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Carlo Alberto Montori

Carlo Alberto Montori

Mamoru Oshii resuscita Cyborg 009

  • Pubblicato in Toon

Il manga più famoso di Shotaro Ishinomori è "Cyborg 009", fumetto d'azione che ha per protagonista una squadra di cyborg impegnata a combattere la malvagia organizzazione Fantasma Nero comandata dal temibile Skull. Dal manga sono stati tratti tre film e quattro serie animate, di cui solo la seconda è stata trasmessa in Italia negli anni '80, mandata in onda da diverse emittenti locali.

L'anno scorso Mamoru Oshii (Patlabor, Ghost in the Shell) ha diretto un cortometraggio in 3D stereoscopico intitolato Cyborg 009 - The Reopening proiettato in occasione del CEATEC (uno show tecnologico che si tiene ogni anno in Giappone) per il quale ha ripescato proprio alcuni dei personaggi creati da Ishinomori. Le musiche sono state composte dal suo collaboratore di lunga data Kenji Kawai.
Ora il corto è visibile online; potete vederlo qui sotto.

Animation History #39: Il Canto di Natale di Topolino

  • Pubblicato in Focus

canto_posterNel 1974 la Disney mette in commercio un disco intitolato "Il Canto di Natale di Topolino" ispirato al celebre racconto di Charles Dickens, nel quale la storia è interpretata da doppiatori che ricreano le voci dei più famosi personaggi disneyani. Nel 1983, in occasione del ritorno nelle sale de Le avventure di Bianca e Bernie, da quel disco viene ricavato un mediometraggio animato che vede il ritorno sulle scene di Topolino dopo 30 anni, la cui ultima performance animata risaliva al corto Topolino a pesca. Nonostante la presenza del topo nel titolo il suo ruolo nel mediometraggio è secondario; il ruolo di Scrooge è affidato a Paperone (il cui nome in lingua originale è proprio Scrooge), qui solamente alla sua seconda apparizione animata nonostante all'epoca godesse di circa 35 anni di carriera nel mondo del fumetto. Paperone risulta ovviamente azzeccato nei panni del suo omonimo, sfoderando un'espressività che probabilmente fa di questo mediometraggio un banco di prova per la notorietà che gli sarà concessa qualche anno dopo grazie alla serie televisiva DuckTales.

Una delle particolarità che rendono speciale questo cartone è il casting effettuato nei diversi universi narrativi Disney: oltre a topi e paperi infatti compaiono, anche in ruoli piuttosto importanti, personaggi provenienti da cortometraggi e lungometraggi. Tra questi spiccano Il Grillo Parlante di Pinocchio come Fantasma dei Natali passati e il gigante di Bongo e i tre avventurieri come Fantasma dei Natali presenti, con un temibile Gambadilegno a completare il trittico di spiriti che fa visita a Scrooge. La scelta dei personaggi e il modo in cui sono stati utilizzati è affascinante, con alcuni abbinamenti scontati ma altri invece più coraggiosi ma non per questo meno riusciti, ad esempio Pippo nel ruolo del defunto poco di buono Jacob Marley.
L'amosfera che si respira è quella dei film Disney di vecchia data, con ambientazioni e sequenze d'effetto, oltre a dei personaggi che (nonostante il poco tempo a disposizione) riescono ad accattivarsi la simpatia del pubblico e a dimostrare anche una discreta profondità. Il merito di questo buon lavoro va in parte anche agli animatori al lavoro sull'opera, tra i quali si nascondevano alcuni promettenti artisti che in futuro diventeranno molto influenti all'interno della Disney, come John Lassater o Glen Keane.

Il Canto di Natale di Topolino è diventato un classico natalizio trasmesso ormai ogni anno sulle televisioni di tutto il mondo, essendo l'adattamento più amato tra le numerosi versioni ricavate dall'opera originale di Dickens. Il mediometraggio è contenuto all'interno del DVD DisneyTreasures: Topolino Star a Colori - Volume 2, nonostante il ruolo marginale di Topolino; da quest'opera è poi partito un leggero rilancio dei personaggi tradizionali disney, trascurati da qualche decennio e poi tornati alla ribalta soprattutto sul fronte televisivo.

Nuove immagini di Un Mostro a Parigi

  • Pubblicato in Toon

È in cantiere da qualche anno Un mostro a Parigi, film d'animazione in CG prodotto da Luc Besson e diretto da Bibo Bergeron (La strada per Eldorado, Shark Tale) con un budget di circa 35 milioni di euro.
Siamo nel 1910 e nella capitale francese una creatura mostruosa sta seminando il panico in città; il timido Emile e l'inventore Raoul sono alla caccia della bestia, incontrando durante la loro ricerca alcuni personaggi eccentrici come uno scienziato assistito da una scimmia e un ispettore di polizia che cercherà di aiutarli. Ma forse il mostro non è così temibile come si potrebbe pensare e forse una cantante di cabaret riuscirà a fare breccia nel suo cuore...

Finalmente è stata annunciata la data d'uscita nelle sale francesi, programmata per il prossimo 19 ottobre; non c'è ancora un trailer in circolazione, ma potete dare un'occhiata qui sotto alle ultime immagini diffuse dalla produzione che raffigurano alcuni dei personaggi principali della pellicola.

Ladolescenza: intervista a Makkox

Dopo Le Soluzioni imperfette e Il Canemucco Makkox torna sulla carta stampata con Ladolescenza, un volume per il quale ha supervisionato di ogni fase del processo produttivo, dall'ideazione alla stampa tipografica. Il risultato è un volume prestigioso di cui potete leggere la recensione.
Abbiamo contattato Makkox che ci ha rilasciato un intervista a proposito del volume, arrivando a parlare anche del rapporto tra fumetto cartaceo - fumetto online e della situazione editoriale italiana.

Intervista di carlo Alberto Monori e Giovanni La Mantia.

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Ciao Makkox!
È passato un anno da quando ti avevamo intervistato in occasione dell'uscita del primo numero del Canemucco. Da allora il progetto è proseguito, anche se seguendo sentieri diversi dal previsto. Vuoi raccontare in prima persona cosa è accaduto in questi mesi?

È successo che l’edicola non è stata un successo per una marea di motivi che non essendo un editore non potevo prevedere, né mi competeva farlo, invece è stata un successo la diffusione via web, di cui mi sono occupato, che ci ha portato oltre un migliaio di abbonati. Tralasciando problematiche dietro le quinte relative alla retribuzione mia e degli autori che qui è fuori luogo trattare, devo però dire che da queste problematiche è derivato un rallentamento nella produzione, in quanto aggratis si può narrare, ma non mangiare.
Mettiamo in chiaro una cosa: Coniglio Editore sempre sia lodato, perché nessun altro mi avrebbe consentito un’operazione del genere e ancor meno con la libertà di sperimentazione nei contenuti di cui abbiamo goduto e godiamo.
Nonostante la strada in salita, l’albo ci ha divertito, ci diverte e regala soddisfazioni: La nomination al premio Micheluzzi 2011 in due categorie, miglior serie realistica e migliore sceneggiatura, è una di queste; un’altra l’altra il fatto che la serie sia stata opzionata per produrne una miniserie tv o un film. L’affetto di chi nonostante tutte le difficoltà produttive, continua a seguirci, e ad abbonarsi, è però la più grande.

All'interno del tuo nuovo volume a fumetti tratteggi un particolare periodo della vita che tutti noi abbiamo attraversato; che cos'è per te ladolescenza?

L’adolescenza e l’infanzia sono state una vita precedente. Ne rimpiango le cose banali che molti hanno cantato: la spensieratezza, le varie verginità, la fiducia d’essere immortali, ma anche i dolori, le paure, quello slittino di nome Rosebud...
Più di tutto mi manca l’acutezza dei sensi e le giornate di quarantasei ore col sole che non tramontava mai. Il dolore di non essere consapevole, all’epoca, di quanto fosse prezioso quel tempo è oggi amaro, ma lo fossi stato non me la sarei vissuta bene, credo.
Ovviamente parlo così perché la mia adolescenza pur trascorsa tra luci e ombre, non è stata traumatica. Sono stato molto fortunato, e sono grato al destino di questo.

Forte della tua esperienza come tipografo, hai seguito personalmente ogni processo della fase produttiva. Cos'hai provato nell'applicare la tua esperienza passata alla tua più recente carriera da fumettista?

Un enorme senso di potere e libertà. Quasi come ricordavo solo nell’adolescenza, eh eh. Conoscere la totalità del processo produttivo è come per un violinista saper costruire il proprio violino. Sono uno scarso violinista, penso, ma sicuramente un buon liutaio. Davvero la sensazione non è descrivibile se non s’è provato mai questo iter creativo integrale. Ha qualcosa di rinascimentale.
Mettici anche che per anni mi sono trovato a lavorare con il marketing di basso livello, quello dei supermarket, e hai l’operazione Ladolescenza nella sua interezza.

Ladolescenza contiene storie già pubblicate in passato. Il processo di selezione è stato complesso o quando è nata l'idea di autoprodurre un albo come Ladolescenza avevi già chiaro cosa inserirci?

L’idea mi venne da una casualità. Una sera mi trovai a riflettere sulle compilation musicali. Come tutti quelli della mia età ne ho fatte un po’, da ragazzo, sulle audiocassette, miscelando brani presi dalla mia audioteca. Le compilation avevano una qualità emotiva che trascendeva i singoli brani. Erano viaggi. Potevo realizzare una compilation da pomicio, o da canna, o da dichiarazione d’amore, e ognuna doveva prenderti per mano e portarti nell’adatto mood dolcemente fino a giungere al climax e infine lasciarti andare con un grano di nostalgia in cuore. Le compilation erano una forma d’arte.
Così ho pensato che avrei potuto creare una superemozione mettendo assieme, in un certo modo e con una certa metrica, piccole emozioni affini racchiuse in singoli racconti. In ultimo, come illuminazione finale, ho deciso che avrei parlato confidenzialmente negli stacchi tra i brani come facevano i dj di trasmissioni musicali notturne che ascoltavo da ragazzo. Non è stato semplice comporre il tutto, ci ho perso nottate più che giornate, lavorando più sul togliere che sull’aggiugere: desideravo leggerezza, dolcezza, nostalgia in bilico sull’inespresso, così che persistesse. Ne è risultato un volume leggero e, per me, emozionante più nell’insieme che nelle singole parti, come deve essere una compilation.

Hai raccontato sul tuo sito quanto la produzione limitata de Ladolescenza sia stata economicamente più remunerativa per te rispetto che la collaborazione con una casa editrice per un albo dalla maggiore tiratura. Pensi che questa possa essere un mercato per gli artisti per creare e vendere in modo più diretto le proprie opere, senza intermediari "o padroni"?

Penso che possa essere un modo per alcuni artisti narrativi e in particolar modo visuali, d’una certa maturità, che si posizionano al di sotto dei ristretti piani di vertice della piramide dell’editoria, di realizzare le proprie ambizioni.
Certo: dipende molto da cosa si ama e cosa si cerca, quali sono le ambizioni, appunto. Io non ho l’ossessione di essere sugli scaffali d’una libreria a qualsiasi costo, ma di essere fruito nella migliore delle edizioni anche se da pochi. Certo, per far da soli occorre avere le competenze tecniche e la passione per l’oggetto oltre che per il contenuto. Non so quanto possa essere un discorso scalabile ad altri autori. Per me l’alta qualità è un ambizione forte. Ho sofferto e soffro la perdità di qualità dei prodotti imposta dall’allargarsi del mercato di massa. Oggi si ascolta musica con gli iPod che leggono mp3, anch’io lo faccio. Una volta per una completa, vera, riproduzione d’una esperienza acustica musicale dovevi avere un amplificatore valvolare grosso some un cassettone dell’800, e 4 casse in legno alte così, a 6 coni. I moderni sistemi home theatre fanno ridere, se non vai sullo stra-top. Ma son valori non più percepiti. Anche per le immagini il jpeg è lo standard per i media digitali, ormai sempre più lo è anche per le pubblicazioni stampate. Il principio è: basta che inganni l’occhio o l’orecchio fino a un limite accettabile. Quel limite s’è spostato sempre più in basso in ragione dell’abbattimento dei costi. E noi gli siamo andati appresso dimenticando la purezza dell’origine.
Sembra strano questo discorso fatto da me che pubblico nel web. Però, chi lavora con me, nel web, conosce la mia ossessione per la qualità delle immagini, e infatti non s’azzarda a toccare i files che gli fornisco e che produco con estrema cura anche per questa piattaforma di massa. Infine sì. Un prodotto di alta qualità, realizzato in proprio, in tiratura limitata e venduto direttamente dall’autore al proprio pubblico, produce reddito più di quanto non riesca a darti l’editoria di retrovia, ma non è un operazione così banale: necessita di molte variabili che abbiano il giusto valore, altrimenti prendi un bagno di sangue.

Quanto del successo del volume pensi sia da imputare allo zoccolo duro di fan che ti segue online? Pensi che un'iniziativa editoriale simile possa essere ugualmente conveniente anche per un esordiente?

Ecco una delle variabili a cui accennavo prima. Si ha bisogno di un pubblico consolidato che conosca bene le tue cose. Però non li definirei fan: ho capito il senso con cui hai usato il termine, ma è deviante. Io non uso il web per comunicare con i fan. Lo uso per pubblicare materiale vero, completo, non contorni e assaggini. Quelli che mi seguono nel web sono lettori. Credo di aver pubblicato il 90% delle mie cose gratuitamente nel web. Quindi, quando a questi lettori propongo di acquistare qualcosa da me prodotto, acquistano il prodotto, non una maglietta con la mia immagine, non sono io la spinta all’acquisto, ma i contenuti di cui hanno esperienza. Per i fan avrei messo un tasto “donate” nel mio blog e buonanotte, e non credo che ne avrei ricavato molto.
Un esordiente manca di questa componente a mio parere necessaria: non ha un pubblico che conosca le sue cose, perché e da chi dovrebbe essere acquistato? Un esordiente ha bisogno di un editore che compensi questa carenza. L’editore, tra l’altro, è questo che offre: un pubblico.
Oppure un esordiente che volesse provarsi in un’operazione simile alla mia, nel web, avrebbe bisogno di un mentore, un garante, che lo suggerisca al proprio pubblico, ma non so quanto funzionerebbe. Dovrebbe coincidere con un prezzo promozionale, ottime critiche, etc. Insomma un piano di marketing ben strutturato. Ma questi ragionamenti possibilistici sono un mio modo per non essere categorico e dire quello che penso: un esordiente rischierebbe nove su dieci di prendere una brutta botta.

Credi che ci sia qualcosa che non funziona nel rapporto tra autori ed editori, nel mercato fumettistico italiano?

Mi rendo conto di saperne troppo poco. La mia esperienza è limitata e personale.
Quello che penso oggi a 45 anni non l’avrei pensato a 25 o 35. Per quanto mi riguarda il problema è più ampio del rapporto tra questi due attori e riguarda la cultura del fumetto in italia. Il fumetto s’è incistito in nicchia, è diventato genere e non modalità narrativa. Il fumetto si fa per chi legge fumetti nelle modalità che i lettori di fumetto gradiscono.
Io credo, da esperienza mia che di lettori di fumetto-e-basta ne ho pochi, che ci sia un gran territorio da esplorare e conquistare nell’ambito della narrativa generica e delle librerie di varia. Certo occorre muoversi e proporre. In un certo modo, educare. È un’attività pioneristica, e i pionieri buttano il sangue, si sà, ma anche vedranno cose che noi umani...

epifaniaIn questi mesi il tuo lavoro come fumettista sul Web è aumentato incredibilmente: produci quotidianamente più di una vignetta per diversi siti, per lo più con toni satirici. Come ti trovi a lavorare con questi ritmi, che consentono di ridurre in modo massiccio i tempi dall'evento satirizzato alla lettura delle vignetta completata?

Non mi costa una gran fatica. Disegno molto velocemente e sono un “buona la prima” per indole. Non che m’accontenti, è che ho sempre ricercato la spontaneità di segno, la calligrafia di getto. Perciò ascoltare o leggere una vaccata che mi faccia incazzare e reagire di vignetta mi viene istintivo e veloce. D’altra parte ho fatto così da sempre iniziando sul mio Tumblr, passando poi su Macchianera e a seguire nel mio facebook, infine oggi sul Post. Questo sempre mentre facevo e faccio altro: disegno storie più lunghe per il Canemucco, o, ultimamente, mentre scrivo miei racconti che poi saranno sceneggiati e disegnati da un altro disegnatore, come sto facendo con Flaviano Armentaro e forse anche con Ivo Milazzo, ma st’ultima è ancora da quagliare. Comunque cose che rimarranno inizialmente nell’ambito dell’autoproduzione di alta qualità di cui ho parlato prima, sia chiaro. Scusa l’OT.

Da una parte abbiamo "l'artigianato", come hai definito tu Ladolescenza, con un volume seguito durante tutto il processo di stampa e curato nel minimo dettaglio tipografico. Dall'altra parte abbiamo il suo opposto, il fumetto digitale, immediato e intangibile.
Makkox si muove con agilità in entrambe le forme, senza apparente difficoltà: in quale delle due si trova più a suo agio?

Dalla tua domanda sembrano due approcci diversi, ma sono assai simili. Ho realizzato Ladolescenza anche perché l’esperienza del web ti abitua al controllo totale di ciò che pubblichi e come lo pubblichi. Per cui quando sono venuto a contatto con un editore cartaceo ho vissuto una specie di costrizione da quel punto di vista. Con Ladolescenza mi sono riappropriato di quel controllo. Cosa preferisco tra web e carta? Sicuramente, nella quotidianità volatile, preferisco il web che mi dà risposte immediate in termini di feedback, di contatti umani. La carta è un modo diverso oltre che un media: la carta conserva memoria di ciò che vale la pena conservare. E la conserva preziosamente. Questo il web non lo fa, non c’è selezione, non c’è differente preziosità data dal supporto.
Sono due sensazioni e modalità, web e carta, non sovrappolinibili e assai complementari.

Proviamo a immaginare il prossimo futuro. Crediamo che lo stile che ti contraddistingue si possa sposare tranquillamente con i tradizionali canoni (foliazione, confezione, marketing) ai quali i cugini di lingua francofona sono culturalmente abituati. Anche considerata la stagnazione interna - a voler minimizzare - ritieni possibile uno sbocco editoriale in quel mercato a breve e medio
termine?

Io in Francia? Non so. Anche lì gli editori richiedono un adesione a format “fumettistici” ben rigidi o meglio: riconoscibili. Immagino che l’unica possibilità per me non sia nell’intercettare un pubblico esistente, ma nell’attrarne uno mio. Credo che la mia strada per l’estero, dovesse mai esistere, passerebbe, com’è per quella italiana, dal web. Comunque non mi pongo il problema. C’è tanto da fare qui da noi che basterebbe per due vite. L’ultimo Salone del libro di Torino m’ha dato una boccata d’ossigeno: ho visto che c’è in giro tanta voglia di leggere. Per me la chiave è quella: lettori, non lettori-di-fumetti-e-basta.

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