovviamente nessun editore proporrà mai di stampare i due numeri mancanti per poi spedirne circa 1200 a titolo gratuito agli abbonati che hanno già pagato gli stessi ad un altro editore. Questo è fuori questione. Mi sembra talmente intuibile da non necessitare altre spiegazioni.
Quindi nel futuro c'è il volumone completo e definitivo di 440 pagine che raccoglie la saga di Don Mimì comprese le due puntate mancanti. E questo volumone lo farò con Bao Publishing, perché ne sono innamorati, e perché mi trovo bene con quei ragazzi sotto tutti i punti di vista: in quattro mesi abbiamo tirato fuori TRE libri, insieme, e tutto è filato liscio come dovrebbe filare, ognuno tenendo fede alle proprie funzioni. Ognuno rispettando il lavoro altrui. Poi c'è anche il fattore umano, ma è cosa personale e a voi interessa poco, perché l'urlo che vi sale nel petto in questo momento è più che intuibile.
E noi abbonati?!!! (ho sentito l'urlo fin qui)
Un impegno è un impegno: vi devo la saga di Don Mimì, e vi devo la fiducia e l'affetto che m'avete mostrato, quindi per prima cosa la saga da me avrete, per la parte che mi compete, ovvero storia e disegni.
Ogni abbonato, in contemporanea con l'uscita del libro, riceverà da me il PDF con la parte di storia mancante: praticamente le ultime due puntate, e con questo avrò tenuto fede al mio impegno di narratore.
INOLTRE, cerco di ricambiarvi concretamente anche fiducia e affetto per quello che posso: rinunciando al mio anticipo sulla prima tiratura dell'opera, ho ottenuto, e sempre mille grazie a Bao, perché il mio anticipo non coprirebbe questa spesa, che ogni singolo abbonato ottenga un codice personale di sconto pari a 8 euro (l'equivalente dei due numeri mancanti de il Canemucco) per l'acquisto del volume suddetto. E 8 euro non saranno pari a una percentuale trascurabile del prezzo di copertina, tutt'altro. Ma questo è ancora da quantificare con precisione. Vi farò sapere quando anch'io saprò, e lo saprò a breve, anche se il volume uscirà per settembre/ottobre 2012. Di più non posso fare, e ci ho rimuginato a lungo, credetemi.

ah! Probabilmente si intitolerà "I PesciCani"

fmtnup

un po' il titolo, pensando al passato, è ironico :)

come sempre, con l'entusiasmo che come sempre vince di misura sull'amarezza immancabile nel mio cuore, 
Mak

The Flash #1 (USA)

Per tornare allo speciale, clicca qui.

Nell'ultima settimana del primo mese di reboot DC esce la serie sulle cui pagine ha avuto inizio tutto. Francis Manapul, coadiuvato da Brian Buccellato, si cimenta per la prima volta con il compito dello sceneggiatore, per una prima prova a dir poco sorprendente per visionarietà e attenzione alla composizione. In un numero definisce con il giusto peso la "nuova" situazione di Barry (che pure non fa alcun accenno, almeno per il momento, alle ultime battute di Flashpoint), la realtà che lo circonda, le relazioni con i personaggi che appaiono nella serie (Patty Spivot e, curiosamente, la signora Allen del pre-Flashpoint, Iris West), Flash e il suo ruolo. Fin da subito, quindi, si intrecciano gli elementi narrativi che danno inizio al primo storyarc con quelli che caratterizzano i personaggi, creando una struttura organica che soddisfa le due esigenze principali di questo nuovo numero 1: gettare le fondamenta per una nuova storia e (re)introdurre il cast e le sue eventuali variazioni.
La macrotrama che prende il via in queste prime ventidue pagine ruota attorno ad un bizzarro strumento fantascientifico chiamato Portable Genome Re-coder (Ricodificatore Genetico Portatile), di cui uno sconosciuto gruppo paramilitare cerca indebitamente di impossessarsi, incappando nel velocista scarlatto, che, non è nemmeno da dire, recupererà l'artefatto tecnologico. Questo sarà l'inizio di qualcosa di più grande, collegato al passato dell'eroe, o meglio a quello del suo alter ego civile.

Ma è graficamente, come abbiamo detto in precedenza, che Manapul dà del suo meglio. Siamo lontani dal Flash ipercinetico di Ivan Reis, rappresentato come un insieme di tracce impresse sulla retina di chi guarda, qualcosa di così talmente veloce che la sua figura è una somma delle sue diverse posizioni. 
Per la sua analisi grafica, Manapul opta per una lettura differente dell'istantaneità e della velocità; sceglie di giocarla nel campo del ritmo, della scansione delle vignette, per cui uno scatto è una sequenza di inquadrature sempre più ravvicinate,  mentre una battaglia - ad esempio - si gioca su innesti di ritmi differenti, che sembrano ricostruire la percezione dell'apparato ottico di un oggetto iperveloce: lo vede quando è fermo e quando ne viene colpito.
Ancora, l'artista sperimenta diverse modalità di impostare la tavola, diversi incastri tra le vignette, rompendo le strutture tradizionali e proponendo una continua variazione nella composizione, creando un prodotto che trasmette mobilità e dinamismo fin dal momento zero della sua creazione. È come un gioco, in cui l'autore - che ha qui per la prima volta il controllo completo della narrazione - dimostra prima di tutto di divertirsi, e riesce a trasmettere questo divertimento al lettore, al punto che molte tavole meriterebbero un'analisi individuale più approfondita.
Ovviamente questo primo numero non è solo un gioco, e si vede dal modo in cui Manapul costruisce una storia che, pur essendo all'inizio e pur avendo qualche pecca (l'amico del passato che arriva in casa di Barry per caso, o il peso forse eccessivo di un macchinario bizzarro nella forma e nella denominazione almeno quando indefinito è la sua capacità), è ben costruita, coinvolge ed è un buon punto d'inizio.
Merita un plauso anche il lavoro di Buccellato ai colori, molto curati ed efficaci nel trattare le figure e ancor di più per quanto riguarda gli ambienti.

Il nuovo Flash di Francis ManapulBrian Buccellato rivela, pur con qualche scivolone, un buon potenziale narrativo e mostra tutte le carte in regola per diventare, con i dovuti aggiustamenti, una delle migliori serie del nuovo corso editoriale.

Frank Miller bollato di razzismo

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HolyTerror3Con l'uscita negli Stati Uniti di Holy Terror e, di conseguenza, lo spuntare delle prime recensioni, l'immagine di Frank Miller che ne emerge non è delle più felici.

Se da molti punti di vista alcune dei personaggi delle sue opere principali non provavano troppo a mascherare una visione fascistoide dell'autore, con Holy Terrora, a giudicare dalle prime recensioni (ne fornisce alcuni stralci Matteo Stefanelli su Fumettologicamente), Miller sembra toccare il fondo.

Il volume, che racconta della reazione di un vigilante mascherato agli eventi dell'11 settembre 2001. Un vigilante che doveva essere Batman a Gotham e invece, per un rifiuto di DC, è diventato The Fixer a Empire City. Cambia la forma ma non i contenuti, e sono proprio questi che vengono aggrediti dalla critica statunitense.
Un volume "destinato ad offendere più o meno tutti" aveva detto Miller, ma che sta avendo come reazione principale l'offesa del proprio autore e del suo lavoro.Holy Terror è così accusato di essere un volume propagandistico e intriso d'odio, e queste sono forse le parole meno incisive tra quelle usate per descriverlo.

David Brothers su Comics Alliance lo definisce sconsiderato, semplicistico, brutto e cattivo; "impacciato e arrogante", per Johnny Destructo di Ain't Cool News. Sconfitta su tutta la linea, si direbbe. Non c'è empatia verso le vittime, solo rabbia e vendetta, in quella che a tutti gli effetti sembra un dichiarazione di anti-islamismo pressapochista e superficiale.

Si discosta leggermente la recensione di Ryan K.Lindsay di Comic Book Resources, che ne elogia le pagine iniziali: "La composizione di certe pagine [...] mostra un maestro ancora in grado di pilotare lo sguardo del lettore e mostrargli la bellezza del medium"; verso la conclusione si parlerà addirittura di "momenti di genio" e di certe stupende pagine presenti, tra le altre.. Poi però i complimenti finiscono, si parla di sequenze confuse, di una trama "sorprendentemente debole", del volume come di "un portfolo personale in risposta al terrorismo" indirizzato a "predicare ideali piuttosto che impegnarsi in una storia".

Sembra quindi che ci troviamo di fronte a un Miller che cerca di copiare Miller, riuscendoci male, fallendo il suo dovere verso il lettore, verso il fumetto e verso la tolleranza.

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