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Giorgio Parma

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Gigi Cavenago sarà il nuovo copertinista di Dylan Dog

  • Pubblicato in News

Apprendiamo direttamente dal nuovo albo di Dylan Dog che l'artista Gigi Cavenago sostituirà Angelo Stano nel ruolo di copertinista. L'ultimo lavoro di Stano è quindi stata la cover del trentennale, Mater Dolorosa. La nuova storia di Tiziano Sclavi, uscita oggi e dalla quale abbiamo appreso la notizia, Dopo un lungo silenzio, ha una cover totalmente bianca. Ricordiamo che Cavenago ha già realizzato le copertine di Maxi Dylan Dog.
Apprendiamo poi dal profilo Facebook di Roberto Recchioni che Stano sarà presto al lavoro su di una nuova storia speciale di Dylan Dog che uscirà dopo la seconda scritta da Sclavi.

Gli Incredibili 2 anticipato di un anno, Toy Story 4 posticipato

  • Pubblicato in Toon

Apprendiamo da SHH che Disney e Pixar hanno deciso di scambiare le date di uscita di Toy Story 4 e de Gli Incredibili 2, posticipando così di un anno la prima pellicola, prevista per il 21 giugno 2019, a favore di un anticipo della seconda, prevista per il 15 giugno 2018.

Non è noto il motivo attualmente.

Cinque nuovi ingressi nel cast di The Punisher di Netflix

  • Pubblicato in Screen

Dopo le ultime foto dal set, si torna a parlare di The Punisher, la serie TV targata Marvel/Netflix che debutterà nel 2017, con protagonista Jon Bernthal che torna nei panni di Frank Castle dopo aver interpretato il ruolo nella seconda stagione di Daredevil.

Apprendiamo direttamente dalla Casa delle Idee che altri cinque attori si sono aggiunti nel cast dello show televisivo. Daniel Webber sarà Lewis Walcott, un giovane veterano con problemi a reinserirsi nella società; Jason R. Moore sarà Curtis Hoyle, una amico di Frank, uno dei poco a sapere che sia ancora vivo; Paul Schulze sarà Rawlins, membro importante della CIA le cui operazioni in Afghanistan si intrecciano con la storia di Frank Castle; Jaime Ray Newman sarà Sarah Lieberman, la moglie di Micro e Michael Nathanson sarà Sam Stein, un agente Homeland spronato dalla partnership con Dinah (Amber Rose  Revah).
Curtis Hoyle e Rawlins sono personaggi già apparsi sulle pagine a fumetti, mentre gli altri tre sono creazioni originali per la serie.

The Punisher è una serie nata dalla collaborazione tra Marvel Television e Netflix, che si va ad aggiungere a titoli come Daredevil, Jessica Jones, Luke Cage, Iron Fist e la serie collettiva The Defenders. Jon Bernthal riprenderà il ruolo di Frank Castle, già interpretato nella seconda stagione di Daredevil, e al suo fianco troveremo Ben Barnes nei panni di Billy Russo (Jigsaw), Ebon Moss-Bachrach in quelli di Micro, e Amber Rose Revah in quelli di Dinah Madani. La serie debutterà nel 2017.

Doctor Strange: recensione

  • Pubblicato in Screen

Dopo aver dato vita ai principali eroi del fumetto americano, da quelli più tradizionali a quelli meno noti, i Marvel Studios puntano tutto sullo Stregone Supremo Doctor Strange, creato da Steve Ditko & Stan Lee nel lontano 1963, affidandolo ad uno degli attori più influenti degli ultimi anni, Benedict Cumberbatch, cercando di conferire una nuova dimensione ad un personaggio che raramente ha goduto di una caratterizzazione così marcata e strutturata come alcuni suoi "colleghi" del MU.

Una scelta che può apparire alquanto azzardata, considerando il background non ricchissimo e particolarmente sviluppato, una fanbase non così ampia, e sopratutto considerando il budget elevato che va associato ad un blockbuster della portata di un lavoro cinematografico targato Marvel/Disney. Tuttavia, la recente run ancora in corso di Jason Aaron e Chris Bachalo ha ridato linfa al personaggio, portandolo ad un nuovo stadio narrativo acclamato da pubblica e critica, settando le basi per questo rilancio che punta a fare di Stephen Strange uno dei personaggi chiave del nuovo universo narrativo della Casa delle Idee.

E come provare a far uscire dal limbo delle comparsate Strange ed estrarlo dallo sfondo piatto in cui sembrava essere precipitato per lunghi anni? Semplicemente ispirandosi alle mirabolanti storie che hanno segnato la comparsa del personaggio sulle scene fumettistiche anni '60. Ossia riportando in auge la follia, la psichedelia metadonica più spinta, il crollo dei sistemi di riferimento, la distorsione della prospettiva e le geometrie contorte, fluide, non euclidee, con figure topologiche assurde e non orientabili. Deliri impasticcati degni ereditari di Jack Kerouac, Allen Ginsberg e William Burroughs. E a rievocare queste atmosfere di sicuro il film non fallisce.

Le prime storie di Ditko emanavano uno stupore allucinante e psicotropo che le ha rese leggendarie. Tuttavia il sense of wonder che poteva trovarsi tra quelle pagine fatica ad attecchire nell'attualità, ora che abbiamo visto praticamente tutto, sommersi come siamo da produzioni visive tra le più svariate. Difficile quindi rendere veramente sensazionale, originale e attraente un prodotto cinematografico, proponendo qualcosa che lasci di stucco lo spettatore, qualcosa che non si aspetti.

Ma se effettivamente dal punto di vista visivo in Doctor Strange troviamo molte scene che ricordano altri lavori, da Inception a Jupiter Ascending, attingendo da effetti speciali e archetipi scenografici già visti, questo non pregiudica per nulla la visione, l'entertainment che la pellicola serve con grandi fasti e ottimo equilibrio.
La spettacolarizzazione non occupa un ruolo marginale, ma è resa la chiave di volta dell'intera opera. Visivamente Strange è impressionante e fenomenale, anche se non propriamente originalissimo. E la trama va armonicamente a braccetto con una visione creativa otticamente orgasmatica, a volte, troppo spesso, piegandosi ad essa.

Una storia interessante quella messa in scena in questo film, soprattutto nella prima parte. L'origin story viene strutturata in modo corretto, dando ampio respiro alla vita del Dottore, uomo e chirurgo di fama mondiale, per poi calarsi negli abissi della magia e delle incantevoli trovate visive, senza far pesare troppo il "training" del protagonista, la fase di set up della figura dell'eroe, che spesso risulta essere il punto debole di un film sulle origini di un'icona. Tuttavia non si può negare che la trama sia sostanzialmente fiacca, prevedibile. Nella parte finale poi si ricade come sempre nel cliché dello scontro apocalittico con forze apparentemente insormontabili che purtroppo caratterizza sostanzialmente tutta la produzione di cinecomic finora.
Solo che questa volta il nemico non è granché carismatico.

Scott Derrickson (regista) e Jon Spaihts (sceneggiatore) realizzano un prodotto avvincente, affascinante, ma costellato di momenti di piattezza narrativa sconfortanti, con dialoghi che cercano di essere profondi ma non riescono a colpire lo spettatore, creando delle pause nel fluire della trama che la rendono troppo statica, annoiando. Ahinoi, Benedict Cumberbatch incarna uno Strange che ancora una volta risulta visivamente perfetto, sebbene anche a livello di incarnazione dello spirito del personaggio, almeno nelle fasi di nascita e crescita dello stesso, non sbaglia. Eppure non siamo per nulla vicini alle grandi prove recitative dimostrate nel corso della sua carriera, complice anche una regia non propriamente capace di valorizzarlo.
Sempre adorabile Rachel McAdams nel ruolo della dottoressa invaghita del Nostro, con un trascorso da amanti per i due, che ricopre il suo ruolo con destrezza e in modo adatto: peccato però che tale ruolo non sia poi così rilevante nell'economia della trama.
Tilda Swinton nei panni dell'Antico è perfetta con il suo look naturalmente androgino, glaciale, che contrasta alla perfezione con il suo stile recitativo che anche se freddo, apparentemente e volutamente, risulta caldamente espressivo, peccato che anche in questo caso, non si sia sfruttato appieno il potenziale del personaggio, riservandogli una fine incomprensibile e un po' posticcia.
Ma è il villain di Mads Mikkelsen che risulta totalmente privo di carisma a danneggiare di molto la pellicola. Non emerge nessuno spunto interessante dalla sua figura, che rimane in secondo piano anche a livello attoriale. Per non parlare delle motivazioni piuttosto scadenti, e non approfondite, che lo hanno portato a smarrire la retta via...

Che dire quindi di questo Doctor Strange? Un'occasione mancata, sotto molteplici punti di vista. Non è un brutto film sia chiaro, la sufficienza stirata se la porta a casa, ma la potenzialità vibrante che possiede il brand non viene sfruttata granché. Guardatelo se volete rifarvi gli occhi e godere visivamente come raramente nel cinema moderno.

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