Aldobrando, recensione: il brutale fantasy di Gipi e Luigi Critone
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Il ritorno di Gipi in libreria avviene a un anno di distanza da Momenti straordinari con applausi finti, probabilmente una delle opere maggiormente autobiografiche e sentite dell’autore. Aldobrando, sempre per Coconino Press, rappresenta invece quanto di più distante dal precedente racconto, pur attingendo a piene mani da quelle che sono la poetica e le tematiche del suo autore.
Per certi versi, possiamo affiancare l’opera a la Terra dei figli, racconto post-apocalittico in cui Gipi sembra voler ampliare i suoi orizzonti narrativi sposando appieno la veste di autore di narrativa più pura. In Aldobrando, inoltre, questa strada sembra ancora più limpida in quanto il fumettista toscano – per la prima volta – è autore della sola sceneggiatura lasciando le matite nelle abili mani di Luigi Critone.
Ambientata nell’universo di Bruti, il gioco da tavolo che Gipi sviluppò alcuni anni fa e per cui realizzò una prima versione del racconto, la storia di Aldobrando è narrata in un medioevo fantastico ma crudo e brutale. Descritto come un incrocio fra L’armata Brancaleone di Mario Monicelli e il Don Chisciotte di Miguel de Cervantes Saavedra, l’opera è un romanzo di formazione che vede il giovane protagonista, affidato dal padre a uno strego, compiere un viaggio che lo cambierà profondamente. Ingenuo e fragile, Aldobrando verrà catturato e ingiustamente accusato del ferimento del figlio del re, si innamorerà della giovane e meravigliosa principessa, e lotterà costantemente fra la vita e la morte.
La maggiore abilità di Gipi sta nel donare profondità e tridimensionalità ai suoi personaggi che hanno sempre una doppia anima. Anche alle comparse più marginali bastano poche parole per diventare vivi nel racconto dell’autore. La scrittura di Gipi è riconoscibile, ma è quanto mai asciutta ed essenziale: il fumettista cerca – riuscendo – di estraniarsi il più possibile. E in effetti, Aldobrando è un racconto che diventa universale e che vedremmo benissimo trasposto in un film d’animazione o dal vivo.
Il racconto ha due anime: una tenera e dolce, l’altra ostile e brutale, e ogni protagonista ha in sé questi due aspetti. L’intreccio narrativo risulta efficace e perfettamente congegnato, forse un po’ troppo: quello che potremmo imputare all’opera è una certa prevedibilità del suo sviluppo e di alcune sue situazioni.
Il nome di Luigi Critone potrebbe essere poco noto ai lettori italiani e – in effetti – il fumettista ha visto poche sue opere tradotte in italiano, ma in Francia il suo lavoro è molto apprezzato grazie ai suoi libri realizzati per editori del calibro di Soleil e Delcourt. Non è dunque un caso che il volume, pubblicato prima oltralpe per Casterman, sia stato molto apprezzato dalla critica e dal pubblico locale. Vedendo le sue tavole non è difficile comprende il motivo per cui Gipi abbia scelto questa collaborazione: lo stile di Critone può ricordare alla lontana alcune delle caratteristiche grafiche dell'autore toscano, ma è sicuramente più aggraziato e morbido nel definire i volti dei personaggi e i paesaggi. Interessante il contrasto fra personaggi sgraziati e rozzi, come lo stesso Aldobrando - e figure eleganti e gentili come ad esempio quelle della principessa e della sua serva. Non sappiamo quanto i due autori abbiamo collaborato sulla parte grafica per confrontarsi sui personaggi e sulle tavole ma queste ultime risultano sempre perfette e minuziose, caratterizzate da una gabbia varia ma classica e assolutamente efficace nella regia.
Molto ben riuscita e imprescindibile la colorazione di Francesco Daniele e Claudia Palescandolo, che optano per un acquerello perfettamente in linea con quello già visto in altri lavori di Gipi, che dona gran profondità e atmosfera alle tavole giocando magistralmente con le luci. Un lavoro, questo, che conferisce calore e umanità ai disegni di Critone.
Aldobrando è un’opera per tutti, classica e moderna, romantica e brutale. Il volume Coconino Press (29 x 21,5 cm) presenta una copertina rigida e una carta spessa e opaca che rende giustizia – come da tradizione per l’editore – al lavoro dei suoi autori.