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Paolo Pantalone

Paolo Pantalone

Cassandra

Cassandra si presenta, sin da subito, con una frase che avverte il lettore che sta per leggere una storia dai connotati che disorientano: “Il paese è l’Italia, ma non è l’Italia. La città è Roma, ma non è Roma”.
Il significato della frase può essere colto solo andando avanti nella lettura di questo interessante graphic novel, tratto da un racconto di Giancarlo De Cataldo (giudice conosciuto al pubblico soprattutto come autore di "Romanzo Criminale") e adattato, come fumetto, da Leonardo Valenti (sceneggiatore televisivo e cinematografico) ai testi e dal debuttante Marco Caselli, ai disegni.

La storia si districa tra temi diversi: un’ambientazione fortemente ispirata ai racconti malavitosi per cui è celebre l’autore, i problemi psicologici dei due protagonisti assillati dalle vicende del proprio passato, e il racconto del dramma della diversità vissuta in un contesto che non lascia spazio alla tolleranza da parte dell’ambiente circostante.
La trama parte come un normale giallo poliziesco, con un immigrato clandestino misteriosamente ucciso e un agente che si infiltra all’interno di una banda per scoprire il colpevole. È solo dopo un po’ che si riesce a capire che i protagonisti non sono quello che sembrano; anche il racconto che all’inizio è indirizzato verso il genere noir, vira in una vicenda più psicologica che parla del disagio e delle difficoltà dei due personaggi principali in un contesto sociale complesso, attraverso un’attenta analisi introspettiva dei loro caratteri: Marco Zucca, il tipico biondo bello e dannato sarà costretto a riaprire le dolorose ferite di un passato mai cancellato mentre Cassandra, all’apparenza una bionda misteriosa, si rivelerà essere un transessuale dall’animo sensibile che resta ingabbiato all'interno dei peggiori ambienti dell’hinterland romano, trovandosi paradossalmente a far parte di una gang che fa dell’intolleranza verso i diversi la propria missione.

Il racconto, se da un lato strizza inevitabilmente l’occhio a certe fiction poliziesche televisive, dando molto ritmo alla narrazione e cercando anche di darsi una propria colonna sonora nelle pause tra i vari capitoli, dall’altro prova a dare al protagonista quei connotati tipici dei fumetti bonelliani; sono molti, infatti, i momenti in cui si ha l'impressione di leggere una versione dai temi un po' alternativi del Dylan Dog degli anni più recenti. Anche i disegni di Marco Caselli riflettono questa impostazione: viene lasciato molto spazio ai volti e alle fattezze dei protagonisti, mentre il contesto è completamente assente, anche se le cose migliori dal punto di vista illustrativo si scorgono proprio in quei momenti in cui il disegnatore si stacca dai visi e si concentra maggiormente sull’ambientazione.
Alla fine sia nei testi che nei disegni si trova conferma di quanto letto nella frase di apertura: la città dovrebbe essere Roma, ma potrebbe essere tranquillamente qualsiasi altra e non se ne sarebbe colta la differenza.

Il risultato complessivo è un lavoro che può piacere a chi apprezza il genere poliziesco, perché la storia è molto solida ed è raccontata in maniera fluida e scorrevole. Per chi invece non è un fan sfegatato di questa categoria l’esito è meno soddisfacente.
La vicenda dei due protagonisti è intrigante e i personaggi sono ben costruiti, ma lo svolgimento dei fatti è frettoloso e talvolta anche eccessivamente stereotipato, il che è un ossimoro se si considera che Cassandra è un personaggio che, per sua natura, dovrebbe essere al di fuori dagli schemi.

Torino Comics: il programma

  • Pubblicato in News

Box_logoedateÈ disponibile sul sito ufficiale di Torino Comics il programma dell’edizione 2013 che si terrà presso il centro del Lingotto del capoluogo piemontese dal 12 al 14 aprile.

Di seguito il link con tutti gli eventi in programma: http://www.torinocomics.com/programma.asp

Tra gli eventi principali, l’incontro con Eddie Cambell per la presentazione di Alec di cui potete trovare un approfondimento tra le pagine del nostro sito.

Il gioco lugubre

A distanza di 11 anni dalla prima volta viene pubblicato nuovamente in Italia da Tunuè Il Gioco Lugubre, graphic novel dell’autore e disegnatore spagnolo Paco Roca.

Il titolo e la storia dell’opera prendono spunto da due opere omonime: da un lato il racconto autobiografico scritto da Jonas Arquero, che narra la sua esperienza come segretario alle dipendenze di Salvador Dalì alla viglia della seconda guerra mondiale, dall’altro l’opera del 1929 dipinta dallo stesso pittore surrealista, che a sua volta sarà parte integrante del racconto anche se rinominato come Salvador Deseo.

La vicenda si svolge in Spagna nel 1936. Il protagonista Jonas ha l’occasione di poter sfuggire alla caotica Madrid franchista e trovare un impiego come segretario del pittore surrealista Deseo nel piccolo paese di Cadques. Una volta trasferitosi, inizierà sin da subito a capire che dietro la figura del pittore si nascondono ombre inquietanti.
L’introduzione del personaggio di Deseo segna il passaggio del racconto dalla narrazione realista a un quadro molto più sfumato, proprio come i quadri surrealisti da lui dipinti.
Deseo è un personaggio a suo modo speciale che intuisce la grandezza della sua eccentricità e della sua arte e finisce per alimentarne l’ispirazione nei modi più strani e inquietanti.
Il rapporto che Jonas avrà con esso è in bilico tra la diffidenza verso le leggende popolari che il pittore attrae su di sé grazie al suo anti-conformismo e il turbamento per una figura e degli eventi che fanno poco per discostarsi dalle terrificanti rappresentazioni popolari, finendo col far calare il segretario in situazioni sempre più assurde e angoscianti.
In tutto questo si inserisce anche la storia d’amore con Roser, una ragazza del posto che rappresenterà per il protagonista l’ultimo baluardo di umanità all'interno della sua vicenda.

L’atmosfera ai limiti del surreale è l’elemento che maggiormente colpisce del racconto; Roca gioca con il lettore, confondendolo con l’alternanza di episodi di vita concreta del protagonista e altri frangenti meno delineati, in cui la follia del pittore Deseo e dell’ambiente che lo circonda prende il sopravvento della storia.
Anche i disegni riflettono in pieno i sentimenti di inquietudine che il racconto si prefigge di trasmettere. L’autore prende spunto dallo stile surrealista del pittore a cui è ispirata l’opera e lo fa suo, riuscendo, soprattutto nella parte finale, a far calare bene il lettore in una situazione angosciante e paradossale.
Il racconto e la sua illustrazione sono intrisi quindi di elementi tipici dello stile di Dalì, con figure e simboli strani che giocano a confondere la psiche del protagonista e le sensazioni del lettore; i rimandi al pittore si intensificano quando Roca inserisce nella vicenda dei riferimenti porpio al dipinto intitolato Il gioco lugubre, con lo stesso Deseo che associa alla sua arte elementi come la masturbazione e le mutande sporche che si ritrovano nel quadro originale.

Sicuramente la nuova edizione in bianco e nero rispetto alla precedente a colori ha un impatto sull’efficacia grafica.
Da un lato presenta dei pregi, come la maggiore cupezza delle illustrazioni, accentuata in maniera magistrale grazie ai giochi di chiaroscuro; da questo punto di vista la parte ambientata in riva al mare rappresenta senza dubbio il punto più alto dell’intero racconto.
D’altro canto, se si considera lo stile di Dalì, non si può che pensare a dei dipinti che fondano il loro non-senso surrealista su dei colori molto accesi e volutamente confusionari, quindi in tal senso la scelta del bianco e nero tradisce questa filosofia.

In conclusione, la lettura di questo graphic novel rispecchia le intenzioni di Paco Roca lasciando alla fine quel senso di angoscia tipico di racconti come quelli di Poe o di Lovecraft.
Il volume è intenso e ben costruito, anche se la durata breve lascia un minimo di amaro in bocca per una storia che potrebbe essere ancora più interessante con una minor fretta nella narrazione, soprattutto nella parte centrale, e una maggiore lunghezza generale del racconto; per cogliere a pieno tutti i gli elementi del racconto, compresi i riferimenti e le citazioni, è necessaria più di una lettura attenta, ma la bellezza dell’opera sta anche nel fatto che ri-leggendola più volte non perde quel fascino e quelle sensazioni che si provano alla prima lettura.

Suore Ninja 1 – Zombie gay in Vaticano

La fortuna ha voluto che il lancio della nuova serie Suore Ninja, edito dalla Star Comics e programmato da diverso tempo per questo mese, sia coinciso con il più incredibile e inaspettato degli eventi, le dimissioni di Benedetto XVI e la successiva elezione di Papa Francesco. L’argomento della serie e i fatti che si svolgono in essa sono diventati quanto mai di attualità favorendo senza dubbio l’attenzione verso questo prodotto.
Come raccontato nella premessa dell’albo, Suore Ninja ha dietro anche la storia dei due autori Davide La Rosa e Vanessa Cardinali; i due, durante l’edizione 2011 di Lucca Games & Comics, avevano presentato un albo autoprodotto dallo stesso titolo del primo numero della mini-serie, Zombie gay in Vaticano. L’albo, di cui si è parlato anche nelle pagine di Comicus, è stato apprezzato dalla casa editrice perugina che ha deciso di premiare il prodotto con questa pubblicazione.

L’incipit della serie riprende la trama già trattata nel volume originale.
L’elezione di Papa Costantino Vitaliano, quasi omonimo del (purtroppo) celebre tronista di "Uomini e Donne", dovrà subito confrontarsi con un gay pride alle porte di piazza San Pietro, che a sua volta sfocerà in una trasformazione dei protagonisti da normali omosessuali a zombie. Il tutto condito da un contesto in fermento, con accesi dibattiti sia all’interno del vaticano stesso sull’opportunità di rimandare la proclamazione sia nell’ambito di talk show televisivi, con gli interventi di bizzarri rappresentanti politici.

Il tono del racconto è quello già notato nelle anteprime: una critica pungente verso la chiesa e la nostra società dove il Vaticano viene ri-letto in chiave molto più moderna e friendly, spingendo la satira verso i confini del dissacrante.
In questo quadro non esiste un vero protagonista della vicenda, ma tanti personaggi che alimentano un messaggio ironico però al contempo chiaro e determinato; gran parte dei protagonisti che erano stati presentati nel numero zero vengono messi da parte in realtà, con le tre monache che prendono forma solo a 2/3 del racconto.
Lo svolgimento del racconto ha quindi un’impronta veloce e innovativa, fino a spingersi al non-senso.
Anche i disegni di Vanessa Cardinali rispettano le aspettative che si erano create leggendo le due preview; lo stile satirico viene fatto proprio dalla disegnatrice che riesce con il suo tratto a conferire all’albo quella dinamicità ed effervescenza che richiedono un soggetto e una sceneggiatura di questo tipo.

In conclusione, questo primo numero di Suore Ninja conferma le potenzialità già espresse in passato ma soffre nel passaggio al formato della miniserie; da un lato c'è stata infatti la necessità di allungare la singola storia da 30 pagine a 98 e dall’altro il doversi esprimere in sei numeri e non in un unico albo ha dato la chance agli autori di potersi giocare delle carte anche in un numero successivo.
Tra gli aspetti positivi c’è il linguaggio sferzante e la chiave ironica, che rendono la lettura piacevole. Il racconto infatti guadagna di incisività proprio nei punti in cui riesce ad essere cattivo oltre l’eccesso nelle parole e nelle azioni dei suoi protagonisti.
Viceversa la più grossa negatività è che la storia per adesso è abbastanza debole in quanto l’introduzione del contesto e dei personaggi ha penalizzato il racconto in sé, anche se è lecito aspettarsi da questo punto di vista un cambio di marcia a partire dall’albo successivo.
Inoltre, alcune trovate satiriche in certi frangenti funzionano meno, come ad esempio la purificazione con acqua santa di inzio racconto, e le battute finiscono per diventare talvolta così esagerate da perdere quella raffinatezza satirica che invece si riesce a cogliere in tanti spunti all’interno del racconto.
Queste considerazioni non escludono che la serie possa trovare nei prossimi cinque numeri degli spunti per migliorarsi, in quanto le basi di partenza che si sono viste nelle preview e in questo primo albo sono valide e ci sono tutti gli elementi per poter avere un prodotto che alla fine dei sei numeri possa risultare più che positivo.

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