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Daniele Croci

Daniele Croci

Zerocalcare su Wired e nuovo libro

  • Pubblicato in News

ImmagineIl successo di Zerocalcare (al secolo Michele Rech) sembra proprio non volersi arrestare. Dopo il cliccatissimo blog, ora in pausa, e ben tre fortunati libri pubblicati da Bao Publishing, l'autore ha infatti annunciato che terrà una striscia fissa sulla nota rivista hi-tech Wired.

L'annuncio è arrivato durante l'intervento di Zerocalcare al Wired Next Fest, la prima edizione di un festival ad alto tasso di tecnologia che si sta tenendo in questi giorni a Milano. Sul sito di Wired potete anche vedere l'intervento di Michele in cui parla del suo lavoro e del suo rapporto con l'hi-tech, nonchè del suo prossimo fumetto: "per un prossimo libro pensavo a una storia di zombie ambientata a Rebibbia, con protagonista Secco, uno dei personaggi delle mie strisce".

The Dead

La casa editrice Saldapress ha recentemente allargato il proprio parco titoli con The Dead, una nuova testata horror a base di zombi che va ad affiancarsi a fumetti come Raise the Dead o la pluripremiata serie The Walking Dead. Il primo (e per ora unico) volume di The Dead è stato pubblicato in patria per una piccola casa editrice di Belfast, la Berserker Comics, che è riuscita a riunire tre campioni del fumetto britannico come Alan Grant ai testi, Simon Bisley ai disegni e Glenn Fabry alle copertine. Grant e Bisley vengono spesso ricordati per il loro eccellente lavoro, agli inizi degli anni Novanta, su un character DC che da tempo era finito nel dimenticatoio, cioè l’irriverente Lobo.

Come facilmente intuibile già dalla copertina e dal titolo, The Dead non è altro che l’ennesima variazione sul tema dei morti viventi. Quello che costituisce l’elemento di maggiore novità per la serie è l’inedita ambientazione britannica, come si era visto per esempio (con le dovute distinzioni) nel film 28 giorni dopo; tale setting si riflette efficacemente nei dettagli delle ambientazioni (in particolare verso la fine del volume), nel look dei personaggi e nella parlata che tuttavia non è stato possibile riprodurre nella versione italiana.

La sceneggiatura di Alan Grant non è nulla di particolarmente originale e prevede delle situazioni francamente già viste e oltremodo abusate, come l’assedio o la masnada di badass che combatte i non-morti. Anche i dialoghi non sono decisamente memorabili, salvo qualche guizzo di humor nero che fa da ottimo contrappunto alla drammaticità e alla violenza (estrema) delle situazioni mostrate. L’elemento più interessante del volume è rappresentata dai divertenti inserti televisivi (un po’ come si vede nei film di Paul Verhoeven), che ci mostrano come i vari palinsesti abbiano vanamente tentato di adeguarsi alla presenza degli zombie, proprio durante i primi giorni dell’infestazione.

Il comparto grafico curato da Bisley è molto buono, anche se non raggiunge le vette di eccellenza che l’autore ha toccato altrove. Coadiuvato da un colorista valido come Adam Brown, riesce comunque a trasmettere quella dimensione grottesca, splatter e iconoclasta che la sceneggiatura richiede; in tal senso si può dire che The Dead non è affatto adatto a stomaci deboli, data l’alta concentrazione di sangue, mutilazioni e cannibalismo. Menzione d’onore per Glenn Fabry, altro veterano del fumetto britannico che ci regala ottime cover col suo stile inconfondibile, tutte raccolte in fondo al volume.

In definitiva, The Dead è un lavoro piuttosto trascurabile, ma non per questo completamente da buttare. Gli apprezzibli disegni di Bisley e il carattere volutamente trasgressivo e stomachevole delle situazioni mostrate potranno sicuramente fornire agli amanti dello splatter pane per i loro denti. Rimane solo un piccolo dubbio finale circa il futuro dell’opera, dato che in patria non escono albetti o volumi da diversi anni, oltre a quanto già raccolto da Saldapress. Visto che anche il sito ufficiale thedeadcomic.com non esiste più (il dominio è scaduto un mesetto fa), il rischio di trovarsi di fronte a un opera che rimarrà tristemente incompiuta è molto alto.

Before Watchmen - Minutemen 1-6

È stato recentemente pubblicato anche in Italia il sesto e conclusivo numero di una delle più attese miniserie del progetto Before Watchmen, di cui avevamo già recensito tutti i numeri uno: stiamo parlando di Minutemen, la serie scritta e disegnata da Darwyn Cooke.

Cooke, differentemente dagli altri autori legati al progetto, ha dovuto approcciarsi a una sequela di personaggi che nel Watchmen originale avevano avuto ben poco spazio, relegati per lo più ai ricordi dei personaggi o alle pagine in prosa che
Alan Moore inserì al termine di ogni capitolo. Si tratta infatti della prima generazione di eroi mascherati (molto poco super) che fecero la comparsa, nell’America fittizia di Watchmen, già a partire dal 1939: nomi come il primo Nite Owl, la prima Spettro di Seta (madre dell’eroina protagonista della mini originale), il misterioso Giustiziere Incappucciato o un giovanissimo Edward Blake, alias il Comico, che funge da vero e proprio trait d’union tra le due diverse generazioni di eroi.

Quello che potrebbe apparentemente sembrare un fattore ostacolante per l’autore, ovverosia la necessità di creare un background solido e una caratterizzazione efficace a personaggi che erano stati appena abbozzati, è stato probabilmente il punto di forza di questra mini: tale “vincolo” gli ha infatti permesso di lavorare con grande libertà interpretativa e di trovare una via originale per lo sviluppo del prequel, pur mantenendo un atteggiamento rispettoso – ma non eccessivamente reverenziale – nei confronti del padre freudiano che è il lavoro di Moore e Gibbons;
il fatto che ogni numero sia introdotto da una breve sequenza di vignette che in qualche modo riprendono il leitmotiv grafico dello smile macchiato è altamente significativo in tal senso.

Senza girarci ulteriormente intorno, il lavoro di Cooke è
indubbiamente il migliore del progetto. Si tratta di lavoro solido, ottimamente scritto e ben disegnato. La lunga sequenza che chiude il terzo albetto è particolarmente utile per provare l’innegabile bravura dell’autore che, tramite un semplice ma efficace espediente di montaggio (e di sovrapposizione di baloon in vignette in cui non apparterrebbero) riesce a mischiare due diversi piani temporali che collassano e vengono riuniti nella pagina finale, in cui la vignetta – che pur esiste, non si tratta di una splash – smette la proprio funzione cronologica in favore di una unicamente spaziale.

Quest’attenzione sui diversi piani temporali si riflette – tra le altre cose – nella struttura stessa della mini, il cui primo numero inizia ambientato parallelamente nel 1939 – anno del debutto degli eroi mascherati – e nel 1962, quando un Hollis Mason (protagonista e narratore della vicenda) oramai in là con gli anni riflette su quanto accaduto in passato, e in particolare sul contenuto scandaloso del suo imminente libro "Under the Hood". Nei numeri successivi, mentre le sequenze nel 1962 rimangono costanti, la linea narrativa del 1939 prosegue cronologicamente per mostrare l’evoluzione materiale e psicologica del gruppo di eroi, fino ad arrivare alla fine degli anni cinquanta, quando i Minutemen vengono definitivamente soppiantati dalla nuova generazione, i Crimebusters.

Già nel 1964 Umberto Eco analizzava come il fumetto supereroistico statunitense – in particolare per quanto riguarda i personaggi – esistesse in bilico fra la struttura del mito e la civiltà del romanzo; in altre parole, characters come Superman o Captain America esistono contemporaneamente come incarnazioni positive di valori collettivi, la cui genesi è avvenuta grazie a un elemento catalizzatore (soprannaturale o meno) in un passato remoto – che viene tuttavia sempre rievocato o rinarrato; dall’altra parte, i personaggi sono stati sviluppati in un epoca in cui a farla da padrone era il romanzo, che quindi richiedeva personaggi più umani, psicologicamente vicini al fruitore, e che dovevano (in ogni strip, in ogni albo che usciva) effettivamente compiere qualcosa di nuovo. Minutemen riflette in qualche modo su questa dialettica, mostrando come effettivamente la loro dimensione mitica e atemporale – tipica degli eroi dei comics – sia frutto di una costruzione discorsiva (a priori o a posteriori) volta deliberatamente a cancellare la loro componente umana e pertanto fallace e fallibile; tutto l’episodio della fabbrica dei fuochi artificiali nel secondo albetto è piuttosto significativo in questo senso. Pertanto è interessante notare come i Minutemen, che sono per noi personaggi di un fumetto, siano nella loro dimensione diegetica contemporaneamente essere umani tridimensionali e personaggi dei fumetti, fortemente tipizzati e mitizzati secondo, potremmo aggiungere, il gusto di una cultura fortemente conservatrice ed eteronormativa, esemplificata dalla vignetta fittizia (una delle tante astutamente inserite dall’autore durante la narrazione) in cui Silhouette e Spettro di Seta guardano estasiate il loro macho Edward Blake.

La confusione identitaria tra persona e personaggio, tra vigilante e prodotto pubblicitario, raggiunge l’apice nella sequenza giapponese del quinto albetto, in cui fanno la comparsa Mantello Blu e Scout: due supereroi “in carne ed ossa”, ma che nel microcosmo di Minutemen dovrebbe essere solo personaggi dei fumetti; diventa così impossibile stabilire il confine tra finzione e realtà, o meglio chi influenza che cosa; tuttavia, ancora una volta il tragico esito degli eventi dimostra come il mito del fumetto sia profondamente diverso dalla realtà (romanzesca), a sua volta sviluppata all’interno del fumetto (questo sì verosimile) chiamato Minutemen; “Mi rendo conto che è per questo che ho un vago disprezzo per il Dottor Manhattan”, riflette amaramente il primo Nite Owl.

La decostruzione del mito del supereroe è quindi una delle tematiche principali del Watchmen originale che viene elegantemente e sapientemente ripresa dall’autore di questa mini. Oltre a quanto detto in precedenza, è interessante notare come Cooke porti avanti e amplifichi ulteriormente il discorso della disfunzionalità che è implicitamente legata al costume; in altre parole, tutti i membri dei Minutemen hanno qualcosa che li pone più o meno al di fuori del canone di normalità (o anche solo accettabilità) sociale, specialmente secondo i canoni dell’epoca analizzata. Tra queste forme di alterità quella più lampante è, abbastanza prevedibilmente, quella sessuale, con ben tre personaggi gay; ricordiamoci che, tra le altre cose, il tristemente noto saggio "Seduction of the Innocent" uscì negli States proprio in quegli anni, precisamente nel 1954. È interessante notare che, tuttavia, l’unico personaggio costretto a pagare un prezzo per la propria diversità è Silhouette, che è doppiamente altra rispetto alla norma maschile ed eterosessuale che rappresenta il modello di riferimento per l’eroe americano.

Lo stesse costume, o il simbolo che va a creare la nuova identità, rappresenta per i nostri eroi-bambini un fattore solo apparentemente liberatorio o abilitante. Per Mothman, ad esempio, è la causa diretta dei suoi problemi di alcolismo e turbe mentali; il caso di Silk Spectre è più complesso: se da una parte la sua uniforme sexy le permette di esprimere una sessualità forte e dirompente, piuttosto fuori dagli standard per le donne dell’epoca, dall’altra è subito evidente che tale liberazione è puramente superficiale, e oltretutto controllata – ed eventualmente sanzionata dall’onnipresente autorità maschile: “Guardate il modo in cui si presenta Sally”, dice Dollar Bill per giustificare il Comico, colpevole di aver violentato la ragazza. Parlando del Comico, è innegabile come Edward Blake sia uno dei personaggi più interessanti e meglio caratterizzati, come si nota dalla cura con cui l’autore descriva la sua parabola discendente da ragazzino rissoso e problematico verso il disilluso anti-eroe che si vede in Watchmen. Il Comico è un piccolo mostro, esattamente come (quasi) tutti gli altri membri dei Minutemen, ma l’autoaccettazione di tale mostruosità lo pone, paradossalmente, una spanna sopra rispetto agli altri membri, in una ipotetica classifica di onestà intellettuale e (a)morale. È infatti l’unico in grado di vedere se stesso (e di conseguenza gli altri) e di trarne le dovute conseguenze; ne deriva infatti che, come si vede nelle altre mini e nell’opera originale, le due identità di Comico e di Edward Blake cessano di esistere separatamente, dal momento che il personaggio riesce ad abbracciare totalmente la sua natura corrotta e dionisiaca, senza l’illusione di abiti piccolo borghesi in cui rientrare al termine delle proprie scorribande.

Senza spoilerare inutilmente altre cose al lettore, si può dire che il finale della mini è tanto buono quanto spiazzante; ricco di sfiziosi riferimenti e parallelismi al lavoro di Moore e Gibbons, chiude con un cerchio perfetto il lavoro di decostruzione iniziato nel primo numero; oltretutto riesce a far rivivere su carta il clima di sfiducia e di sospetto che caratterizzò gli Stati Uniti nel primo decennio dopo la seconda guerra mondiale, durante il Maccartismo.

Per concludere, non si può non consigliare il lavoro di Cooke a chi ha amato alla follia il capolavoro di Moore e Gibbons, dato che ne costituisce forse l’unico degno prequel, riuscendo a fondere le atmosfere originali con quelle del fumetto d’antan (che pure costituì una forte inspirazione per i due autori britannici) condendo tutto con una sensibilità nuova e originale; ma anche quei pochi che non dovesserero conoscere Watchmen potranno trovare in Minutemen un lavoro appassionante, ben scritto e con dei momenti davvero memorabili.

I corti Docucity al Museo WOW

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Giovedì 9 maggio il museo del fumetto milanese WOW Spazio Fumetto ospiterà una delle manifestazioni legate al festival di cinema documentaristico Docucity, organizzato dall'Università degli Studi di Milano e giunto quest'anno alla quarta edizione.

Nello specifico, il frutto della collaborazione sarà una giornata dedicata all'animazione giapponese sperimentale, che vedrà la presenza al museo del maestro Itaru Kato, direttamente dalla Tohoku University of Art & Design, accompagnato dai suoi allievi Tatsuya Oka, Hiroko Funayama e Yuka Maeda. Dopo l'incontro con gli autori, verranno proiettati i corti di animazione sperimentale realizzati proprio dagli studenti, nonchè un film documentario intitolato La città di Minamisoma e Genchoku. Gli abitanti della mia città.

Come tutti gli eventi legati a Docucity, la partecipazione è assolutamente gratuita. Potete trovare maggiori informazioni sul flyer qua sotto, e per sapere tutti gli altri incontri e proiezioni del festival potete visitare l'apposita pagina Facebook.

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