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Speciale Movie Comics: Superman Returns

speciale a cura di Carlo Coratelli



Dopo quasi 20 anni di assenza, torna sul grande schermo il capostipite del fumetto supereroistico in un kolossal acclamato dalla critica diretto da Bryan Singer, con protagonista il volto inedito di Brandon Routh, in cui assisteremo al ritorno di un eroe in un mondo che lo ha dimenticato, alla riscoperta di un amore mai finito e alla nuova minaccia di un letale Lex Luthor, interpretato da un sempre grande Kevin Spacey.



Era la mattina del 19 Luglio 2004, quando la rivista Variety annunciò che il regista Bryan Singer avrebbe diretto il nuovo, atteso adattamento cinematografico di Superman, lasciando così orfani gli X-Men e allo stesso tempo riempiendo di gioia e speranza i fan dell'Uomo d'acciaio, da troppo tempo privi di una nuova incarnazione dell'eroe di Krypton sul grande schermo. La scelta di Singer da parte della Warner Bros. mise così fine alla confusione che circondava da tempo lo status della pellicola, un odissea produttiva che negli ultimi anni si era trasformata in una miriade smentite, mezze conferme, inesattezze e polemiche che sembravano non voler abbandonare quella che sarebbe stata la nuova trasposizione in celluloide del personaggio creato nel lontano 1938 dalla coppia di autori formata da Jerry Siegel e Joe Shuster.
Una vera e propria odissea produttiva iniziata anni prima e che ha visto avvicendarsi, prima di Singer, i nomi di numerosi registi e sceneggiatori tra i quali sono da ricordare quelli di Tim Burton, Kevin Smith, William Wisher e Dan Gilroy.
Nel 2002 la presunta svolta con la conferma di Brett Ratner, il quale si mette subito al lavoro per realizzare il film, rilasciando anche numerose dichiarazioni circa la sua idea di Superman e intraprendendo immediatamente la ricerca dell'attore che avrebbe dovuto interpretare sul grande schermo il mitico supereroe.
Una ricerca che si trascinerà per mesi e che vedrà fare capolino nomi di celebrità e di attori misconosciuti tra i quali sono da citare quelli dell'australiano Ryan Kwanten, Victor Webster, Rick Hearst, Josh Hartnett, Matthew Bomer, Brendan Fraser, Paul Walker, un lungo viaggio che sarà inoltre attraversato da accese critiche dei fan, scatenate dalla messa online da parte del famoso sito AICN di una bozza dello script del film a opera di JJ Abrams, accompagnate inoltre da diverse news allarmistiche circa presunti dissidi tra Ratner e la major.
Il tutto si conclude improvvisamente nel Marzo 2003, quando Ratner abbandona definitivamente la pellicola, che da quel momento in poi cadrà nell'abisso delle indiscrezioni. La Warner cerca di correre ai ripari cercando di avviare lo stesso la pre-produzione, che vede l'entrata nel cast tecnico della costumista Kym Barrett e dello scenografo Owen Patterson (che in seguito abbandoneranno), mentre nel frattempo internet continua ad aumentare il caos sul film, parlando di provini mai avvenuti, del coinvolgimento del regista McG ("Charlie's Angels") e di annunci imminenti sul cast sempre rinviati. Tutto questo fino a quella mattina di Luglio, quando il nome dell'autore de "I soliti sospetti" fa finalmente intravedere la luce nel tunnel; Singer infatti richiama subito molti dei collaboratori che hanno lavorato con lui nel realizzare i primi due film sui mutanti di casa Marvel, a partire dall'acclamata coppia di sceneggiatori di "X-Men 2", formata da Michael Dougherty e Dan Harris, con cui il regista imposta quella che sarà la trama di "Superman Returns", in cui ritroviamo un Superman che dopo 5 anni di assenza dalla Terra, ritorna in un mondo differente, dove il suo nome è stato dimenticato.



La prima missione per Singer e il suo staff ovviamente era individuare un attore che, oltre a essere uno sconosciuto, fosse capace di interpretare sullo schermo non solo il possente Superman ma anche, e soprattutto, il timido e goffo Clark Kent. Fin dal 1978, quando "Superman" di Richard Donner sbarcò nelle sale incassando 300 milioni di dollari in tutto il mondo, il volto e la figura dell'ultimo figlio di Krypton e del suo alter ego umano erano rimasti legati a quelli del mitico Christopher Reeve. Per il regista e la Warner quindi la sfida era doppia, in quanto la difficoltà non si limitava solo al personaggio dei fumetti, ma anche nel capire quale interprete potesse riuscire a riportare intatto il carisma e la bravura del famoso predecessore. Un talento che Singer troverà nell'Ottobre 2004 in uno sconosciuto 26enne attore dell'Iowa, Brandon Routh, con all'attivo poche apparizioni televisive, chiamato a recitare un ruolo complesso e leggendario, soprattutto in riferimento alla figura di Reeve, scomparso pochi giorni prima che Routh fosse indicato per la parte di Superman, in quello che molti hanno indicato come una sorta di tragico e commovente passaggio del testimone.
Un eredità questa che il nuovo uomo d'acciaio ha spesso ricordato nelle interviste concesse nei mesi scorsi, sottolineando come Christopher Reeve sia stato per lui un punto di riferimento centrale nel comprendere non solo come interpretare Clark Kent/Superman, ma anche la differenza insita nell'impersonare i due personaggi: "C'è molta differenza. Una delle quali è sapere chi tu stia interpretando. Clark è un travestimento. Clark è una sorta di corazza, ma questo non significa che non vi sia verità in Clark", ha affermato l'attore in un intervista a Wizard, "Clark Kent è il modo in cui Superman si relaziona con chiunque, come Kal-El si rapporta col pubblico. Clark è Superman. Deve essere impacciato e buffo, e credo che a volte non sia solo un travestimento ma che Superman si diverta davvero ad impersonarlo. Clark non è del tutto preparato, credo. E' parte di lui, proprio come Clark è parte di me e come Superman è parte di me. Non puoi essere Clark senza diventare almeno un pò come lui. Quindi penso che a lui piaccia quella parte".
Per Routh però Clark non è solo un travestimento, ma anche qualcos'altro, che l'attore ha spiegato con una semplice metafora: "Che ruolo gioca Clark per Kal-El e Superman? La sua funzione varia a seconda delle situazioni, ma principalmente è una specie di spia. E' l'uomo che può ottenere informazioni. Scopre informazioni su di sè attraverso quello che Lois sente per Superman. E' sempre lì. E' la classica mosca sul muro".
Ma oltre a diversificare i ruoli dell'eroe e del suo alter ego, per il protagonista la cosa più difficile è stata quella di entrare nell'animo di un Superman che, tornato da un lungo viaggio intrapreso per trovare le sue origini e capire se stesso, deve affrontare una realtà dolorosa, quella di un mondo che si è sentito abbandonato dalla sua improvvisa scomparsa e che per ripicca ha ripudiato l'eroe, un elemento questo che Routh ha affrontato con molto sentimento: "E' soprattutto una questione che riguarda lo script. Nel film vediamo Superman andare incontro a uno stress emozionale molto forte, perchè se n'è andato senza salutare, senza spiegarne il perchè, e ora deve lavorare parecchio per riallacciare le vecchie relazioni. Dal punto di vista emotivo capisce che si trova in una situazione diversa, sta crescendo e maturando e proprio da questo stress che sta vivendo impara alcune cose". E tra le relazioni da riprendere per l'eroe, vi è quella con la persona per lui più importante, Lois Lane, la quale negli anni si è ricostruita una vita e ha messo alle spalle il ricordo dell'uomo d'acciaio.



Nel ruolo di Lois Lane troviamo invece uno dei volti emergenti di Hollywood, ovvero la bella e brava Kate Bosworth, che ha battuto la concorrenza di attrici del calibro di Evangeline Lily, Mia Kirshner, Mischa Barton e Keri Russell, chiamata a dare vita al primo e da sempre unico grande amore di Superman in un film in cui gli spettatori si troveranno di fronte una Lois differente, sempre indipendente e grintosa come il corrispettivo fumettistico, ma in cui la rabbia e la frustrazione per la scomparsa del supereroe hanno preso il sopravvento, emozioni che la Bosworth ha affrontato facendone il punto focale della Lois di "Superman Returns": "Per me, lei è una persona reale - ha detto l'attrice - non è solo qualcuno che leggi in un fumetto, ma un personaggio con sentimenti tormentati che pulsano dentro di lei. Lois sente quel che provano molti cittadini di Metropolis: si sentono abbandonati e forse anche un pò arrabbiati. Sono cinque anni che Superman è scomparso e Lois ha scaricato la sua rabbia e la sua preoccupazione su una prima pagina del Daily Planet che titola: 'Dov'è andato?'. Lois ha scritto quell'articolo in un momento di forte rabbia - ha poi aggiunto la Bosworth - lasciando da parte la razionalità e senza porsi domande. Tutto questo la porta a sostenere che il mondo e gli esseri umani non hanno bisogno di un Superman. La gente è stata lasciata ad occuparsi di se stessa e l'opinione di Lois, in definitiva, è che la gente dovrebbe imparare non a essere salvata, ma a essere in grado di salvarsi da sola".
Frasi quelle della Bosworth, che riflettono appieno lo stato della relazione tra Lois e Superman, un rapporto difficile da recuperare, vista anche la presenza come terzo incomodo del personaggio di Richard White, interpretato da James Marsden e attuale compagno della giornalista. Un elemento questo che rende più impegnative le cose per l'Uomo d'acciaio, un amore da ritrovare attraverso un tortuoso viaggio nella propria anima, come lo ha definito il protagonista: "Quando la incontra, è allora che si ricollega al mondo, all'umanità e alla sua stessa umanità. Questo perchè è un alieno, ma è anche un umano, e fa del suo meglio per esserlo. Vive in questo mondo e vuole farne parte. Chiunque si può identificare in questa storia d'amore. E' una storia che parla di un amore perduto e poi ritrovato. Quello che Superman affronta è un viaggio per ritrovare la persona che amava e l'unico timore che lo circonda è il suo amore per Lois, perchè è qualcosa che non capisce, è qualcosa di complicato perchè è un sentimento molto forte e lui non ha mai amato nessuno in questo modo".
Un emotività che esplode nel primo incontro tra i due dopo cinque anni di separazione: "Quando Perry White chiede a Lois di intervistare Superman, Lois è molto riluttante a realizzare l'articolo perchè non vuole incontrarlo, non vuole che lui percepisca la sua rabbia ma anche la sua vulnerabilità, e quando finalmente lo vede, assisterete a un commovente faccia a faccia, una delle migliori sequenze che io abbia mai girato".
Come per il suo collega Brandon Routh, anche per la Bosworth sono state numerose le domande circa le differenze tra la sua interpretazione e quella di Margot Kidder, una diversità che l'attrice ha evidenziato con la parola "maternità": "Suppongo che la principale disparità sia che Lois abbia un figlio. In questa pellicola, ho già un intenso rapporto con Superman, la presenza del bambino rende il tutto più complicato. Non sono una madre, ma penso che quando qualcuno diventi una madre, la sua attenzione sia meno su se stessa e di più sul proprio bambino. Esse sono meno egoiste e più consapevoli, ho giocato un pò su questo per quanto riguarda il ruolo, cercando di fare di Lois una donna più matura, più consapevole della vita, delle gioie e degli spaventi che questa porti nel crescere un figlio".



Ma oltre a un amore e a un mondo ritrovato, Superman dovrà fare nuovamente i conti anche con un vecchio nemico, il malvagio Lex Luthor, che nel film ha il volto di Kevin Spacey, che ancor prima di essere confermato per il ruolo, è stato da sempre indicato dagli appassionati come l'unico attore che potesse dare forma e sostanza a uno dei cattivi più affascinanti nella storia del fumetto, oltre che nemesi principale dell'uomo d'acciaio. Di Spacey infatti si parlava già dieci anni fa come scelta per il progetto, poi naufragato, di Tim Burton. Una parte che il premio Oscar per "American Beauty" e leggendario Kaiser Soze ne "I Soliti sospetti", vede come una grande opportunità per dare al pubblico una nuova visione, più letale, del Luthor interpretato da Gene Hackman, a cui però quello di "Superman Returns" resta fortemente legato: "Per me Lex è una di quelle grandi figure-icona - ha detto Spacey - Bryan è stato molto attento e rispettoso del genere e a ciò che i fan veramente vogliono, ma muove anche in direzioni nuove con i personaggi e con il modo in cui si relazionano tra loro. Il Lex di questo film è molto più cupo di quello creato da Hackman. E' un Lex amaro. E' un Lex che è stato molto tempo in prigione. Ma c'è ancora molto humour in lui".
D'accordo con Spacey è anche Brandon Routh, che non perde tempo nel considerare il Luthor di Spacey come uno tra i peggori, in "senso buono", cattivi mai visti: "La grande differenza tra il Luthor di Hackman e quello attuale è che questo Lex è veramente sinistro e malvagio. E' uno che non risparmia colpi bassi. E' veramente un tipaccio, il che è fantastico pechè aumenta la tensione di tutto il film".
E in un film che deve molto al primo "Superman" di Richard Donner, non poteva mancare accanto a Luthor una figura femminile, qui incarnata dall'attrice Parker Posey, regina dei film indipendenti Usa e da qualche tempo a questa parte presente in molte pellicole prodotte dalle major hollywoodiane, che in "Superman Returns" veste i panni di Kitty Kowalski, facente parte della banda di complici del supercriminale, oltre che sua attuale compagna: "Sono un emanazione di Valerie Perrine del primo film - ha affermato la Posey - lei è la fidanzata di Lex e naturalmente lui vuole prendere il controllo del mondo. Vuole distruggerlo ma lei non vuole, in quanto ha molta più coscienza del mondo intorno a lei. E' fissata per le cose graziose, per i gioielli ed il denaro, ma in fondo ha un cuore, e lotta tra il suo materialismo e una prte del suo cuore in cui risiede l'amore".



"E' forse il fumetto più iconico che esista, e forse tra le più importanti icone della cultura popolare. Portate una croce e una "S" nella giungla e verranno entrambe riconosciute...", così Bryan Singer spiega con poche parole il significato che per lui ha sempre avuto il personaggio dell'uomo d'acciaio, una vera e propria dichiarazione di devozione del cineasta nei confronti di Superman, con cui, ha confessato, si sente da sempre emozionalmente connesso. "E' il più grande supereroe mai creato. E' forte, il più potente, e vede attraverso le cose...inoltre ha una forte opinione su quello che è giusto e quello che è sbagliato. Ed è un americano, lo si può considerare come una specie di immigrato definitivo; che indossa il suo speciale retaggio con orgoglio".
Sensazioni e percezioni ribadite anche da Brandon Routh, "Questo è davvero un eroe. Non gli interessa chi sei. Riesce a ispirarti, è positivo, aperto al mondo. Ti aiuta e ha le reazioni giuste anche quando viene insultato. Insomma, è una figura che unisce il mondo. E in America lo sappiamo, tutti siamo emigrati da luoghi distanti. Ma c'è anche un altro aspetto. Anche se non ha i nostri vizi, i nostri lati oscuri, anche lui deve imparare tantissimo".
Nelle parole di Routh e di Singer vi è la conferma delle qualità che in oltre 70 anni di vita hanno mantenuto inalterato il successo dell'eroe di Krypton, una notorietà che oltre a un impressionante numero di albi a fumetti e di serie parallele dedicate ai personaggi di Lois Lane e Jimmy Olsen, lo ha reso protagonista, prima attraverso la radio e in seguito con la televisione, di numerosi serial, tra i quali è da ricordare quello interpretato dallo sfortunato George Reeves (oltre 100 episodi), senza tralasciare una commedia musicale a Broadway dal proverbiale titolo "It's a bird..it's a plane..it's Superman", passando poi per "Lois & Clark: le nuove avventure di Superman" sino alla recente rinascita con il telefilm "Smallville", in cui sono narrate le avventure di un giovane Clark Kent e l'amicizia, poi divenuta rivalità, con Lex Luthor.
Per dimostrare tutta la sua passione per il personaggio e la sua storia, soprattutto cinematografica e televisiva, che tanto ha contribuito nell'aumentare la popolarità dell'eroe DC, Singer ha chiamato per "Superman Returns" gli attori Jack Larson e Noel Neill, che interpretavano rispettivamente i ruoli di Jimmy Olsen e Lois Lane nel serial del 1950 con George Reeves, e che nel nuovo adattamento compaiono in due simpatici camei all'interno della pellicola: "Jack fa un cameo che è grandioso - ha detto Singer - è stato realmente grande averlo sul set. E' una brava persona. Noel è fantastica. Sfortunatamente non compaiono insieme, ma in due differenti sequenze del film. Nonostante questo, è stato lo stesso grande averli con noi, hanno ispirato tutti raccontandoci storie e aneddoti sul periodo che hanno vissuto. E' stato grande". Il regista però non si è limitato a semplici apparizioni omaggio, Singer ha anche lavorato a "Look up in the sky: The amazing story of Superman", uno speciale documentario in cui è stato analizzato l'impatto di Superman sul mondo del cinema, del fumetto, del merchandising e della cultura in generale.



Alla realizzazione degli effetti visivi di "Superman Returns" hanno lavorato numerose società tra le quali sono sicuramente da citare la Sony Pictures Imageworks, la Photon, Framestore CFC, Rhythm & Hues e la Rising Sun Pictures. Mentre ciascuna di queste compagnie ha lavorato su una distinta gamma di sequenze della pellicola, è evidente che ognuna di loro è nota per essere specializzata in un preciso compito, la Sony Pictures Imageworks per esempio, ha creato la versione digitale di Superman, un compito facile vista l'esperienza già acquisita con i film di "Spider-Man", mentre la Rhythm & Hues ha prodotto con la CGI l'acqua che vedremo nella spettacolare sequenza con lo yacht di Lex Luthor, senza tralasciare quello che è stato il compito più difficile, la "resurrezione" digitale di Marlon Brando, e che ha visto in prima linea lo stesso regista, il quale ha voluto a tutti i costi la presenza virtuale del grande attore, scomparso nel 2004: "Quando hai un attore vivo e vegeto, puoi effettuare una scansione e uno scanner lumisferico e quindi ricrearlo al computer (come è stato fatto in alune sequenze col protagonista Brandon Routh), ma nel caso di Marlon Brando l'attore è stato ricreato usando vecchie fotografie e riprese di pellicola, e così lo abbiamo ricostruito pezzo per pezzo", ha dichiarato Singer, il quale ha evidenziato come per ottenere questo risultato vi sia stata una combinazione di sequenze tagliate, sequenze viste nel primo film e altre sequenze che sono state completamente ricreate al computer, aggiungendo inoltre che le scene con protagonista Brando sono state create con quelle che Singer ha definito "materia prima", raccolto in una varietà di posti e ambienti. "Il materiale utilizzato è stato ritrovato a New York e Los Angeles, e anche a Londra, dove abbiamo scovato una vecchia registrazione della voce di Brando. Possediamo molto materiale, in certe occasioni anche divertente come alcune sequenze che abbiamo ribattezzato 'Brando bloopers' con Richard Donner e Tom Mankievicz".
La vera novità di "Superman Returns" e del lavoro di Singer è che il regista, fin da subito, aveva intuito che per realizzare un un kolossal come lui desiderava avrebbe dovuto girare con una pellicola da 70mm, un mezzo di elevata qualità e tecnologia usato raramente in film quali "2001: Odissea nello spazio" e "Lawrence D'Arabia", ma dai costi altissimi rispetto alla tradizionale 35mm. La soluzione ideale è stata infine quella di utilizzareun nuovo tipo di cinepresa digitale, la Genesis prodotta dalla Panavision, in grado di girare immagini con una risoluzione paragonabile ad una pellicola da 70mm ma pronte per essere portate su normali pellicole da 35mm. La cosa più dura per Singer è stato quello di abituarsi a questa nuova cinepresa, che prevede la registrazione su nastri magnetici: "E' stato terrificante vedere il mio film da 200 milioni di dollari registrato su una pila di cassette. Il vederle ogni giorno mi faceva sembrare di essere un regista di matrimoni".
La maggioranza delle miniature di "Superman Returns" è stata realizzata dalla Photon, che ha ricostruito una vasta porzione del pianeta Krypton che sarebbe dovuta apparire nella sequenza iniziale del film, ma che è stata poi tagliata nel montaggio finale da Singer, che ha preso parte alla pre-visualizzazione di tutte le scene realizzate dalla Photon assieme a Mark Stetson, supervisore degli effetti visivi. Il capo degli animatori della Photon, Sean Steinmuller, ha lavorato alla creazione di un animazione effettuata con l'ausilio del software MILO, che ha permesso di correggere un errore, in quanto molte delle miniature realizzate erano state concepite per una velocità di ripresa differente da quella a cui è abituata la cinepresa Genesis.
La Rising Sun Pictures invece, non solo ha contribuito allla realizzazione di ben 106 riprese in cui sono stati iaggiunti gli effetti speciali, incluse due tra le sequenze più importanti della pellicola, ma è stata anche responsabile della pre-visualizzazione dell'intero film in collaborazione con la Pixel Liberation Front. Le due sequenze chiave a cui la RSP ha lavorato, e che si distinguono dalle altre per la vasta complessità, sono quelle riguardanti la vita del giovane Clark (Stephen Bender) alla Fattoria kent e lo sviluppo della vista a raggi X.
La scena che rievoca la giovinezza di Clark Kent, in cui lo osserviamo scoprire i suoi poteri e utilizzarli in maniera alquanto divertita, è stata girata a Tamworth (Australia) e ha visto la presenza sul set di Tim Crosbie ("Harry Potter e il calice di fuoco) supervisore per la RSP, e ha visto l'ausilio della Headus, uno scanner utilizzato dalla Warner Bros. durante la lavorazione negli studi di Sideny per i corpi degli attori Kevin Spacey, Brandon Routh e Kate Bosworth, che in questo caso ha "registrato" il corpo di Bender, soprattutto nella sequenza in cui questo corre per i campi di grano del Kansas, poi integrato con uno speciale programma in 3D.
Infine, la Framestore CFC, il cui sforzo è stato tutto imperniato nella creazione dell'isola Kryptoniana facente parte del piano di Luthor, e a cui ha lavorato, per circa 8 mesi, un team di oltre 70 artisti della Framestore guidati da Jon Thum: "Il nostro lavoro ha compreso enormi ambienti in CG di rocce di cristallo, interazioni con l'acqua, un elicottero, e lo stesso Superman. Il tutto è un misto di 2D con elementi come la foschia, cieli stratificati, cascate oltre ad altri elementi creati con il green-screen".



Il regista: Bryan Singer

Bryan Singer è nato il 17 Settembre 1965 a New York, ed è cresciuto nel sud del New Jersey. Prima di prendere coscienza della propria identità ebraica, Bryan Singer si è lasciato affascinare dalla seconda guerra mondiale e dagli aspetti demoniaci del nazismo, un interesse (comprensibilmente represso dalla madre) che il regista riuscirà a raccontare nel film "L'allievo" (1998), adattamento cinematografico del racconto di Stephen King 'Un ragazzo sveglio'. Dopo il diploma alla West Windsor-Plainsboro High School, Bryan è ammesso alla New York City's School of Visual Arts, ma presto decide di trasferirsi all'USC. Alla scuola di cinema, Bryan Singer conosce due dei suoi futuri collaboratori, il compositore e montatore John Ottman, e il produttore Kenneth Kokin. Dopo la laurea, nel 1989, Singer scrive e dirige il cortometraggio Lion's Den, interpretato dall'amico d'infanzia Ethan Hawke, e nel 1993 realizza Public Access, che vince il premio speciale della giuria al Sundance Festival. Due anni dopo, Bryan Singer dirige "I soliti sospetti" (1995), un'opera folgorante che ottiene un successo inaspettato, e che fa vincere a Kevin Spacey l'Oscar come miglior attore non protagonista, e a Christopher McQuarrie quello per la migliore sceneggiatura originale. Dopo "L'allievo" (1998), un film che ha suscitato non poche perplessità, Singer ha girato "X-Men" (2000) e "X-Men 2", ispirati ai fumetti della Marvel. Grazie al successo di queste due pellicole, è stato chiamato a girare il nuovo episodio di Superman.

Brandon Routh

Nato a Des Moins, nello stato americano dell’Iowa il 9 ottobre del 1979 Brandon James Routh è prima di tutto un grande sportivo, ama e pratica il calcio e il nuoto. Debutta come attore al college dove partecipa a diverse produzioni teatrali. Mentre sta per entrare all’università, il suo amore per la scena e il suo desiderio di diventare un attore gli fanno cambiare rotta. Decide di stabilirsi a Hollywood nella speranza di imbroccare il ruolo che lo avvii alla carriera di star. Nel 1999 ottiene dei ruoli in alcune serie tv , tra cui “Odd Man Out”. L’anno seguente recita in “Undressed”, la serie di Mtv sui costumi sessuali dei giovani. Seguono ancora altri serial tra i quali "Will & Grace" una breve comparsata in "Una mamma per amica", e la partecipazione al videoclip “What a Girl Wants” di Cristina Aguilera. In seguito non riesce a essere scritturato per il ruolo di Clark Kent nella serie “Smallville”, un ruolo al quale puntava molto anche per l’incredibile somiglianza con Cristopher Reeve, il Superman del cinema. Nel 2004 riesce infine a passare il casting per il nuovo episodio per delle avventure del superoe: Bryan Singer, incaricato di dirigere il film, cerca volti nuovi ed ecco che gli compare la foto di Brandon. A 25 anni ottiene il ruolo e diventa così il nuovo volto di Superman, suo esordio sul grande schermo.

Kevin Spacey

Figlio di un tecnico di laboratorio e di una segretaria d'azienda, Kevin Spacey Fowler è nato il 26 luglio 1959 a South Orange, New Jersey, ma è cresciuto a Los Angeles.
Ribelle e indisciplinato, Kevin a scuola è un vero disastro, così i genitori lo iscrivono alla Northridge Military Academy, dalla quale però viene espulso alla fine del secondo anno. Alla Chatsworth High School si avvicina al teatro e terminati gli studi frequenta la Juilliard School, abbandonando però i corsi prima di prendere il diploma. Dopo aver calcato i palcoscenici di Broadway, Kevin si dedica alla televisione, interpretando il telefilm 'Crime Story' e poi il serial 'L.A. Law', quindi debutta sul grande schermo con il film "Heartburn - Affari di cuore" (1986). Dopo parecchi altri ruoli, spesso in pellicole di notevole successo, Spacey si impone finalmente all'attenzione del pubblico e delle critica con "Seven" (1995) di David Fincher e soprattutto con "I soliti sospetti" (1995) di Bryan Singer, che gli regala un premio Oscar come migliore attore non protagonista e lo consacra tra le maggiori star di Hollywood.
Nel 1996 esordisce dietro la macchina da presa con "Insoliti criminali" e l'anno successivo è nel cast di "L.A. Confidential" di Curtis Hanson e di "Mezzanotte nel giardino del bene e del male" di Clint Eastwood.
Dopo il thriller "Il negoziatore" (1998) e l'adattamento della commedia teatrale di David Rabe Hurlyburly "Bugie, baci, bambole & bastardi" (1998), Kevin è il protagonista insieme ad Annette Bening del film di Sam Mendes "American Beauty" (1999), per il quale ottiene un Oscar come migliore attore protagonista. Nel 1999 interpreta il teatrale "The Big Kahuna", poi è Michael Lynch in "Un perfetto criminale" (2000) e quindi il malinconico cronista Quoyle in "The Shipping News" (2002), mentre nel 2003 è il protagonista del drammatico "The life of David Gale" di Alan Parker, tra i suoi ultimi film da segnalare "Beyond the sea", dove veste il ruolo di protagonista, regista e produttore e in cui recita accanto a Kate Bosworth.

Kate Bosworth

Nata il 2 Gennaio 1983 a Los Angeles (California) Katherine Ann Bosworth ha iniziato a recitare nel 1998, comparendo in un piccolo ruolo in "L'uomo che sussurrava ai cavalli" per la regia di Robert Redford, in seguito è apparsa in altre pellicole tra le quali sono da ricordare "Blue Crush" (2000), "Le Regole dell'attrazione" (2002), fino a "Win Date with Ted Hamilton" (2004), commedia di grande successo in Usa, ma passata inosservata qui da noi, dove la Bosworth inizia finalmente a farsi notare. Nel 2004 compare quindi in "Beyond The sea", film diretto e interpretato da Kevin Spacey dove interpreta il ruolo di Sandra Dee, e "Bee Season" (2005), sino a "Superman Returns", dove interpreta l'ambita parte di Lois Lane.

James Marsden

Nato il 18 Settembre 1973 a StillWater, Oklahoma, James Paul Marsden ha intrapreso la carriera di attore nel 1991, dopoa ver incontrato l'attore Kirk Cameron a Los Angeles, iniziando una lunga gavetta che lo ha visto comparire in numerosi serial televisivi come "Blossom", "Party of Five" per poi iniziare a farsi notare con film come "Gossip" e "Generazione perfetta". Nel 2000 raggiunge la notorietà con il ruolo di Scott Summers/Ciclope in "X-Men" di Bryan Singer, ruolo che riprenderà nel 2003, mentre nel frattempo appare in altri film degni di nota come "Le pagine della nostra vita". Dal 2000 è sposato con Lisa Linde, da cui ha avuto due figli.

Parker Posey

Nata l'8 Novembre 1968 a Baltimora (Maryland), Parker Posey è considerata una tra le migliori attrici di Hollywood. Ha iniziato a recitare nei pimi anni '90, diventando ben presto uno dei volti di punta del cinema indipendente americano, con film come "La casa del sì", "Doom Generation", "Basquiat", "Suburbia" Nel 1998 prende parte a "C'è posta per te", accanto a Meg Ryan e Tom Hanks, in quella che è la sua prima incursione nel cinema delle grandi major, da lì in avanti la Posey compare in "Scream 3", "La cosa più dolce", sempre mantenendo però l'attenzione verso le pellicole indipendenti, come testimonia la sua partecipazione al film "Anniversary Party". "Superman Returns" non è la sua prima partecipazione a un film ispirato a un personaggio dei fumetti, in quanto la Posey ha preso parte a "Blade: Trinity".

Sam Huntington

Nato il 1 Aprile 1982 a Peterborough (New Hampshire), Sam Huntington ha iniziato a recitare fin dall'età di 9 anni sotto la direzione della madre, regista di un teatro per ragazzi, dal nome Black Box. Per tre estati il giovane Sam prende poi parte all'Andy Summer Playhouse a Wilton, per poi recitare presso il Franklin Pierce College. La sua carriera professionale di attore inizia ufficialmente quando, nel 1995, Huntington entra nella JM Bloom Agency di New York, dove si trasferisce con la madre e in cui fa la conoscenza di Macaulay Culkin, di cui diventa grande amico.
Durante quell'anno, Sam compare in alcune trasmissioni televisive, oltre che in alcuni film per Hallmark Televsion, mengtre nel 1996 ottiene il suo primo vero ruolo in "Boys", pellicola con protagonista Winona Ryder, ma sfortunatamente la sua scena viene tagliata durante il montaggio. In seguito, prende parte ad alcuni film prodotti dalla Disney, alla commedia demenziale "Not Another teen movie" (2001), per poi comparire in alcune puntate dei serial "Law & Order" e "Veronica Mars", prima di essere scelto da Bryan Singer per la parte di Jimmy Olsen in "Superman Returns".

Eva Marie Saint

Nata il 4 Luglio 1924 a Newark (New JerseY), Eva Marie Saint ha iniziato a recitare fin dal 1947, comparendo in alcune serie televisive dell'epoca. Nel 1954 l'esordio sul grande schermo in "Fronte del porto" di Eliza Kazan, dove recita accanto a Marlon Brando. Un inizio folgorante per l'attrice, che ottiene un Oscar come miglior attrice non protagonista. Negli anni successivi appare in dozzine di pellicole, anche se viene fortemente ricordata per il suo ruolo in "Intrigo Internazionale" (1959), di Alfred Hitchcock, al fianco del grande Cary Grant. Tra gli anni '60 e '70, nonostante la varietà di film a cui partecipa, non riesce a imporsi, passando così a lavorare per la televisione, comparendo in numerosi serial, tra i quali "Love Boat" e "Moonlightning". Nel 200o torna al cinema in "Sognando l'Africa", pellicola con protagonista Kim Basinger, che la riporta di nuovo sotto i riflettori, per poi essere scelta da Singer per il ruolo di Martha Kent in "Superman Returns".

Frank Langella

Nato il 1 Gennaio 1940 a Bayonne (New Jersey), Frank Langella è uno degli attori di Hollywod tra i più versatili, in quanto prima di arrivare sul grande schermo ha recitato in teatro per molti anni vincendo un Tony Award nel 1975 e altri numerosi riconoscimenti. In seguito partecipa a molti programmi televisivi fino a raggiungere il successo e la notorietà internazionali con il film "Dracula" (1979), per poi partecipare ad altre pellicole dei generi più disparati, come il dramma "E dio creò la donna" (1987) e fantascienza, come "I dominatori dell'Universo", dello stesso anno, lungometraggio basato sui famosi giocattoli della Mattel.
Prende poi parte ad altre pellicole, non molto fortunate, come "Body of Evidence" (1993) e "Brainscan - il gioco della morte" (1994), per poi apparire in alcuni episodi del serial "Star Trek: Deep Space Nine" in quella che sarà per l'attore una piccola pausa dal grande schermo. Che dura poco. Langella infatti ricompare in "Sweet November" (2001) e altre pellicole, ultime tra le quali "Good Night and Good Luck" di George Clooney.



Carlo Coratelli
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