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Carlo Alberto Montori

Carlo Alberto Montori

Paprika

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600full-paprika-posterDurante la realizzazione di Paranoia Agent, Satoshi Kon fu contattato dallo scrittore Yasutaka Tsutsui, che gli chiede di adattare in un lungometraggio animato il suo romanzo "Paprika"; si tratta di un progetto che Kon avrebbe voluto realizzare già ai tempi di Perfect Blue, ma al quale non aveva mai potuto dedicarsi.
Se in passato non poteva permettersi di scegliere i lavori ai quali lavorare, il successo dei suoi film gli ha garantito la libertà artistica tale da intraprendere il progetto Paprika, ideale proseguimento della sua filmografia: se infatti in passato Kon aveva esplorato l'inconscio umano attraverso le personalità multiple, i ricordi e la paranoia, ora può dedicarsi all'aspetto che gli è forse più congeniale, ovvero il sogno.

In un futuro prossimo la società sta per essere rivoluzionata dall'invenzione del DC Mini, un dispositivo che permette di osservare i sogni di una persona, consentendo addirittura di entrare al loro interno per interagire. Il fine di questo strumento è meramente scientifico e si presta ad applicazioni psicoanalitiche, ma può portare a conseguenze pericolose quando tre DC Mini vengono rubati; un gruppo di dottori e un detective si mettono sulle tracce del ladro per catturarlo, ignorando le potenzialità che il criminale ha grazie all'invenzione...
Questa trama è il punto di partenza di un film che, a differenza delle opere precedenti di Kon, poco si preoccupa di dipanare la matassa della vicenda e di spiegare allo spettatore gli eventi, quanto più di presentare un universo sorprendentemente immaginifico. Per fare questo il regista non ha pianificato il film in ogni minimo dettaglio com'è solito fare, ma ha preferito procedere lasciandosi stupire per primo; per fare questo non ha strutturato la vicenda con precisi sviluppi e una conclusione, lasciando la libertà di inserire alcune scene anche nelle ultimissime fasi della produzione.
Il risultato è un film onirico non solo nelle situazioni e nelle immagini, ma anche in una struttura improbabile che ricalca la bizzarria dei sogni, dove non tutto ha sempre un significato e a volte i passaggi si susseguono senza soluzione di continuità. Si tratta di un approccio originale, un esperimento che porta sullo schermo il desiderio iniziale di Kon, ma che forse penalizza la pellicola per quanto riguarda la storia e i personaggi, caratterizzati a malapena e difficilmente in grado di coinvolgere emotivamente lo spettatore. Accantonata la delusione per l'assenza di una narrazione classica e accettando che non sempre si comprenderà tutto quello che si avvicenda davanti agli occhi, il pubblico può però rimanere incantato davanti a una delle pellicole d'animazione più visionarie che si siano mai viste, con trasformazioni improvvise, paesaggi che si deformano, corpi che si incastrano l'un l'altro e ogni altro tipo di sfida possibile alla fisica terrestre.

Paprika è stato proiettato in anteprima mondiale alla 63° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, prima di essere poi presentato a numerosi altri festival ed ottenere un ottimo riscontro di critica e pubblico in tutto il mondo.
Durante i titoli di coda difficilmente qualcuno potrà dire di aver compreso tutti i passaggi, ma sarà comunque stato travolto dall'esperienza di sogno che Kon voleva ricreare, attuando un esperimento filmico che non si è visto realizzato così bene in nessun'altra opera di animazione.

Paranoia Agent

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ParanoiacoverDurante la realizzazione dei suoi primi film Satoshi Kon raccolse numerose idee che non riusciva ad inserire nelle opere su cui era al lavoro; col tempo questi spunti continuavano ad accumularsi, così per poterli sviluppare e per dedicarsi ad una forma d'animazione diversa dal lungometraggio il regista nipponico decise di realizzarne una serie animata.
Paranoia Agent è composto da 13 episodi, andati in onda per la prima volta in Giappone tra febbraio e maggio 2004, successivamente raccolti in DVD usciti anche in Italia per Panini Video. Ogni puntata si focalizza su un protagonista differente (introdotto per la prima volta oppure approfondito dopo averlo mostrato marginalmente in un episodio precedente), coinvolto come vittima o come sospettato nell'indagine di Shonen Bat, un misterioso ragazzo che si muove su rollerblade per aggredire con una mazza da baseball dorata persone accomunate dall'insoddisfazione per la propria vita. Inizialmente questo filo conduttore fa pensare che Shonen Bat sia solo un'illusione, una paranoia e al contempo un sollievo per tutte le persone oppresse dalla propria vita e dalle proprie responsabilità, ma col tempo ogni certezza svanirà lasciandosi trascinare dall'elaborato intreccio messo in piedi dagli autori.

"Arriva Shonen Bat!"
Tsukiko è una disegnatrice di mascotte, sotto pressione per l'avvicinarsi della scadenza della consegna della sua prossima creazione, attesa con impazienza dai produttori e dai fan. Intanto in città compare Shonen Bat, che fa proprio di Tsukiko una delle sue prime vittime, la quale grazie all'incidente vede le sue responsabilità farsi meno oppressive. Ma la polizia e i fan cominciano a dubitare dei fatti narrati da Tsukiko...

"Le scarpe d'oro"
Icchi è un ragazzino delle elementari, il più amato della sua scuola: è un campione nello sport e le sue compagne di classe stravedono per lui. La sua popolarità però crolla bruscamente quando viene diffuso l'identikit di Shonen Bat, molto simile al look di Icchi, mettendo così a rischio la sua elezione come rappresentante studentesco che era ormai certo di avere in pugno. La situazione peggiora sempre di più e Icchi si convince di essere al centro di un complotto, fino a quando Shonen Bat aggredisce anche lui.

"Double Lips"
Harumi è l'assistente di un docente universitario che di notte si trasforma in Maria, una prostituta dal carattere più spudorato della controparte pubblica. Le due identità non convivono però serenamente, dato che Maria minaccia quotidianamente Harumi attraverso la comune segreteria telefonica, spingendo la ragazza a sottoporsi a una cura per il suo sdoppiamento di personalità; come avvenuto negli episodi precedenti, è l'attacco di Shonen Bat a dare una svolta alla situazione.

"Il cammino del vero uomo"
Masami è un poliziotto di quartiere, padre di famiglia solito intrattenersi con prostitute. Per pagare le sue scappatelle si indebita con la yakuza e per recuperare i suoi soldi cade in una spirale di criminalità dalla quale sembra impossibile uscire; anche in questo caso Shonen Bat darà una svolta alla vita di Masami, non trasformandolo in una sua vittima ma rimanendo a sorpresa catturato da lui.

"Il racconto del sacro guerriero"
Dopo quattro episodi con uno stile e una struttura abbastanza coerenti tra loro, qui le carte in tavola vengono completamente rimescolate rivelando cosa ha mosso le aggressioni di Shonen Bat. Il ragazzino con la mazza dorata è stato infatti catturato dalla polizia ed è convinto di vivere all'interno di un fantasy, agendo come un eroe che vuole salvare la sua principessa; nella sua avventura immaginaria vengono coinvolti anche i due detective affidati al caso Shonen Bat, che seguono il criminale nel tentativo di scoprire più cose a riguardo.

"Minacciata dalla furia degli elementi"
La giovane Taeko, figlia del poliziotto Masami, scopre di essere stata spiata dal padre mentre si spogliava. La rivelazione la traumatizza, fino a quando l'intervento di Shonen Bat non la rende vittima di amnesia facendole dimenticare addirittura l'identità di suo padre; nel frattempo i poliziotti si interrogano sul motivo che spinge il maniaco dalla mazza d'oro a colpire esclusivamente le persone in crisi.

"MHz"
Nessuna vicenda autoconclusiva, ma per una volta (in realtà l'unico episodio della serie) si cerca di fare il punto della situazione concentrandosi sulle condizioni di difficoltà dei due detective; intanto il precedente sospettato viene scagionato da ogni ipotesi di colpevolezza, rendendo le indagini ancora più complesse di quanto non lo fossero state finora.

"Happy Family Planning"
Una bambina, un omone e un vecchietto conosciutisi in chat si danno appuntamento per organizzare un suicidio di gruppo. Il raduno si trasforma in una giornata spensierata trascorsa in compagnia e nonostante il soggetto di partenza, l'episodio si rivela essere il più leggero dell'intero anime e soprattutto grazie alla caratterizzazione dei protagonisti anche uno dei più divertenti.

Paranoiacast"Etc."
Nel cortile di un condominio un gruppo di casalinghe si scambia aneddoti e leggende metropolitane su Shonen Bat. Un universitario alla vigilia di un esame, una ragazza frustrata dalla convivenza forzata con la suocera, un medico responsabile di un grave errore, un ragazzo alle prese con la fidanzata in fin di vita, un giocatore di baseball nel momento cruciale della partita, un pugile che deve riuscire a non mangiare, un naufrago su un'isola deserta, un politico corrotto che vuole assumere Shonen Bat per i suoi scopi, un team di lancio spaziale; queste le vittime del violento ragazzino, protagonisti di brevi frammenti animati che si susseguono nell'episodio più eterogeneo dell'anime, una sorta di contenitore di idee e spunti che non hanno trovato spazio altrove.

"Maromi dolce sonno"
Dietro le quinte di una fittizia serie animata viene mostrato il processo di creazione di un anime con lo stress, gli spazi angusti e le scadenze incombenti sugli addetti ai lavori. In particolare qui è il responsabile di produzione della serie televisiva ad essere sotto pressione, almeno fino a quando non viene aggredito dal solito alleviatore di sofferenze.

"Senso vietato"
Il detective che investigava su Shonen Bat è stato licenziato e ora lavora come operaio in un cantiere. Questo nuovo impiego lo porta a lasciare spesso a casa da sola la moglie che ha perso ogni forza vitale, ma una volta trovata al cospetto dell'assalitore la donna dimostra di avere una tenacia ammirevole e riesce a resistere agli attacchi del ragazzo.

"Radarman"
Un supereroe, per rendere onore al suo vecchio maestro, si mette sulle tracce di Shonen Bat; il misterioso aggressore ha infatti assunto sembianze sovrumane e le atmosfere dell'anime abbandonano il piano (più o meno) realistico sul quale si erano mosse finora.

"Ultima puntata"
Il climax finale vede il ritorno di tutti i personaggi visti finora, impegnati a sconfiggere Shonen Bat sottoforma di una gigantesca creatura di fumo nero. Una conclusione epica che soddifa dando alcune spiegazioni ma non troppe, riuscendo anche a ricollegarsi in modo affascinante alla prima aggressione del ragazzo con la mazza da baseball dorata.

Paranoia Agent è di certo una serie animata interessante, apprezzabile per le sperimentazioni narrative, strutturali e visive portate sullo schermo da Kon. I misteri che sono alla base della vicenda sono portati avanti con un'abilità unica, riuscendo a mantenere sempre alta l'attenzione degli spettatore anche attraverso cliffhanger che traghettano la storia senza "giocare sporco" frustrando il pubblico. Tecnicamente non può competere con i precedenti lungometraggi cinematografici del regista, ma si può constatare un livello di disegni e animazioni nettamente superiore alla media delle produzioni televisive, così come la fotografia e i giochi di inquadratura di elevata fattura.
Purtroppo Paranoia Agent rimarrà un unicum nella filmografia di Kon, laddove una serie televisiva si è rivelata un'ottima valvola di sfogo per tutte le idee partorite dalla sua mente creativa e impossibili da inserire in un film.

Tokyo Godfathers

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Spesso dietro una facciata da commedia leggera senza troppe pretese si nascondono film complessi curati nel minimo dettaglio, con personaggi caratterizzati in modo memorabile e una trama orchestrata con la precisione di un meccanismo ad orologeria.
Si tratta di un'opera che si incastra in modo bizzarro nella filmografia di Satoshi Kon, solitamente impegnato in pellicole oniriche e decisamente sperimentali dal punto di vista narrativo e visivo; Tokyo Godfathers è invece una storia profondamente radicata nell'odierna società giapponese, nella quale l'impossibile è messo da parte per lasciare spazio a un improbabile che ha il sapore della favola. I tre protagonisti sono infatti tre barboni coinvolti in una fiaba metropolitana che, cercando di rintracciare i genitori di una neonata trovata nell'immondizia, si ritroveranno immersi in un'avventura dove le coincidenze si susseguono a una velocità tale da far pensare all'esistenza di un fato che vuole proteggere la piccola.
La ricchezza di dettagli "sporchi" che si può osservare nei fondali è uno degli elementi che rendono più credibile la Tokyo del film, ma allo stesso tempo mal si adatta ai toni fiabeschi della trama; il contrasto però risulta una scelta valida nel modo in cui viene sfruttato per creare un'atmosfera originale, esattamente come i tre protagonisti senza fissa dimora a sorpresa riescono a rivestire un ruolo eroico che meglio si adatterebbe a personaggi principeschi senza macchia e senza paura.

Gin è un ubriacone di mezza età dal carattere scontroso che ha abbandonato moglie e figlia per vivere in strada; nel suo vagabondaggio lo accompagnano Miyuki, cinica ragazzina fuggita di casa, e Hana, un transessuale con un profondo desiderio di maternità. Questo bizzarro trio scopre durante la notte di Natale la piccola Hana, una bambina appena nata lasciata tra i sacchi della spazzatura; i barboni decidono di prendersene cura, mettendosi anche sulle tracce dei genitori per farli riflettere sul gesto compiuto.
I tre protagonisti potrebbero sembrare tre macchiette, ma nel corso della vicenda la loro caratterizzazione sopra le righe si rivela uno strumento ottimo per rendere molto più brillante la pellicola anche attraverso personalità complementari, senza però impedire di approfondire i personaggi anche scoprendo retroscena del loro passato.

Tutto Tokyo Godfathers vive di contrasti, non solo nei protagonisti ma anche nei toni della vicenda: il modo in cui Kon riesce ad alternare comico e tragico ha dell'incredibile, facendo in modo che si alimentino l'un l'altro dando vita a un equilibrio perfetto grazie al quale lo spettatore viene travolto da emozioni opposte nel giro di pochissimo tempo. Le forze che spingono in direzioni opposte si possono ritrovare anche nella colonna sonora, nella quale si alternano delicate melodie e motivetti più pimpanti, per terminare sui titoli di coda con una strampalata versione dell'"Inno alla Gioia" di Beethoven.
Un film quasi surreale, che però non presenta molte situazioni o elementi "da film d'animazione" al punto che al termine della visione viene da pensare che sarebbe potuta essere anche un'ottima pellicola live-action. L'unico aspetto che sarebbe stato impossibile ricreare con riprese dal vero sono le espressioni e le movenze dei personaggi, in alcuni momenti esagerate oltre le possibilità umane; non si tratta di un fattore secondario bensì delle fondamenta sulle quali si crea il ritmo forsennato e la comicità della narrazione, contrapponendosi ai momenti più realistici e drammatici.

Gli ottimi personaggi e la storia avvincente fanno di Tokyo Godfathers un piacevole film on the road, ma la cura per i dettagli e la quantità di idee inseriti nelle singole scene lo elevano a vero e proprio capolavoro del cinema d'animazione. Dal punto di vista della trama è incredibile il modo in cui sono stati introdotti indizi per sviluppi della vicenda che si verificheranno a film inoltrato; si tratta di piccoli inserti che si riescono a cogliere a malapena, ma riguardando tutto una seconda volte si può apprezzare la quantità e la precisione con cui tutto è stato orchestrato. Anche dal punto di vista tecnico il film può contare su una qualità con pochi eguali, nonostante un budget relativamente basso per una produzione di questi livelli; oltre a disegni, sfondi e animazioni di tutto rispetto, gli animatori hanno nascosto in molte sequenze una serie di dettagli che impreziosiscono il risultato finale. Basti pensare a una rissa in cui Gin viene coinvolto, picchiato da un gruppo di ragazzi disgustati dal suo essere un barbone: la scena sembra un normale pestaggio, ma osservandola con più attenzione si nota che è inquadrata mostrando i profili dei personaggi, con in cima allo schermo le finestre di un palazzo nelle quali le luci si accendono e si spengono come se fossero le barre di energia dei combattenti, ricreando l'immaginario di un videogioco di combattimenti. Sono queste trovate che, nonostante si tratti della pellicola meno ambiziosa tra quelle di Kon, ne fanno invece il prodotto forse meglio riuscito, una delle pellicole d'animazione più belle di sempre nella quale si può constatare la versatilità e la bravura del regista giapponese anche al di fuori delle atmosfere oniriche a lui tanto care.

Il film di Titeuf

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Uscirà nei cinema d'Oltralpe il prossimo 6 aprile Titeuf: Il Film, lungometraggio animato ispirato al fumetto di grande successo in Francia; la pellicola ha un budget di 15 milioni di euro ed è diretta da Zep, creatore del personaggio e autore del fumetto.

Nonostante il film sia realizzato in animazione tradizionale, nelle sale sarà possibile vederlo anche nella sua versione stereoscopica con gli appositi occhialini. Potete vedere qui sotto il primo trailer.

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