Ragnarok #1 (USA)
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Walter Simonson, per la sua prima opera creator-owned dopo 20 anni, sceglie di rimanere in un ambiente a lui familiare raccontandoci le avventure di un gruppo di personaggi appartenenti alla mitologia norrena. Dimentichiamoci il Thor di casa Marvel, questa storia è più fedele al mito, e si ispira ad esso fin dall'inizio presentandoci il Ragnarok: la battaglia finale tra le potenze dell'ordine e quelle del caos.
I Nemici avanzeranno, il sole e la luna si spegneranno, la terra sprofonderà nel mare e le stelle cadranno dal cielo, sarà il crepuscolo degli dei. Con queste premesse assistiamo alla lotta fra Thor e il serpente Miðgarðsormr, uno scontro fra due potenze sovrannaturali, che si conclude con la morte di entrambi. Il figlio di Odino ha la meglio grazie al martello Mjollnir, ma nulla può contro il soffio velenoso del serpente, così dopo nove passi cade al suolo senza vita. È l'eterna lotta tra il bene e il male.
Ragnarok #1, uscito il 23 luglio negli States per la casa editrice IDW Publishing, si presenta con questo incipit che cala il lettore nel mito con facilità. Poi la scena si sposta all'improvviso su di una famiglia di elfi oscuri, in particolare facciamo la conoscenza di Brynja, un'assassina con una missione misteriosa che vaga per le lande desolate di un mondo consumato, un mondo in cui sembra non esserci speranza, dove le divinità sono morte, la terra è annerita e soverchiata dal silenzio. Non cresce più nemmeno l'erba e gli alberi rinsecchiti s'innalzano verso un cielo grigio. Ma Brynja è convinta che un futuro migliore si possa costruire con le proprie mani, così parte per compiere la missione che potrebbe donare l'immortalità alla sua piccola figlia, verso la fortezza che sorge ai margini del mondo. Si troverà di fronte a qualcosa più grande di lei, qualcuno ritenuto morto ma pronto a ridestarsi, qualcuno che un sogno premonitore ha stabilito essere di nuovo in vita. Un dio scheletrico che pare fatto essere di pietra.
Le prime pagine sono graficamente spettacolari. Le scene della battaglia fra Thor e il serpente sprizzano epicità, s'intravedono anche le altre divinità intente a combattere in un mondo sull'orlo del caos, nel giro di poche tavole viene presentato il ragnarok. Un lavoro di sintesi ammirabile.
Un altro elemento che risalta all'occhio è l'attenzione per i dettagli e i riferimenti alla mitologia norrena, un risultato che senza dubbio è stato conseguito grazie ad un'accurata documentazione, pur trattandosi di un'opera di fantasia con le relative licenze e libertà.
Dai colori chiari della battaglia in apertura, dai bagliori che scaturiscono dal dio del tuono, passiamo alle tonalità cupe del post ragnarok. I colori di Laura Martin creano la giusta atmosfera, presentando un mondo oscuro, esistenze che ruotano attorno all'acciaio e al sangue, risultando azzeccati con il tono della storia.
Le scene di combattimento sono ben realizzate, spesso attraverso l'utilizzo di qualche trovata narrativa vediamo solo l'inizio e la fine della scena, come il lampo della spada accompagnato da uno spruzzo di sangue e nella vignetta successiva il particolare di una testa che rotola ai piedi della protagonista. Oppure l'avanzare di Brynja verso una città sorvegliata da guardie intente a parlare tra loro, e senza vedere l'elfa oscura in azione alla fine della tavola ci si trova con una guardia che parla da sola e con i suoi compagni morti alle sue spalle. In questo modo si vede solo il risultato, il metodo viene lasciato alla fantasia del lettore, e l'elfa gioca la parte della formidabile assassina ancor più che se fosse mostrato tutto nei minimi dettagli.
Senza ombra di dubbio la parte grafica è la migliore di questo primo albo. Non che la storia risulti essere spiacevole, anzi la lettura scorre fluida per tutte le pagine fino al climax dell'ultima pagina, ma la linearità degli eventi non consente di creare quell'hype per l'albo successivo una volta messi gli occhi sull'ultima tavola. Ci sono un paio di dialoghi ben riusciti e altrettante scene da "badass" in cui Brinja mostra le sue potenzialità, ma la storia scorre fluida fino alla fine proprio come il lettore si aspetta che debba andare. Un episodio tecnicamente ben costruito ma non molto brillante, dove vengono presentati diversi punti che dovranno essere approfonditi in futuro per rendere la narrazione più interessante. Un compito ben fatto ma che non sconvolge.
L'attenzione si concentra quasi del tutto sull'elfa oscura Brynja, facendoci conoscere vari lati del suo carattere, presentandola come un'amorevole moglie e madre ma al tempo stesso una spietata assassina. Anche la missione che deve svolgere riflette i lati della sua personalità, infatti combatte per assicurare a sua figlia un futuro migliore, per darle una speranza in quel mondo dove non si può più nemmeno pregare visto che gli dei sono morti. A parte questi elementi caratterizzanti, e nemmeno troppo originali, si sente la mancanza di qualche avvenimento che lasci a bocca aperta.
Gli altri personaggi sono dei comprimari, alcuni dei quali comparsi solo per mostrarci il carattere di Brinja. Altri invece li rincontreremo di sicuro più avanti, visto che celano potenzialità interessanti, mentre in questo primo albo sono stati presentati al lettore quel tanto che basta da stuzzicarne la fantasia.
Per un appassionato di fantasy l'ambientazione risulterà familiare, ben realizzata e capace di trasmettere quel senso della meraviglia che ci si aspetta, vero che non bastano questi elementi per fare di un fumetto un'opera eccelsa.
Traendo ispirazione dal mito nordico le possibilità sono immense. In questo primo episodio sono stati gettati all'interno della narrazione diversi spunti interessanti, accennandoli o poco più, ora staremo a vedere se nei prossimi albi si svilupperanno al punto tale da affiancare la superba parte grafica.