Batman: Le Nuove Avventure, recensione: il ritorno della Gotham dark déco
- Pubblicato in Recensioni
Nel 1989 il Batman realizzato da Tim Burton ed interpretato da Micheal Keaton, Jack Nicholson e Kim Basinger arrivò sugli schermi di tutto il mondo, dando inizio all’era dei moderni cinecomic. Non più pellicole di serie b, realizzate in economia - che fin dai tempi dei serial degli anni ’40 era lo standard per questo genere di prodotto, fatta eccezione per il pioneristico Superman di Richard Donner -, ma veri e propri kolossal interpretati dai migliori attori in circolazione. L’impatto del Batman del 1989 sulla cultura pop del suo tempo fu enorme, il caratteristico logo del Cavaliere Oscuro era ovunque e per la prima volta, un personaggio dei fumetti abbandonava i confini angusti della ristretta cerchia di appassionati per diventare una star multimediale.
Questo successo spinse la Warner Bros. a mettere in cantiere un sequel, che uscì nell’estate del 1992, dal titolo Batman Returns. Il film esasperava la vena dark già presente nel primo capitolo, rendendola più coerente con l’estetica di Burton. Tra i cambiamenti apportati, ce ne fu uno inevitabile. Anton Furst, lo scenografo che grazie a Batman aveva vinto un meritato Oscar, si era suicidato nel 1990, prima di iniziare a lavorare al sequel. Per sostituirlo venne chiamato Bo Welch, che aveva lavorato con il regista in Beetlejuice.
Nel dare forma alla Gotham City immaginata da Tim Burton, Furst optò per un mash-up conflittuale di stili, che spaziavano dal futurismo post-moderno dell’architetto giapponese Shin Takamatsu, all’espressionismo tedesco dell’architetto del Reich, Albert Speer, il tutto condito con una spruzzata rétro della New York degli anni ’40 attraversata dall’Art Decò. Una sintesi audace e geniale, che fece epoca. Un esito artistico talmente influente che non rimase confinato al lungometraggio dell’89, ma condizionò anche il fumetto di provenienza e la serie animata, Batman: The Animated Series, che venne trasmessa a partire dal 1992 sull’onda lunga del successo dei film di Burton.
Creata da Bruce Timm e Eric Radomski, col contributo di Paul Dini e Alan Burnett nel ruolo di produttori esecutivi, la serie animata era una elegante rielaborazione del mito del Cavaliere Oscuro, che riprendeva il design della Gotham City di Anton Furst fondendola con l’estetica pulp e rétro dei cartoni animati di Superman prodotti dai fratelli Fleischer nei primi anni ’40. Batman: TAS (acronimo con cui è universalmente nota la serie) divenne un classico istantaneo fin dal suo primo apparire e viene oggi considerata non solo fra le migliori serie animate mai tratte da un fumetto, ma anche il miglior adattamento di Batman mai realizzato, grazia a una cifra qualitativa elevatissima, all’affascinante look noir e allo spessore delle trame e delle caratterizzazioni dei personaggi. La serie andò in onda fino al 1995 vincendo quattro Emmy Award, ospitò il debutto di un personaggio di grande avvenire come Harley Quinn, generò due lungometraggi per il grande schermo - tra cui il notevolissimo Batman: La Maschera del Fantasma - e dette il via al cosiddetto Timmverse, l’universo condiviso di serie animate targate DC Comics curato da Bruce Timm.
Mentre si parla di un revival della serie animata con nuovi episodi realizzati per la piattaforma HBO Max, la DC ha provveduto lo scorso anno a fornirgli un sequel ufficiale a fumetti con Batman: The Adventures Continue, collana che vede i vecchi produttori di BTAS Paul Dini e Alan Burnett tornare nel ruolo di scrittori per i disegni di Ty Templeton.
Panini Comics ha raccolto la prima stagione di questa nuova serie in un corposo volume cartonato, contenente i primi otto episodi che si suddividono tra storie autoconclusive e archi narrativi con più capitoli. Ritroviamo Batman, gli alleati storici come Robin - un Tim Drake agli inizi del suo sodalizio col Cavaliere Oscuro -, Nightwing, Batgirl e il Commissario Gordon, oltre a classici villain come Joker, il Pinguino, Mister Freeze, il Cappellaio Matto, Bane, Harley Quinn e Poison Ivy. Ma ritroviamo soprattutto la Gotham City dark decò tanto cara agli spettatori della storica serie. Le vicende riprendono proprio dove si era interrotta quest’ultima, e Dini e Burnett si divertono a proporre la versione animata di classici personaggi DC che non avevano fatto in tempo ad apparire in BTAS. Assistiamo quindi al debutto in questo universo di Deathstroke, Azrael e Red Hood/Jason Todd, il secondo Robin che nel canone classico era stato andato incontro ad un destino tragico per mano del Joker salvo poi ritornare nei panni del misterioso vigilante dalla maschera rossa. La vicenda che segna la vita di Batman è qui rielaborata per un pubblico all-ages, ma questo non pregiudica affatto la fruizione da parte di una fascia di lettori più adulta, grazie all’ottima prova alla macchina da scrivere di Dini e Burnett che ritrovano la stessa verve qualitativa della serie animata. Il tono è sì all’insegna della leggerezza, ma non mancano passaggi drammatici e colpi di scena che tengono il lettore incollato alla poltrona, anche grazie ad un plot intrigante condito da sottotrame che attraversano il volume per esplodere nei capitoli finali.
Lo stile cartoony dei disegni di Ty Templeton, veterano della precedente serie a fumetti degli anni ’90 tratta dalla serie animata, centra lo scopo di riportare il lettore nelle atmosfere di BTAS, di cui riprende il classico character design.
Batman Le Nuove Avventure è una lettera d’amore ad una serie animata che ha fatto epoca, un volume che emozionerà i vecchi spettatori ormai cresciuti e che non mancherà nello stesso tempo di appassionare una nuova generazione di lettori.