E dopo un’attesa durata poco più di due anni, in cui i rumor si sono rincorsi, giunge anche in Italia il nuovo mensile dei Fantastici Quattro.
Dobbiamo confessare di essere stati fra quelli che si sono ansiosamente abbeverati a ogni tipo di notizia sulla nuova serie in cantiere, ciò seppure nessuno potesse realmente credere che la Marvel, presto o tardi, non avrebbe rimesso mano ai propri personaggi più iconici (dopo l’amichevole Tessiragnatele) e una cesura nella pubblicazione del “migliore fumetto del mondo” non sarebbe durata a lungo.
Il fatto è che i Fantastici Quattro sono probabilmente uno dei fumetti supereroistici più difficili da scrivere, al pari di Superman: se per l’Azzurrone il problema principale è quello di portare il lettore ad empatizzare con un essere sostanzialmente onnipotente, per i FF è difficilissimo trovare l’equilibrio fra le quattro personalità dei protagonisti ed il giusto tono della serie. Come viene ben ricordato nel primo numero della nuova testata ciascuno ha una propria visione del quartetto (avventurieri, esploratori, immaginauti …) che resta, principalmente, una famiglia e come tale deve essere anzitutto considerata e trattata. E proprio su questo aspetto Dan Slott, fresco reduce da una delle più lunghe gestioni di Spider-Man, sembra volere puntare l’attenzione: abilmente sfruttando la scia della serie Marvel Two-in-One, la reunion dei Quattro (e non solo) non avviene nel primo numero, ma soltanto nell’ultima pagina del secondo. Il primo è invece incentrato sul coronamento di uno dei più lunghi fidanzamenti della storia dei comics, quello tra l’amabile Cosa dagli occhi blu e la bella scultrice cieca Alicia Masters: è nelle pagine finali dell’episodio che Slott dà il meglio, rendendo vivo e credibile il dolore di Johnny, giunto infine sul punto di accettare l’idea della morte dei propri congiunti che fino a quel momento aveva ostinatamente negato. Ed il suo sollievo e la sua gioia sono i nostri, nel vedere campeggiare in cielo quel 4 non è solo chiamata a raccolta di vecchi compagni di avventura, ma la promessa di un nuovo inizio. Ed è così che, nel secondo episodio, ritroviamo la First Family impegnata in quello che noi lettori già sapevamo dai tempi della fine dell’epica (e meravigliosa) saga di Secret Wars: la ricostruzione del multiverso.
Al di là dell’impatto emotivo, direttamente proporzionale alla militanza tra i Marvel-geek, dobbiamo però dire che non tutto nel doppio albo è convincente: se ad esempio apprezzabilissima è la scelta di rendere adolescenti Franklin e Valeria (molto gustosa è la scena in cui Reed prende consapevolezza di come intorno alla figlia inizi a ronzare un alieno troppo simile per i suoi gusti di padre e marito ad un principe atlantideo dalle orecchie a punta…), nella speranza che non si giunga in seguito ad un nuovo depotenziamento/ringiovanimento, vi sono aspetti della storia trattati troppo velocemente: la sconosciuta antagonista ha un ruolo ed una potenza tali da non renderne plausibile il rango a dispetto della solo odierna comparsa; allo stesso modo viene eliminato troppo rapidamente l’Uomo Molecola, così potente da ricreare mondi in tandem con Franklin e già di tenere insieme i resti del multiverso per essere spazzato via nell’arco di una sola vignetta. Per non parlare dell’elefante in cristalleria di cui Slott non si libererà neppure nei numeri a venire (e che verrà affrontato, anche lì in modo non del tutto soddisfacente, nella serie parallela): come può Reed avere consentito che suo cognato ed il suo migliore amico li abbiano creduti morti senza aver mai provato a raggiungerli?
La storia troverà la sua logica conclusione nei numeri successivi, preparativi dei festeggiamenti per il 650° numero della serie originale; a questi, tuttavia, non parteciperà Sara Pichelli, il cui apporto alla serie, al momento, sembra essersi esaurito con i primi due episodi. Non conoscendo le cause alla base di tale stato delle cose non possiamo che rimpiangere la inadeguata programmazione da parte della Marvel, che ha dato alle stampe una serie tanto attesa senza avere prima incamerato almeno il primo ciclo da parte della penciler titolare. Un vero peccato, perché l'artista, come sempre abilissima nel disegno delle espressioni dei personaggi, sembrava essere la scelta più azzeccata per la serie, anche per la ben riuscita scansione del ritmo narrativo e la struttura delle tavole, con alcune soluzioni di grande impatto (anche se non abbiamo apprezzato particolarmente la scelta grafica nella raffigurazione della Torcia, né l’aspetto del Reed barbuto).
Da ultimo va segnalata la storia di appendice del primo numero, disegnata da un Simone Bianchi in buon spolvero ed incentrata sul nuovo/vecchio ruolo di Destino nella natia Latveria; il discorso sulla opportunità e sulla riuscita dell’operazione sviluppata da Brian M. Bendis nella serie de Il Famigerato Iron Man sarebbe lungo da sviluppare in questa sede. Nondimeno si spera che Slott, seppur apparentemente orientato a far ritornare le vecchie abitudini del buon Victor, non rinneghi del tutto un percorso evolutivo che era apparso sofferto e adeguatamente motivato (e, nel caso, riesca a sviluppare con coerenza le nuove scelte di vita dell’antagonista per antonomasia dei F4).
Il rilancio dei Fantastici Quattro è una lettura certamente consigliata per tutti gli appassionati dei comics, i quali non potranno rinunziare ad essere testimoni di questo nuovo e, si spera, glorioso capitolo di quello che è stata e resta angolare dell’Universo Marvel.