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Alfredo Goffredi

Alfredo Goffredi

Stria, nuovo romanzo Bonelli di Simeoni

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StriaTra le manovre di svecchiamento operate da Sergio Bonelli Editore negli ultimi anni, quella che spicca su tutte le altre è la collana dei Romanzi a Fumetti Bonell, che più delle miniserie rompe con la tradizione dell'editore offrendo lunghe storie a fumetti autoconclusive realizzate da nomi noti del parco autori Bonelli. Dopo Dragonero, Gli occhi e il buio, Sighma e Mohican, a giugno uscirà Stria, di Luigi Simeoni. Dopo Gli occhi e il buio, Simeoni presta nuovamente il proprio talento autoriale a un graphic novel, come riportato da fumettodautore.com.

Raggiunto da Comixfactory, da cui arriva la prima immagine ufficiale rilasciata dall'autore, Simeoni ha definito il nuovo romanzo come una favola nera, tra horror e poliziesco, tra anni Ottanta e oggi, che ha per protagonista un gruppo di adolescenti e le loro paure.

Femmine contro Maschi sul Topo: intervista a Fausto Brizzi

Topolino_2881Uscirà nelle sale il 4 febbraio "Femmine contro maschi", nuova pellicola scritta e diretta da Fausto Brizzi che è il seguito atipico del precedente "Maschi contro femmine". Atipico perché non proseguirà le quattro storie raccontate dal regista l'anno scorso, ma ne rovescerà la prospettiva concentrandosi sui suoi personaggi di contorno.

Come già  accaduto per "Maschi contro femmine" e per alcune pellicole precedenti come "Notte prima degli esami", "Notte prima degli esami - Oggi" ed "Ex" (tutte pellicole di cui Brizzi ha curato sia la sceneggiatura che la regia), il settimanale Topolino pubblicherà una storia scritta da Brizzi e Riccardo Secchi, l'ultima di un trittico di storie dedicate alla nuova pellicola del regista, la cui uscita nelle edicole è prevista per il 9 febbraio.

Se "Topolino e Minni in Muro contro muro" usava lo sport come discrimine tra i sessi e strumento risolutore (la partita di pallavolo a cui allude il titolo) delle schermaglie amorose, nel prossimo "Qui Quo Qua e il pluri innamoramento" (i cui disegni saranno realizzati da Nicola Tosolini) la narrazione sarà incentrata sulla nascita di amori giovani e sul loro distratto postino.

Per l'occasione abbiamo raggiunto Fausto Brizzi per una chiacchierata sulla sua nuova storia ma anche per comprendere maggiormente la sua visione di fumetto e cinema.

Ciao Fausto, benvenuto su Comicus! Cosa ci puoi raccontare di questa nuova storia scritta per Topolino? In quale modo sarà identificabile il rapporto alla pellicola questa volta? E quali saranno i personaggi coinvolti?

In realtà sono tre storie, due sono già uscite su Topolino l'altra uscirà la settimana prossima [il 9 febbraio] che abbiamo tratto un po' parodizzando, insieme a Riccardo Secchi, dalle tre trame principali di "Femmine contro maschi". Nell'ultima ci sono Qui Quo e Qua alle prese con i primi turbamenti sentimentali e nelle precedenti, invece, ispirate alle storie che nel film sono fatte con Emilio Solfrizzi e Luciana Littizzetto e un'altra con Ficarra e Picone: in una c'è una perdita di memoria che fa dimenticare a Paperino di essere Paperinik e un'altra in cui c'è una passione musicale non condivisa dalle femmine Disney, rispetto ai maschi... che sono le stesse storie che si intrecciano in Femmine contro maschi. È un po' la stessa operazione che avevamo fatto con un film di due anni fa che si chiamava "Ex", sempre insieme a Riccardo Secchi, sempre per la Disney, e ancora prima avevamo fatto una storia che si chiamava "Qui Quo Qua e la notte prima degli esami", ispirata a non ti dico quale film.

E del resto sembra abbastanza ovvio. Senti, parlando del tuo lavoro di sceneggiatore, hai sceneggiato film, fiction tv e videoclip. Com'è che a un certo punto hai deciso di puntare sul fumetto? E come è nata la collaborazione con Topolino?

Guarda, il fumetto è la mia grande passione. I miei amici dicono che il mio studio sembra la biblioteca nazionale del fumetto, sono onnivoro di fumetti da sempre, un raccoglitore malato, e il mio sogno è sempre stato scrivere fumetti. Poi la mia carriera di sceneggiatore si è evoluta in un'altra maniera, ho scritto per la televisione e poi per il cinema, ma io considero sempre il punto più alto della mia carriera il giorno in cui è uscita la mia prima storia su Topolino. Spero di continuare, anche. Non solo come parodia dei film ma anche come sceneggiatore. È un'attività che per ora non è la mia principale, è poco più di un hobby... però il fumetto, o anche il cinema tratto dal fumetto, è la mia vera passione.

Quindi per il tuo futuro hai in serbo altre storie a fumetti? Magari qualcosa di totalmente autonomo e svincolato dal mondo Disney...

Si, non escludo di scrivere qualcosa direttamente a fumetti e anche viceversa. In realtà non ti svelerò da quali fumetti ma ho un sogno fumettistico da tradurre in film e spero, prima di schioppare, di farlo.

Puoi farci qualche titolo tra i fumetti che preferisci e che leggi abitualmente?

Il mio fumetto preferito in assoluto ovviamente – diciamo Disney esclusa perchè sarebbe di parte insomma, lavorandoci da tempo – è Alan Ford. Sono pazzo del Gruppo TNT ed è da questa passione che poi è nata anche l'amicizia di Riccardo Secchi, che è anche figlio di Luciano Secchi, l'autore di Alan Ford, oltre che ad essere un bravissimo sceneggiatore. Sono un lettore della Marvel vecchia maniera, quindi Uomo Ragno, Fantastici Quattro e company, pazzo di Diabolik. Qualche Bonelli, anche.

Qualche, tipo...?

Principalmente Dylan Dog, è il fumetto Bonelli che mi è piaciuto di più. Quando ero ragazzo leggevo molto Tex.

Parlando di Riccardo Secchi, con cui ti trovi a collaborare ancora una volta, in una vecchia intervista ti ha definito uno sceneggiatore "ottimo ed estremamente competente". Cosa puoi dire tu di lui? Com'è lavorare insieme e come vi gestite in fase creativa, decisionale e scrittoria?

Beh, diciamo che lui è molto divertente, è uno degli sceneggiatori più eclettici, insieme, che so, a Tito Faraci o altri, perché riesce a sceneggiare Nathan Never piuttosto che le avventure di Ciccio e Nonna Papera. Quindi due prodotti, diciamo, particolarmente lontani. Noi prima di tutto facciamo un lavoro di costruzione della storia e scegliamo i personaggi. L'unica fase in cui discutiamo accesamente è il casting, perché lui ovviamente ha dei suoi preferiti, dei suoi raccomandati. Lui ama molto Ciccio e quindi cerca sempre di infilarci Ciccio, io cerco sempre - e non ci riesco quasi mai - di infilarci Zio Paperone, che è il mio preferito, e poi in genere arriviamo a un patteggiamento e andiamo appunto o sui paperi o sui topi più convenzionali. Però la fase di casting Disney è una di quelle che mi fa più ridere. Credo che Ciccio gli passi dei soldi...

Sì, a questo punto credo sia probabile, visto che anche in quell'altra intervista parlava di come cercasse sempre a tutti i costi di infilare Ciccio nelle vostre storie.

[ride] È quasi un tormentone della fase di casting. Mentre al cinema vanno di moda le raccomandate, nel mondo papero ognuno ha i suoi preferiti.

E penso sia così per qualsiasi fumetto. Entriamo ora nel profondo del tuo lavoro di sceneggiatore. Come ti sei sentito quando per la prima volta hai vestito i panni dello sceneggiatore di fumetti? E cosa è cambiato da quella storia ad ora?

La prima volta che ho fatto lo sceneggiatore di fumetti mi sono sentito abbastanza disorientato perché cambiano tantissimi parametri rispetto alla sceneggiatura per il cinema. Intanto cambia anche la forma, banalmente, cioè la forma di scrittura della sceneggiatura è diversa e la devi imparare, è una cosa tecnica che però diciamo che per il cinema ormai mi viene automatica. E poi devi imparare anche a non darti limiti, mentre al cinema te li dai. Io so che quando scrivo per me poi la dovrò girare quella scena, quindi non posso far volare la gente piuttosto che lavorare troppo di fantasia. E questa cosa è proprio un click che ti deve scattare nella mente.
Alla rovescia, lo sceneggiatore di fumetti prestato al cinema secondo me tenderebbe a sentirsi fin troppo libero e poi ci sarebbe qualcuno sempre che arriva e dice "Si, ma quanto costa 'sta cosa?". Sui fumetti c'è il vantaggio, che secondo me è la cosa migliore, che gli "attori" sono tutti bravi e tutti molto famosi, quindi è molto più semplice la messa in scena perché tu sai che Paperino è amato già dalla prima vignetta. Al cinema raramente è così, sullo schermo tutto va conquistato, sudato molto di più.

Sì, beh, diciamo che il loro essere famosi è indubbio, il loro essere bravi è una cosa che dipende anche da voi, tutto sommato.

Dipende da noi e anche molto dal disegnatore. Ho avuto la fortuna di avere anche dei bravi disegnatori per queste storie. Il vero regista poi è il disegnatore, nel fumetto. Un ruolo che spesso è sottovalutato però io… diciamo che negli anni mi interessavo di più di chi aveva scritto la storia. Poi lavorando per queste storie Disney ho imparato a riconoscere anche il disegnatore e l'interpretazione che gli dava. Quindi, appunto, quando mi dicono "Ok, questa storia la disegna Corrado Mastantuono", o Giorgio Cavazzano, io dico "Meraviglia, bellissimo", è come se un film d'azione te lo girasse Steven Spielberg.

Femmine-Contro-MaschiPrendendo in considerazione ora il tuo lavoro per il cinema, ti è mai capitato che una storia a fumetti abbia influenzato il tuo lavoro per tv o cinema?

No, non mi è capitato perché in realtà i fumetti che leggo, come ti dicevo, sono molto "fantastici", sono abbastanza fantasy o fantasiosi, quindi è difficilissimo nella fiction pseudo-realistica che si fa in Italia provarci o metterci dei riferimenti. Fattostà che poi i miei film io li ho riempiti di citazioni fumettistiche. I miei personaggi sono sempre stati pieni di magliette con i miei personaggi preferiti dei fumetti, piuttosto che, addirittura, nel film "Notte prima degli esami" c'era una scena in cui il protagonista leggeva Alan Ford. Diciamo che ho condito i film, chi se li guarda tutti trova una collezione di citazioni fumettistiche.

Però nel momento in cui mi metti i fumetti Disney tra le tue letture è inevitabile considerare la forza dei loro personaggi, il loro essere fuori dal tempo che permette di servirsene per raccontare quello che poi siamo noi, la nostra società.

Sì, questo è il motivo per cui amo la Disney e amo Alan Ford, perché in qualche modo hanno raccontato i loro tempi e si sono a poco a poco aggiornati. Cioè se tu leggi una storia Disney degli anni Sessanta la riconosci che è degli anni Sessanta, perché racconta quella realtà. Io ogni tanto leggo ancora Tex. Tex non è cambiato. È rimasto lo stesso, è quella roba là, è Tex. Piuttosto che Diabolik... In Diabolik, diciamo, è entrato l'euro a un certo punto, è l'unica variante vera. E Eva è diventata un po' più protagonista, un po' più donna impegnata nel sociale. Ma per il resto se leggi degli Alan Ford degli anni Settanta trovi dei riferimenti alla cultura anni Settanta che ti raccontano il mondo, e anche per la Disney è così, un po' più nascosto tra le righe.

Mentre invece Tex è perennemente congelato nell'immaginario western che l'Italia ha dal dopoguerra e rimane quello, è il suo punto di forza.

Sì, è bloccato. Come Zagor, nella foresta di Darkwood, sta lì. Leggi un numero del '72 o un numero di oggi e non c'è niente di differente.
La rivoluzione secondo me è iniziata con Stan Lee e la Marvel, gli Uomo Ragno degli anni Sessanta erano molto immersi negli anni Sessanta, c'era la droga, la contestazione, riflettevano molto gli anni in cui stavano vivendo pur essendo dei fumetti di supereroi. Questa è una cosa che mi piace sempre nel fumetto, che in qualche modo si fa contaminare dalla realtà. In genere amo il fumetto che cambia coi tempi.

Che poi è il senso dell'eroe, quello di essere un mito e un simbolo per qualsiasi epoca, in linea non solo con i tempi ma anche con le persone che lo leggeranno.

Sì, è il motivo per cui a un certo punto ho amato Dylan Dog, perché comunque era un fumetto innovativo. Quando è uscito Dylan Dog era una cosa assolutamente nuova, cioè al passo con le mode, al passo con i tempi. Poi negli anni anche Dylan Dog si è congelato.

Esatto, come per Tex. È l'immaginario di un periodo che poi rimane quello, anche se Dylan Dog ha corretto il tiro da horror puro, diciamo, a horror unito a mistero... diciamo che forse X-Files gli ha dato una mano.

Poi probabilmente anche perché, comunque, bisogna fare una storia al mese. A un certo punto devi allargare i confini. Anche Martin Mystére, che leggevo molto quando ero alle medie, i misteri li ha finiti e quando non hai più il Triangolo delle Bermude o Atlantide devi allargarti, altri “misterini” [ride], sennò chiudi baracca e burattini.

Veniamo ora un attimo al Fausto Brizzi regista. Fai parte di una nuova generazione di registi italiani che ha scelto di rispondere al cinepanettone con una commedia alternativa. Inoltre gli ultimi dati ci mostrano un pubblico molto più attento a questo genere di film piuttosto che al classico film di Natale. Cosa ne pensi?

Secondo me io sono quello che può parlarne meglio, avendo scritto dieci cinepanettoni e poi una decina di commedie più sentimentali, alcune dirette da me, altre da altri. Secondo me sono semplicemente due prodotti diversi. Uno è un cinema comico che in Italia si è sempre fatto e sempre si farà, e un altro è la commedia sentimentale in cui noi finora ci eravamo fatti colonizzare, sostanzialmente, dalle commedie sentimentali che venivano principalmente dall'Inghilterra, e qualcuna dagli Stati Uniti. Era un genere che qui non si praticava proprio, è per questo che ha un sapore di novità, perché la commedia con risata e con qualche lacrimuccia non eravamo abituati a vederla fatta dagli italiani. Adesso a parte me ci sono tanti altri colleghi che la fanno benissimo e quindi sta funzionando. Guarda solo gli incassi di questo periodo, appartengono tutti a questo genere.

Quindi tu ritieni che sia il fattore novità o c'è una qualche inversione di tendenza?

No, perché comunque il cinepanettone ha fatto quasi 20 milioni quest'anno, magari li avessi fatti io con il mio film, insomma. No, io credo semplicemente che si stia allargando il pubblico. C'è maggior fiducia nei confronti della commedia italiana. Negli anni scorsi ogni tanto prendevi delle solenni fregature, quest'anno sono usciti dei buoni film. Non è mai una questione solamente di mode o non mode, se escono dei buoni film la gente ci va. Cioè, il film di Checco Zalone o il film di Antonio Albanese, piuttosto che "Benvenuti al Sud", sono buoni film. Sono buone commedie, oneste, funzionano, ti danno quello che ti promettono. Questa è la cosa più importante al cinema, ma credo anche nel fumetto: quello che c'è nella copertina poi deve essere ripagato, dentro.

A proposito di cinema e fumetto, tu cosa pensi del cinema che attinge dai fumetti e che spesso sembra concentrarsi più sulla notorietà dei personaggi che sulle storie?

Io mi son messo spesso nei panni degli sceneggiatori di "Spider-Man" piuttosto che di "Iron Man" o dei "Fantastici Quattro" o "Watchmen". Lì ci sono fortissimi condizionamenti perché tu, chiaramente, devi essere sufficientemente fedele all'originale per non far storcere il naso ai milioni di appassionati di quel fumetto. In qualche modo devi ripercorrere quello che la gente si aspetta; quindi se vai a vedere "Spider-Man" ti aspetti che lui venga punto da un ragno radioattivo e che succeda questo, questo e quest'altro. Già fin troppe licenze si son presi con il primo film di "Spider-Man". In qualche modo ti condizioni, ti condizioni a traslare al cinema una cosa che è nata per un altro medium, per essere fatta di venti pagine per volta, e chiaramente viene un prodotto ibrido. Sempre, sempre. A meno che proprio non te ne freghi, prendi il personaggio e lo rifai da capo, però deludendo molti. Mi sono posto tante volte il problema e credo che non sia superabile, comunque c'è una trasformazione, il prodotto sarà ibrido e non sarà mai potente drammaturgicamente come un prodotto che è nato per il cinema, perché ti fai condizionare dalla fruizione che avranno gli amanti di quella storia e che già la conoscono. Questo è uno svantaggio vero per uno sceneggiatore, mettere in scena una storia che gran parte della gente già conosce.

Però se consideriamo due titoli tra quelli che mi hai portato come esempio, "Watchmen" e "Spider-Man", risulta chiaro che per "Watchmen," che proviene da una storia completa, si tratta più di un lavoro di adattamento, mentre per "Spider-Man", considerando anche come continua la narrazione nei film seguenti, l'idea che se ne ha è che lo sceneggiatore abbia deciso di scrivere una propria storia, tralasciando il fatto che ne esistessero già di buone...

Per "Watchmen" era facile, bastava ridurre il libro. Mentre per "Spider-Man" c'erano centinaia di storie, è molto complesso scegliere quella simbolo. Loro hanno fatto un ragionamento diverso: scegliamo un nemico simbolo ad ogni puntata e andiamo avanti così.

Che poi è stato quello che è stato fatto anche per Batman, anche se con risultati migliori, e forse perché la storia e i villain prendevano molto spunto da alcune storie che erano state scritte in precedenza. Era una pellicola, si può dire, più sostenuta dalla carta.

È un ragionamento differente a seconda del materiale che si trovavano ad avere. Ragionamenti analoghi sono stati fatti per i "Fantastici Quattro" e "Spider-Man" e, chiaramente, cose differenti avranno fatto per "Asterix", per dire. Per "Asterix" ogni volta hanno scelto una storia e l'hanno rifatta, no? E possono andare avanti ancora parecchio a fare "Asterix". Contando che a me Asterix non ha mai divertito, io non lo vado a vedere, però sono film che sono andati bene.

Ok, Fausto. Ciao e grazie per la tua disponibilità.

Figurati, ciao.

Invincible Iron Man 500.1: nuova anteprima

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Iron_Man_500.1_coverArriva da Comic Book Resources la nuova anteprima Marvel, che questa volta interessa l'imminente Invincible Iron Man 500.1, previsto in uscita per il 2 febbraio.

La Marvel lo indica come punto di lettura preferenziale per i nuovi lettori, e non sembra difficile capire il perché dalla lettura delle cinque tavole iniziali, in cui quello che sembra un lungo discorso destinato a protrarsi (aspetto che si può considerare un tratto tipico del lavoro di Matt Fraction su Invincible Iron Man, basti ricordare il lungo monologo di Tony Stark: Disassembled) ripercorre a balzi le origini di Iron Man e quelle di Tony Stark come magnate dell'industria, così come le motivazioni e le mancanze di entrambe le identità di Tony.

A fianco di Fraction troveremo, come sempre, Salvador Larroca, per un team collaudato e rafforzato dai tanti successi, non ultimo l'Eisner Award nel 2009 per la prima run di Invincible Iron Man.

Fantastic Four: the final issue

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FF588Il tragico numero 587, che mette in scena la morte di un membro dei Fantastici Quattro (di cui la stampa, soprattutto quella non specializzata, ha ampiamente discusso senza alcun riguardo nei confronti dei lettori), ha infine raggiunto le librerie specializzate. Il numero ha avuto grande risposta in patria, pare, tanto che verrà subito ristampato con una cover variat che questa volta non ha più il problema di tacere sull'identità del componente defunto.

Ma il momento degli addii non è certo finito. Se nella storia del quartetto per anni è stata d'uso la formula "morto un eroe se ne fa un altro", questa volta Jonathan Hickman ha deciso di cambiare le carte in tavola. Il prossimo mese, infatti, vedrà la chiusura della storica testata Marvel, cui seguirà - come si è gia detto - FF, in uscita a marzo.

Nel frattempo la Marvel ha rilasciato, sul proprio sito, la cover del numero 588 che, nella pesantezza dell'atmosfera che trasmette, fornisce un supporto a quanto detto da Hickman sul futuro della squadra. La squadra cesserà di esistere, non ci saranno più Fantastici Quattro nè Fantastici Tre, ma qualcosa di nuovo. Sta tutto nella parte centrale della cover dove una figura femminile (che a giudicare dalle fattezze minute si direbbe Valeria Richards) cancella da una lavagna la lista dei probabili sostituti. Non ci saranno più sostituti. Non ci saranno più Fantastici Quattro. Il futuro dei personaggi e della serie è ancora avvolto di mistero, e ruota tutto attorno alla fantomatica sigla FF.

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