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Gennaro Costanzo

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Addio ad Albert Uderzo, co-creatore di Asterix

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Ci ha lasciati a 92 anni Albert Uderzo, creatore di Asterix nonché uno dei fumettisti più famosi di tutto il mondo. A dare la notizia è stata la famiglia del disegnatore.

Nato a Fismes il 25 aprile 1927, all'età di 13 anni viene assunto dalla Société Parisienne d'Édition come di letterista e grafico. Successivamente, Uderzo si appassiona all'animazione e al fumetto, ma sarà l'incontro con lo sceneggiatore René Goscinny a cambiargli la vita dando vita a serie quali Jehan Pistolet, Luc Junior, Oumpah-Pah, Bill Blanchart, Poussin e Poussif e Famille Moutonet.

Nel 1959 i due crearono - per la neonata rivista Pilote - il fumetto di Asterix, che divenne subito un successo in Francia e nel mondo. Dal 1959 al 1977, la coppia realizzò 24 albi della serie, fino alla prematura scomparsa di Goscinny. In seguito, Uderzo scrisse e disegnò altri 10 albi fino al 2009. Dal 2013, l'artista affidò la serie a Jean-Yves Ferri e Didier Conrad che, ad oggi, hanno realizzato 4 avventure.

Nel 2014 si chiuse, con una riappacificazione, una lunga battaglia legale che vedeva coinvolto Uderzo contro la figlia Sylvie e suo marito per i diritti del personaggio.

Con Uderzo ci lascia una delle più importanti figure del fumetto mondiale, chiudendo di fatto un'epoca.

Spider-Man Collection: Forse sognare..., recensione: ovvero, l'antologica Webspinners: Tales of Spider-Man

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Alla fine degli anni ’90 Spider-Man non viveva il suo miglior momento editoriale, per questo motivo la Marvel decise di rilanciare il personaggio chiudendo tutte le sue testate e ripartendo da 1. Una soluzione che oggi è praticamente la norma considerando che viene applicata dall’editore in maniera ciclica, ma che all’epoca rappresentava una rarità.
Il rilancio venne affidato al cartoonist canadese John Byrne autore della criticatissima Spider-Man: Chapter One, maxi-saga in 12 capitoli che avrebbe dovuto riaggiornare le origini del personaggio come avvenuto un decennio prima con Superman, ma in maniera meno drastica. A Byrne venne affidata soprattutto l’ammiraglia Amazing Spider-Man a cui si affiancava la complementare Peter Parker: Spider-Man di Howard Mackie e John Romita Jr., le cui trame erano spesso intrecciate a doppio filo.

A completare il parco testate dell’Uomo Ragno, venne lanciata una collana dal titolo Webspinners: Tales of Spider-Man che proponeva, sullo stile della concorrente Batman: Legends of the Dark Knight della DC Comics, cicli scritti e disegnati di volta in volta da autori diversi e ambientati in varie epoche della storia del Ragno. Il successo di Webspinners non fu clamoroso, tanto che la Marvel la chiuse dopo 18 numeri, ma al suo interno sono state proposte – fra alti e bassi – alcune piccole gemme. Panini Comics, che pubblicò originariamente questa serie sul quindicinale de L’Uomo Ragno, ha ora raccolto la serie in due volumi della collana da libreria Spider-Man Collection dai titoli La materia di cui sono fatti i sogni e Forse sognare…, il primo pubblicato a gennaio 2019, il secondo pubblicato nello stesso mese del 2020 e di cui vi parliamo nel dettaglio in questo articolo.

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Il volume, che contiene come il precedente 9 albi totali, si apre con quella che è certamente la storia più celebre della collana, un arco narrativo di 3 numeri scritti da Paul Jenkins e disegnati da Sean Phillips e J.G. Jones. La storia, molto introspettiva, mette al centro dei riflettori il Camaleonte (Dmitri Smerdyakov), ovvero il primo villain in assoluto di Spider-Man creato da Stan Lee e Steve Ditko. Scoperta l’identità del suo nemico, Dmitri si intrufola nella vita di Peter Parker, sostituendosi letteralmente a lui, e minaccia di uccidere sua moglie Mary Jane sul George Washington Bridge (lo stesso ponte su cui Goblin portò Gwen Stacy). Arrivato sul luogo, Peter scopre che il suo nemico è solo - non ha con sé MJ - e che sta puntando una pistola alla sua stessa testa. Con una confusa dichiarazione di affetto per Spider-Man, in un momento molto intenso che sovrappone diversi stati emotivi, il Camaleonte si getta dal ponte suicidandosi.

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Nella terza storia del ciclo, lo sceneggiatore e J.G. Jones - che qui prende il posto di Phillips - viaggiano all’interno della mente e della coscienza di Peter ripercorrendo la sua storia e i suoi momenti più tragici in un episodio che ricevette, all’epoca, il plauso di pubblico e critica. Il lavoro di Jenkins piacque così tanto da convincere la Marvel a promuovere il sempre più lanciato sceneggiatore a scrivere regolarmente la testata Peter Parker: Spider-Man. In questa storia, in particolare, lo scrittore inglese dimostra la sua sensibilità e la sua affinità col personaggio, aspetto che confermerà negli anni a seguire.
Sean Phillips e J.G. Jones sono autori di una buonissima prova, seppur il tratto di entrambi appaia ancora un po’ grezzo in alcuni frangenti e non ancora pienamente elaborato e raffinato come quello attuale. A spiccare è sopratutto il lavoro di Jones nella sopracitata Forse sognare… che dà anche il titolo al volume. Qui il disegnatore si libera spesso delle gabbie fisse per realizzare soluzioni visive molto interessanti.

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Dopo il primo ciclo di tre episodi, il volume prosegue con altre 3 storie composte da 2 albi ciascuna. Si parte da Tanti anni prima… di Howard Mackie e Graham Nolan. La vicenda trasporta Spider-Man e il suo nemico Carnage/Cletus Kasady nella zona negativa in cui il Ragno si alleerà con un gruppo di ribelli contro il tiranno Blastaar. La storia vuole essere un traino alla serie animata Spider-Man Unlimited in cui l’Uomo Ragno si ritrovava sulla Contro-Terra con un nuovo costume. Il cartone andò in onda su Fox da ottobre 1999 a marzo 2001 e durò solo 13 episodi, restando senza un finale. Ad ogni modo, la storia di Mackie e Nolan risulta molto godibile e divertente e corredata da un ottimo comportato artistico.

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Si prosegue con Blackout di Rurik Tyler, una classicissima storia in cui Spider-Man affronta il suo storico nemico Avvoltoio che ha pianificato dei blackout - per l’appunto - in zone strategiche della città per compiere indisturbato alcuni grossi furti. Senza infamia e senza lode.
Più interessante invece è l’ultima avventura, intitolata Eroe del popolo, che vede all’opera il classico duo di autori Tom DeFalco e Ron Frenz. Ambientata nel periodo prima del matrimonio fra Peter Parker e Mary Jane, la storia vede Silver Sable arruolare Spider-Man per difendere il monarca del Belgriun dai ribelli che vogliono rovesciare la sua dittatura. Nonostante Spider-Man non sia entusiasta nel difendere un oppressore del popolo, non può ignorare che in gioco c’è anche la vita dell’innocente figlia del monarca e che nel paese c’è il Sinistro Sindacato, capeggiato dal Doctor Octopus, che fa il doppio gioco con i ribelli. Una storia dal sapore classico, molto ben costruita e disegnata.

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Spider-Man Collection: Forse sognare… è un volume rivolto principalmente ai lettori di vecchia data dell’Uomo Ragno e che, unito al precedente La materia di cui sono fatti i sogni, offre la possibilità di avere in edizione cartonata tutta la serie Webspinners: Tales of Spider-Man apparsa sul quindicinale Panini Comics una ventina d’anni fa. La qualità della proposta, comunque, è sufficiente per essere goduta anche dai nuovi lettori, purché abbiano una certa dimestichezza con la storia dell’Uomo Ragno. Qualche articolo di approfondimento, o di “orientamento”, sarebbe stato certamente utile in quest'ottica.

Dal punto di vista della confezione, il volume ha la qualità classica delle proposte da libreria dell’editore, laddove pecca è nella cura editoriale: per l’occasione, la Panini ha infatti adottato la stessa traduzione realizzata all’epoca della prima pubblicazione di Webspinners, e ciò è assolutamente normale, se non fosse per la presenza di refusi (che potevano essere qui corretti) e di didascalie con annotazioni che andavano decisamente aggiornate. Per fare un esempio, in alcune storie si leggono note che rimandano a pagine dell’albo originale in cui è stata presentata la storia per la prima volta 20 anni fa, indecifrabili per chi non ha in mano la copia del fumetto dell’epoca. Piccole disattenzioni che nulla tolgono alle storie, ma che potevano essere evitate con poco.

Solanin. Complete Edition, recensione: la vita fra desideri e realtà

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Tra gli autori giapponesi contemporanei, uno dei mangaka più interessanti e dalla scrittura universale rimane sicuramente Inio Asano. La peculiarità prima di questo autore infatti resta quella di essere in grado di parlare del quotidiano, della normalità, della vita di tutti giorni e delle emozioni umane con una padronanza tale della psicologia dei personaggi e della gestione delle relazioni interpersonali, nonché delle interazioni sociali, da risultare totalmente trasversale ed estrapolabile senza stravolgimenti per essere applicata a qualunque contesto umano, indipendentemente dal contesto geografico, ad esempio. Per questa ragione Solanin in fondo, potrebbe benissimo essere ambientata qui in Italia tanto è possibile riconoscersi nei suoi protagonisti.

Meiko e Taneda sono due giovani innamorati da poco laureati che tentano di vivere la loro vita cercando di trovare un compromesso fra le aspettative sociali imposte e quelle che sono le loro ambizioni, i loro sogni. Quante volte ci siamo chiesti se cercare un lavoro sicuro, a volte anche mal retribuito, o se inseguire le nostre vocazioni? I due, infatti, convivono lontano dalle loro città d’origine e devono, dunque, contare sulle proprie forze per andare avanti. Meiko lavora come segretaria in un’azienda che le garantisce un buono stipendio e un posto fisso, ma che la rende insoddisfatta a causa di un ambiente che la fa sentire solo un ingranaggio facilmente sostituibile e non realmente necessario. Per questo motivo decide di licenziarsi, ma questo la porterà a lasciarsi andare e chiudersi in se stessa, senza cercare reali alternative al suo precedente impiego.

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Taneda, invece, che lavora part-time in un’agenzia di grafica, verrà convinto dalla sua ragazza a inseguire il suo sogno, quello di essere un musicista e diventare famoso con la sua band composta dagli inseparabili amici dell’università. Questa nuova situazione di incertezza economica e di insoddisfazione porterà i due protagonisti a vivere un momento di crisi, fino a un episodio che sconvolgerà totalmente le loro vite ma che, per evitare spoiler, non riveleremo in questa sede. Vi basti sapere che tutti i personaggi verranno messi con le spalle al muro e saranno costretti ad affrontare la dura realtà.

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Asano racconta, dunque, una slice of life assolutamente realistica con un tono lieve ma preciso, capace di toccare le giuste corde emotive. Una riflessione sulla condizione del lavoro, sulle difficoltà che incontriamo sulla strada della vita in costante ricerca di equilibro fra ciò che vorremmo essere e quello che ci troviamo realmente davanti. Fondamentale è la presenza di personaggio veri, e il mangaka è abile nel creare un gruppo di protagonisti, non solo Meiko e Taneda ma anche i loro amici, assolutamente credibili e umani. Difficile non riconoscersi in almeno uno di loro. Le tematiche affrontate da Asano non sono solo quelle relative al rapporto col mondo del lavoro e al nostro ruolo nel mondo, al conseguimento dei nostri sogni ed evitare la spersonificazione che una società, soprattutto come quella giapponese, tende a portare, ma vengono anche analizzati i rapporti di coppia, l’elaborazione del lutto e i freni inibitori che noi stessi creiamo e che ci ostacolano.

La narrazione è accompagnata dal tratto di Asano morbido e tondeggiante, caratterizzato da una linea chiara sottile e precisa. Le tavole hanno una gabbia molto varia e l’autore fa frequente uso di primi piani, cosa che mette in risalto le emozioni dei protagonisti sottolineate da espressioni molto naturali che solo raramente, e in maniera lieve, fanno uso di deformazioni caricaturali atte a creare esasperazioni emotive.

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A distanza di 15 anni dall’uscita del primo episodio in Giappone e a 10 dalla prima edizione italiana, Panini Comics ristampa Solanin in un unico volume di 472 pagine nel formato 15X21, maggiore rispetto al precedente 13X18 in due volumi, che esalta al meglio le tavole dell’artista. Il volume, con sopracopertina, è di ottima fattura e presenta un paio di capitoli extra aggiunti, alcuni disegni inediti e una postfazione dell’autore. Nulla di imprescindibile, ma che potrebbero invogliare, insieme al nuovo formato, all’acquisto anche chi già possiede l’opera.

Spider-Man: Simbionte: La Trama di Mysterio, recensione: un revival poco riuscito

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È evidente che Peter David sia molto legato al costume nero di Spider-Man. Fu durante quel periodo, infatti, a metà anni ’80, che il giovane PAD propose un soggetto per Spectacular Spider-Man che sarebbe poi diventato la celebre storia intitolata La Morte di Jean DeWolff, considerata una delle migliori avventure del personaggio. L’entusiasmo fu tale che David lasciò il suo posto amministrativo alla Marvel per dedicarsi a tempo pieno all’attività di autore. 

Dal punto di vista narrativo, era da poco terminato l’evento noto come le Guerre Segrete, maxiserie del 1984/85 in 12 numeri in cui gli eroi Marvel lasciarono la Terra a causa di un’entità nota come l’Arcano che creò un pianeta per far scontrare eroi e criminali con lo scopo di osservarli. Durante questi eventi, Spider-Man distrusse il proprio costume e lo riparò tramite una macchina aliena. Il nuovo costume, di colore nero, non solo si autorigenerava ma proteggeva Peter Parker e produceva ragnatele infinite. Tornato sulla Terra, l’eroe continuò ad utilizzarlo, ignaro che si trattasse di un simbionte che, in seguito, si sarebbe trasformato nel suo letale nemico Venom.

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È durante questo periodo che Peter David, oggi, ambienta Spider-Man: Simbionte: La Trama di Mysterio, una storia che si interseca alla perfezione con le avventure dell’epoca scongiurando, dunque - e gli autori ci tengono a precisarlo - tutte le eventuali incongruenze legate alla continuity.
La mini ci racconta di quando Peter Parker aveva una relazione con Felicia Hardy/la Gatta Nera, con quest’ultima più interessata a Spider-Man che al “semplice” Peter, e i suoi rapporti con zia May erano ai minimi storici.

L’avventura, uscita in America in contemporanea al film Spider-Man: Far From Home, ha come co-protagonista il villain della pellicola, appunto Mysterio, alter-ego di Quentin Beck. Nonostante sia uno dei primi nemici di Spider-Man, la sua credibilità è pressoché nulla e nell’ambiente criminale nessuno è disposto a dargli credito. Così, per riscattarsi, pianifica un grosso colpo che però finisce in tragedia dopo l’uccisione accidentale di una impiegata della banca rapinata. Pentito, Beck vuole appendere il costume al chiodo e abbandonare l’attività criminale per sempre, tuttavia una casualità lo porterà a scontrarsi con Spider-Man. Scoperte le proprietà del costume nero del suo nemico, Mysterio tenterà di impadronirsene per avere la sua vendetta sul Ragno.

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Dicevamo in apertura che Peter David è molto legato al periodo storico in cui si svolge questa miniserie in 5 numeri - che in patria ha riscosso un buon successo tanto da generare un sequel con protagonista Hobgoglin – e questo si evince dalla lettura del volume Panini Comics. È evidente che David si sia divertito, infatti, a scrivere questo racconto godibile e leggero… forse fin troppo. Perché per quanto lo sceneggiatore sia noto per le sue storie argute, ironiche e spesso drammatiche, in questo progetto sembra l’ombra di se stesso. La storia ha un intreccio molto debole e uno sviluppo prevedibile, il lavoro psicologico sui personaggi risulta molto superficiale e in diversi momenti alcuni di loro sfiorano caratterizzazioni macchiettistiche.

Non aiuta certamente il comparto artistico ad opera di Greg Land, un fumettista indubbiamente molto divisivo, il cui utilizzo dei riferimenti fotografici per i volti dei personaggi spesso sfiora il ridicolo con espressioni esasperate e fuori luogo tanto che i visi dei protagonisti cambiano totalmente in alcune vignette. Nonostante questo, alcune tavole risultano anche spettacolari grazie anche al lavoro di Jay Leisten alle chine e Frank D’Armata ai colori che contribuiscono in maniera determinante a dare dignità alle tavole.

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Spider-Man: Simbionte: La Trama di Mysterio, letta senza pretese, è un’avventura di puro svago con momenti divertenti, tuttavia al di sotto delle sue potenzialità. Il racconto non riesce ad evocare il periodo storico a cui si rifà, il nome di Peter David questa volta – da solo - non basta.

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