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Leo Donnici

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Dal Webtoon all'Anime: Il controllo giapponese sugli adattamenti coreani

  • Pubblicato in Focus

Negli ultimi anni, il successo globale di manhwa e webtoon ha acceso l'interesse per i loro adattamenti animati.

Tutto inizia da Tower of God, dell'autore Lee Jong-hui, e che venne serializzato da TMS entertainment nell'aprile 2020. L'anime ha un discreto successo, e subito si procede a cercare il prossimo adattamento su cui lavorare.
Successivamente assistiamo all'era di Solo Leveling, scritto dalla penna del compianto Chugong, animato da A-1 Pictures.
Le avventure di Sung Jin Woo entrano subito nei cuori di tutti, il ragazzino timido e ambizioso che cerca di farsi strada nelle missioni e nei dungeon che appaiono in Corea, per sbarcare il lunario e salvare la madre malata.
Il mercato dei webtoon in Corea, non è da poco. Ci sono diverse piattaforme online in cui vengono pubblicati, e secondo il 2024 WEBTOON Industry Survey, pubblicato dal governo coreano, questo mercato ha superato la cifra di 1.5 miliardi di dollari nel solo 2023.

Tuttavia, la maggior parte delle trasposizioni in anime viene prodotta in Giappone, e non in Corea del Sud. Ma perché?
Uno dei motivi principali è il predominio dell'industria giapponese dell'animazione. Studi e compagnie giapponesi, come Sega e Aniplex, finanziano e gestiscono la produzione di anime basata su manhwa, garantendosi così il controllo creativo e commerciale. Inoltre, le emittenti televisive giapponesi tendono a privilegiare contenuti prodotti localmente, rendendo più difficile la distribuzione di anime animati da studi coreani.

Anche le strutture industriali giocano un ruolo chiave. In Corea del Sud, l'industria dell'animazione è fortemente orientata al subappalto, con molti studi impegnati nella produzione di contenuti per aziende estere, spesso giapponesi. Questo limita le risorse disponibili per sviluppare anime basati su IP (proprietà intellettuali) coreane.
Un altro fattore è la differenza di supporto istituzionale: il governo giapponese offre sussidi all'industria dell'animazione, incentivando la produzione interna.

Va inoltre considerata la questione della rappresentazione. Sebbene il Giappone si occupi dell'animazione di diversi manhwa coreani, spesso tende a censurare o minimizzare riferimenti espliciti a nomi e ambientazioni coreane. Basti pensare ad un altro dei più recenti webtoon, Viral Hit, i cui nomi dei personaggi sono stati totalmente cambiati e "nipponizzati".
Questo riduce la visibilità della cultura coreana nell'adattamento, evitando di alimentare la competizione tra le due industrie dell'intrattenimento, nonostante l'enorme risorsa dei manhwa come eventuali prodotti animati. Di conseguenza, nonostante l'enorme potenziale dei manhwa come materiale per anime, le dinamiche di mercato, la censura culturale e il predominio dell'industria giapponese rendono difficile per la Corea del Sud affermarsi nel settore dell'animazione. Per ora, il paese sembra puntare maggiormente su altri formati, come i K-drama, che offrono maggiore libertà creativa e hanno già dimostrato di poter conquistare un vasto pubblico internazionale, uno su tutti, il recente Squid Game.

Dragon Ball Daima ha reso canonico il Super Saiyan 4

  • Pubblicato in Toon

Dragon Ball Daima, l’ultima serie del franchise di Akira Toriyama, uscita per i 40 anni dalla nascita del manga, è giunta all'episodio 18 che ha suscitato molto clamore fra i fan. La serie, creata da Toei e trasmessa da Fuji TV, vede il ritorno di Goku e i suoi amici un anno dopo la sconfitta di Majin Buu i quali, regrediscono tutti a bambini per via di un desiderio espresso dal Re del mondo Demoniaco Gomah.
Una serie fresca ed intrigante, che ha recentemente mandato in crash i server di crunchyroll quando è apparso nuovamente l’iconico Super Saiyan 4 della ormai datata e fuori continuity, serie GT.

Super Saiyan 4

Nel progetto ritroviamo uno degli storici animatori del franchise di Dragon Ball, ovvero Katsuyoshi Nakatsuru, che ideò il genga (schizzo preparatorio) e poi la forma finale del design del Super Saiyan 4, e che fu scelto direttamente da Toriyama ai tempi in quanto in grado di replicare perfettamente il suo tratto.
Nonostante le prime puntate molto lente e che faticavano a carburare, la puntata 12 vede il principe dei Saiyan raggiungere finalmente il terzo livello contro Tamagami e coprire quel “gap” che aveva bypassato in GT, mentre nella puntata 18, Goku grazie ad un potenziamento del Namecciano Neva, raggiunge il Super Saiyan 4.
Dopo ben 28 anni, Nakatsuru ritorna a disegnare la sua iconica forma che tanto lo aveva reso famoso alla direzione di Dragon Ball GT, rendendo quindi la sua creatura, canonica ed approvata. Kōsuke Yamashita alle musiche ci regala anche un accompagnamento e una ost che si sposa bene con l’apparizione e il ritorno della forma scimmiesca attesa dai fan, con l’unica differenza del capello rosso, simile più alla fusione Gogeta, che al progetto iniziale.

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Con la regia di Yoshitaka Yashima e Aya Komaki, Toei si lancia in questo nuovo e ultimo progetto che, a quanto dichiarato da Akio Iyoku, era già nel cassetto da qualche anno, e aspettava l’occasione giusta per potersene occupare.

Annunciata al New York Comicon 2023, dedicata ai 40 anni del manga originale e con un progetto di ben 5 anni, l’idea venne in mente ai tempi di Dragon Ball Super: Super Heroes, e sembra che il nome Daima, scritto in Katakana ダイマ, sia semplicemente la derivazione dei caratteri di 大魔  (grande demone), che richiama appunto, all’ambientazione e al World Building della serie.
Analogamente al manga di Dragon Ball Super, a Toriyama era stata assegnata una piccola supervisione che poi, con l’entusiasmo generale, ha finito per ricoprire l’intera serie, riempiendola di dettagli particolari come le orecchie a punta dei demoni, che ha sorpreso l’intero staff di produzione.
A quanto dice Iyoku, il produttore esecutivo del franchise, si voleva : “creare un mondo interconnesso”, quindi non dovrebbero esserci molti problemi sulla linea temporale di tutta la storia, senza cancellare alcunché.

Daima, incentrato sull’esplorazione del mondo demoniaco, inizia come una road story che coinvolge nuovamente i personaggi del famoso shonen, attraverso nuovi personaggi e nuove sfide, senza esclusione di colpi. La mano del sensei si nota molto bene anche in alcune citazioni come la statua di Darbula, o il minotauro che richiama un po' quelle vecchie trasformazioni di Olong nella prima serie.
Ottima scelta anche quella di rendere i combattimenti di Goku molto più fluidi attraverso l’uso del vecchio bastone (che richiama sempre la prima serie), e l’aver mantenuto il teletrasporto in Goku, che aveva perso in GT, e gli viene donato da Piccolo prima della sua dipartita.

Il cast degli animatori è ben composto da vecchi veterani come Shintani, Takahashi, Kubota e volti nuovi che hanno lavorato anche al film di Broly, rendendo le animazioni molto scorrevoli e un gioco di colori molto accesi davvero ben riuscito, senza cali in alcun frame.

Ciò che ha fatto storcere il naso è invece il design di alcuni personaggi secondari e dei villain, nonché la retcon sui Namecciani, da sempre considerati Alieni, ma che in realtà facevano parte del regno dei Demoni.
La serie, che punta alle famiglie, ma anche agli over 40 che hanno seguito il franchise fin dagli albori, strizza l’occhio anche a Dragon Ball GT, il sequel che ha sempre diviso la community occidentale tra chi lo riteneva canonico e chi meno.
Dopotutto però, GT appare in “Akira Toriyama the world of dragonball official Book”, come si vede nella timeline di Toei, e ad oggi possiamo affermare la sua riuscita, vedendo il successo che ha avuto con l’ultimo episodio andato in onda.

Rimangono a questo punto dubbi sul continuo della serie anime di Dragon Ball Super, campione di incassi con gli ultimi due film, data anche la decisione di Toyotaro di concludere il manga. Ora sembra che l'ultima eredità sia lasciata a Daima, che proseguirà il brand

Dragon Ball Daima viene trasmesso in simultanea su Crunchyroll, Netlix e Prime Video dall’11 ottobre 2024, ed è composto da 20 episodi, l'ultimo dei quali in uscita il 28 febbraio 2025.

Drama Queen: uno scoppiettante esordio fra tante polemiche

  • Pubblicato in Focus

Nelle ultime settimane, il Giappone è stato investito da tonnellate di critiche e disappunto da parte di un nuovo manga approdato sulle pagine online di Shonen Jump Plus, rivista settimanale che ospita le nuove opere degli autori nipponici con traduzione ufficiale.
Stiamo parlando di Drama Queen, manga esordiente di Kuraku Ichikawa, attivo già da alcuni anni ma solo con one shot di breve durata, e che a dicembre ha iniziato la pubblicazione del suo primo manga seriale.
Già dai primi capitoli, quest’opera è stata investita di una valanga di polemiche e indignazione, venendo accusata di sostenere il capitalismo, fomentare il razzismo, di promuovere l’imperialismo, e inserire il fenomeno del cannibalismo su una rivista dedicata ai ragazzi. Dall’altro lato, alcune persone pensano che non necessariamente si rafforzino stereotipi negativi sugli immigrati, ma che sia semplicemente una critica puramente satirica su una ideologia che il Giappone porta avanti già da anni: il Gaijin, il timore dello straniero. Al momento, comunque, è presto per dare un giudizio sulla questione, ma tendiamo a dare il beneficio del dubbio e a considerare l'opera come una denuncia sociale.

drama queen

La storia ci porta in un Giappone attuale ed alternativo in cui, nove anni prima, gli alieni hanno salvato il mondo dalla minaccia di un profondo asteroide che stava per annientare la terra. I giapponesi, grati e contenti di aver salvato il pianeta, celebrano ogni anno una festa nazionale che gli ricorda l’evento tramite slogan, programmi televisivi e feste di tutto punto.
Non tutti sono contenti però, una tra questi, la protagonista femminile Nomamoto e il suo migliore amico, Kitami. I due sono giovanissimi ragazzi, che lavorano per una paga misera e soffrono continuamente la fame, venendo sfruttati da quelle persone che tutti ringraziano, e che vivono ormai a contatto con loro da anni, ossia gli alieni che li hanno salvati.  Essi, non solo vivono perfettamente integrati nella società, ma ne sono anche ai vertici, possiedono società, palazzi e aziende in cui i due protagonisti lavorano.

Il sentimento di odio profondo che Nomamoto cova ogni giorno, le fa stare stretta la società in cui vive, che favorisce gli alieni ma che non le permette nemmeno di mangiare. In una profonda denuncia al mondo del lavoro, la protagonista si lamenta che già a 17 anni è vecchia per avere skill lavorative da presentare e che il suo capo non parli nemmeno la lingua. Allo stesso modo, Kitami, che fa il fattorino, soffre per il fatto che la sua famiglia sia stata uccisa da un incidente stradale, e che la colpa sia di un alieno mai identificato dalla polizia. Per mostrare quanto gli alieni vengano privilegiati, Kitami pensa addirittura che la polizia abbia insabbiato tutto volontariamente.

Inoltre l’autore ci spiega che molta gente in realtà cova un misterioso malcontento, ma che non ne parla per la paura, ed eliminandoli fisicamente verrebbero subito scoperti, dato che i loro corpi generano una sostanza maleodorante che si sente sia sottoterra che in acqua.
È così che i due amici siglano un patto: Kiseki li ucciderà furtivamente, (con un martello per la precisione) e Nomamoto li mangerà, soddisfacendo il suo appetito da un lato, e potendo eliminare gli alieni una volta per tutte almeno dalla sua città, senza farsi scoprire dall’altro.
L’autore ci mette a confronto con il pensiero di Kitami, che si deresponsabilizza dalla sua etica affermando che gli alieni possono essere uccisi se non li consideriamo come esseri umani.

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Un inizio incredibile già dal primo capitolo, che ricorda molto l’incipit di Tatsuki Fujimoto in Chainsaw Man. Come Denji, cosi anche Nomamoto cercava un modo per fare soldi e sopravvivere per pagare i debiti del padre, accettando soprusi e delusioni di una società che li ha messi al margine.
Anche lo stile di disegno, bisogna dire che lo ricorda molto, con primi piani ed espressioni divertenti, che giocano su sfondi molto puliti e contrasti nelle tavole molto carichi. Le splash page, liberatorie e cinematografiche, ci trasmettono una passione e una spensieratezza di due giovani ragazzi giapponesi stanchi dell’omertà della gente che da un lato ringrazia i loro salvatori, ma dall’altra paga il prezzo di questa integrazione. L’autore indugia spesso sul cielo, con tavole scure che mostrano le scie dei veicoli degli alieni, che Nomamoto guarda con una velata tristezza e rassegnazione.
Le tavole slice of life, e le fattezze stesse degli alieni ricordando anche in parte il lavoro di Inio Asano, con gli alieni rappresentati in fattezze molto buffe ed antropomorfe.

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Drama Queen è disponibile gratuitamente su shonen Jump plus dal primo dicembre 2024, esce settimanalmente ogni domenica, e ad oggi resta in cima alle classifiche dei titoli esordienti più letti. 

Hiroya Oku: genio e follia dell'autore di Gantz

  • Pubblicato in Focus

Sin dai suoi albori, il panorama fumettistico giapponese ci regala autori dotati di un talento e di una versatilità straordinari. Ne è un perfetto esempio uno tra i più grandi esponenti del genere erotico/sci-fi, che già dalla fine degli anni 80 ci regala dei titoli capaci di tenerci a bocca aperta, tra tutti, il suo più famoso: Gantz

Si parla appunto di Hiroya Oku, autore classe 1967, nato a Fukuoka, nell’isola di Kyushu. Già da giovanissimo manifesta il suo interesse nel manga e nel disegno, e diventa in breve assistente di Naoko Yamamoto, autore di manga erotici. Da lui imparerà durante tutti gli anni 80, ciò che diventerà il suo tratto distintivo: la sua contrastante tecnica in bianco e nero, che userà poi, per disegnare in digitale già dai primissimi anni 2000. 
Inizia ad approdare sulle prime riviste nel 1988, quando presenta Hen (trad. insolito), un manga erotico-slice of life, che narra di Chizuru Yoshida, una giovane liceale che scopre la sua bisessualità. Un tema particolare in Giappone, sia ai tempi sia oggi, che si districa tra la vita scolastica e la vita sentimentale di un gruppo di ragazzi alle prese con un progetto cinematografico.

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Oku lavorò a Hen per quasi 9 anni, e nonostante sia una delle sue opere minori vinse il Premio Tezuka nel 1997. Un inizio niente male per lui. Lo stile di disegno è comunque alle prime armi, le fisicità delle ragazze, quasi anoressiche, sono ancora longilinee e poco marcate, ben lontane da ciò che saranno i suoi lavori dall’inizio del secolo in poi.

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Il 1999 vede la pubblicazione di due raccolte di storie brevi: Oku Hiroya tanpenshū Aka e Kuro, che presentano brevi racconti mai arrivati in italia. 
Ciò che lo terrà impegnato per un anno invece è la pubblicazione del successivo Zero One, manga in tre volumi che si incentra invece sui videogiochi. La storia narra del tentativo di un giovanissimo ragazzo, Neru, di radunare un gruppo di giocatori per partecipare alla sfida di un nuovo videogioco, e cercare lo scopo della sua vita. Nonostante sia stato abbandonato dopo 3 volumi, e al suo cult, Zero One ha avuto l’occasione di essere disegnato in computer grafica, una novità ai tempi, e possiamo notare come molti dei suoi personaggi siano identici a quelli che vedremo poco dopo in Gantz.
 
Il nuovo secolo lo vede impegnato nel suo capolavoro assoluto, uno dei pilastri del genere sci-fi: Gantz.
Qui, ci viene presentato un liceale, Kei Kurono, che aspetta la metro e viene riconosciuto dal suo compagno di scuola, Masaru Kato. Nel tentativo di salvare un barbone sulle rotaie, i due protagonisti vengono travolti dal treno e si ritrovano in una stanza vuota con altre persone. E’ L’inizio del gioco.

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Una pubblicazione su Weekly Young Jump durata 13 anni, iniziata nel giugno 2000, consente a Oku di esplorare l’animo umano, di parlare di vita, morte, destino ed etica nel modo più cupo e oscuro possibile. 
Il suo tratto si affina molto, con una serie di contrasti tra bianco e nero sempre più marcati, primi piani sui personaggi, scene sempre più spinte e una cura dei dettagli maniacale, soprattutto nei mezzi di trasporto. Qui, il gioco della sfera nera di Gantz trasforma le persone in mostri, o alleati, si affinano amicizie, si definiscono rivalità, si chiede una risposta all’ignoto. Ci si chiede se gli alieni siano i mostri che sconfiggiamo o siamo noi che abbiamo perso l’umanità, se la vita ha un valore o è governata solo da una manciata di persone che ci usano come pedoni sacrificabili su una scacchiera. Vuoi vivere? Prendi questa valigetta e usane le armi per uscire da qui, o muori soccombendo alle tue paure.
Gantz unisce tutto questo creando un fumetto diviso in tre parti, che corre sempre più verso il finale, e agli albori dei social ci mette già in pericolo su cosa sarebbero diventati. Un aiuto per tenerci in contatto o una secchiata di sterco che sminuisce ogni tuo progresso? Da leggere una volta nella vita.
Gantz fino al 2011 era uno dei manga più venduti e ha superato le 16 milioni di copie. Opera ormai di culto, ha vari spinoff tra cui: Gantz G, Gantz E, due romanzi: Gantz Exa e Gantz Minus, e uno special su Gantz Osaka.

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Tra il 2006 e il 2007, comunque, Oku si lancia nel pubblicare anche una storia breve, con soli 3 volumi: La mia maetel.
Shintaro Koizumi si presenta al lettore come un uomo di mezz’età, che ha appena perso la madre e a breve, perderà anche suo padre. Non sa però, che si è appena risposato, e alla sua nuova compagna verrà affidato il compito di tirare fuori questo ragazzo dalla sua vita da Hikikomori. In questa storia, Oku ci sorprende mettendo da parte il lato erotico e creando una storia sentimentale che ci fa riflettere ed emozionare, esplorando un altro dei grossi tasti dolenti del Giappone: l’invisibilità di un Hikikomori. Oku abbandona anche il suo tratto marcato e deciso, e riproponendoci un po' l’aria che si respirava ai tempi di Hen ma con una matita decisamente più morbida. Questa storia carica d’affetto verso il lettore sembra una parentesi affacciata da Gantz, una piccola occhiata dell’autore che sembra comunicarci: “Ehi, c’è anche questa parte di me”.

Inuyashiki
 
Un anno dopo la fine di Gantz, Oku torna con una nuova opera: Inuyashiki. Perno di questa storia, è un uomo questa volta più anziano: Ichiro Inuyashiki. 
Ichiro si trasferisce in una casa più grande, ma sperando che i suoi sforzi vengano riconosciuti, tutto ciò che riceve dalla sua famiglia è solo indifferenza. La sua condizione sprofonda sempre più quando gli viene diagnosticata una malattia che lo avrebbe ucciso a breve. Cosi, tra un pensiero di sconforto, e una passeggiata con il cane, Ichiro arriva su una collina dove incontra un ragazzo in lontananza. Poco dopo, una grossa astronave precipita uccidendoli. I due non sono morti, gli alieni infatti ricostruiscono i corpi dei due, rendendoli dei cyborg con qualsiasi tipo di capacità. 
In questo manga, Oku calca molto il dolore umano, un personaggio ormai maturo che cerca una via d’uscita dalla quotidianità.L’autore non si dimentica di omaggiare nemmeno Tezuka, e dota il protagonista di propulsori esattamente come li aveva Astro Boy. L’antagonista in questo caso, è un giovane ragazzo, che usa le sue abilità per scopi personali. Il tema della famiglia è molto centrale in Inuyashiki poiché riflette il dolore dei due protagonisti che si sentono abbandonati.
 
Le tavole chiare e pregne di azione, ci mostrano un Oku ormai maturo e lanciato, con spazialismi ampi e tavole ricchissime di dettagli, dagli edifici alle microespressioni.
A differenza di altre sue opere, Inuyashiki si concentra molto sui problemi personali e sui personaggi, che sperano sempre di fare la cosa giusta, e quel senso di famiglia a volte dimenticato che deve essere sempre messo in primo piano.

gigant
 
Subito dopo la fine di Inuyashiki, Oku si mette subito al lavoro sulla sua ultima opera, ovvero Gigant. Rei Yokoyamada è uno studente delle superiori e, un po' per gioco del destino, si imbatte nella conoscenza della sua attrice Jav preferita: Papiko. Questa ragazza ha tutto ciò che vuole dalla vita, soldi, fama, e persino un fidanzato, ma le manca quella leggerezza che aveva da ragazza, e lotta con un gran senso di solitudine.
Nemmeno a dirlo, Rei si innamora subito di Papiko, la quale lascia il suo fidanzato violento, e si mette con lui, anche se ancora minorenne. La situazione precipita quando un alieno del futuro, poco prima di morire, impianta a Papiko un meccanismo sul polso che le dà i poteri di ingrandirsi, volare e avere una forza sovrumana. 
Antagonisti di questa opera, un software chiamato ETE collegato a un sito che crea tramite i desideri delle persone, qualsiasi cosa decisa su votazione.
Cominciano quindi ad apparire in giro per Tokyo dei mostri demoniaci che fanno danni enormi, e solo grazie a Papiko la situazione sembra volgere al meglio per gli umani. Non il miglior lavoro di Oku, che comunque diverte e appassiona, e in cui sembra aver ritrovato quel tratto erotico che aveva accantonato da qualche anno. Oku ci dà alla fine, nonostante le spinte scene di sesso e azione, un finale dolce e soddisfacente.

Riguardo l’animazione, solo 3 delle sue opere ne hanno ricevuto un adattamento: Hen ha avuto un oav, Inuyashiki 12 puntate da parte di Studio Mappa, e Gantz 26 puntate da parte di Studio Gonzo che racchiude solo la prima parte del manga.
 
Leggendo i lavori di questo autore, ciò che se ne deduce è la sua grande maturazione; Oku gioca molto su moltissime tematiche, spaziando a più non posso su vita, morte, amore, famiglia, erotismo, senso del dovere, coraggio, passione e sforzo. La sua firma distintiva è sicuramente quella del cagnolino. Tutte le opere infatti, hanno uno o più personaggi a contatto con un piccolo cane, cosa che sembra gli sia molto cara. 
Non mancano difetti nei manga e il ritmo narrativo delle sue storie non è sempre allo stesso livello; anche lui stesso in un'intervista ammise che la sua passione negli anni era calata e che amava ancora disegnare personaggi femminili. Tuttavia, ci ha regalato opere che intrattengono, ci emozionano e ci fanno riflettere e, soprattutto, ci ricorda di aiutare qualcuno quando ci si trova in difficoltà. Che sia un amico, un familiare, o uno sconosciuto.
 
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