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La fidanzata di Minami, recensione: la vita di coppia da una nuova prospettiva

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La fidanzata di Minami, pubblicato originariamente fra il 1986 e il 1987 sulla rivista Garo, è una delle opere più note di Uchida Shungiku, apprezzata ed eclettica mangaka dotata di una forte personalità che l’ha portata ad affrontare tematiche mature e complesse, in particolare circa il ruolo della donna, divenendo una delle autrici più rappresentative della sua generazione.

Chiyomi è una liceale come tante, ma un giorno – senza ragione alcuna – il suo corpo subisce una mutazione che la rimpicciolisce alla grandezza di una bambola del peso di 40 grammi e dall’altezza di 15,6 centimetri. La ragazza non rivela a nessuno la sua nuova condizione e tutti la credono scomparsa, compresi i suoi genitori. L’unico a conoscenza del suo segreto è il suo fidanzato, Minami, che la nasconde a casa sua. Il ragazzo si prende cura di Chiyomi, le crea un ambiente in cui vivere, le prepara i vestiti, le dà da mangiare, la lava. La liceale, data la sua condizione, non riesce ad essere indipendente e questo rende la situazione un peso per entrambi.

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Quello che potrebbe sembrare un pretesto per dar vita a una commedia divertente e spensierata, con una soluzione (quella del rimpicciolimento di uno dei protagonisti) di certo non inedita, in realtà viene sfruttato dall’autrice per indagare sui rapporti di coppia. L’altezza di Chiyomi non è un pretesto per gag o per dar vita a situazioni paradossali, quanto una cassa di risonanza per quelli che sono i problemi comuni di una coppia. Perché il rapporto fra Minami e Chiyomi, in realtà, è simile a quello di milioni di innamorati, ma la loro condizione amplifica quelle che sono le ansie e le preoccupazioni di due normali fidanzati. Minami, ad esempio, si sente responsabile della salute della ragazza e il suo amore è vincolato da questa situazione: il sentimento fra i due è reciproco, ma resta oscuro a entrambi quanto sia questa inedita situazione a tenerli uniti piuttosto che la natura stessa del loro amore.

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Nei 10 capitoli che compongono il manga viviamo, dunque, le vicissitudini quotidiane dei due ragazzi che cercano di vivere la propria relazione cercando un’apparente normalità. L’autrice narra con sicurezza e leggerezza il rapporto fra i due protagonisti, grazie a un ottimo approfondimento psicologico degli stessi, affrontando con naturalezza e senza malizia alcuna anche l’aspetto erotico/sessuale.
A far capolinea fra le pagine del manga troviamo alcune delle tematiche più care ad Uchida, la quale infanzia difficile e le relazioni familiari hanno influenzato la sua vita e il suo pensiero. La fuga di Chiyomi da casa, il senso di responsabilità di Minami verso questa piccola vita, l’assenza di figure genitoriali, il rapporto di dipendenza-indipendenza, sono tutti riflessi di esperienze di vita della stessa autrice.

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Il tratto di Uchida la avvicina molto alla tradizione shojo, nonostante le tematiche più adulte messe in scena. I personaggi appaiono leggermente caricaturali e deformati (kawaii) grazie a un tratto morbido che si traduce in una gradevolezza visiva che ben si sposa con la leggerezza della narrazione. I personaggi sono il fulcro della scena, e anche visivamente tutto ciò che è esterno, come gli sfondi, sembra superfluo e viene mostrato solo quando essenziale.

La fidanzata di Minami, da cui sono stati tratti anche diversi adattamenti in live-action (fra cui una recente serie tv presente su Netflix col titolo Il mio piccolo amore), viene proposta in Italia da Coconino Press nella collana Doku in un volume molto curato che presenta un lungo e prezioso approfondimento a cura di Paolo La Marca.

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