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Winnie-the-Pooh: i diritti alla Disney

Deadline riporta che si è conclusa la causa sui diritti di sfruttamento del personaggio di Winnie-the-Pooh, che vedeva impegnata la Disney contro la presunta detentrice dei diritti, la famiglia Slesinger, da più di vent'anni.

Le radici del conflitto sono profonde e attraversano tutto il novecento: nel 1930 il creatore del personaggio, A.A. Milne vendette i diritti di sfruttamento a Stephen Slesinger pioniere delle licenze per merchandising, che iniziò a produrre giocattoli e altri prodotti a tema. La famiglia di Slesinger, dopo la sua morte, vendette i diritti alla Disney, nel 1961. Nel 1983 le due parti si accordarono sulla restituzione dei privilegi agli Slesinger, che avrebbero ceduto parte degli stessi esclusivamente alla Disney.

Proprio questo complesso accordo, in cui risulta poco chiaro chi possiede quali diritti, accese la miccia legale nel 1991, anno dal quale le due parti sono in causa per risolvere la questione. Finalmente è stata fatta chiarezza e secondo la corte d'appello statunitense la famiglia Slesinger non è stata in grado di sostenere la validità delle proprie accuse, secondo le quali il patto del 1983 prevedeva l'uso in licenza da parte della Disney dei diritti, invece che la cessione in toto degli stessi (la differenza è che mentre con la licenza la proprietà intellettuale dei diritti restano al creatore - in questo caso al proprietario - che da il permesso a terzi di utilizzarli, la cessione prevede che, una volta completato l'accordo, i diritti di sfruttamento e il relativo brevetto siano definitivamente di proprietà del contraente). In buona sostanza, i giudici hanno dato ragione alla Disney, che è ora unica proprietaria dei diritti del personaggio.

Dopo una miriade di ricorsi all'ufficio brevetti, agli Slesinger non resta che un ultimo grado d'appello a cui fare riferimento - la Corte Suprema, anche se è molto improbabile che la decisione dei giudici possa venire ribaltata in futuro.

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