Sex Criminals 1
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Una storia d’amore. Chi se ne frega delle parole grette, dei colpi alla Bonnie e Clyde, degli elementi fantastici. Una storia d’amore, ecco cos’è Sex Criminals. Un amore vero, anche se spudorato, verbalmente sboccato, fisicamente troppo acceso per sembrare soltanto un sentimento. E infatti non lo è. È amore e sesso, sesso e amore. E azione. Mescolando il tutto.
Godere ferma il tempo. È questa la chiave dell’intreccio costruito da Matt Fraction (acclamato sceneggiatore di gioielli dei tempi moderni come Hawkeye e Invincible Iron Man) e disegnato da Chip Zdarsky, illustratore - ma anche designer e giornalista – il cui nome (falso, si chiama Steve Murray) è più che altro legato a progetti indipendenti. Una volta congelate le lancette tutto si blocca. Gli unici a potersi muovere sono Suzie e Jon, che raggiungendo l’orgasmo riescono a paralizzare il mondo intero. Questo consente loro di fare qualsiasi cosa, di agire indisturbati. E di infrangere la legge. A meno che non ci sia qualcuno con lo stesso bizzarro “superpotere”. Qualcuno che, proprio come loro, sappia entrare nella Quiete - così la protagonista definisce quella stasi che è allo stesso tempo estasi – e decida di mettere fine ai loro “crimini sessuali”.
Sullo sfondo una critica neanche tanto velata al modello educativo di un certo occidente, che attraverso i suoi inutili tabù spiana la strada all’ignoranza e agevola il diffondersi di malattie. Poi c’è la banca intesa come nemico, specchio del sentire comune in questi tempi di crisi globale. In un certo senso sono stati quei palazzi ad avere portato via il padre di Suzie e ad aver reso infelice l’impiegato Jon. Insomma, la maledetta banca ha rovinato la vita di entrambi. E ora quella stessa banca si vuole prende la biblioteca in cui lavora la ragazza: i due devono fare al più presto qualcosa. Rapinarla, ad esempio, fermando il tempo e salvando capre e cavoli. Tranne, forse, la loro fedina penale.
L’incipit avvince, originale, e ha il sapore della commedia più bizzarra. Una sorta di American Pie, ma molto più pungente, incalzante, sfrontato e divertente. Poi, a un certo punto, s’intuisce che il fantastico è alle porte, che la trama vuole andare a parare su un conflitto che strizza un occhio al sesso e l’altro a certi cliché dell’epica supereroistica. E ci si aspetta di più, forse, da queste centotrentasei pagine di geniale delirio che assomigliano tantissimo a un incipit un po’ troppo extralarge. A fare la parte del leone è il racconto della gioventù dei due protagonisti. Pare che il flashback conti più del presente, ma al di là di questo il duo Fraction-Zdarsky merita tutto il clamore che la loro epopea sessual-avventurosa ha scatenato oltreoceano, contribuendo a rendere la Image Comics una delle case editrici più creative del momento.
Tra le righe del successo si nasconde il più grande traguardo raggiunto dallo sceneggiatore: l’aver associato il sesso compulsivo alla solitudine senza cadere nella retorica. Il punto di partenza è, sì, la classica perdita familiare, ma l'aspetto onirico, colorato e narrativamente moderno del suo raccontare rende tutto leggero, funzionale. Poeticamente sfacciato e sfacciatamente poetico. Altro che retorica. E mentre ammiccano pure i titoli dei singoli episodi (Vieni, mondo, recita il capitolo due), Fraction propone un flusso di coscienza carnale e volutamente spudorato. Non conosce freni, e nonostante questo non cade mai nella botola della volgarità. L'eloquio senza mezzi termini dei personaggi, d’altronde, è paragonabile a quello proposto d’abitudine da Garth Ennis. La differenza sta nel contesto: non la violenza, ma il sesso. Tanto, senza mai sembrare troppo, mentre si passa dalle pistole di carne a quelle di metallo (e viceversa) con eccezionale disinvoltura.
Interessante l'io narrante scelto da Fraction per mostrarci tutto questo. È la stessa Suzie, che racconta i suoi primi approcci con autoerorismo e amplessi vari come fosse la procace conduttrice di uno show. Entra direttamente nella scena, come se sfondasse la vignetta. Il pubblico sono i lettori stessi, trascinati senza sforzo in un flusso narrativo tagliente, ironico, e caratterizzato da uno storytelling davvero apprezzabile. Complice il buon Chip Zdarsky, con il suo tratto che se ne frega dell'eccessivo realismo e propone un assetto visivo netto, preciso, spudoratamente colorato. Un po' come gli orgasmi di Suzie e Jon.