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Captain America: Il Primo Vendicatore - La recensione

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"Un uomo debole conosce il valore della forza. Un uomo debole conosce il valore della compassione". È la frase che il professore Abraham Erskine vuole che resti impressa nella mente e nel cuore del giovane Steve Rogers, un ragazzo gracile e debole, cresciuto sulle strade di Brooklyn, vittima dei bulli ma sempre pronto a reagire, nonostante la prospettiva di una vittoria fosse impossibile. Steve non scappa di fronte al pericolo e con lo scoppiare della Seconda Guerra Mondiale decide di arruolarsi per combattere e contribuire a raggiungere la pace, così come ha fatto il suo grande amico Bucky Barnes. Le sue pessime condizioni di salute, però, gli rendono impossibile l'ammissione nell'esercito, fin quando è proprio il professore Erskine a riconoscere il suo valore che non sta nei muscoli, ma nella caparbietà, nella limpidezza delle sue intenzioni e degli ideali e per questo gli offre l'occasione di cambiare. Per Steve Rogers comincia un duro cammino che lo porterà a essere il più grande eroe della guerra: Capitan America.

È proprio quel cammino il cuore della trasposizione cinematografica del più famoso supereroe dell'universo Marvel, la storia di un ragazzo che non aveva nient'altro che la sua forza d'animo per raggiungere il suo sogno e ha dovuto lottare contro tutti per portarlo a compimento. La pellicola diretta da Joe Johnston, infatti, non si concede subito alle scene d'azione trionfanti, ma indugia sulla storia di Steve Rogers, sorprendendo non poche volte, mostrando un uomo smilzo e basso divenire forte nel fisico grazie al siero del supersoldato, ma ricordandoci che se anche la mente non diviene talmente potente da saper andare anche contro corrente, i pugni non bastano. Rogers, infatti, non viene lanciato in prima linea come soldato, ma all'inizio non è che uno strumento di propaganda, indossando una tuta ridicola che piace soltanto ai bambini e dando vita alle scene più divertenti del film. Solo quando capisce che un simbolo va costruito e il nome guadagnato sul campo, anche trasgredendo agli ordini, si trasforma davvero in Capitan America.

Nemesi e controparte assoluta dell'eroe è un nemico senza mezze misure: Johann Schmidt, il capo del dipartimento di ricerca scientifica della Germania di Hitler, chiamato Hydra. Ossessionato dalla mitologia nordica il gerarca nazista metterà le mani su un oggetto preziosissimo, il Tesseract, una fonte di energia praticamente infinita racchiusa in un cubo grande come una mano. Da quel momento il suo obiettivo sarà uno solo: conquistare tutto il mondo grazie a quel potere, imbrigliato con l'aiuto del dottor Arnim Zola. Ma Schmidt nasconde un segreto sotto la maschera con le sue antiche sembianze: anche lui ha assunto il siero del supersoldato in una versione ancora non perfezionata che gli ha deturpato il volto trasformandolo nel Teschio Rosso.

Se il film risulta appassionante, condito da dialoghi brillanti e ben interpretato da un cast azzeccato nella prima parte, perde di spessore nella seconda, quando la battaglia tra l'esercito americano e l'Hydra scende in campo aperto. Una trama troppo lineare porta allo scontro finale e alla sconfitta del malvagio senza, però, che ci sia mai stato un vero rischio e alla fine non è solo grazie al coraggio che Steve Rogers riesce a trionfare, ma anche a causa della stupidità di nemici incapaci di contrastarlo nonostante il grande potere che hanno in mano. Il Teschio Rosso è un nemico senza alcun approfondimento caratteriale: la sua è pura brama di distruzione e in questo senso si oppone alla fermezza degli ideali di Capitan America. Sarebbe bastato pochissimo per sconfiggere l'eroe, eppure i cattivi si lasciano battere quasi senza combattere.

Al di là di questa nota, però, il film riesce a catturare lo spettatore anche grazie alla maestria degli attori in campo. Chris Evans, svestiti i panni della Torcia Umana nei due film dei Fantastici Quattro, riesce a dare corpo e calore al personaggio di Steve Rogers, e riesce a offrire un Capitan America alle prime armi che seppure non ha il carisma che conquisterà come leader dei Vendicatori, di certo lascia intravedere l'uomo che diventerà. Bravissimo e profondo Stanley Tucci nei panni di un Erskine profondo e sfaccettato; preciso e azzeccato Tommy Lee Jones nel ruolo del Colonnello Chester Phillips, comandante della divisione a cui fa capo Rogers, capace di dare spessore a un personaggio che rischiava di venire sommerso dalla forza degli altri. Hugo Weaving riesce a essere espressivo e terrificante anche indossando la pesante maschera del Teschio Rosso (anche se quest'ultima avrebbe potuto essere più spaventosa) e dà una forza a un cattivo forse sottoutilizzato nella pellicola in favore del protagonista. Davvero splendida Hayley Atwell nel delineare una Peggy Carter, soldatessa dirigente della sezione scientifica dell'esercito di cui Steve si innamora perdutamente, decisa e perfetta, sensuale, ma algida.

È peccato, però, che alcuni personaggi non abbiano trovato un approfondimento maggiore, relegati al ruolo di comprimari da accostare al protagonista. È il caso di Bucky Barnes (Sebastian Stan), fondamentale nel mondo dei fumetti come spalla di Capitan America, ma qui relegato al ruolo di compagno d'armi senza spessore. Anche gli altri commilitoni di Steve non godono di grande forza e non vengono neanche presentati con i loro nomi nella pellicola. Così solo i fan sanno individuare gli Howlin Commandos capitanati da Dum Dum Dugan (Neal McDonough), mentre per chi non conosce il mondo di Cap sono solo dei soldati come tanti. Se Toby Jones riesce a creare un buon Arnim Zola, il ruolo che sorprende maggiormente è quello di Dominic Cooper nei panni di Howard Stark, padre del più celebre Tony, il futuro Iron-Man. L'inclusione di questo personaggio nella pellicola può sembrare fuori posto all'inizio, ma poi si amalgama con la storia e diventa anonimo senza puntare sulle sue caratteristiche particolari, relegandosi a una non troppo riuscita strizzata d’occhio ai fan.

Molto buoni i costumi di Capitan America e davvero sensazionale lo scudo rotondo, credibile nelle scene d'azione e utilizzato in diverse interessanti combinazioni che contribuiscono a dare vita a combattimenti non scontati. Meno interessanti, invece, le armi dei nemici, che non riescono veramente a spaventare. Il 3D, utilizzato, come è ora moda, anche in questa pellicola, non si fa quasi avvertire, risultando poco incisivo e trascurabile, così come la colonna sonora non memorabile. Gli effetti speciali non regalano particolari emozioni, tranne per l'impressionante metamorfosi di Evans nello smilzo Steve Rogers, davvero ben fatta e sorprendente. Una pellicola, dunque, riuscita solo fino a un certo punto, che funziona nei momenti dedicati al suo protagonista, ma si perde nel contorno, nonostante tante ottime idee che portano Capitan America a essere un film fuori dal comune con alcuni lampi di genio, come la scena quasi musical con Capitan America sul palcoscenico, per poi, purtroppo, appiattirsi nell'azione. Questo film, però, offre moltissimi spunti da sviluppare e importanti pezzi del grande mosaico che si comporrà con il film corale The Avengers, che si spera non vadano persi ma possano contribuire a sviluppare l'era Marvel al cinema.

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