Dal cinema al fumetto, Smetto quando voglio Masterclass: la recensione dell'albo di Recchioni e Bevilacqua
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Quando uscì nelle sale nel 2014 Smetto quando voglio di Sydney Sibilia fu una piacevole sorpresa nel panorama cinematografico nostrano per la capacità di far ridere in maniera intelligente mettendo in scena una vicenda attuale e moderna, ma che pescava a piene mani dallo stile glorioso e rodato della commedia all'italiana. La scelta di un cast azzeccatissimo e affiatato e un po' di passa parola fecero il resto nel trasformarlo in un piccolo cult contemporaneo. L'uscita del sequel (nelle sale dal 2 febbraio) è accompagnata da questo agile volumetto dagli intenti prettamente promozionali ma confezionato con grande gusto e mestiere.
Roberto Recchioni e Giacomo Bevilacqua, autori conosciutissimi che non hanno bisogno di presentazioni, intrecciano le strada della meta-narrazione e quella dell'ironia, imbastendo una storia in cui prendono in giro affettuosamente loro stessi e il variegato mondo del fandom fumettistico e nerd in generale e giocano con i cliché del mezzo espressivo.
La sceneggiatura, leggera ma curata con intelligenza, introduce i personaggi e li getta in una vicenda surreale di smart drugs & comics, sostenuta nel ritmo da un fuoco di fila di citazioni e riferimenti: ci sono – in ordine sparso – l'immaginario anni '80, il popolo delle fumetterie, le serie tv da binge watching, Nanni Moretti, Star Wars, Rat-Man. Non mancano le auto-citazioni o i riferimenti al linguaggio fumettistico (come la closure tanto cara a Scott Mc Cloud) e la scure dell'ironia non risparmia neanche i fumetti con il messaggio morale alla fine. Alcuni lo chiamerebbero fan service: per quelli più attempati come il sottoscritto, che non amano usare queste brutte parole, è il brodo primordiale.
Per quanto riguarda i disegni, Bevilacqua costruisce tavole dai colori estremamente vivaci luminosi e dal tratto semplice, fresco e divertente, molto adatti all'atmosfera generale che si respirava nel film che qui viene riproposta in modo “sintetico e stilizzato” ma estremamente efficace che ri-rappresentare i caratteri dei personaggi nei film (dalla fisicità, ai connotati, alle espressioni del viso).
L'impressione generale è che Recchioni e Bevilacqua si siano divertiti molto a scrivere e disegnare questo Masterclass e che non fosse stato per le poche pagine a disposizione, avrebbero voluto continuare a giocare ancora, ovvero: come è andata a finire la “battaglia di Spinaceto”? Insomma, questa versione fumettistica di Smetto quando voglio Masterclass diverte e mette appetito per il film: due obiettivi centrati e non scontati.