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Oscar 2013: uno sguardo ai cortometraggi - Paperman

Con questo articolo inauguriamo una panoramica sulla categoria dei cortometraggi animati, una sezione che passa sempre ingiustamente sotto silenzio, eccezione fatta per i soliti noti (leggi: i corti Pixar, che quest'anno non presenzieranno), ma che meritano attenzione per la pregevole fattura, la concentrazione di idee inedite e la sfrontatezza dei metodi realizzativi. Si va dalla corazzata Disney all'autoproduzione tra le mura di casa proprio, uno spettro vario come nessun'altra categoria degli Oscar, che va conosciuta anche per pulire il palato con qualcosa di fresco e nuovo, prima dell'abbuffata di volti noti della cerimonia.

Si inizia con l'incantevole Paperman, riuscito a entrare nella cinquina come ci si aspettava. La storia d’amore e alienazione dell’individuo nella New York degli anni quaranta di John Kahrs, realizzata con un ibrido di animazione a mano e grafica al computer, è una delle opere più interessanti e innovative dell'anno. "È un onore che Paperman sia stato nominato per un Oscar" ha dichiarato Kahrs all'indomani della candidatura. "Non potrò mai ringraziare abbastanza tutti quelli del team per la loro passione e il duro lavoro nell'aver reso un sogno lavorativo una realtà."

Kahrs, ex-animatore Blu Sky e Pixar e dal 2007 in Disney, per la quale ha supervisionato l’animazione di Rapunzel – L’intreccio della torre, ha rivelato la genesi del cortometraggio: dopo l’incarico come supervisore, aveva capito come gran parte del lavoro degli animatori non arrivava puro sullo schermo e aveva deciso di riportare quel tipo di disegno in primo piano, attraverso la CGI; la storia, al contrario, proveniva dai suoi anni giovanili: "L’idea viene dal periodo in cui vivevo a New York e facevo il pendolare. Continuavo a incrociare gli sguardi con le persone e pensare “Potremmo avere una vita insieme” e poi questa persona se ne andava via per sempre e iniziavi a pensare a cosa faceva nella vita, chi era. Quello, insieme agli spazi vertiginosi, al gioco di luci e ombre degli edifici mi sembravano un’ambientazione magica per una storia d’amore".

Paperman ha segnato il debutto di un nuovo programma d’animazione chiamato Meander. Ideato da Brian Whited, Meander è un software di disegno a base vettoriale che permette all’artista di manipolare la linea dopo averla disegnata, dando alla sequenza lo stile grafico peculiare dell’animatore che vi ha lavorato (specifica che tenda a perdersi con l’animazione computerizzata): "È come dipingere su una superficie in CGI e la cosa bella è che il disegno appare davanti a loro, non devono aspettare che venga renderizzato. Sta davanti a loro e possono vedere tutto quello che stanno facendo".

Tra le fonti di ispirazioni citate compaiono il lavoro di Milt Kahl, celebre animatore responsabile del personaggio di Roger in La carica dei 101, film che faceva uso della tecnica della xerografia per bypassare il processo di ripulitura dell’animazione, risparmiando così tempo e denaro. L’unica conseguenza di questo processo era la perdita di definizione nel disegno a causa dei molteplici tratti a matita lasciati sul personaggio: ciò che l’animatore disegnava era ciò che compariva sullo schermo. Uno stile che è stato ripreso in Paperman, aggiornandolo al XXI secolo: "Una delle cose di cui sono fiero è il fatto che il corto è una celebrazione della linea" ha dichiarato il regista, "Kahl non voleva che la linea venisse cancellata, voleva che l’energia originaria, la velocità del tratto e l’espressività della linea rimanessero intatte".

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