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Carlo Alberto Montori

Carlo Alberto Montori

Memories: Magnetic Rose

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Memories

A 7 anni di distanza dal suo capolavoro Akira, Katsuhiro Otomo decide di tornare al lavoro su un lungometraggio cinematografico animato basato sulle sue opere; il progetto però è un film a episodi (simile a Manie Manie – I racconti del labirinto, al quale lo stesso Otomo aveva partecipato dirigendone un episodio) basato su tre sue storie a fumetti autoconclusive, ognuna delle quali sarà sviluppata da un differente regista.
La prima sequenza, Magnetic Rose, è stata diretta dal regista Koji Morimoto e vede l'esordio sul grande schermo di Satoshi Kon, qui nei panni di sceneggiatore; esaminandone a posteriori la trama si può constatare quanti elementi abbia in comune con la futura filmografia di Kon, sicuramente una scelta azzeccata di Otomo nell'affidare questa storia ad un autore così adatto alle corde della vicenda.

Un gruppo di astronauti capta un segnale di emergenza e si introduce all'interno del relitto di una base spaziale per esplorarla alla ricerca di segni di vita; a sorpresa scoprono un fatiscente arredamento di lusso in stile europeo, appartenuto alla scomparsa diva della musica lirica Eva Friedal. Aggirandosi tra le stanze gli astronauti vengono colpiti da allucinazioni nelle quali compare la cantante, ma l'illusione preleva immagini ed eventi anche dalle vite degli astronauti facendoli confrontare con gli incubi del proprio passato, rendendo la missione più impegnativa del previsto.
La visione risulta abbastanza particolare e suggestiva, mettendo lo spettatore di fronte a una fantascienza particolareggiata nella ricostruzione della fisica spaziale e dei dettagli abbinata a un'atmosfera onirica e avvenimenti surreali. Il labile confine sogno/realtà e la protagonista cantante/attrice sono elementi che Kon riprenderà nei suoi successivi film Perfect Blue, Millennium Actress e Paprika, sviscerandoli in modo più approfondito di quanto avesse avuto occasione di in questa occasione.

Magnetic Rose è stato accolto dal pubblico e dalla critica come l'episodio più riuscito di Memories, in grado di competere con i più interessanti lungometraggi animati del periodo nonostante i suoi soli quarantacinque minuti di lunghezza. I momenti toccanti, le scene inquietanti e i drammi personali affrontati dagli astronauti trasmettono una forte drammaticità, resa ancor più intensa dalla colonna sonora di Yoko Kanno che pesca a piene mani dal repertorio di musica lirica, compresa una performance di Maria Callas.
Sicuramente il buon lavoro fatto da Kon su quest'opera e il successo riscontrato sono stati un ottimo biglietto da visita che gli ha permesso di ottenere la fiducia produttiva necessaria a realizzare film interamente scritti e diretti da lui.

Jojo OAV

  • Pubblicato in Toon

jojo_coverIn Giappone è consuetudine che i manga di successo siano trasposti in serie animate; una delle eccezioni più eclatanti è "Le bizzarre avventure di Jojo" di Hirohiko Araki, il fumetto giapponese più longevo a non aver mai goduto di una versione televisiva.
Nel 1993, a sei anni dall'inizio del manga, vengono però realizzati 6 OAV (Original Animation Video), ovvero episodi speciali della durata di circa 40 minuti destinati unicamente al mercato home video; la vicenda di Jojo è però troppo lunga per essere riassunta decentemente in così poche puntate perciò la produzione decide di concentrarsi sul termine della terza saga del fumetto, all'epoca appena conclusa in patria e tuttora uno dei cicli più apprezzati.

Al quinto OAV partecipa Satoshi Kon come supervisore della produzione e della sceneggiatura, il suo primo incarico di rilievo nel settore dopo essersi occupato delle animazioni nei due film Roujin Z e Patlabor 2. L'episodio si intitola Dio e The World (Parte 2) – Kakyoin: Scontro mortale dentro la barriera mistica e narra le fasi finali della vicenda, trattandosi della penultima puntata della serie: mentre Dio obbliga un poveraccio a guidare un'automobile in mezzo alla folla rasentando la strage, Joseph Joestar e Noriaki Kakyoin riescono a raggiungere il loro nemico nel tentativo di fermarlo. Comincia così un combattimento nel quale ognuno farà sfoggio dei propri poteri, anche se il vero protagonista, Jotaro Kujo, non è ancora giunto sul luogo dello scontro...
Non essendo i personaggi o la trama creazioni di Kon ma un adattamento di un manga pre-esistente, è più difficile rintracciare tracce dello stile del futuro regista, anche se durante il processo di realizzazione dello storyboard sono state inserite alcune scene piuttosto suggestive, dalle quali traspare un principio del talento che dimostrerà in futuro con i suoi lungometraggi. In particolare durante la visione spiccano il sacrificio umano nel prologo e la resa dello Stand The World nella sequenza di lotta.
La qualità dell'OAV è nella media degli anime di metà anni '90, raggiunta grazie a una coproduzione nippo-americana che ha coinvolto addirittura lo Swywalker Sound Studio per il missaggio del suono; possiamo vantare anche un'incursione italiana nella realizzazione della colonna sonora, ad opera del nostrano Marco Ambrosio (Vampire Hunter D, Ken – Le origini del mito).
Il regista Hiroyuki Kitakubo (Blood: The Last Vampire, Golden Boy) confeziona un prodotto onesto, ma con un ritmo altalenante che forse non sfrutta a dovere le idee di Kon e del resto dello staff.

Gli OAV di Jojo sono stati pubblicati in Italia 6 DVD da Yamato Video includendo anche gli episodi prequel realizzati nel 2001: per l'occasione è stato seguito l'ordine cronologico della trama, quindi l'episodio diretto da Satoshi Kon è diventato il dodicesimo, ovvero il penultimo.

World Apartment Horror

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WorldApartmentCon un paio di fumetti all'attivo, il giovane Satoshi Kon riesce a farsi notare dal suo artista prediletto, Katsuhiro Otomo ("Akira", "Steamboy"), che decide di chiamarlo per collaborare al suo primo film live-action World Apartment Horror. Kon contribuisce con alcune idee alla creazione della storia e poi, mentre Otomo si dedica alle riprese, ne realizza l'adattamento a fumetti.

Il protagonista è Itta, uno yakuza costretto dal suo superiore a recarsi in una palazzina che deve essere rasa al suolo, per sfrattare a tutti i costi gli immigrati clandestini che la occupano; il compito però si rivela molto più complesso del previsto, dato che i numerosi inquilini sono eccentrici e non hanno alcuna intenzione di farsi cacciare. Itta però è ostinato e si insedia nell'edificio cercando di infastidire in ogni modo gli occupanti; a fare resistenza troverà però non solo gli abitanti del condominio, ma anche creature sovrannaturali che sembrano infestare il palazzo. Quello che doveva essere un regolamento di conti criminale si trasforma quindi in un racconto dell'orrore che culmina in uno scontro contro gli spiriti malvagi, nel quale il talento visionario dell'autore può sbizzarrirsi dopo essere rimasto ancorato alla realtà per la maggior parte del fumetto.

La storia si fa leggere ma è ben lontana dall'essere un capolavoro, pur riuscendo a regalare qualche sorriso e un paio di brividi; inoltre viene sviluppata una minima critica sociale, evidenziando la superiorità che spesso i giapponesi ostentano nei confronti delle altre popolazioni asiatiche sentendosi più vicino agli occidentali per via del loro progresso economico e tecnologico. Quello che però è più rilevante in World Apartment Horror osservando la carriera di Satoshi Kon è l'evoluzione grafica: il suo stile subisce qui un drastico cambiamento rispetto ai manga precedenti, con vignette ricche di dettagli e un maggior utilizzo di linee e tratti che riescono a trasmettere la sporcizia e il degrado presenti nell'edificio.

Il racconto è stato pubblicato in Italia nel 2006 su Storie di Kappa #136, dove occupa la metà di un volume in cui sono raccolte le altre tre storie brevi di Satoshi Kon, che condividono la presenza di elementi sovrannaturali e spiriti.
I visitatori ha per protagonista una famiglia che trasloca in un appartamento, dove cominciano a comparire sempre più di frequente fantasmi che si aggirano liberamente per la casa; sia i genitori che i figli però fingono che sia tutto normale e si comportano reciprocamente come se nulla fosse, convinti che se confessassero ciò che vedono veramente sarebbero considerati folli.
Waira è ambientata nel Giappone medioevale, dove un gruppo di samurai deve attraversare una foresta; la missione però è resa più ardua dalla presenza di uno spirito maligno che ha decimato i combattenti dell'esercito, uno spirito che il protagonista si ritroverà ad affrontare, anche se la sua natura sarà una sorpresa per tutti.
Joyful Bell è una fiaba natalizia nella quale un uomo ormai alla vigilia del divorzio lavora nei panni di Babbo Natale per effettuare le consegne di un negozio; la vigilia di Natale il suo aspetto attira l'attenzione di una bambina smarrita, che gli chiede come regalo un papà. L'uomo attraversa la città per riaccompagnare la piccola dalla madre, ma una volta giunto a destinazione si renderà conto di aver vissuto un'esperienza del tutto particolare.
Si tratta di tre fumetti piacevoli che sono sicuramente stati un'ottima palestra per il futuro regista, alle prese con personaggi e ambientazioni sempre differenti oltre a un registro di atmosfere e ritmi narrativi che in futuro potrà ripescare per i suoi lavori animati.

La stirpe della sirena

  • Pubblicato in Focus

StirpeSireneNel 1985 Satoshi Kon realizza per la rivista Young Magazine il suo primo fumetto, Toriko, un episodio fiabesco autoconclusivo che gli fa vincere un premio come miglior esordiente e attira su di lui l'attenzione di Katsuhiro Otomo, il mangaka che il giovane Kon ammira più di chiunque altro. Si tratta però di un'opera che rimane a lungo un unicum, dato che Kon sta ancora frequentando un'università artistica per migliorare il suo disegno e non si dedicherà ad altro prima di diplomarsi; per poter leggere il suo lavoro successivo i giapponesi dovranno aspettare ben 5 anni, quando uscirà Kaikisen (La stirpe della sirena: La strada per tornare al mare).

Il protagonista è il giovane Yosuke, un universitario che passa l'estate a studiare nel suo paese natale, la cittadina marittima di Tsunate; qui abita l'intera famiglia in un antico tempio shintoista, dove il ragazzo contribuisce a mantenere viva una tradizione secolare. Secondo la leggenda infatti un antico antenato di Yosuke raccolse un uovo di sirena sulla spiaggia, dove incontrò una sirena alla quale fece la promessa di occuparsi dell'uovo e portarlo in mare ogni sessant'anni per poi prenderne un altro; in cambio la creatura marina garantisce fortuna e prosperità alla cittadina, assicurandosi che l'acqua sia calma e pescosa. L'ultimo esponente della famiglia a compiere questo gesto è stato il nonno di Yosuke, esattamente sessant'anni fa, per cui sarebbe giunto il momento di tornare a immergere l'uovo in acqua; purtroppo il padre di Yosuke è piuttosto scettico a riguardo e preferisce sfruttare l'affascinante uovo e la leggenda che gli gira attorno per portare il progresso nella cittadina, presentandolo pubblicamente ai media per attirare turisti e trasformare così Tsunate in un'evoluta località di villeggiatura.
Questo ovviamente scatena la furia di molti abitanti che vedono le loro case e negozi distrutti per fare spazio a palazzi all'avanguardia e centri commerciali; la disfida viene osservata da Yosuke, finora sempre occupatosi dell'uovo, ma che ora non ha la certezza di quale fazione sia quella per cui parteggiare...

La stirpe della sirena è una storia tipicamente giapponese nella quale elementi mitologici vengono inseriti in uno spaccato della società rurale moderna: il conflitto tra lo stile di vita rurale a stretto contatto con la natura e l'incombente progresso tecnologico ed economico è una tematica cara a molte altre opere nipponiche a fumetti o d'animazione, tra le quali spiccano certamente numerosi lavori di Hayao Miyazaki.
Lo stile narrativo di Kon è però molto meno magico e incantato di quello di molti suoi colleghi, ma non per questo meno affascinante: i suoi personaggi e gli eventi sono ben radicati nella realtà e contribuiscono a rendere più credibile una storia che prende via da elementi sovrannaturali. Anche graficamente Kon adotta un approccio decisamente realistico, con disegni nei quali si può vedere chiaramente l'ispirazione ai fumetti di Otomo; la regia nel gestire i tempi e le inquadrature è pulita ma allo stesso tempo elaborata, con un prodotto finale che sembra già realizzato con un occhio rivolto all'animazione. Anche la lunghezza della storia mostra già quanto Kon sia a proprio agio con racconti che si adatterebbero perfettamente al grande schermo: la maggior parte dei giovani mangaka si cimenta con racconti brevi o serie a fumetti che, se incontrano l'approvazione dei lettori, continuano per diversi numeri, mentre il ventisettenne Satoshi Kon confeziona un volume compiuto che potrebbe benissimo essere trasposto in un film da un'ora e mezza.

In Italia l'albo è stato pubblicato dalla Star Comics su Storie di Kappa #47 nel 1998, l'anno successivo all'esordio cinematografico dell'autore con "Perfect Blue"; l'albo si può ancora rintracciare in qualche negozio o bancarella dell'usato, per chiunque volesse recuperare un buon manga, nel quale si possono riconoscere le prime avvisaglie del grande narratore di storie che sarebbe diventato Satoshi Kon.

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