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Redazione Comicus

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Martin Mystere 297

Martin Mystere 297 - L'Orrore oltre la SogliaSi conclude nella leggendaria città sumerica di Uruk l’ampia ed articolata vicenda, iniziata col numero 296.
Insieme ad una singolare squadra di esperti internazionali organizzata dal malvagio Arth Wilson, Martin Mystère, con l’aiuto dell’inseparabile Java, verrà a capo dell’enigma rappresentato dal favoloso Necronomicon.

Gli elementi trattati sono molti ed eruditi, il ritmo della narrazione piacevolmente vivace, le tavole di Fabio Grimaldi, sempre molto particolareggiate, sono avvincenti, ma Paolo Morales non riesce a raggiungere la freschezza e l’originalità dell’albo precedente.
L’interessantissima trama e gli ottimi presupposti tracciati nel numero 296 sono qui infatti disattesi da alcuni colpi di scena piuttosto inverosimili anche per una serie come questa e da un finale tutto sommato banale.

La sensazione complessiva è che, con una storia così pretenziosa e ricca di spunti, il filo del racconto non sfugga solo ai lettori, ma l’abbia perso l’autore stesso.
Ottime come sempre le schede di approfondimento.


Francesco Borgoglio

Cherish

CherishL’autrice di best sellers come Marmalade Boy e Solamente tu si cimenta con il fumetto per ragazze mature. Ma la vera maturità che emerge è quella della stessa fumettista.

L’amore giovanile è ben diverso da quello adulto. Guai a non capirne le differenze, guai a riservare loro lo stesso trattamento. Non c’è pericolo: Wataru Yoshizumi ha le idee chiare, e fa un uso responsabile di qualità come leggerezza e credibilità delle trame, seppur continuando a giocare con situazioni al limite della realtà e con vicende familiari a dir poco complicate.
 
La Yoshizumi non rinnega i suoi cavalli di battaglia, ma allo stesso tempo evolve la sua arte per dare voce a personaggi il cui unico (finto) difetto è quello di avere la solidità morale dei tempi andati. Sarà forse il contrasto tra la modernità di certe situazioni e l’anacronistica elevatezza di spirito dei protagonisti a fare di Cherish una strana ma vincente alchimia.

Due racconti, due buone commedie che concedono svago e che mettono in luce la complessità dei rapporti umani.



Simone Celli

Witch Manga 1

Witch Manga 1Questo volume chiude in un certo senso un ciclo.
Se le Witch omaggiavano, reinterpretandolo in maniera nuova, il mito tutto giapponese delle maghette, stavolta è il Giappone a rendere omaggio a Elisabetta Gnone e Francesco Artibani, rinarrando le prime storie delle loro streghette con una sensibilità nipponica.
Ci troviamo infatti davanti ad un vero e proprio remake, che rinarra passo passo le avventure delle guardiane, con dei ritmi più lenti, tanto che nell’intero volume viene raccontata a malapena la storia di due albi italiani.

La narrazione lenta non è per forza un difetto: risulta piacevole soffermarsi di più su alcuni aspetti dei personaggi. Il disegno, dal canto suo, riesce a integrare il design originale, senza snaturarlo ed ottenendo delle soluzioni visive suggestive.

Un buon manga, che purtroppo però non aggiunge nulla alla serie italiana. Difficilmente dopo la prima lettura lo si tornerà a sfogliare, quando si può tranquillamente andare a rileggere la storia originale.



Gianluca Reina

Demon

Demon di Jack KirbyDelle tante creazioni che dalla fantasia di Jack Kirby sono approdate all’immaginario collettivo, il demone Etrigan è una delle più strambe: mezzo uomo e mezzo demone, protetto del mago Merlino e parlatore per rime.

Gli elementi classici di Kirby ci sono tutti: dalle creature fantastiche e oniriche, ai ritmi forsennati delle narrazioni. Non manca neanche il marchio distintivo del "Re", cioè quella compenetrazione di reale e mito che costituì il canone fisso dei suoi lavori più personali. In queste storie non c’è spazio per riflessioni o momenti di relax: tutto è raccontato attraverso l’azione continua, in una cinetica che è tanto narrativa quanto grafica.

Se in Demon manca qualcosa, è l’idea di una saga. La mitologia di Camelot e quella infernale, più che costituire una linea di sviluppo per la storia, sono piuttosto la cornice di una serie di episodi senza una direzione precisa, e che a tratti risultano ripetitivi.

Buono il formato, il cui bianco e nero restituisce in pieno la potenza dei disegni. Tanti, troppi, gli strafalcioni nel lettering.



Valerio Coppola
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