Cassandra
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Cassandra si presenta, sin da subito, con una frase che avverte il lettore che sta per leggere una storia dai connotati che disorientano: “Il paese è l’Italia, ma non è l’Italia. La città è Roma, ma non è Roma”.
Il significato della frase può essere colto solo andando avanti nella lettura di questo interessante graphic novel, tratto da un racconto di Giancarlo De Cataldo (giudice conosciuto al pubblico soprattutto come autore di "Romanzo Criminale") e adattato, come fumetto, da Leonardo Valenti (sceneggiatore televisivo e cinematografico) ai testi e dal debuttante Marco Caselli, ai disegni.
La storia si districa tra temi diversi: un’ambientazione fortemente ispirata ai racconti malavitosi per cui è celebre l’autore, i problemi psicologici dei due protagonisti assillati dalle vicende del proprio passato, e il racconto del dramma della diversità vissuta in un contesto che non lascia spazio alla tolleranza da parte dell’ambiente circostante.
La trama parte come un normale giallo poliziesco, con un immigrato clandestino misteriosamente ucciso e un agente che si infiltra all’interno di una banda per scoprire il colpevole. È solo dopo un po’ che si riesce a capire che i protagonisti non sono quello che sembrano; anche il racconto che all’inizio è indirizzato verso il genere noir, vira in una vicenda più psicologica che parla del disagio e delle difficoltà dei due personaggi principali in un contesto sociale complesso, attraverso un’attenta analisi introspettiva dei loro caratteri: Marco Zucca, il tipico biondo bello e dannato sarà costretto a riaprire le dolorose ferite di un passato mai cancellato mentre Cassandra, all’apparenza una bionda misteriosa, si rivelerà essere un transessuale dall’animo sensibile che resta ingabbiato all'interno dei peggiori ambienti dell’hinterland romano, trovandosi paradossalmente a far parte di una gang che fa dell’intolleranza verso i diversi la propria missione.
Il racconto, se da un lato strizza inevitabilmente l’occhio a certe fiction poliziesche televisive, dando molto ritmo alla narrazione e cercando anche di darsi una propria colonna sonora nelle pause tra i vari capitoli, dall’altro prova a dare al protagonista quei connotati tipici dei fumetti bonelliani; sono molti, infatti, i momenti in cui si ha l'impressione di leggere una versione dai temi un po' alternativi del Dylan Dog degli anni più recenti. Anche i disegni di Marco Caselli riflettono questa impostazione: viene lasciato molto spazio ai volti e alle fattezze dei protagonisti, mentre il contesto è completamente assente, anche se le cose migliori dal punto di vista illustrativo si scorgono proprio in quei momenti in cui il disegnatore si stacca dai visi e si concentra maggiormente sull’ambientazione.
Alla fine sia nei testi che nei disegni si trova conferma di quanto letto nella frase di apertura: la città dovrebbe essere Roma, ma potrebbe essere tranquillamente qualsiasi altra e non se ne sarebbe colta la differenza.
Il risultato complessivo è un lavoro che può piacere a chi apprezza il genere poliziesco, perché la storia è molto solida ed è raccontata in maniera fluida e scorrevole. Per chi invece non è un fan sfegatato di questa categoria l’esito è meno soddisfacente.
La vicenda dei due protagonisti è intrigante e i personaggi sono ben costruiti, ma lo svolgimento dei fatti è frettoloso e talvolta anche eccessivamente stereotipato, il che è un ossimoro se si considera che Cassandra è un personaggio che, per sua natura, dovrebbe essere al di fuori dagli schemi.