Dopo la serie di quattro volumi Roberto Recchioni Presenta: i Maestri dell’Orrore, usciti lo scorso anno in occasione di Lucca Comics & Games 2015, il format è stato ripresentato quest’anno, in occasione della medesima manifestazione, dalla casa editrice Star Comics adattando questa volta quattro classici di Maestri dell’Avventura, tra cui Uno studio in rosso, tratto dall’omonimo romanzo di Sir Arthur Conan Doyle, che vi abbiamo recensito qui.
Il nuovo volume di cui vi parliamo in questo articolo invece è tratto da uno dei romanzi più importanti del XX secolo, Cuore di tenebra, il capolavoro di Joseph Conrad, originariamente pubblicato nel 1902, riadattato da Giovanni Masi sui neri inchiostri di Francesca Ciregia. Un tomo davvero intenso e di qualità, che sfoggia una grande armonia complessiva dovuta alla forte sinergia tra il narrato e l’apporto artistico, che si alimentano a vicenda sviluppando una potenza comunicativa e visiva notevoli. Il team creativo è riuscito a dare un nuovo smalto ad un gioiello letterario, incupendone graficamente le atmosfere e donandogli un alone d’oscurità, intensificando quello che le pagine scritte del libro potevano solo far presagire, farci immaginare, dipingendo su carta la tenebra con maestria, senza trascurare i molteplici livelli di lettura e il senso generale dell’opera, creando una sorta di anello di congiunzione perfetto tra la precedente collana e quella attuale.
La storia descritta nel volume è sostanzialmente il racconto di un viaggio affrontato dal narratore stesso, tale Marlow, diversi anni prima risalendo il fiume in mezzo alla giungla dell’Africa Nera, spinto dalla sua voglia di vedere e scoprire nuovi territori. Assunto da una compagnia commerciale trafficante in avorio, raggiunge dopo diversi giorni di navigazione e cammino la sede della società nel cuore del continente, per recarsi infine alla base affidata ad un certo Kurtz, un misterioso individuo di cui tutti subiscono il fascino e considerato una vera divinità dagli indigeni, l’unico in grado di rifornire la compagnia di ingenti quantitativi di materia prima. Anche lo stesso Marlow sarà affascinato da Kurtz, sebbene ne rimarrà altrettanto sconvolto e disgustato, non riuscendo comunque a condannarlo in toto, arrivando a concepirne la vera natura.
Sulle diverse interpretazioni e sulle stratificazioni narrative affrontabili con diverse chiavi di lettura si è detto tanto nel corso degli anni: dalla critica al colonialismo europeo, al significato di quella “tenebra” che dà il titolo all’opera, del male e di quell’”orrore, orrore” che recita Kurtz al termine della sua vita, intuito con una sorta di epifania da Marlow, che tuttavia manca del coraggio nell’ammettere a sé stesso e al mondo ciò che ha scoperto, dell’importanza e del ruolo del giudizio, della spasmodica ricerca di potere e onnipotenza come vero anelito dell’animo umano.
Anche la figura di Kurtz è stata pienamente sviscerata: una misteriosa personalità affascinante, magnetica, attraente, circondata da un alone di venerazione, di mistica natura, un essere umano idolatrato nella sua superiorità, nella sua eccellenza. Un uomo vittima della propria bramosia, consunto dell’incantesimo della tenebra, che ha inaridito la sua anima, perduta per sempre nei fitti meandri della foresta selvaggia e tetra. Una figura controversa, contraddittoria, maestosa nella sua unicità. Preferiamo quindi non concentrarci su questi aspetti, ma sulla resa dell’adattamento nei testi e nelle tavole dell’opera.
Giovanni Masi sceglie di mantenere il racconto sviluppato mediante la voce narrante di Marlow, intervallando il fluire della storia con degli episodi di dialogo tra i personaggi, strettamente legati ai momenti più salienti del racconto. La vaga meraviglia, la tensione e l’incubo che traspaiono dai testi riflettono pienamente quanto scritto nel libro d’origine, promuovendo nel lettore le medesime sensazioni. Il registro adottato e lo stile narrativo sono inoltre particolarmente romantici, letterariamente parlando, sviluppando un senso di oscurità, di antichità, fortemente evocativo ed in linea con i temi trattati, che vengono mantenuti intatti rispetto all’originale, senza perdere le caratteristiche forgianti di questa chiave di volta della letteratura novecentesca, perfetti per rendere il panorama descritto, costellato da esseri bizzarri, da persone che hanno perso il senno e trovano nella ripetizione un palliativo per sopravvivere all’orrore del cuore della foresta.
Ma per rendere magnificamente l’idea di spaesamento, di alienazione, di orrore dell'ignoto e del confine sempre più labile tra realtà e sogno, in una terra selvaggia piena di pericoli e assurdità esotiche, i testi di Masi non possono fare a meno delle tavole di Francesca Ciregia, che sembra insostituibile nel ruolo di artista per questo volume. Una scelta perfetta che caratterizza il viaggio di Marlow accrescendo l’imperscrutabilità del vagare immersi in qualcosa che non si comprende minimamente, in balia di forze e regole che non si conoscono, l’incomprensione del primordiale da parte dell'uomo civilizzato.
Dal punto di vista artistico, si può osservare come quei neri vasti e voraci che l'artista esprime con una potenza impressionante soffochino quasi incastonati nelle griglie del layout di pagina, ma questo se vogliamo contribuisce ancora di più alla condizione di imbrigliamento e alla claustrofobia provata dal lettore. Il bilanciamento eccezionale del contrasto tra bianco e nero, della definizione delle ombre e delle figure, è così curato e d’effetto che sembra quasi che l'artista utilizzi delle tavole nere da cui si limita a rimuovere il superfluo, facendo nascere le figure dalla tenebra, immergendo i personaggi nell’inchiostro più cupo e profondo, terrificante a tratti ma sempre di un fascino morboso e catturante.
Soluzioni grafiche più che ineccepibili, spesso azzardate e inusuali e per questo ancora più sensazionali. La fisiognomica, gli sguardi, le inquadrature, le ombre e i solchi sui visi, baratri neri che definiscono i lineamenti dei volti, sono fortemente evocativi. E poi ci sono quelle pagine estatiche in cui la Ciregia (finalmente) si libera della costrizione della vignetta e dà sfogo al forte carattere illustrativo della sua arte, con visioni tormentate che creano dei capolavori sbalorditivi che rendono magnificamente sulla carta giallastra, opaca e ruvida su cui è stampato il volume.
Una proposta davvero eccellente, non c’è altro da dire. Interessante anche l’apparato di approfondimenti al termine del volume, che permettono al lettore di addentrarsi maggiormente nel mondo di Conrad e di quest’opera che ha segnato il ‘900 e non solo. Edizione Star Comics ottima, come già detto per la precedente collana, sebbene questa volta non siano presenti le sovraccoperte in pvc. Unica pecca: la bella copertina realizzata da Roberto Recchioni non contiene i nomi o almeno i cognomi degli autori che hanno realizzato il volume, riportandoli solo sul retro con bio annesse. Avremmo preferito trovare almeno un accenno sulla cover.