“I fumetti, storie, la vita e nient’altro”, fin dall’inizio questo è stato il motto di ANIMAls, a evidenziare da subito lo spirito della rivista. In queste venti uscite molti sono stati i temi toccati, e tra (tanti) alti e (pochi) bassi, l’appuntamento mensile diretto da Laura Scarpa ha trovato la sua forma ideale.
In questo numero, dopo l’irresistibile Toby di Grégory Panaccione, si parla dell’Aquila e del terremoto che l’ha distrutta quasi due anni fa. Come sempre, ANIMAls non “urla” il proprio sdegno, ma lo fa trasparire chiaramente fin dall’articolo di apertura che, attraverso i disegni fatti dal gruppo Una carriola di disegni, testimonia lo stato di distruzione e arretramento dei lavori ancora persistente nel capoluogo abruzzese.
Il fumetto Yes We Camp di Elettra Stamboulis e Gianluca Costantini denuncia l’inadeguatezza dello Stato e delle istituzioni e introduce “Non tutti giù per terra” di Alessandro Amato dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Nel suo intervento, Alessandro parla dei passi da gigante fatti nel campo della ricerca e della previsione dei terremoti, ma si concentra soprattutto sull’importanza della prevenzione, vera causa dei disastri e delle vittime dell’Aquila.
Pino Oliva, attraverso il racconto autobiografico Terremoto, ci racconta della sera che la terra tremò trent’anni or sono in Irpinia e Laura Scarpa, su Ricordi e memorie, parla del terremoto in Friuli del 1976.
Le pagine dedicate a l'Aquila e ai terremoti sono esaustive pur lanciando molti spunti di approfondimento che sta poi al lettore soddisfare altrove, se vorrà, magari sui mezzi d'informazione dove articoli di questo tipo dovrebbero apparire di più.
Ottima la scelta di piazzare le due microstorie di Bastien Vivès per stemperare i toni; in esse il giovane autore scherza con il suo essere fumettista e sulla “fama” che gli è arrivata con Il Gusto del Cloro. Il resto della rivista prosegue con l'interessante intervista alla scrittrice Yasmine Ghata, allegata al suo racconto inedito “Viaggio nel cuore”; le sette pagine di Simpliste o l’immigrato poco scelto, di Clément Oubrerie e Marguerite Abouet, sono un gioiellino e fanno riflettere sull’ingiustizia della società e su quanto una laurea abbia un peso differente secondo il paese dal quale provieni.
Cairo Blues di Pino Creanza è ormai una graditissima presenza fissa e si rivela attualissima aprendo uno scorcio di quello che è la vita nella metropoli egiziana (questa volta si parla della situazione dei copti).
“Lo straniero Attilio Micheluzzi”, articolo sulla mostra “Attilio Micheluzzi - Un genio del fumetto italiano” che si è tenuta alla Little Nemo Art Gallery di Torino e che è appena conclusa, è una gioia per gli occhi e suscita rimpianto in quelli che se la sono persa.
Il breve L’urlo di Ali Cetinkaya, Quindici Giorni di Nicolò Pellizzon e Cioccolata di Elisabetta Benfatto mantengono alto il livello, e le strisce di Vanna Vinci, Juan Bobillo, Guillaume Bianco e Lorena Canottiere, mentre le rubriche “Millenarismi” di Roberto Alajmo, “Linee di Frattura” di Francesca Sibani e “Avatar Mundi” di Antonio Sofi chiudono degnamente un numero di sicuro tra i migliori e più armonici fino ad ora pubblicati.
In quasi due anni editoriali ANIMAls ha saputo trovare la propria strada e la propria forma rendendo sempre più chiaro di non essere una rivista a fumetti, ma una rivista con fumetti; fumetti che si mescolano con armonia ai testi, alle interviste, alle immagini, fino a formare un corpo unico con un unico carattere. Gli autori di fumetti si alternano, la qualità di questi è altalenante ma l’offerta è ampia, tutti valgono la lettura e non lasciano indifferenti.
Certo, se per qualcuno il fumetto è “solo” supereroi in calzamaglia, manga o topolini/paperini, forse quelli presentati in questa rivista potranno non piacergli. Così come non gli piacerebbero, Il Gusto del Cloro, Il Gorilla Bianco, Persepolis, Blankets o il fumetto contemporaneo e d’autore in genere.
ANIMAls non vuole essere generalista, né piacere a tutti per forza, e in questi venti numeri si è mossa per rafforzare un’idea che già era chiara all’inizio, ma richiedeva tempo per essere formata a dovere; nel farlo non ha trascurato i propri lettori e, anzi, ha loro chiesto consiglio e supporto sia sulla rivista sia sul blog, ha dovuto aumentare il prezzo di copertina, ma non ha rinunciato alla propria anima e al volere essere qualcosa d’alt(r)o.
Questa sua decisione paga forse anche in termini di visibilità e pubblico, ma è da ammirare e da provare per il coraggio che dimostra e per la passione, innegabile, con cui affronta ogni argomento, ogni numero e ogni mese di vita.
Comprate un numero di ANIMAls, magari proprio questo, leggetelo e fatelo leggere, vedrete che vi sentirete meglio, perchè ANIMAls fa bene all'anima.