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Daniele Croci

Daniele Croci

Scarlet 1

Scarlet è il nuovo lavoro realizzato dalla coppia creativa che ci ha regalato uno dei più intensi e apprezzati cicli di Daredevil degli ultimi anni, lo sceneggiatore Brian Michael Bendis (Powers, Ultimate Spiderman, Alias) e il disegnatore Alex Maleev (Alias, Spider-Woman, Hellboy). La serie, tutt'ora in corso di pubblicazione negli Stati Uniti, è uscita per la Icon Comics, un'imprint della Marvel che ha pubblicato lavori creator-owned orientati verso un pubblico più esigente, come Powers o Kick Ass.

La trama di questo volume, che raccoglie le prime (e per ora uniche) cinque uscite americane, è molto semplice e lineare, almeno ad una prima occhiata. La rossa protagonista, una giovane di Portland che si chiama Scarlet, dopo aver vissuto sulla propria pelle un'esperienza terribile, decide di intraprendere una crociata personale contro le forze dell'ordine e, più in generale, contro l'autorità che abusa del proprio potere in modo violento.

Se, come già detto, da una lettura superficiale si potrebbe pensare di avere di fronte a una versione giovane, sexy e punk del Punitore di casa Marvel, in realtà le vicende raccontate da Bendis abbracciano una dimensione più sociale e collettivistica rispetto alla mera concretizzazione di un sentimento di vendetta. In altre parole, Scarlet non uccide (solo) per vendicarsi, ma per risvegliare una consapevolezza e una coscienza popolare intorpidita da anni di soprusi e violenze da parte delle forze dell'ordine. Nella sua apparente ingenuità post-adolescenziale, la giovane protagonista va a minare il concetto stesso di legittimità dello stato, inteso come unico soggetto a detenere un uso legittimo della forza, e non lo fa nascosta da una maschera o adottando uno pseudonimo minaccioso, ma addossandosi la responsabilità, almeno morale, delle proprie azioni.

Non si tratta, però, solo di quello che si dice, ma anche nel modo in cui lo si dice. Scarlet – il fumetto – è sostenuto da un uso reiterato dell'interpellazione, meccanismo metanarrativo tramite il quale Scarlet – la protagonista – si rivolge in continuazione al lettore per coinvolgerlo attivamente nell'azione rappresentata nelle vignette. Il lettore viene così indotto, in maniera obliqua, a compiere una scelta morale ed etica nello scegliere se sostenere, almeno idealmente, le azioni portate a termine dalla giovane. La fruizione del prodotto letterario non è, pertanto, influenzata in maniera massiccia dall'autore, che preferisce lasciare al fruitore la scelta circa la partecipazione emotiva. L'interpellazione ha inoltre un'altra funzione: chi legge è esposto continuamente al flusso di pensieri della protagonista, cosa che concorre a rappresentare una statura morale, intesa nel senso più ampio del termine, e una complessità psicologica di indubbio spessore narrativo. Poco importa, o dovrebbe importare, se la trama spicciola costringe il lettore a pesanti iniezioni di sospensione dell'incredulità nell’ affrontare un paio di funzioni cardinali della vicenda, come le doti semi-sovraumane che dimostra la ragazza.

Oltre ai magnifici dialoghi di Bendis, uno dei punti di forza del volume è rappresentato dal comparto grafico. Maleev si conferma come grandissimo artista capace di di presentare uno stile unico e di grandissimo impatto visivo. Il suo realismo fotografico è ben contrastato da un uso accorto del colore, dove le tinte del rosso, come nei capelli della protagonista, vengono messe in evidenza nella grigia monocromia suburbana. Il volume presenta, inoltre, scelte di composizione e montaggio sperimentali decisamente efficaci, come nelle pagine “biografiche” o nella sequenza dello specchietto retrovisore.

Si può quindi parlare di capolavoro? È ancora presto per dirlo. Questo primo volume è sicuramente un passo nella direzione giusta, anche se bisognerà aspettare gli sviluppi futuri della vicenda per poter formulare un giudizio ragionato. Per ora l'attenzione è stata concentrata sulla caratterizzazione psicologica della protagonista, nonché sul suo rapporto con l'opinione pubblica e con le forze dell'ordine. Sarà, inoltre, necessario valutare anche quale grado di adesione col reale verrà mantenuto nelle prossime puntate; molti lettori potrebbero, infatti, trovare estremamente fastidiose alcune cadute di verosimiglianza, in un'ambientazione così realistica; cadute che hanno già fatto la loro comparsa in questo primo numero.

Booktrailer per Che Guevara

  • Pubblicato in News

Cop_CheGuevara_def_smSul blog di Becco Giallo Editore è stato pubblicato un booktrailer per il prossimo lavoro della premiata coppia di autori siciliani Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso. Il duo, che ha già prodotto graphic novel come Peppino Impastato (Becco Giallo) o Primo (BD) ha fissato al 26 ottobre prossimo l'uscita di Que viva el Che Guevara, cui il trailer è dedicato.

Il lavoro seguirà il filone del fumetto biografico, ma con una prospettiva e inquadratura particolare: le vicende ruoteranno intorno alla celeberrima fotografia del Che, riprodotta su poster e magliette, che il fotografo Alberto Korda regalò all'editore italiano Giangiacomo Feltrinelli nel 1960.

Il volume sarà composto da 128 pagine in bianco e nero, al prezzo di 14 €.

Cave Canem

Cave Canem, dal latino “Attenti al Cane”, è la graphic novel d'esordio del giovanissimo autore Nicolò Assirelli (nato nel 1987), alle prese sia con i testi sia con i disegni. Come indicato nella dedica al termine del volume, la vicenda è tratta – seppur con delle modifiche sostanziali – da un racconto breve datato 1971 del grande autore italiano Dino Buzzati, intitolato Boomerang.

Come chi conosce a fondo Buzzati sicuramente potrà intuire, Cave Canem è un racconto basato sul caso, su una serie di sfortunati eventi che si innescano dal ritrovamento di un cane abbandonato sulla strada per Marina di Ravenna da parte di un'ignara ragazza e che portano a una guerra mondiale tra superpotenze. Gli agenti coinvolti sono vittime ignare del caso, della coincidenza assurda che scaturisce dalla penna dell'autore, una divinità capricciosa e sadica che certo non si risparmia.

La sceneggiatura di questo fumetto scorre in maniera abbastanza lineare, ricalcando in maniera semplificata quella del racconto originale, pur con le dovute modifiche (ad esempio qui il cane è vivo e vegeto). Durante la lettura non si rimane elettrizzati dai dialoghi e l'impressione che si ricava è di una narrazione costruita ponendo l'attenzione quasi esclusivamente sulle immagini. Non ci sono soluzioni narrative particolarmente interessanti, e alcune sequenze, come quella della festa in spiaggia, sembrano decisamente poco ispirate.

Passando ai disegni, non si può non riconoscere all'autore un certo sforzo di costruire tavole evocative e d'impatto; sforzo purtroppo vanificato da alcuni difetti.
In primo luogo, il comparto grafico soffre di una marcata eterogeneità all'interno della storia, e in alcuni casi all'interno della stessa tavola. Questa caratteristica, di per sé non necessariamente negativa, risulta invece qui poco felice poiché usata senza particolare cognizione di causa. L'accostamento di diverse tecniche di disegno e colorazione dei grigi va di pari passo con l'adesione molto violenta a certi modelli di disegno, e quindi a certi autori indipendenti che di quelle tecniche sono maestri. Interessante l'uso del primo piano degli occhi di personaggi e animali come tema grafico e espediente di montaggio, anche se si potrebbe soffrire l'eccessivo uso di campi stretti nelle inquadrature. Nonostante siano palesi le capacità dell'autore, e certe tavole ad effetto particolarmente riuscite ne sono la riprova, l'idea è quella di un disegnatore che ha ancora bisogno di maturare, e di trovare una propria via alla rappresentazione per immagini.

Cave Canem è una reinterpretazione moderna di un tema molto attuale nei primi anni settanta, quello della paura della guerra nucleare. Ritrovarlo nell'opera di un fumettista così giovane, che per ovvi motivi anagrafici non ha vissuto la guerra fredda, è sintomo che i nostri tempi di pace tanto pacifici non sono, e che la guerra si combatte ancora, solamente su altri campi, con tutto il carico di sfiducia e precarietà che da essa deriva.

Per concludere, non si può che fare un plauso alla casa editrice Edizioni BD, che ha dimostrato di avere fiducia nei giovani e nel fumetto italiano, affidando un progetto intero a un autore emergente.

Art Spiegelman torna su Maus

  • Pubblicato in News

SpiegelmanMETAMAUSQuest'anno ricorre il venticinquesimo anniversario di Maus di Art Spiegelman, una delle opere a fumetti più importanti di tutti i tempi, che ha fruttato all'autore un prestigioso premio Pulitzer. L'esperienza dell'olocausto vissuta dal padre dell'autore trovò infatti nel 1986 una rappresentazione grafica che è rimasta nell'immaginario collettivo.

Per festeggiare questa ricorrenza, e per regalare ai fan di tutto il mondo del materiale inedito sulla graphic novel, è appena uscito negli Stati Uniti MetaMaus, un ricco compendium multimediale edito dalla Pantheon. Composto da un volume di 300 pagine e da un DVD, Metamaus ripercorre attraverso le parole dell'autore stesso la genesi dell'opera e il processo che ne portò alla realizzazione. Il tutto è corredato da un enorme numero di schizzi, prove e disegni originali.

Molto interessante è anche il DVD, curato dalla direttrice esecutiva del Centre for Digital Media di Vancouver, Gerri Sinclair, in cui è presente una copia digitale del fumetto originale nonché i i file audio originali che Art registrò durante le conversazioni con il padre durante la stesura dell'opera.


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