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Oscar 2013: uno sguardo ai cortometraggi - Conclusione

Della cerimonia degli Oscar si ricorda con più facilità gli sproloqui d'onnipotenza di registi e produttori, le lacrime delle attrici e Roberto Benigni che salta sulle sedie. Non tutte le categorie ricevono però una copertura mediatica adeguata. Tra queste, quella del miglior cortometraggio animato, una delle più belle, dove la varietà e il coraggio delle idee esplodono in tutta la loro forza. Dopo averle dedicato ampio spazio, vediamo chi saranno i favoriti della serata.

Se prima la categoria veniva votata soltanto dai membri dell'Academy che attendevano alla proiezione dei cortometraggi, da quest'anno tutti i votanti riceveranno i DVD dei corti alla stregua dei lungometraggi nominati nelle altre categoria. Il numero di votanti, dunque, si allarga esponenzialmente e a giudicare non saranno soltanto gli interessati e gli appassionati del settore, ma anche quelli che, per questioni di tempo e/o volontà, non guarderanno i nominati e voteranno quello di cui hanno più sentito parlare (potrebbe sembrare un'affermazione tranciante, ma la documentazione in merito non manca).

Ciononostante, l'assegnazione del premio resta in bilico perché questo è il primo anno in cui vige questa regola e sarà una premiazione che permetterà di rilevare più facilmente i vincitori delle prossime edizioni. Rivediamo le cinque opere nominate, in ordine crescente di apprezzamento:

Maggie Simpson in: The Longest Daycare: È la vera sorpresa del gruppo: accolto positivamente questa estate, non sembrava però possedere le carte giuste per entrare nella categoria. Il corto fa infatti un uso gratuito del 3D e la qualità dell'animazione non è delle migliori. Sono invece indubbi la sua grande capacità narrativa e l'appeal della serie. Forse non abbastanza per meritare un Oscar. È un peccato che la vena più psichedelica del regista David Silverman - il cui estro può essere ammirato in Il viaggio misterioso di Homer, dove ha animato personalmente una delle scene più sofisticate della serie - non abbia trovato la strada in questi quattro minuti abbondanti di noia.

Head over Heels: La storia di una coppia in crisi, a tal punto da vivere separati in casa, l'uno sul pavimento, l'altra sul soffitto, si situa nel mezzo, tra la muscolosità produttiva di Paperman, dotato di mezzi e budget, in questo caso più limitati, e la fattura para-amatoriale della stop-motion. Se la premessa Pixariana risulta vincente, il suo svolgimento è carente di guizzi e il design dei personaggi non è tra i più ispirati. La realizzazione, del cui budget non si hanno notizie, sembra raffazzonata e poco rifinita. Forse si è voluto sparare troppo alto e le spalle dei produttori non hanno retto. Proprio l'opposto di Fresh Guacamole, che fa sua la lezione "Di più, con meno".

Adam and Dog: Quindici minuti di animazione tradizionale che raccontano la storia del primo cane apparso sulla Terra e della sua relazione con Adamo, nel giardino dell'Eden. Tecnicamente sopraffino e tematicamente rilevante, il corto mostra perché la razza canina sia così importante per il genere umano, attraverso momenti di vita quotidiana tra i due, immersi nella pace del paradiso terrestre. D'impronta disneyiana, Adam and Dog emana un'aurea alla Tree of Life che, volendo essere maligni, ha quel gusto presuntuosetto che potrebbe giocare a vantaggio della vittoria.

Paperman: La storia d’amore e alienazione dell’individuo nella New York degli anni quaranta di John Kahrs, realizzata con un ibrido di animazione a mano e grafica al computer, è una delle opere più interessanti e innovative dell'anno, che non sfigurerebbe accanto a passati vincitori come Il gioco di Geri, I pantaloni sbagliati o Tin Toy.

Fresh Guacamole: Una bomba a mano che nasconde al proprio interno un avocado maturo, una lampadina a punta si rivela essere un peperoncino, a sua volta sminuzzato in tanti piccoli hotel del Monopoli, e una cipolla assume i connotati di una palla da baseball. Questo è Fresh Guacamole, forse il più inventivo dei suoi lavori e quello che più stupisce per la sua capacità di essere semplice e spiazzante allo stesso tempo.

Una cinquina tutto sommato di peso, che vede nel corto di Silverman l'unico vero peso morto - lo slot sarebbe stato facilmente occupabile dal maestro giapponese Katsuhiro Otomo e dal suo Combustible - e che rende quantomai incerta l'assegnazione del premio. Tentare di predire un vincitore è impresa ardua: i premi di categoria sono rari e quelli che ci sono hanno un bacino di votanti completamente diverso da quello che vota per gli Oscar. Probabilmente un paio d'anni fa Head over Heels, di gran lunga il meno patinato dei cinque, avrebbe strappato una stentata vittoria; fino a poco tempo fa infatti raramente veniva scelto il corto più famoso o quello più esposto mediaticamente, a prescindere dalla bontà dello stesso. Di recente però sono stati premiati prodotti più commerciali e curati del solito e il cambio delle regole di votazione della categoria, come detto poc'anzi, potrebbe essere la pietra tombale sulla corsa all'Oscar degli inglesi.

Al netto di tutti questi preamboli - che, in soldoni, servono a giustificare una probabile previsione fallimentare - la vittoria sembra contesa tra Adam and Dog e Paperman. Certo, nessuno griderebbe allo scandalo se vincesse Fresh Guacamole, un po' meno nel caso in cui la statuetta finisse nelle mani degli altri due nominati.
Non resta che attendere la serata degli Oscar, prevista per il 24 febbraio e condotta da Seth MacFarlane, per scoprire chi avrà la meglio.

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