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Andrea Fiamma

Andrea Fiamma

Hugh Jackman e Wolverine, la fine è vicina

  • Pubblicato in Screen

Durante il film festival di Toronto, Hugh Jackman ha parlato a Vulture del suo imminente pensionamento supereroistico. X-Men: Giorni di un futuro passato è, per quanto gli riguarda, l'ultimo film che lo vedrà protagonista nei panni di Wolverine: "Siamo vicini alla fine. Lo sento. Se ci saranno altri film, dovrà esserci una ragione molta buona perché li faccia".

Jackman ha addotto come motivazione anche l'insuccesso creativo del primo spin-off dedicato al mutante canadese: "Posso dire questo e posso dirlo adesso: dopo il primo film di Wolverine non ero sicuro di volerne fare un altro. Sentivo di non aver reso giustizia al personaggio, c'era come un vuoto dentro di me".

Ai microfoni di Access Hollywood, l'attore ha poi parlato della scala epica del film: "Continuo a dire che sono due film in uno, ma la realtà è che per dimensioni sono tre film in uno. La storia convolgerà le persone. Penso che Bryan Singer diventerà il primo regista in un franchise a realizzare film più belli dei precedenti".

The Croods: notizie sul sequel

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Uscito la scorsa primavera, la commedia Dreamworks The Croods si è rivelata un discreto successo di pubblico, incassando oltre 585 milioni di dollari in tutto il mondo. Non ha colto di sopresa, quindi, l'annuncio di un sequel in aprile, la cui data di uscita non è stata ancora confermata. Grazie a ComingSoon.net emergono ora, a margine della promozione per l'uscita in dvd e blu-ray del film, nuovi dettagli: Nicolas Cage, Ryan Reynolds e Emma Stone torneranno a doppiare i rispettivi personaggi, così come faranno ritorno i due registi Chris Sanders e Kirk DeMicco.

"Non c'è molto di cui parlare" ha dichiarato il regista Chris Sanders "Perché abbiamo questo ammasso di creta e lo stiamo plasmando, al momento". Più aperto invece DeMicco, che ha parlato dell'aspetto del film: "Ci saranno molte più creature, vedremo gli animali molto più nel dettaglio rispetto al primo film".

The Croods verra distribuito nel mercato home video a partire dal primo ottobre negli Stati Uniti e dal 17 ottobre in Italia.

Fantastici Quattro 2-3 (346-347)

Fantastici Quattro prosegue il suo percorso di rinnovamento. La famiglia Richards intraprende il suo viaggio verso «l’ovunque», mentre la Fondazione Futuro si rende conto che i famosi quattro minuti d’assenza non saranno così brevi come credeva. Si ritorna all’inizio, agli albori, rimarcando l’intenzione di Matt Fraction di scrivere fumetti per tutti, lettori vecchi e nuovi, che sappiano essere una buona lettura casuale e allo stesso tempo un attacco decostruttivista a vere icone statunitensi. Lo si può evincere dalle molte similitudini con All-Star Superman di Grant Morrison; le modalità editoriali sono simili (un nuovo inizio che attragga il pubblico generalista nel caso Marvel, un universo parallelo libero dai legacci della continuity - quindi più fruibile - in quello DC) e lo spunto di partenza è lo stesso: un incidente causa il decadimento molecolare dei protagonisti che li porterà a un viaggio lungo un anno; viene compiuta un’operazione atta al recupero di elementi del passato, non necessariamente derivanti dai fumetti, con una predilizione per gli anni Settanta (il robottino H.E.R.B.I.E. della serie televisiva in Fraction, i rimandi al Superman di Richard Donner e il personaggio di Nasthalthia in Morrison), e alla riflessione sul ruolo dell’eroe e della divinità. Se Morrison utilizzava l’immenso bagaglio di storie dell’Uomo d’Acciaio per costruire una Metropolis che attraversava tutti i decenni, i rimandi agli elementi iconici del quartetto sono svuotati di senso e sembrano appiccicati a bell’apposta per far sorridere i conoscitori piuttosto che tessuti con cura nell’arazzo narrativo della serie.

La tradizione però sta anche nei modi: oltre alle tipiche avventure spaziali, Fraction ritorna a una formula di scrittura basata sui singoli episodi, invece che su saghe multi-numero. Sebbene sia gradito il ritorno a storie autoconclusive, legate da un disegno progettuale più ampio, si avverte un certo sforzo, una macchinosità nel far funzionare entrambi i livelli, che lascia al pubblico storie il cui valore individuale non supera il mediocre o che, lette in sequenza, danno una sensazione di accelerazione interrotta, come dopo una brusca frenata (specie con le splash di apertura e chiusura a incorniciare l’albo). Gli spunti per un lavoro sulla figura di Reed, sulla messa in crisi dell’unità famigliare e sul simbolo del supereroe si scorgono all’orizzonte, ma questi primi numeri sono pochi per giudicare l’operato a lungo termine di Fraction ed è inevitabile che un giudizio più ponderato potrà essere espresso a gestione conclusa.

Alle matite, Mark Bagley convince a metà: adiuvato dalle ottime chine di Mark Farmer, l’artista disegna tutti i personaggi maschili con mandibole granitiche, tanto che perfino un pre-adolescente come Franklin ha i tratti di un Reed Richards poco più basso. A colmare il tratto monotematico ci pensano le capacità di narratore fluido, solare e, ancora una volta, tradizionalissimo, costituendo il giusto approdo per i testi di Fraction.

Se una certa aurea nostalgica investe la prima serie, Fondazione Futuro cerca di guardare, coerentemente con le proprie premesse, in avanti. La scintilla, un gruppo di eroi che devono sostituire i Fab Four per quattro minuti, è bizzarra, ma continua a non essere trattata in tal senso; e forse è proprio questo il problema: puntare sull’avanguardistico, non cercare una mediazione con uno stile di scrittura più classicheggiante, sarebbe stata una mossa più in bolla con il titolo. Non basta certo una versione alternativa alla Cable di Johnny Storm per dare la sensazione di “futuro”: dialoghi e situazioni sono nella norma e solo sul versante grafico si intuisce una volontà di rottura, grazi ai disegni di Mike Allred, stranianti e lichtensteiniani. Fondazione Futuro poteva essere un controcanto alle avventure vecchio stampo dei Fantastici Quattro, invece ne è solo un timido refrain.

Insomma, la rivista è dilaniata dagli estremi dello spettro: Fraction vuole tirare la corda del quartetto al suo massimo, osservando quanto sia possibile tornare indietro, decostruendo i Fantastici Quattro, e quanto si possa spingere in avanti con la Fondazione Futuro; il guaio è che nelle braccia narrative dell’autore non c’è abbastanza fibra muscolare per ottenere dei risultati sensibili. Si resta sospesi nel mezzo, nella speranza che un po’ di palestra e di rodaggio possano risolvere il problema.

'O Sole Minnie: parla il regista

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La Disney ha pubblicato sulla propria pagina facebook una dichiarazione di Paul Rudish, regista e produttore esecutivo di 'O Sole Minnie', corto con protagonista Topolino e la fidanza Minnie e presentato ieri in anteprima al festival del cinema di Venezia - verrà poi trasmesso da Disney Channel questo autunno.

Rudish, collaboratore di Genndy Tartakovsky, per il quale ha curato il design di Il laboratorio di Dexter e Star Wars: Clone Wars, ha affermato di essersi ispirato al Topolino dei primi tempi: "Ho sempre pensato che Mickey fosse una sorta di impersonificazione della straordinaria creatività di Walt Disney e Ub Iwerks, del loro humor e della loro versatilità: tutte qualità che ben riflettevano i gusti e le aspettative del pubblico degli anni Trenta. Mi sento davvero onorato di ripercorrere il sentiero tracciato da artisti che ho profondamente ammirato, e spero di aver infuso in questo nuovo capitolo della lunga tradizione di Mickey le stesse caratteristiche tipiche delle sue origini che, ritengo, siano tuttora molto attuali e divertenti per il pubblico moderno".

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