L'Uomo d'Acciaio secondo Max Landis, la recensione di Superman - Alieno Americano
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Ogni lettore di fumetti, specie di quelli supereroistici americani, almeno una volta, ha immaginato una storia con il suo personaggio preferito. Ha immaginato gli scontri, i drammi, i conflitti, si è domandato – trovando risposta – come il suo eroe avesse risolto un problema. Max Landis – figlio del regista John Landis, padre di capolavori cinematografici come Blues Brothers o Un lupo mannaro americano a Londra – è ai testi di quello che potremmo definire come un grande omaggio, un atto d’amore, del giovane sceneggiatore, di un “nerd”, per il suo personaggio preferito: Superman.
Landis ha dato prova di essere uno sceneggiatore abbastanza poliedrico, passando dalla fantascienza da cinecomics con Chronicle, all’horror vittoriano di Victor – La storia segreta del Dottor. Frankenstein fino alla surreale serie Dirk Gently, riuscendo a dare un’ottima prova anche con il medium fumetto grazie a Superman – Alieno Americano, ricevendo, difatti, una nomination ai premi Eisner come miglior sceneggiatore.
Il pericolo che, da fan, Landis potesse non avere la stessa sapienza narrativa fumettistica era molto alto, ma la sceneggiatura ammiccante, scorrevole e citazionista di questo graphic novel, dissipa ogni dubbio.
Quello che il lettore si trova a leggere è una sorta di “storia delle origini”: non c’è, però, l’abusato racconto del missile che cade dallo spazio, non c’è il solito fiero gesto eroico giovanile di Clark Kent che dimostra la sua purezza da futuro eroe, manca anche il dramma forte e palese della perdita di un genitore. Quello che l'autore offre al lettore è il conflitto quotidiano dell’essere Superman, la scoperta dei poteri senza che nessuno ti dia aiuto – come in Chronicle, ad esempio – oppure la problematica gestione maldestra, perché inconsapevole, di genitori che non sanno come affrontare la giovinezza e l’adolescenza di un alieno. Landis divide la storia in capitoli, ben distinti tra loro – marcatamente separati anche dal tratto grafico affidato a disegnatori diversi – che vanno ad indagare episodi sconosciuti della vita di Clark. Momenti, questi, che hanno, però, fortemente inciso nella vita del supereroe: il conflitto con se stessi per la propria diversità – divertente ed intelligente il paragone con il tenero alieno E.T. di Steven Spielberg oppure il primo drammatico conflitto con il crimine, l’incontro con altri futuri supereroi – come Oliver Queen in due momenti fortemente distinti della sua vita – e il conflittuale incontro con uno dei suoi futuri e più stretti partner eroici, Batman, e l’immancabile conoscenza con la sua più grande nemesi, Lex Luthor.
Il punto di forza di questo graphic novel risiede nella quotidianità mostrata nel racconto: Superman è l’eroe puro di cuore, forte e irreprensibile, ma oltre il suo svolazzare nei cieli di Metropolis, è anche un “uomo”, un “americano” cresciuto nel Kansas, con amici e compagni di lavoro che non indossano necessariamente un mantello o combattono il crimine, ma che, insieme a lui, bevono birra, discutono, si divertono: il retroscena umano del primo eroe meno umano del pantheon DC Comics. Ma, da grande conoscitore e fan del personaggio, Landis inserisce tutti gli elementi riconoscibili e fondamentali di Superman: lo scontro con i “cattivi”, il costume, Lois, Smallville e Metropolis, la morale dell’eroe salvifico teso al martirio. Altra scelta intelligente dello sceneggiatore è stata quella di non legare i diversi racconti a episodi famosi accaduti al personaggio, ma di porli in sequenza tra loro in un’ampia consecutio temporum: quelli che il lettore legge sono eventi che possono essere accaduti in diversi momenti, non specifici, delle diverse età di Clark Kent. Tale intenzione rafforza la percezione di quotidianità fondante il racconto.
La schiera di disegnatori al servizio di Landis è folta e permette a ogni racconto di avere vita propria: Nick Dragotta ha il compito di narrare con leggerezza e con un tratto cartoonesco la tenera scoperta dei propri poteri da parte di un piccolo Clark, il tratto sporco e nervoso di Tommy Lee Edwards serve a mostrare il primo incontro del giovane eroe adolescente con la bruttura e la cattiveria dell’umanità, Joelle Jones invece regala al Clark più adulto la sua prima supereroica vacanza, Jae Lee presta il suo tratto elegante all’incontro/scontro di Superman con Batman, Francis Manapul illustra le embrionali gesta di un acerbo Superman, Jonathan Case esplora le dinamiche relazionali di Clark con gli amici di Smallville e, in ultimo, a Jock è affidato il compito di chiudere il graphic novel mostrando lo scontro di Superman, ormai eroe “affermato”, con l’alieno Lobo ed esplorare così anche l’universo affettivo di Clark. Da segnalare la straordinaria tavola con le matite di Mark Buckingham dedicata all’alieno dal nome impronunciabile Mxyzptlk, una deliziosa pagina di intelligente metanarratività sul concetto stesso di personaggio a fumetti.
Un racconto articolato, dunque, frutto dell’amore dello sceneggiatore per il personaggio, coadiuvato dalla grande professionalità di autori DC che sul kryptoniano hanno già lavorato. Una lettura adatta a ogni lettore, da quello storico a quello occasionale, che riesce a ritrovare tutte le coordinate che hanno reso Superman uno dei più grandi supereroi del fumetto.