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Paolo Pantalone

Paolo Pantalone

Catacombe – Il diavolo verde (Cosmo Serie Nera 4)

Il quarto volume della serie nera dell’Editoriale Cosmo è Catacombe, graphic novel scritto nel 2010 dal francese Jack Manini.
L’intero albo è costituito da un unico racconto, anche se suddiviso nei tre episodi Il diavolo verde, La resistenza e Sotto la città, che raccontano l’evoluzione della storia in tre contesti diversi.

La vicenda è ambientata a Parigi nel secolo scorso; si parte dal periodo di invasione tedesca durante la seconda guerra mondiale per finire, con l'ultimo episodio, alla contestazione giovanile degli anni ’60.
Jeanne Chiavarino, la protagonista del racconto, è impegnata alla ricerca del padre scomparso nel sottosuolo di Parigi quando si imbatterà in Lucien, un giovane misterioso dal bell’aspetto che si presenta a lei come conoscente del padre; basterà poco per far scoccare tra i due l’amore nonostante, attorno a loro, incombano un contesto sociale in crescente fermento con l’invasione nazista e inquietanti vicissitudini legate al reciproco passato che continuano a riaffiorare.
Saranno proprio questi due elementi a spingere i protagonisti verso una nuova spedizione nelle catacombe parigine; per entrambi questi luoghi hanno avuto un’importanza fondamentale nel loro passato e tornarci si rivelerà determinante nello svolgimento della storia, con conseguenze molto gravi per il loro futuro: Jeanne rimarrà sempre più invischiata nei movimenti di resistenza mentre Lucien si troverà ad affrontare il passato da cui è scappato e l’inquietante figura del diavolo verde.

Inquadrare Catacombe in un genere specifico non è facile; la rappresentazione delle catacombe di Parigi e dei suoi abitanti gli conferisce senz’altro una forte impronta horror ma, in generale, l’opera vive anche sulla raffigurazione della città come fonte di enormi contraddizioni: vita normale di tutti i giorni contro la sottomissione a un paese estero e alle sue leggi razziali, il lusso e le eccentricità del mondo del cinema contro la terribile realtà dei reietti che vivono sottoterra soggiogati dalla figura misteriosa del diavolo verde e, infine, la lotta per la sopravvivenza della seconda guerra mondiale contro le speranze di un futuro migliore dei sessantottini.
Non va trascurata, ovviamente, anche una matrice legata sia al romanzo di avventura, con la narrazione delle diverse esplorazioni del sottosuolo, sia al thriller, con il mistero del diavolo verde e delle vicende familiari dei due protagonisti.

Nonostante una storia di fondo avvincente, Catacombe è lontano dall’essere un’opera riuscita completamente; la sua eterogeneità, se da un lato conferisce un’atmosfera fascinosa al racconto, dall’altro lo rende un misto tra tante cose buone di cui però nessuna eccellente: le componenti horror e di avventura legate alle catacombe sono ben costruite ma sicuramente non innovative, il citazionismo cinematografico, sebbene anch’esso ben strutturato, resta fine a se stesso e anche la narrazione della vicenda è migliorabile. I diversi elementi misteriosi della trama infatti si accumulano di pagina in pagina, arrivando ad avere una soluzione solo nelle ultimissime pagine del racconto in un lungo spiegone che ricongiunge in poche tavole tutta una serie di piccoli dettagli di cui il lettore potrebbe anche aver perso traccia; si pensi, per esempio, alla testa nella pentola che si incontra nelle prime pagine di cui verrà appunto fornita spiegazione solo alla fine, in un momento in cui non se ne sente più l’esigenza poiché l’attenzione è focalizzata su tutt’altro. Sarebbe stato senza dubbio più opportuno -e anche più interessante- dosare la soluzione del puzzle in maniera più graduale dando maggior risalto sia a ciascun tassello che al finale stesso.
Questi ultimi momenti conclusivi, in particolar modo le ultime tre tavole, rappresentano comunque uno dei punti più alti di tutto l’albo, racchiudendo in sé il giusto mix tra il pathos del momento e l’originalità del finale del racconto.

Anche il lavoro grafico di Michel Chavereau  costituisce un punto di forza di questo racconto; i disegni, infatti, riescono a ricreare molto bene tutti i variegati contesti in cui la storia è ambientata, spaziando abilmente anche  tra scenari molto diversi fra loro come quelli horror del sottosuolo e l’atmosfera parigina in stile “dolce vita”.
Anche la caratterizzazione dei personaggi è ben costruita e aiuta la storia, soprattutto nei momenti finali, in cui merito della buona riuscita è dovuta anche alla bellezza delle ultime tre tavole.

In conclusione, Catacombe non è sicuramente una di quelle letture che lascia il segno in maniera profonda, ma non è nemmeno un’opera non degna di lettura in quanto ha una storia interessante, dei bei disegni e un eccellente finale; resta l’amaro in bocca perché il potenziale per avere qualcosa di meglio c’era.

Chew 6 - Space cakes

Space Cakes è il sesto volume di Chew, la sorprendente serie di John Layman e Rob Gullory che ha raccolto sin dai suoi albori grandi riscontri di pubblico e di critica, con la ciliegina dei due premi Eisner vinti nel 2010.

La vicenda di questo sesto albo è incentrata sulla figura di Toni Chu, sorella del protagonista della serie Tony; come il fratello, anche la ragazza possiede un potere speciale legato al cibo, la cibomanzia, ossia la capacità di predire il futuro di una persona o di un oggetto mordendolo. Questo dono la aiuta nel corso delle sue missioni strampalate come agente della NASA e nel risolvere le intricate vicende personali legate alla sua famiglia.
Space Cakes contiene inoltre al suo interno anche uno spin-off dedicato all’agente speciale Poyo, un galletto da combattimento dell’FDA, ossia l’agenzia per cui lavora Tony che si occupa dei casi legati ai traffici illegali di pollame.

Il punto di forza di Chew è sicuramente costituito dalla coerenza con se stesso, ossia dalla sua capacità di mantenere alto il livello di demenzialità di pagina in pagina, senza mai sfociare in qualcosa di banale o ripetitivo.
Il lettore può rimanere facilmente stupito e divertito da molti espedienti narrativi presenti nella storia che appaiono particolarmente brillanti e dal non-senso generale che caratterizza questa serie.
Per esempio, lo stesso potere della cibomanzia utilizzato dalla momentanea protagonista della serie è già nella sua intuizione e ideazione una trovata particolarmente riuscita, ma risulta ancora più geniale per come viene utilizzato nello scorrimento della storia.
C’è da sottolineare che questa vivacità quasi surreale della narrazione, accompagnata da disegni e tavole di pari tono, si colloca in un contesto in cui la continuity della storia viene portata avanti in maniera magistrale, con un colpo di scena finale degno dei migliori telefilm americani per la suspense e l’attesa che riesce a generare per l’evoluzione futura degli eventi.

Lo spin-off del gallo Poyo appare come un piacevole diversivo alla storia generale, sebbene non abbia la medesima forza di questa. Le vicende dell’agente dell’FDA sono caratterizzate da un’azione più movimentata rispetto a quanto accade in questo albo per i fratelli Chu, ma il fatto stesso che il protagonista sia meno caratterizzato rispetto agli altri finisce per togliere la verve che invece si può riscontrare nella sorella del protagonista.

In conclusione, il sesto albo di Chew merita senza dubbio una lettura; non è un capolavoro imprescindibile, ma nel suo particolare genere è un lavoro particolarmente riuscito che riesce a incuriosire e divertire anche chi non è particolarmente attratto da questo tipo di opere.

Dragonero 2 – Il segreto degli alchimisti

Il numero due di Dragonero porta la stessa firma degli stessi autori e disegnatori che hanno lavorato al numero uno e al romanzo a fumetti del 2007: Luca Enoch e Stefano Vietti, i creatori della serie, ai testi e Giuseppe Matteoni ai disegni.
L’ultimo albo della nuova serie fantasy della Bonelli è la seconda parte delle quattro che comporranno l’introduzione alla serie stessa.

Ian e la sua compagnia sono arrivati al termine del primo albo all’eremo dove si è ritirato Alben, il mago appartenente all’ordine dei Luresindi, che era stato uno dei personaggi principali del romanzo a fumetti. I protagonisti della storia continuano alla ricerca dei misteriosi trafficanti che hanno scoperto all’inizio della serie e che sono in possesso della terribile arma del fango pirico.
Anche in questo secondo albo la storia viene narrata su due archi temporali diversi: il presente, dove Ian e compagni sono alle prese con gli oscuri segreti legati al traffico delle chiatte invisibili e del tremendo fango pirico, e il passato, dove Ian, attraverso dei flashback, chiude il racconto iniziato nel numero precedente relativo al suo primo incontro con questa particolare arma.

Rispetto al primo numero si iniziano a tracciare in maniera ancora più definita i contorni delle varie razze che popolano il mondo di Dragonero: si riesce infatti a delineare un quadro più ampio sull’ordine dei Luresindi, sull’organizzazione e sul carattere dei Tecnocrati, si iniziano a intravedere i primi conflitti politici all’interno dell’Impero, il rapporto degli elfi con la natura ma anche la loro idiosincrasia per le innovazioni tecnologiche.
Il segreto degli alchimisti conferma quanto di valido letto nel primo numero, ossia un ottima sceneggiatura e  un’eccellente ambientazione fatta da buoni disegni e attenzione ai dettagli oltre il limite del maniacale.
Tuttavia, si ha la sensazione che un quadro definitivo sull’introduzione della serie si potrà tracciare in maniera precisa solo alla fine dei primi quattro albi. Questo secondo, infatti, appare ancor più del primo come un numero a tratti introduttivo e a tratti di passaggio verso l’esito finale di questa mini-serie di quattro.

L’impressione che già si era avuta leggendo il primo numero è comunque quella di avere a che fare con un prodotto di qualità. In ogni caso, il mondo di Dragonero appare come talmente vasto e variegato che probabilmente questa serie riuscirà ad esprimere il meglio di sé solo quando personaggi, ambienti e caratteristiche dei diverso micro-universi (razze, luoghi etc.) saranno talmente radicati nel lettore da poter essere dati per scontati, dando quindi la possibilità ad autori e disegnatori di incentrare le storie su altre tematiche più che sulla fondamentale introduzione di questi aspetti.

Le Storie 10 - Nobody

Dopo il Lato oscuro della Luna (Le Storie #5), Alessandro Bilotta torna a scrivere nella collana Le Storie cambiando completamente genere: dalla fantascienza infatti si passa a Nobody, un’affascinante avventura di mare ambientata nel XIX Secolo.

Nobody è anche il nome del protagonista del racconto, un marinaio così chiamato poichè fu ritrovato senza genitori su una spiaggia e che per questo si considera figlio del mare.
Passa il tempo su una piccola imbarcazione giocando a dadi contro una misteriosa avversaria sfigurata in volto finchè un giorno a seguito del ritrovamento di un naufrago viene a sapere dove si trova la moglie rapita dai pirati; questo evento lo convincerà a intraprendere nuovo viaggio alla ricerca di quella che man mano che passa il tempo appare sempre più come la sua grande ossessione. Il tragitto che porta il protagonista dall’Inghilterra alla Malesia sarà tutt’altro che semplice, sia perché si comporrà di tante tappe causate da diversi imprevisti, sia perché durante questo viaggio egli si troverà ad affrontare i suoi demoni interiori oltre alle insidie che sia la natura che l’uomo gli opporranno.

Nobody è una storia complessa, ricca di elementi davvero molto articolati e variegati.
Innanzitutto il racconto rappresenta un omaggio ai più celebri romanzi d’avventura dell’Ottocento, non solo per le continue citazioni e per la presenza dei personaggi come Jules Vernes, il capitano Nemo o Lord Jim; sono l’atmosfera e lo stile di narrazione che fanno rivivere le ambientazioni di romanzi di questo tipo, in quanto il fascino e il mistero delle storie di marinai sono ricreati in maniera esemplare facendo quasi respirare al lettore il profumo del mare.
La vicenda tuttavia non si limita al romanzo d’avventura: essa è anche un racconto incentrato sulle caratteristiche di un personaggio affascinante come quello del protagonista.
Nobody è infatti un uomo che vive la sua ricerca lottando contro la propria psiche; l’autore da subito ci fa capire che la ricerca di Nobody non sarà semplice, quando ci viene mostrato il nome della sua piccola barca “Penelope”, un chiaro rimando a Odisseo e al suo nostos narrato nell'Odissea. Un lungo viaggio per raggiungere un obiettivo dove le tappe del percorso diventano un momento forse ancora più importante dell’arrivo stesso e le pagine finali del racconto testimonieranno ancora di più questo concetto. La sua ossessione, il ritrovamento della moglie rapita, sarà il leitmotiv del racconto; citando la sceneggiatura, lui “[…] è uno di quei marinai a cui non interessa la realtà… sono soli con la loro ossessione”, un’anima dannata alla continua ricerca di qualcosa che il destino sembra non voler concedergli di raggiungere.
Nel corso della storia appaiono anche altri personaggi complessi e affascinanti: il giovane capitano Sand, l’uomo in perfetta simbiosi con il mare, Jules Vernes, che ascolta e raccoglie le incredibili storie che il mare ha da regalargli, e ovviamente il capitano Nemo che, pur non essendo una novità nel mondo del fumetto, viene caratterizzato in maniera da non risultare eccessivamente ripetitivo.

Dunque, Nobody è un albo che sicuramente cattura il lettore e lo affascina; è esplicito al limite della sfacciataggine nelle sue citazioni ma è anche una sottile metafora sulla vita e sul percorso individuale di ciascuno di noi. Il mare, pur essendo solo un elemento dell’ambientazione, è il grande centro di questa metafora perché rappresenta il mezzo con cui raggiungere i nostri obiettivi ma anche ciò che può limitare le nostre ambizioni, il demone che tutti noi dobbiamo sconfiggere per arrivare a ciò che vogliamo.
A voler essere puntigliosi e trovare un punto debole, il numero limitato delle pagine lascia poco spazio ai segmenti centrali del racconto che invece, con un numero di pagine maggiore sulle stile dei romanzi Bonelli, potrebbero essere raccontati in maniera più dettagliata e arricchire ulteriormente questa storia.
Da citare anche i disegni di Pietro Vitrano, che contribuiscono senza dubbio alla riuscita dell’albo poichè molto curati e perfetti nel ricreare l’atmosfera giusta da far vivere al lettore.
In conclusione, questo albo aggiunge un ulteriore tassello alla qualità alta che la collana Le Storie ha saputo mantenere in maniera più o meno costante nel corso di questi primi 10 numeri e l’auspicio è che questa testata possa riproporre in futuro altri episodi felici come questo.

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