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Francesco Tedeschi

Francesco Tedeschi

Rocketeer vol. 1: Il primo volo

Anni ’30: lo squattrinato pilota Cliff Secord si esibisce in evoluzioni e voli acrobatici al circo aereo Bigelow. La sua fidanzata, la bella e ambita Betty, sembra però essersi stancata di attendere il realizzarsi di un sogno di ricchezza che si fa sempre più nebuloso e utopico, e, come se questo non bastasse, l’interesse dell’importante e facoltoso fotografo che la ritrae in servizi fotografici senza veli non sembra meramente professionale come dovrebbe. La vita del povero Cliff subisce un forte scossone quando un gruppo di malavitosi in fuga dalle forze dell’ordine lascia nel suo hangar il prototipo sperimentale di un progetto rivoluzionario: lo zaino-razzo, un aggeggio che permette a chi lo indossa di volare. È la grande occasione di Cliff, o questo è almeno ciò che lui crede: aiutato dal suo amico Peev, il pilota indossa il prototipo e nasconde il proprio volto dietro a una maschera… Nasce così Rocketeer, l’uomo volante mascherato. Ma dietro alla genesi dello zaino-razzo si celano dinamiche bieche e molto più grandi del nostro sfortunato eroe…

Leggere Rocketeer significa immergersi in un universo in cui passato e presente si amalgamano alla perfezione: la sospensione dell’incredulità viene spontanea e senza alcun intoppo, e le atmosfere della storia portano il lettore a credere che in un uomo in grado di volare grazie a uno zaino-razzo non ci sia nulla di strano. In Rocketeer confluiscono correnti pulp e supereroistiche, a tratti miscelati ad aspetti sexy e art déco, in un ibrido tra generi alieni gli uni dagli altri, ma che miscelati danno vita a un’opera che può essere definita un capolavoro senza alcuna riserva.
Le splendide tavole di Dave Stevens, ricolorate per questa nuova edizione integrale e cronologica dell’opera da Laura Martin, sono complementari allo spirito del cangiante registro narrativo: il tratto di Stevens, realistico ma profondamente espressivo, si sposa alla perfezione con le svariate sfaccettature della variegatissima sceneggiatura, dalle scene d’azione ai ritratti della bella e sensuale Betty, dai momenti ironici a quelli drammatici.

SaldaPress propone un volume di grande formato, elegante e curatissimo che inaugura la nuova collana Maèstro, arricchito da un’ampia sezione di contenuti extra: bozzetti, cover originali, storyboard, sketch e approfondimenti sul lungometraggio del 1991 ispirato al personaggio.
In definitiva, Rocketeer – Il primo volo è un volume che non può assolutamente mancare nella libreria di ogni appassionato di fumetti d’alta qualità.

Blueberry Girl

Neil Gaiman è uno di quegli autori che non la smettono mai di stupire. Fin dall’alba della sua carriera nell’universo della narrativa, l’autore britannico ha dimostrato di essere in grado di creare atmosfere coinvolgenti e incredibilmente innovative, spesso utilizzando elementi, universi, generi e forme considerati obsoleti dai più. Blueberry Girl, portato nel nostro Paese dalla coraggiosa e combattiva BAO Publishing, è l’ennesima ricoferma dello sconvolgente talento di Gaiman nello stupire e commuovere con poche ma decise pennellate, come un pittore impressionista: la poesia che costituisce la componente testuale dell’opera, infatti, non è che un semplice augurio in favore di una vita appena nata, una sorta di dichiarazione d’amore verso qualcuno che muove i primi passi nel mondo che ci circonda.

La blueberry girl citata dal titolo, infatti, è una bimba che intraptrende il suo cammino nel mondo (non a caso, Gaiman dedica il volume a una nascitura), e che si appresta a scontrarsi con tutto ciò che il dono della vita comporta, piacevole o spiacevole che sia. Sono sufficienti pochi versi per descrivere alla perfezione l’emozione di chi attende una nascita, e il timore generato dalla responsabilità di fare da mediatore, o più propriamente da traghettatore, tra l’utero materno e il mondo esterno. Le figure mitologiche che nelle immagini seguono i primi passi della ragazzina altro non sono che personificazioni delle gioie e dei dispiaceri in cui inevitabilmente si incorre nei primi anni d’esistenza, delle gratificazioni e delle frustrazioni, delle scoperte e delle paure (Dame di luce e Dame d’ombra…). Con queste premesse, l’ineffabile autore del pluripremiato The Sandman elabora un testo grandioso nella sua semplicità, un percorso iniziatico e toccante che, come al solito, si rivela essere una composizione indirazzata agli adulti travestita da filastrocca per bambini.

Inutile dire che le splendide e oniriche illustrazioni di Charles Vess, artista col quale Gaiman aveva già collaborato in precedenza, sono del tutto all’altezza dell’arduo compito: Vess segue e descrive la poesia con uno stile fantasy (ma non troppo), riuscendo in pieno nel compito di sintetizzare per immagini la nascita e la crescita di cui il testo è metafora.
BAO offre un’edizione elegante e curatissima, in tutto e per tutto uguale all’originale, riuscendo tra l’altro nel difficile obiettivo di offrire al lettore una traduzione che traduzione non sembra, ma non per questo si rivela forzata o infedele.

Ligabue - Il mio nome non ha importanza

Zoo Libri, casa editrice specializzata nella pubblicazione di opere di narrativa per ragazzi, presenta un volume scritto dallo sceneggiatore e scrittore Giuseppe Zironi e illustrato dallo svizzero Hannes Binder: Ligabue – Il mio nome non ha importanza racconta la biografia di una delle più controverse ed enigmatiche figure dell’arte italiana, Antonio Ligabue, pittore famoso per le sue incredibili raffigurazioni di animali feroci.

Nato in Svizzera nel 1899, ma profondamente legato al paese di Gualtieri in provincia di Reggio Emilia, il celebre pittore ha raggiunto il successo e la notorietà in età avanzata, e non prima di essere entrato e uscito da ospedali psichiatrici per gran parte della sua vita. Sospeso in una terra di confine tra realtà e allucinazione, diviso tra l’attrazione morbosa per gli animali feroci e i disturbi mentali da cui è affetto, tenta di raggiungere quella ricchezza che gli permetterebbe di acquistare le motociclette e le automobili che tanto ama.

Giuseppe Zironi, autore noto tra le altre cose per il grande contributo dato alla Disney, racconta la tormentata esistenza dell’eccentrico artista, ripercorrendone le tappe principali e inventandone i passaggi sconosciuti: il risultato è una favola che trascende di gran lunga i confini stabiliti che distinguerebbero ciò che è narrativa per ragazzi da ciò che non lo è. Si potrebbe dire che Ligabue – Il mio nome non ha importanza è una favola per bambini di tutte le età: contaminata sì da tinte oniriche e favolistiche, ma fedele al reale svolgimento dei fatti. Al lettore quindi non resta che lasciarsi andare alla vicenda, coinvolgente e angosciosa come solo una vita vera sa essere, complice la prosa di Zironi, scorrevole ed elegante, anche se giustamente contaminata da diverse forme dialettali.
A completare un’opera perfetta sia per forma che per contenuti, gli splendidi disegni del pittore e illustratore svizzero Hannes Binder: le immagini, che traggono spunto dai dipinti originali di Antonio Ligabue, rappresentano il naturale completamento della componente testuale. Nelle tavole di Binder l’aggressività delle fiere tanto care al pittore di Gualtieri si sposa a un illusionismo surreale che ricorda Maurits Cornelis Escher, in una sorta di continua meta-illustrazione.

Chiudono l’elegante volume una biografia essenziale di Antonio Ligabue e un glossario dialettale e geografico, utilissimo per chi non è nato nelle terre d’origine dell’artista.

Panini Noir: La città della nebbia

San Francisco, anni ’50. Una serie di omicidi scuote il quartiere di Tenderloin: diverse prostitute vengono trovate uccise in vicoli bui, le forze dell’ordine brancolano nel buio. Chiamato ad indagare sul caso, l’investigatore privato Frank Grissel inizia a sondare i meandri più bui e abietti della città alla ricerca di indizi, forte della sua esperienza e del suo cipiglio da detective della vecchia scuola. Ben presto il Nostro si ritroverà sprofondato in una spirale di eventi sempre più atroci e inquietanti, e oscure verità apparentemente scollegate le une dalle altre, inizieranno a sovrapporsi gradualmente fino a creare una rete fitta e intricata. Come se non bastasse, alcune di queste verità sembrano provenire dal passato dello stesso Grissel, un passato che nemmeno la sua segretaria e amante conosce. La città della nebbia si avvale degli elementi noir e hard-boiled più classici: strade fumose e cupe che nascondono segreti e pericoli, personaggi inquietanti implicati in loschi traffici che hanno tutto da nascondere e un protagonista che, a muso duro, si addentra in un labirinto di realtà gradualmente più raccapriccianti.

Malgrado le premesse collaudate, però, lo sceneggiatore Anderson Gabrych, noto per il contributo dato a Detective Comics, Catwoman e Batgirl, non riesce a mantenere le promesse fatte al lettore nelle prime pagine del graphic novel: la trama inizia infatti ad attorcigliarsi su stessa tramite espedienti macchinosi e spesso poco credibili; il ritmo della vicenda perde colpi in diversi passaggi, e molte incongruenze minano la credibilità dell’intera storia. Anche la caratterizzazione dei personaggi è scontata e priva di spessore: i comprimari si rivelano una serie di stereotipi basati su cliché visti e stravisti, che di sicuro rendono ancora più difficile il grado di immedesimazione da parte del lettore. I numerosi colpi di scena che dovrebbero stupire , poi, falliscono: il finale, piuttosto telefonato, non risolleva le sorti di una sceneggiatura priva di mordente, forse scritta con la mano sinistra da un autore affermato e di norma abilissimo.
Ottima, anche se inusuale, è invece la particolarissima componente artistica, opera di Brad Rader: i disegni, schematici e stilizzati, si sposano inaspettatamente alla perfezione con le tinte noir della storia.

Nel complesso, La città della nebbia è un’opera che forse solo i più sfegatati fan del genere potranno apprezzare: di sicuro non è all’altezza di altri splendidi graphic novel ai quali ci ha abituati la linea Panini Noir.

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