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Lucca '12: Conferenza Takeshi Obata al Press Cafè

DeathNoteSecondo giorno di Lucca Comics & Games, e una delle prime conferenze è stata quella tenuta da Takeshi Obata presso l’area Pro.
Al Press Cafè, in una sala gremita di giornalisti della stampa specializzata e generalista; l’autore di Bakuman e Death Note ha risposto alle domande pervenutagli negli scorsi giorni in maniera tranquilla.

Prima di iniziare l’intervista, Marco Pellitteri ha introdotto l’autore focalizzandosi su due punti che fanno capire l’importanza mediatica di Obata e dei suoi lavori più noti (cioè Bakuman e Death Note).
Tali punti erano: il seguito a livello di pratiche sociali e di condivisione tra i fan (innumerevoli i cosplayer ispirati ai due titoli o le fanzine a loro dedicate che continuamente nascono nel web) e la capacità del maestro Obata (in particolare con Death Note) di unire l’inquetudine della trama del manga a uno stile che riesce perfettamente  a combaciare con i contenuti. Death Note, inoltre, risulta tra i più seguiti e i più studiati in Europa. Ci sono molti tesi di laurea su questo manga sia in Francia, Germania che in Italia e ciò ci fa capire che c’è un’intera generazione di lettori/critici che ha capito e analizzato la crucialità dei temi affrontati da Tsugumi Ohba e Obata.

Dopo la presentazione di Pellitteri l'intervista è cominciata. A turno i vari giornalisti hanno posto le loro domande e Obata ha risposto, in giapponese, a tutto ciò che gli è stato chiesto in manniera pacata e gentile.

Cosa ne pensa delle edizioni italiane delle sue opere?

Mentre stavo disegnando non immaginavo che sarei stato pubblicato in Italia; ciò mi rende molto fiero e felice; inoltre il fatto che le mie opere vendano molto bene e mi ha fatto piacere. A Lucca, poi, mi hanno informato che solo ieri sono state vendute 600 copie, quindi grazie a voi.

In Hikaru No Go, tre dei personaggi principali hanno dei nomi legati alla luce, in Death Note il protagonista si chiama light. C’è continuità tra le due opere?

Mi spiace ma le sceneggiature sono diverse e le storie sono completamente diverse; il fatto che i personaggi abbiano nomi che hanno a che fare con la luce in entrambi i titoli è una coincidenza e non c’è continuità tra le due.

In passato nella sua carriera lei ha lavorato con diversi sceneggiatori. Come si è riflesso il rapporto con la loro capacità di scrittura nelle impostazioni delle sue tavole?

La differenza o difficoltà è stato non tanto perché gli sceneggiatori erano differenti quanto perché i generi del varie manga erano diversi.
Hikaru No Go, ad esempio, è una storia molto reale; Death Note, invece, è molto fantasy. Le difficoltà, quindi, non stanno tanto nelle differenti sceneggiature quanto nei differenti generi.
La difficoltà, per me, è che devo “entrare” in questi generi. Per Death Note il viaggio che stavo facendo in Italia, a Roma, durante quel periodo mi ha molto aiutato per l’ambientazione.
In Bakuman il genere era totalmente diverso, ma sono riuscito a inserirmi nelle tavole di questo fumetto due volte. Sta a voi trovarmi.

Come è nato il duo Takeshi Obata/Tsugumi Ohba e se il vostra intesa è stata immediata o se è cresciuta nel tempo?

Con Ohba siamo andati subito d’accordo; quando ho letto la sua sceneggiatura mi è piaciuta subito e siamo andati molto d’accordo.

Death Note e Bakuman, sono storie completamente diverse con personaggi completamente diversi. Qual è stato il più complicato da realizzare?

È vero che sono due mondi molto diversi ma le sceneggiature di Ohba erano molto interessati e non ho fatto fatica a entrare nelle storie. Potevo immaginarmi subito i personaggi; certo alcuni personaggi mi hanno richiesto più lavoro che altri, come la figura di Ryuk per Death Note.

In Giappone sono stati creati diversi film live-action su Death Note e da diverso tempo si parla di un remake americano. Preferirebbe che la storia e il film restasse in Giappone con Light studente o le piacerebbe una versione occindentale magari con alcuni cambiamenti? Che attori e registi le piacerebbero?

È vero che c’è questa voce di un remake a Hollywood; se si realizzasse davvero ne sarei felice ma per ora non c’è nulla di sicuro. Magari! Mi piacerebbe comunque che la storia rimanesse il più possibile fedele all’originale, ma se dovessero fare dei cambiamenti, magari per aumentare l’azione (e il budget del film), allora potrebbe andare bene. Per attori e registi non ne ho idea e possono scegliere chi vogliono; bastano che lo facciano a Hollywood.

Qual è il personaggio che ha amato più disegnare e quello che le è stato più antipatico?

In Death Note sono tutti personaggi legati alla morte, ma mi sono divertito molto a disegnarli e a crearli specialmente Ryuk che mi è molto simpatico. In generale i personaggi femminili, comunque, sono quelli che trovo più antipatici perché non capisco bene le donne e quindi disegnarle mi crea molti problemi.

Con Bakuman lei e Ohba avete parlato del lavoro di mangaka, che è anche il vostro lavoro. Quanto di quello raccontato su Bakuman corrisponde al suo lavoro quotidiano?

La maggior parte di quello raccontato su Bakuman corrisponde con la realtà della mia vita e di quella dei mangaka. Per questo, mentre disegnavo Bakuman soffrivo come i protagonisti perché quello che stavo vivendo io e quello che stavano vivendo i personaggi quasi coincideva.

La sua prima opera Cyborg Jii-chan G (Cybernonno G ndr) è l’unica in qui la vediamo sia sceneggiatore che disegnatore. Dall’opera successiva in poi ha sempre disegnato storie sceneggiate da altri. Cosa l’ha spinta verso questa decisione e c’è la possibilità che lei torni a sceneggiare un suo fumetto?

Fin dall’inizio a me piaceva molto disegnare, ma non ero bravo a creare la storia. Quindi se c’è qualcuno che si occupa della sceneggiattura io mi posso concentrare sul disegno, dove posso aspirare alla perfezione. Per questo mi piace questo modo di lavorare. Per ora, quindi, non ho intenzione di fare storie mie ma se in futuro dovesse venirmi qualche idea molto interessante allora lo farei. Per ora, comunque, non ho nulla in programma.

In Death Note cui il protagonista è un antierore, un personaggio che potrebbe essere annoverato tra i cattivi piuttosto che tra i buoni. Come è nata l’idea?

L’idea viene da Ohba, non da me. Appena letto anche io mi sono meravigliato della “novità” del protagonista. In generale le storie sono sempre del genere protagonista/buono ha un antagonista/cattivo e i due lottavano e alla fine il buono batteva il cattivo. Questo era ed è la regola. In Death Note invece, Ohba, ha messo il cattivo nel ruolo di protagonista e questo era una cosa molto nuova che mi ha divertito tantissimo.

Quanto è stato importante Hikaru No Go nella sua crescita artistica e professionale?

Hikaru No Go mi ha dato una grande occasione di andare avanti e cambiare. Con questo titolo ho potuto disegnare come volevo e approfondire la qualità dei disegni. L’incontro con il maestro Yumi Hotta e con il suo modo di lavorare mi ha dato tanta conoscenza e tanto sapere, e lavorando con lui ho imparato tante cose e ho approfondito il significato della parola autore.

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