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Giorgio Parma

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Suicide Squad: nuove immagini in alta definizione e descrizione dei personaggi

  • Pubblicato in Screen

Dopo le cover di Empire che vi abbiamo mostrato, l'altro giorno le più recenti, è tempo di nuove immagini, sempre targate Empire, in alta definizione del film Sucide Squad di David Ayer, che trovate nella gallery in basso. Ma non finiscono qui le novità per la pellicola.

Infatti sono state diffuse in rete anche le descrizioni dei personaggi principali, sempre comparse nell'articolo della rivista dedicato al film.
Ecco quindi che scopriamo nuove informazioni importanti sugli anti-hero DC Comics che vedremo all'opera.

Joel Kinnaman ha detto quanto segue riguardo a Rick Flag: “Flag è un agente governativo ai massimi livelli. Ha visto morite molti dei suoi amici e ha ucciso moltissime persone… Deadshot è quello che gli dà più problemi. Harley si distrae facilmente, ma sempre pronta ad eseguire gli ordini se si tratta di distruggere le cose”.

Adewale Akinnuoye-Agbaje ha detto del Killer Croc: “È un cannibale con problemi di rabbia. Anche se mangia solo le persone più talentuose. È schizzinoso".

Jay Hernandez ha detto di Diablo: “La maggior parte di queste persone è felice di poter andare in giro ad ammazzare gente, ma lui vuole solo stare lontano dalla battaglia”.

Jai Courtney ha detto di Captain Boomerang: “È proprio una persona rozza e coatta. Il primo consiglio che mi ha dato Dave è stato ‘Trova lo svogliato che c'è in te'.”

Adam Beach ha detto di Slipknot: “È formidabile. Puoi scalare qualunque cosa, e le persone per vivere. Scherzo sul fatto che sia stato trovato a strangolare Wonder Woman.”

Karen Fukuhara ha detto di Katana: “Ha una sua morale e un codice di vita. Può anche farsi largo tranciando le persone con la sua spada senza battere ciglio”.

Suicide Squad sarà diretto da David Ayer e vede per protagonisti Will Smith (Deadshot), Joel Kinnaman (Rick Flagg), Margot Robbie (Harley Quinn), Jared Leto (Joker), Jay Courtney (Boomerang), Cara Delevingne (l'Incantatrice), Jay Hernandez, Scott Eastwood, Raymond Olubowale, Common.
Il film, prodotto da Charlse Roven e Richard Suckle, farà il suo debutto nelle sale il 5 agosto 2016.

(Via SHH)

Monolith al cinema grazie a Sky, Sergio Bonelli Editore e Lock and Valentine

  • Pubblicato in Screen

L'adattamento cinematografico nel nuovo fumetto Monolith scritto da Roberto Recchioni e Mauro Uzzeo sui disegni di Lorenzo LRNZ Ceccotti verrà portato nei cinema italiani da Sky Cinema, in collaborazione con la casa editrice Sergio Bonelli Editore ed alla casa di produzione Lock and Valentine. Il film, le cui riprese sono già terminate, sarà diretto da Ivan Silvestrini e sarà proiettato nel 2016, proprio quando il fumetto sarà pubblicato dalla Bonelli. Ala sceneggiatura hanno messo mano oltre ad Uzzeo, Elena Bucaccio e Stefano Sardo. La notizia è stata affidata ad un comunicato stampa della stessa Sky.

Vi ricordiamo che a Lucca Comics & Games 2015 ci sarà una misteriosa sorpresa.

Monolith è previsto per il 2016 ed è diretto da Ivan Silvestrini su sceneggiatura di Elena Bucaccio, Roberto Recchioni, Stefano Sardo, Ivan Silvestrini e Mauro Uzzeo. Nel cast troviamo Katrina Bowden Jorgensen (30 Rock, Piranha 3DD, Scary Movie 5), Brandon Jones (Pretty Little Liars) nei panni di Ted, Andrea Ellsworth (Empress Vampire, Memories of a Fight), precedentemente annunciata, nei panni di Youth, Justine Wachsberger (The Twilight Saga: New Moon, RED), Damon Dayoub (The Last Ship, Stitchers) nel ruolo di Carl, e infine Demetrius Daniels e Sila Agavale. Il film è prodotto da Claudio Falconi, Lorenzo Foschi, Katherine Kelly Lang, Ricky Lloyd George, Davide Luchetti, Guy Moshe e Matthew G. Zamias.

Il cane che guarda le stelle

Takashi Murakami, non è quel Takashi Murakami. Si tratta di un caso di omonimia, d’altronde in sé sia il suo cognome che il nome non sono poi così rari in Giappone. Per chiarirci subito, anche se siamo sicuri che non ce ne sia bisogno, non stiamo parlando del prolifico e celebratissimo artista pop nipponico, tra i più importanti e influenti di quest’era. Stiamo parlando di un autore non particolarmente conosciuto qui da noi, e neanche tra i più famosi in patria, ma non per questo di secondo livello rispetto ad altri nomi più altisonanti e invocati dalle masse. E ce lo dimostra subito con questo piccolo ma delicato volume Il cane che guarda le stelle, edito da J-Pop, drammatico racconto di un cane e del suo padrone, di amore e di amicizia, di lealtà e di disperazione, di disincantata realtà e di pura amicizia.

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Pochi sono i lavori realizzati da questo mangaka e quasi tutti sono dei volumi unici, e ci vuole poco per comprendere un po' la cifra dell’artista, e di certo, la drammaticità e la malinconia la fanno da padrona in molte storie, sempre però supportate da un forte affetto, un grande calore che lega i protagonisti, creando un forte senso di famiglia e di positiva “dipendenza interpersonale”. E molti sono gli stilemi ricorrenti: dai girasoli, gli stessi del campo del capitolo finale del manga in esame, che ritroviamo anche in Aoi Tori – Wakuraba, o l’accudimento di una creatura innocente da parte di un adulto, che trova in essa un maggiore attaccamento alla vita e un rinnovato vigore, uscendo dal grigiore routinario e ammorbante della vita, come in Paji.

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In realtà questo volume è diviso in due storie autoconclusive che ruotano attorno ad una vicenda principale che è quella narrata nella prima parte del tankobon, ossia la tragedia di un padre di famiglia abbandonato da tutti e tutto, con solo il suo fedele cagnolino al seguito, che cerca di sopravvivere in un mondo che ormai fa già a meno di lui.
Il protagonista è l’animale domestico fortemente umanizzato, che ci narra tutte le vicende dal suo semplice e ingenuo punto di vista, mostrandoci quanto possa essere forte la dipendenza affettiva e sentimentale tra due forme di vita, non necessariamente della stessa specie, ma sufficientemente interagenti da potersi scambiare volontariamente calore. Una parabola discendente che ci fa sprofondare nella sofferenza di un padre di famiglia che dopo aver dedicato tutta la sua esistenza al lavoro, alla moglie e alla figlia, perdendosi in un grigiore perpetuo di indifferenza e hollowness, finisce col rimetterci la salute e tutto ciò che ha faticato per costruire, venendo abbandonato dai suoi cari nel momento di maggiore bisogno.
Quando accade che gli esseri umani vengono meno alla loro “umanità”, è in quel momento che scopriamo l’importanza delle relazioni con qualunque cosa ci circondi, attaccandoci ad esse, unico appiglio sul baratro della disperazione, qualunque esse siano, animali e non, come un campo di girasoli, per esempio.

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E quindi il capofamiglia privato della sua stessa definizione, rimasto unicamente in compagnia del cane Happy, di cui si è sempre occupato sin da quando la figlia che lo aveva adottato in un capriccio infantile se ne era stancata, al verde e malato, si lascia tutto alle spalle ma ritrova la felicità, la gioia di vivere, il brivido dell’avventura e della semplicità esistenziale. L’empatia con il compagno di un viaggio disperato e senza meta, matura sempre di più diventando una connessione irreversibile. E tra mille ostacoli e imprevisti, questo vagabondare trova una sua conclusione, unico possibile termine per una discesa senza ritorno.
Ma la straziante storia non finisce qui, in quanto nella seconda parte del volume, vediamo una sua continuazione, propostaci dal punto di vista di un impiegato dei servizi sociali a cui viene affidato il caso di un cadavere irriconoscibile trovato in una macchina abbandonata in un campo, con ai suoi piedi un cane anch’esso deceduto.

Facciamo conoscenza quindi di Okutsu, il giovane protagonista, che occupandosi di questo mistero, rivive la sua esistenza trascorsa fino ad allora. Pensa a quanto successo nella sua vita, all’importanza che ha ricoperto il cane che accudiva da piccolo nel superamento dei lutti durante la sua giovinezza, di come abbia riversato tutta la sua tristezza su quell’inseparabile amico, che seppur silenzioso sapeva esprimere una gamma sterminata di emozioni, oltre che assorbirne e tramutarne altrettante. E in questo intreccio di vite, compie la sua rinascita, comprendendo gli errori commessi in passato e facendo ricongiungere, misticamente almeno, le anime del cane e del suo padrone, in un commovente elogio funebre.
Dal punto di vista della trama quindi, quest’opera presenta un livello di approfondimento e profondità di temi e personaggi veramente squisito, su questo non c’è dubbio.

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Il livello artistico delle tavole è notevole per quanto riguarda la resa degli oggetti inanimati, sempre ricchi di particolari, così come i due cani mostrati nella storia, mentre lascia un po’ a desiderare dal punto di vista delle figure umane. Le proporzioni anatomiche non sempre sono regolari, e spesso c’è un appiattimento delle figure, che toglie completamente tridimensionalità alla tavola. I volti sono espressivi ma spesso sono ripetitivi, statici, quasi caricaturali, che mal si accompagnano al contorno della vignetta, ben strutturato e curato.

Un’opera che sicuramente fa piacere leggere e che scatena un forte calore nel lettore, facendogli apprezzare di più ciò che ha, e che spesso dà per scontato. Una buona prova di Takashi Murakami che sicuramente consigliamo, anche solo per riscoprire l’affetto che siamo in grado di fornire quando diamo fondo alla nostra umanità.

Un giudizio sui primi albi All-New, All-Different Marvel - Parte 3

  • Pubblicato in Focus

Terza settimana di uscite All New, All Different Marvel, terza settimana di mini recensioni di questi nuovi albi #1. Questa settimana sono state solo 3 le uscite, tutte e tre fortemente consigliate. Karkak #1 di Warren Ellis e Gerardo Zaffino, The Astonishing Ant-Man #1 di Nick Spencer e Ramon Rosanas e Uncanny Ihumans #1 di Charles Soule e Steve McNiven.
Qui trovate il primo giro di recensioni e a questo link invece il secondo.

KARNAK2015001-DC11-LR-656dd

Karnak #1

Quando Warren Ellis prende in mano una proprietà Marvel, lascia il segno, su questo non si discute. Recentemente ha ridato linfa a Moon Knight, con il primo ciclo di storie raccolto nel primo volume Dalla morte di Marvel Now Collection di Panini Comics, e ora si prepara a replicare con Karnak, il Maestro degli Inumani in grado di vedere i difetti in ogni cosa, teorie, filosofie, oggetti, esseri umani. E dopo la sua presunta morte, si scopre che il redivivo Karnak ha scoperto una crepa anche nell'abbraccio della morte. Ellis ci presenta un personaggio completamente distaccato dall'universo, in grado di vedere l'insensatezza, la povertà di significato delle cose terrene, delle persone e di qualunque tipo di relazione. Un freddo ascetismo derivante da estenuanti allenamenti e fortificazione della propria volontà, necessari per raggiungere la sua attuale condizione quasi perfetta, lo separa dal resto. E del resto non possiamo che notare il parallelismo spintissimo con lo stesso Moon Knight. Entrambi i personaggi sono dei solitari, abbastanza misantropi, di certo non affettati nelle relazioni sociali, non interessati alla comunicazione interpersonale, estremamente militarizzati ed essenzialmente infallibili.
In questo primo numero Karnak viene convocato da Phil Coulson e dall'agente Simmons per incaricarlo di una missione delicata di recupero di un instabile ragazzino rapito dopo aver subito una terrigenesi che apparentemente non lo ha mutato. I ritmi narrativi sono ben bilanciati e il personaggio di Coulson è molto vicino a quello televisivo di Clark Gregg. Il suo ruolo è completamente contrapposto a quello di Karnak che appare minaccioso, scorbutico, freddo, completamente all'opposto di Phil.
Parlando dei disegni, il lavoro svolto da Gerardo Zaffino è davvero fenomenale: uno stile graffiato, evocativo, molto giocato sul contrasto e sulle figure anche appena accennate a volte, ma splendide. Uno stile sporco, grezzo che si adatta perfettamente al personaggio. I colori di Dan Brown si sposano benissimo con l'arte di Zaffino, limitando la gamma cromatica ad una tavolozza molto ristretta, con il blu e il verde dominanti sui tratti nero scuro degli inchiostri. Davvero un gran bel numero #1, anche se sembra non aprire trame a lungo respiro, il che non è necessariamente un male, soprattutto per un autore conciso come Ellis.

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The Astonishing Ant-Man #1

La Marvel con questo rilancio sta cercando di avvicinare sempre di più alcuni dei suoi eroi cartacei alle loro versioni cinematografiche finora comparse nel MCU, e questo processo lo vediamo bene con Ant-Man, già da un po' nella sua nuova versione rappresentata da Scott Lang, come vi abbiamo detto nella recensione di Ant-Man #1. Quindi ancora dominante è il tema del riscatto, dell'avere una seconda possibilità e di sfruttarla al meglio, con l'aiuto di amici strampalati e di tanta ironia. Nessuno si prende sul serio in questo fumetto, c'è moltissima autoironia nel mettere in luce la ruotine quotidiana di un supereroe, che in passato ha contribuito innumerevoli volte a salvare il mondo ma che ora lavora in proprio per una società di messa appunto di sistemi di sicurezza e difese dai criminali.
Nick Spencer si trova subito a suo agio con le tinte da commedia della narrazione, inserendo anche diverse scene d'azione ma senza le classiche botte da orbi fini a sé stesse, lasciando maggiore spazio alla vita travagliata e abbastanza sfortunata del nostro eroe, che cerca in tutti i modi di riacquisire notorietà e rispetto, con risultati non particolarmente incoraggianti. Ma dovrà vedersela con vecchie conoscenze e villain che ruotano tutti attorno ad una strana App per Smartphone che permette di utilizzare a proprio piacimento, previo un lauto pagamento, i criminali più adatti per risolvere determinati problemi o occuparsi di particolari eroi.
Lo stile pulito e semplice di Ramon Rosanas ben si presta alla narrazione veloce, dando il giusto peso alle singole tavole, senza particolari virtuosismi o ricercatezze, con una grande attenzione alle espressioni facciali dei personaggi rappresentati, a partire dal primo piano di pagina 1 sul volto di Lang. I colori di Jordan Boyd sono molto densi e plastici, molto luminosi che ben si accostano alla pulizia e semplicità di traccia delle matite di Rosanas.

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Uncanny Ihumans #1

Davvero un bel primo numero questo Uncanny Ihumans #1 di Charles Soule, sempre più mente creativa di moltissime testate in casa Marvel. Gli Inumani stanno avendo una grandissima ribalta, ed era anche ora, considerando i personaggi di grande spessore e potenziale che si ritrovano. Vediamo 8 mesi dopo che ne rimane di questi nuovi eroi: c'è Gorgon in carrozzina, Medusa che ha intrapreso una relazione con Johnny Storm, Black Bolt alle prese con un Kang il Conquistatore scatenato e motivato a fargliela pagare per non aver rispettato il patto con lui stretto, il figlio di Freccia Nera che al momento non si sa dove sia, l'agente Frank intento a ricercare nuovi Inumani, Hank McCoy intento a trovare un mondo per non far annientare una delle due specie, quella mutante o quella inumana, qualora scoppiasse un nuovo conflitto tra le due razze. Insomma tanta carne al fuoco, tante sottotrame aperte, tanto hype per cercare di scoprire cosa sia successo in questi 8 mesi e come evolveranno le cose nei prossimi. I disegni di Steve McNiven sono semplicemente perfetti, con alcune accortezze da grande artista. Moltissimi i dettagli, le microespressioni dei personaggi, Freccia Nera in primis, portano la comunicatività dei testi di Soule ad un livello più alto. Jay Leisten si occupa delle chine, con un ottimo lavoro che sottolinea e fa spiccare maggiormente le figure. Ambientazioni molto caratterizzate anche se, a parte una splash page, a dominare sono i personaggi in questo primo numero. Non capiamo, leggendo i credits, se la Marvel abbia sbagliato ad affidare gli inchiostri a McNiven e le matite a Leisten, ma sembrerebbe più un errore.
Nella seconda parte dell'albo c'è una storia introduttiva di Soule sulle belle matite di Brandon Peterson, che ci mostra quella che sarà la squadra che vedremo in All-New Inhumans. Un'avventura che potrà rendere malinconici i lettori di lunga data, in quanto sembra molto una di quelle storia degli X-Men nel periodo in cui i mutanti spuntavano come funghi, e gli insegnanti dello Xavier Institute andavano a recuperarli per proteggerli. C'è uno scambio di tavole ad un certo punto della storia che non si capisce bene se sia una pessima scelta narrativa o un errore grossolano di impaginazione, ma lascia un po' il tempo che trova, e non pregiudica la lettura, ma ne interrompe il ritmo.
Un bell'albo quindi, anche se con qualche pecca e svista che avrebbero potuto essere facilmente corrette.

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