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Paolo Pantalone

Paolo Pantalone

Okko 1-2

Okko, la serie scritta e disegnata nel 2005 dal fumettista francese Hub e ambientata in un contesto medioevale giapponese, ruota attorno alle avventure di un gruppo composto da quattro elementi: Okko, un ronin a capo del gruppo che viene presentato con il ruolo di cacciatore di demoni, Noburo, gigante guerriero che cela il suo volto dietro a una maschera rossa, Noshin, monaco elementale che evoca in aiuto del gruppo le forze dei Kami (dei che custodiscono le quattro forze della natura), e Tikku, il giovane pescatore che narra in prima persona la vicenda.
Da quest’ultimo parte l’incipit della storia: sarà lui all’inizio del primo albo ad invocare l’aiuto degli altri protagonisti per poter liberare la sorella, Piccola Carpa, rapita misteriosamente da un gruppo di pirati.
Il contesto in cui i quattro protagonisti operano è connotato dalla presenza di diversi clan che si contendono fra loro per la conquista del potere all’interno dell’impero di Pajan (l’isola dove si svolge la vicenda).

Nel corso del primo albo, contenente i tomi 1 e 2 dell'edizione francese, la vicenda si basa, come detto, sulla ricerca da parte del gruppo dei rapitori di Piccola Carpa e della successiva lotta per la sua liberazione. In questo caso sarà l’acqua l’elemento che accorrerà in aiuto del gruppo.
Il secondo albo, che presentatno il terzo e il quarto volume francese, si svolge all’interno della zona dei sette monasteri: il gruppo si imbatte in un misterioso assalto da parte di monaci con l’effige del corvo e sarà costretto quindi a visitare i suddetti monasteri alla ricerca degli assalitori; la terra è l’elemento che sarà invocato dal monaco Noshin per consentire ai protagonisti di perseguire il loro scopo.

Si fa fatica quindi a dare una collocazione precisa di quest’opera all’interno di un unico genere.
Okko è infatti un fumetto che per certi versi strizza l’occhio al fumetto giapponese: l’ambientazione orientale, i continui richiami nella trama a tematiche tipiche dei samurai (quale soprattutto l’onore) e il modo in cui vengono narrate le scene di combattimento sono tutti elementi che richiamano il genere manga e si possono cogliere anche delle similitudini con i capolavori cinematografici di Miyazaki.
Tuttavia, il racconto presenta al suo interno anche diversi elementi molto legati al mondo fantasy e, ad esempio, l’evoluzione della trama è tipica di questo genere: partendo da una motivazione, ossia il rapimento di Piccola Carpa nel primo albo e l’assalto dei monaci del corvo nel secondo, si formerà un gruppo composto da elementi con caratteristiche diverse che intraprenderà una spedizione lunga e tortuosa per arrivare al momento di confronto finale contro i suoi antagonisti. Questa tipologia di svolgimento, seppur ovviamente molto semplificata, è tipica dei più celebri romanzi del genere.
In più, il richiamo alle quattro forze elementali e la forte caratterizzazione di tutti i “micro-contesti” che il gruppo si troverà a incontrare, ad esempio i sette monasteri del secondo numero, fortificano questo richiamo al fantasy. Quest’ultima parte è proprio quella che desta maggior interesse: infatti, la vicenda in sé presenta effettivamente momenti molto interessanti, come ad esempio tutto il secondo libro del ciclo dell’acqua, ma ha anche altri frangenti in cui l’azione stenta a prendere ritmo, come le parti iniziali di entrambi gli albi. L’ambientazione e le sfaccettature del contesto invece risultano essere molto valide in ogni parte del racconto e il lettore riesce a calarsi pienamente nella realtà molto fantasiosa e ben curata in cui i protagonisti agiscono.
Sicuramente una parte attiva in questo senso è giocata dai disegni e dalla colorazione di Hub (nome d'arte di Humbert Chabuel), che raggiungono punti di eccellenza sia nella creazione di questo “mondo di Okko” ma anche nella definizione molto accurata dei personaggi e del loro stato d’animo.

In conclusione, nonostante certi passaggi più lenti penalizzino la valutazione complessiva, Okko è da considerare senza dubbio un prodotto meritevole di interesse soprattutto sotto il profilo illustrativo.

Le Storie 7 – La pattuglia

L’albo di questo mese della collana Le Storie della Bonelli è La Pattuglia, un’interessante storia ambientata durante la guerra in Vietnam ad opera di Fabrizio Accatino.

Il protagonista della vicenda è il comandante Artz, il tipico personaggio del duro che ripudia i rigidi schemi della disciplina gerarchica militare ma che al contempo ne condivide la dedizione per l’arte bellica; egli, nonostante carattere e modi di agire ampiamente fuori le righe, non finirà mai per tradire gli scopi militari per cui è chiamato a combattere né uscirà dai codici d’onore militari, mantenendo quindi durante tutto l’arco del racconto un modo personale di rispettare questo ruolo.

La vicenda parte dall’arrivo presso una stazione radio di un messaggio che desta preoccupazione nell’esercito americano: la richiesta di aiuto da parte del capitano Anderson, dato per scomparso insieme al suo battaglione oltre un anno prima in una zona a cinquanta miglia da Saigon. Sarà proprio il comandante Artz ad incaricarsi di organizzare una nuova spedizione per andare alla ricerca della truppa scomparsa.
Tra intoppi e reazioni diverse alle durezze della guerra, il gruppo arriverà ad un evento che segnerà definitivamente la loro vicenda, ossia partecipare a un’azione di guerriglia in un piccolo villaggio locale abitato da bambini proprio durante lo stop ai combattimenti in onore della festa del capodanno vietnamita.

Da questo momento in poi la storia prenderà una piega diversa; se nella prima parte l’ambientazione bellica aveva posto l’accento sui personaggi e sul loro modo di vivere in zone e situazioni rese difficili dal conflitto, nella seconda parte il tono diventa molto più ambiguo e surreale, passando dal classico racconto di guerra a qualcosa di meno definito e più vicino a film horror/psicologici come “The Blair witch project” e “Shining”. Gli elementi tendono man mano a confondersi, i personaggi cambiano le caratteristiche che si erano evidenziate nella parte inziale e tutte quelle certezze che il lettore ha avuto tendono a scomparire per arrivare al finale dove il racconto raggiunge l’apice sia in termini di tensione narrativa che in termini di paranormalità della vicenda.
In questo contesto di incertezza e inquietudine, paradossalmente l’unico elemento che trova una risposta concreta è proprio il mistero che ha dato il La alla vicenda, lasciando quindi il dubbio che il racconto abbia comunque una chiave di lettura più realistica di quanto appaia.

Il racconto è ben strutturato grazie a sceneggiatura e soggetto molto validi che, come detto, giocano tra schemi di generi narrativi diversi fra loro; la commistione funziona bene e conferisce al tutto la giusta dose di originalità e interesse per la vicenda. Nel passaggio tra uno schema e l’altro ciò che resta un troppo ancorato alla parte bellica sono i disegni di Giampiero Casertano che, seppur anch’essi molto buoni, non riescono a gestire nella giusta maniera l’approdo alla parte più horror dell’albo.
In conclusione, anche quest’albo della collana Le Storie mantiene l’ottimo livello fin qui mostrato confermando che la maggiore autonomia lasciata agli scrittori può portare a produrre dei lavori buoni o addirittura eccellenti, a differenza di ciò che avviene nelle serie regolari ad opera degli stessi autori che vengono imbrigliati in caratteri e schemi pregressi già definiti per offrire prove sottotono.

Manyu Hikencho – Il prosperoso clan Manyu 1-3

Può essere considerato il seno come la fonte di maggior potere all’interno della società? Secondo la visione di Hideki Yamada nel suo Il prosperoso clan Manyu, la risposta alla domanda: è assolutamente sì.

Il seno femminile rappresenta infatti il tema principale di questo manga: colei che è in possesso di un prosperoso grembo è “destinata alla ricchezza” mentre chi ne è priva “non è considerata neppure umana”.
Tutta la vicenda gira attorno a questa massima; il seno è l’elemento che distingue, all’interno di questo singolare mondo, le donne destinate al successo come la protagonista Chifusa, e coloro che viceversa sono indirizzate a rimanere in secondo piano come sua sorella Kagefusa.

La storia si destreggia fra l’ambientazione di un Giappone medioevale alternativo con un i relativi connotati epici e tema portante grottesco che tende a dare alla vicenda un tono anche sarcastico.
Il tema portante dei seni, che potrebbe evidenziare anche una denuncia della nostra società verso un interesse morboso verso alcuni elementi della sessualità, è utilizzato sempre e solo come elemento bizzarro nonché come unico filo logico di tutto il racconto. Questa cosa, da un lato incuriosisce nelle fasi iniziali e rende la storia leggera e scorrevole nella lettura complessiva, ma dall’altro porta questa ad essere talmente assurda nel suo voler essere eccessiva da arrivare ben oltre i limiti della stucchevolezza e banalità.

Nonostante ciò, sono da sottolineare il lavoro ai disegni, con una buona caratterizzazione dei personaggi, e l’edizione che attraverso delle continue precisazioni e note, riesce a far cogliere bene quei giochi di parole che in lingua originale associano alcuni nomi di luoghi e protagonisti al significato del racconto.

Land of the brave 1-2

La nascita a dicembre 2012 della casa editrice BookMaker Comics ha portato nelle fumetterie la serie Land of the Brave, scritta da Massimo Rosi e Paolo Maini, disegnata da Peppe Gallà e colorata da Walter Baiamonte.
La serie è giunta già al secondo numero, ed è previsto per metà Aprile l’uscita del terzo albo.

Land of the Brave è la storia di Gauntlet, un supereroe americano che si allontana in maniera significativa dagli stereotipi tipici della categoria: spesso è ubriaco e distratto durante le sue uscite pubbliche, si droga e frequenta prostitute; queste sue debolezze lo portano ad essere considerato, dall’opinione pubblica, in maniera anomala rispetto ai “normali” supereroi e l’avversione nei suoi confronti finirà per farlo addirittura accusare dell’omicidio del presidente Kennedy.
Questo episodio darà il là ad una caccia all’uomo con il protagonista costretto nei primi due albi a doversi nascondere per iniziare a investigare segretamente sul presunto complotto alle sue spalle.
Dietro la vicenda di Gauntlet, e dei suoi super poteri, si intravedono storie oscure, legate al suo passato come soldato nella guerra in Vietnam; lo stesso siero che gli garantisce le doti sovrannaturali è anche causa di un suo profondo malessere in condizioni di astinenza prolungata.

Questa serie rappresenta un coraggioso tentativo di creare un fumetto di super-eroi made in Italy. I riferimenti ai colleghi di oltremanica sono evidenti: nel personaggio di Gauntlet si può ritrovare la gioventù e i dubbi del Peter Parker di Bendis, mentre nella narrazione vi sono tanti temi ispirati a Watchmen come il malessere interiore di figure all’apparenza invincibili, la diffidenza della società nei confronti dei supereroi e il grande dibattito sul concetto di arma definitiva che, essendo anche in questo caso associato ad una persona, richiama inevitabilmente la figura del Dr. Manhattan.
Land of the Brave non si limita però ad un mero citazionismo delle produzioni americane. All’interno vi si possono trovare freschezza e vivacità sia da un punto di vista narrativo che illustrativo: è ottimo, infatti, il mix tra scene d’azione ben congegniate (grazie anche agli eccellenti disegni e colorazione), momenti in cui vengono analizzate più da vicino le vicissitudini del protagonista e un contorno della vicenda in cui non mancano riflessioni sulla guerra e sul rapporto società-supereroi-armi.

Un difetto di questa serie va cercato nella strategia editoriale: le storie sono molto brevi e hanno una cadenza bimestrale.
Questa politica rischia di far affievolire l’entusiasmo per i buoni contenuti, considerando anche il fatto che entrambi i finali dei primi due albi giocano sulla serialità del racconto, introducendo degli stimoli sui futuri sviluppi della vicenda che suscitano molta curiosità nel lettore.

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