Crimson Wolf 1
- Pubblicato in Recensioni
Ci sono delle storie che sono sicuramente note a tutti, narrate infinite volte in mille versioni differenti, cambiandone i personaggi, le ambientazioni o stravolgendone completamente il contesto. Crimson Wolf nasce proprio da una di queste storie, forse una delle più famose, quella di Cappuccetto Rosso, e la stravolge completamente fino a non avere quasi più nulla in comune con la fiaba ottocentesca.
La trama del manga è incentrata sul dualismo apparenza/realtà; gli uomini vivono mostrandosi al prossimo in modo fasullo, mascherando con cordialità e buonismo di facciata il loro animo e nascondendo i loro veri pensieri, il loro reali sentimenti, accumulando rancore e trattenendo dentro di sé tutto ciò che non può essere esternato in quanto nocivo per la facies. Quando però la rabbia interiore si tramuta in malvagità, trabocca dall’involucro in mostruose sembianze riversandosi sul mondo esterno; ed è qui che interviene Akatsuki Ayame, una ragazza in grado di vedere il “lupo” che risiede negli esseri umani al di là della “pecora” che ne nasconde l’esistenza. Questa particolare guerriera non possiede la parte della pecora ma è solo lupo e necessita di una persona, Douchinji Youichi (il protagonista), che possa darle equilibrio. Quando il lupo prende il sopravvento le persone vedono in cielo una luna piena rosso sangue ed è in quel momento che Ayame si trasforma in Cappuccetto Rosso per fermarle. Purtroppo, però, non è la sola persona con questa abilità e quest'ultime, per fermare i mostri, non badano alla sopravvivenza delle persone diventate succubi dei propri sentimenti.
La vicenda non manca certo di mordente ma non viene sviluppata adeguatamente; il ritmo narrativo è fin troppo veloce e viene alternato da scene di "slice of life" un po’ raffazzonate, di minimo impatto nell’economia della storia, e da gag umoristiche poco divertenti. Nelle scene di combattimento compaiono dei flashback criptici e leggermente caotici, che male si integrano con lo svolgimento veloce e dinamico degli scontri. I personaggi hanno inoltre una consapevolezza forse troppo elevata per uno shounen con protagonisti del liceali; il protagonista reagisce a certe situazioni in modo poco spontaneo e innaturale per un ragazzo della sua età. Per non parlare delle motivazioni scatenanti la belva interiore che sono quantomeno banali per non dire ridicole.
Discorso diverso per quanto riguarda la parte grafica, con tavole generalmente ben realizzate e scenografiche. Il tratto di Seishi Kishimoto in molti aspetti ricorda quello del fratello gemello (Masashi, creatore di Naruto), sia nei mostri che nella realizzazione della luna e dei fondali. Il character design è accademico e non spicca per originalità ma è comunque realizzato con cura; il tratto è leggero e spesso si notano delle campiture realizzate in semplice tratteggio a pennino e non con colore puro. La versione Cappuccetto di Ayame ricorda molto la trasformazione di Alucard nell’Hellsing di Kota Hirano, con ombre scure totalmente deformabili da cui emergono occhi ferini. Questo manga presenta una nota violenta piuttosto accentuata per uno shounen e per questo c’è un forte utilizzo del nero sia in colore solido che in retini molto fitti.
L’opera consta di 4 tankōbon in totale al buon prezzo di 4,40 euro ciascuno, che di questi tempi è piuttosto raro. Kurenai no Okami to Ashikase no Hitsuji, questo il titolo originale, è quindi un manga che sguazza nella medietas, che non colpisce particolarmente se non per certi artwork e disegni ben realizzati che sporadicamente troviamo nel volume.