A Napoli Comicon 2007 abbiamo avuto l’opportunità, insieme ad altri quattro giornalisti (più uno aggregatosi all’ultimo minuto), di incontrare ed intervistare il maestro dei manga Go Nagai.
Ogni giornalista ha potuto rivolgere una domanda all’artista e noi di ComicUS ne abbiamo approfittato chiedendogli il suo rapporto con la letteratura del nostro Paese, in occasione della recente uscita italiana della sua versione della Divina Commedia di Dante Alighieri. Di comune accordo con gli altri giornalisti, vi proponiamo il resoconto di quell’incontro.
Che importanza ha la politica all’interno dei fumetti e questa ha influenzato in qualche modo alcune delle sue opere?
I manga giapponesi trattano generalmente moltissimi generi, ci sono, per esempio, dei manga che trattano solo di economia e ce ne solo altri che trattano solo ed esclusivamente di problemi politici e questa è una caratteristica appunto del fumetto giapponese. Per quanto mi riguarda di solito cerco sempre di evitare di dare un’impostazione politica ai miei fumetti anche per il fatto che una volta che si cerca di inserire degli elementi o delle idee politiche in manga si rischia spesso di essere fraintesi. Proprio per evitare questi fraintendimenti io di solito non tratto temi politici nelle mie opere.
Devilman tratta però di un tema molto politico…
Più che un vero significato politico, un indirizzo politico preciso, il finale di Devilman o comunque Devilman come opera in genere, vuole essere un’indicazione, un esempio degli effetti catastrofi a cui può portare la stupidità dell’uomo. E’ questo il significato principale che ho voluto dare a quell’opera.
Quest’anno lei compie quarant’anni di carriera. Come mai negli ultimi trent’anni praticamente ha sempre utilizzato i personaggi che ha creato nei primi dieci?
Ci sono due motivi principali: il primo è che io sono abbastanza insoddisfatto del livello tecnico che avevo quando ero giovane, per cui ho sempre voglia di rivedere la storia che io ho già creato con la capacità tecnica e grafica che ho imparato ad avere negli anni d’esperienza.
L’altro motivo è il desiderio di rivedere i temi che ho già trattato alla luce dei cambiamenti che ha la società, il mondo in ogni età, in ogni periodo.
Ho sempre ammirato nei cartoni giapponesi due tipi di fantascienza: quella romantica di Leiji Matsumoto, con queste figure femminili esili ma con caratteri molto forti dove le storie si svolgevano comunque nello spazio, e c’era sempre il tema del viaggio, e quelle invece sue dove abbiamo il tema della distruzione, dove in pratica queste storie si svolgono sulla terra con degli alieni che tentano di distruggerla e poi l’eroe che la salva. Lei cosa ne pensa della contrapposizione di questi due tipi di fantascienza e se mai pensa di avvicinarsi un attimino ad una storia che sia un po’ più romantica e un po’ meno distruttiva.
Avrei tutta l’intenzione di disegnare storie più romantiche ma il mio problema è che sin da giovane ho avuto successo con Mazinga Z, cioè con il fumetto fantascientifico e robotico, per cui tutte le case editrici da me pretendono solo fumetti di quel genere e non mi lasciano fare fumetti romantici ed altri generi fantascientifici come vorrei invece fare. Per cui non è una cosa che viene dalla mia volontà ma piuttosto dall’imposizione delle case editrici.
Riguardo al fatto che, come giustamente diceva, nei miei fumetti i nemici arrivano sempre dallo spazio ad attaccare la terra questa è anche una scelta di comodo per il fatto che, facendo spesso come accade nei film americani, dove il nemico è identificato con una nazione particolare che esiste realmente, si rischia, come dicevo anche prima, di creare dei malintesi, di offendere delle persone con dei preconcetti che non sono veri nella realtà. Per cui il fatto di utilizzare degli esseri extraterresti, cioè delle creature che non esistono, che dunque anche se le distruggi non si offende nessuno, è una scelta che rende molto più facile per me creare delle opere che siano universalmente comprensibili, universalmente accettabili senza offendere nessuna persona in particolare. Sarei veramente interessato a fare dei fumetti che parlano di viaggi nello spazio, il mio sogno sarebbe quello di viaggiare nello spazio, però dopo il successo avuto con Mazinga Z e gli altri robot nessuno mi lascia fare questo tipo di fumetti.
Lei ha realizzato una versione a fumetti della Divina Commedìa di Dante. Come ha affrontato la stesura di tale opera? E qual è il suo rapporto con la letteratura occidentale ed in particolare con quella italiana?
Da bambino avevo in casa la Divina Commedia e chiaramente, essendo un bambino. non potevo leggerla, non riuscivo a comprendere il testo. Era una versione della Divina Commedia illustrata da Gustave Doré e queste tavole suscitarono in me un profondo fascino, una profonda influenza. Per esempio lo stesso Devilman, Mao Dante, sono nati dall’immagine del Doré di Lucifero imprigionato nei ghiacci. E inoltre sempre da bambino, da ragazzo, ho avuto la possibilità di vedere molti film italiani che in Giappone venivano importati in grande quantità.
Poi verso la scuola media, il liceo, mi sono appassionato dei miti e delle leggende greche e romane e la mia passione, il mio interesse, è sempre stato rivolto più verso la letteratura occidentale o la cinematografia occidentale che non per quella giapponese. Per questo credo che tutto ciò abbia avuto una profonda influenza in tutto quello che scrivo.
Per esempio, ieri ho avuto la possibilità di visitare Pompei ed è stata un’esperienza molto emozionante che ha fatto rivivere in me tutte le emozioni che provavo da bambino leggendo la storia romana, la storia greca e le leggende, appunto, greco-romane.
Il fumetto oggi che ruolo ha? Ha assunto un ruolo più importante rispetto a 40 anni fa, quando è iniziata la sua carriera, oppure deve ancora evolversi, diventare qualcosa di importante per la società odierna, società che ha comunque uno stato di problemi sociali, politici e culturali?
Quando avevo iniziato a disegnare la forma di intrattenimento più comune era il romanzo, la lettura più comune era il romanzo. Credo che il fumetto abbia avuto tanto successo, soprattutto in Giappone, perché abbinando al testo scritto l’immagine, un elemento iconografico, era comunque più facilmente recettibile e creava emozioni più facilmente nel lettore, in chi lo vedeva.
Da questo punto di vista, cioè dal punto di vista delle arte visive, ultimamente si sta avendo un’espansione incredibile con la computer graphic, i videogame, gli stessi cartoni animati hanno avuto un avanzamento tecnologico che fino a qualche anno fa non si poteva neppure immaginare.
Per cui io non so se il manga continuerà nella forma che ha adesso, considerando le nuove tecnologie è probabile che diventi qualcosa che interagisca con il videogame o con la computer graphic o con altri tipi di arti visive. Comunque ritengo che quest’ultime continueranno ad avere sempre una grandissima influenza ed una grandissima ricettività nel pubblico pur non sapendo fino a che punto questo potrà continuare ad essere chiamato fumetto o oppure diventerà qualcosa di diverso.
Se lei dovesse scegliere tre fumetti che tutti i lettori di fumetti, in generale, dovrebbero secondo lei leggere, quali sarebbero?
È una domanda complicatissima, perché sono una persona molto curiosa e leggo tantissimo e di volta in volta trovo delle cose che ritengo interessantissime, ma magari il giorno dopo ne trovo delle altre che mi piacciono ancora di più per cui al momento non saprei rispondere a questa domanda.