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SDCC19, Image Comics: annunciate Undiscovered Country e Dead Eyes

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Due nuove serie a fumetti Image Comics sono state annunciate in occasione di San Diego Comic Con.

Scott Snyder (Batman) e Charles Soule (Daredevil) collaboreranno con il disegnatore Giuseppe Camuncoli (Hellblazer) alla creazione di una nuova ongoing in uscita a fine 2019: Undiscovered Country. Nella serie, viaggeremo in una regione sconosciuta un tempo nota come gli Stati Uniti d'America, una terra ora avvolta dal mistero e letteralmente murata dal resto del mondo per decenni.
Una piccola spedizione, composta da pochi uomini, decide di avventurarsi nel territorio alla ricerca di una cura per una pandemia che rischia di cancellare l’umanità.
Viaggiando nelle terre misteriose, ogni componente si troverà ad affrontare segreti da tempo celati e adatterà le misteriose scoperte ad una forma di verità personale.

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Gerry Duggan (Deadpool) e l’artista John McCrea, inevce, annunciano al pubblico la loro nuova serie dal sapore action/comedy/drama series. Il vigilante protagonista della serie Dead Eyes è un vecchio attaccabrighe che decide di tornare alla sua vita criminale quando la pressione della società cleptocratica in cui vive lo spingono al punto di rottura.

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La Marvel lancia la serie Wolverine: Infinity Watch

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Marvel Comics ha annunciato Wolverine: Infinity Watch, un nuovo titolo che verrà lanciato a febbraio all'indomani di Infinity Wars.

A bordo della serie troviamo lo sceneggiatore Gerry Duggan e il disegnatore Andy MacDonald che accompagneranno la coppia Wolverine e Loki in un viaggio cosmico.

Per quanto riguarda ciò che stanno cercando, Duggan ha rilasciato a Marvel.com una singola affermazione criptica: "Il nuovo status quo cosmico richiederà... Guardare..."

Di seguito potete vedere la cover di Wolverine: Infinity Watch #1 realizzata da Giuseppe Camuncoli con gli artigli di Logan che fuoriescono dal Guanto dell'Infinito.

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(Via Newsarama)

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Oscar Ink presenta le nuovi edizioni de La Neve Se Ne Frega e de Lo Sconosciuto di Magnus

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Oscar Ink presenta le nuovi edizioni de La Neve Se Ne Frega di Luciano Ligabue, Matteo Casali e Giuseppe Camuncoli e de Lo Sconosciuto di Magnus. Di seguito trovate tutti i dettagli e una ricca anteprima nella gallery in basso.


La Neve se ne frega di Luciano Ligabue, Matteo Casali e Giuseppe Camuncoli.
"2179. Il futuro è un mondo perfetto, pulito, senza dolore e vecchiaia. Un mondo in cui si nasce vecchi e si vive «in crescendo», acquisendo forza, energia e bellezza con il passare degli anni. Un mondo in cui il Piano Vidor provvede ai bisogni e alla felicità di ciascuno, garantisce i diritti e soprattutto il diritto ad avere i diritti. Controlla che ciascuno compia il proprio dovere, soprattutto il dovere di godere dei diritti. Osserva tutto, il Piano Vidor. Anche le vite di DiFo e Natura, una coppia che, come tutte, è stata selezionata dal Piano. DiFo e Natura lavorano, si divertono, fanno l'amore, sono felici. Ma DiFo e Natura sono diversi, destinati a riscoprire il mistero e il miracolo che il Piano Vidor ha relegato nel passato..."


Lo sconosciuto
di Magnus
"Il primo episodio de "Lo Sconosciuto" appare nel luglio del 1975, e da allora il fumetto italiano non è più stato lo stesso. Attualità sociale, politica internazionale, erotismo e avventura, in uno straordinario mix che ha trasformato il modo di intendere la narrativa grafica nel nostro paese e che ha ispirato più di una generazione di autori. Introduzione di Diego De Silva."

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Tra fantasy e fantascienza, tra cavalieri medievali e cavalieri jedi: intervista a Giuseppe "Cammo" Camuncoli

Per leggere la recensione di Green Valley, clicca qui.

Giuseppe “Cammo” Camuncoli, è una superstar del fumetto mondiale. Disegnatore per la Marvel e per la DC Comics, ha tratteggiato i personaggi più famosi ed iconici delle due case editrici: tra i tanti, Batman, Joker, John Constantine, Spiderman, Wolverine e Daredevil.
Abbiamo avuto modo di parlare del lavoro realizzato con la Skybound di Robert Kirkman, Green Valley, e di cosa vuol dire disegnare una delle icone pop più famose: Darth Vader.

Per la Skybound, hai realizzato la miniserie di Green Valley (Saldapress, 2018), scritta da Max Landis. Com’è stato lavorare su questa storia, come sei entrato nel progetto?
Sono stato approcciato da Skybound con l’idea di una semplice collaborazione. Non mi era stato proposto Green Valley, mi avevano proposto subito un paio di serie molto interessanti a livello di concept ma, essendo in quel periodo a lavoro su Spider-Man, non me la sentivo di raddoppiare il carico di lavoro. Una volta che avevano capito che non sarei riuscito a fare una serie regolare – dato che in Skybound il team creativo deve essere sempre lo stesso – Sean Mackiewicz, editor di tutte le serie, mi parlò di Green Valley, una miniserie. Nel momento in cui abbiamo capito che le scadenze mi permettevano di mantenere questo carico di un centinaio di pagine all’anno, siamo partiti con largo anticipo e abbiamo cominciato a lavorare.
Quello che mi ha conquistato fin da subito è stato lavorare con Max Landis, perché avevo visto Chronicle e mi era piaciuto parecchio. Il suo nome era garanzia di una storia fuori dagli schemi, molto potente e questo lo pensavo prima ancora di leggere la sceneggiatura. Mentre leggevo la sceneggiatura, poi, già immagino a come l’avrei realizzata e, una volta arrivato al finale, ho deciso che avrei lavorato alla miniserie. Ha giocato un ruolo molto importante il fatto che, a livello professionale, non avevo mai lavorato ad un fantasy. Da giovane ho sempre avuto passione per il fantasy, per i giochi di ruolo, quando giocavamo realizzavo i disegni dei personaggi, ho studiato le illustrazioni dei manuali e poi si è aggiunta la voglia di volermi mettere alla prova rispetto anche ad un genere che non avevo mai affrontato.
Lavorare con loro [Skybound], poi, è eccezionale perché ti mettono nella condizione di lavorare al meglio.

Hai detto di amare il lavoro da sceneggiatore cinematografico di Max Landis, ma com’è stato lavorare con lui come autore di fumetti? E come avete gestito il vostro lavoro?
Green Valley nasce come sceneggiatura cinematografica. L’editor mi spedì la sceneggiatura così come concepita da Max per il film mai realizzato. L’editor ha diviso la storia in numeri e ha fatto una ripartizione di scene, facilmente trasposte in tavole e, all’interno della sequenza che iniziava e terminava nella pagina, mi ha lasciato libero di decidere numero di vignette, inquadrature, rispettando la sceneggiatura originale.
Per ogni numero avevo un paio di pagine “jolly” che mi permettevano di fare splashpage, o di organizzare la tavola con più libertà. Mi hanno detto “sappiamo come racconti, sappiamo com’è il tuo storytelling, quindi sentiti libero”. E questo è stato bello creativamente.
Max è stato contento fin dai primi scambi di email. È stato bello lavorare con lui perché era davvero entusiasta, vedeva cose che nemmeno si immaginava prendere vita. Era uno dei progetti a cui teneva di più, forse uno dei primi, e aveva perso le speranze di vederlo trasposto in qualche media. E vederlo trasformarsi in fumetto è stata una grande soddisfazione. Quando l’ho conosciuto, a New York, per la presentazione della minisierie, appena mi ha visto, mi ha abbracciato. Il suo entusiasmo era veramente genuino.

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Parlando della caratterizzazione del mondo fantasy-medievaleggiante di Green Valley: avevi un immaginario specifico, ben delineato, a cui hai fatto riferimento?
È un misto di tante cose. Tecnicamente questo non è proprio un “fantasy”: è un mondo medievale, che potrebbe anche essere il nostro, in cui entra un elemento che non è coerente con l’epoca.
Però l’immagine è quella: il guerriero. Fondamentalmente mi sono lasciato ispirare da illustratori fantasy come Larry Elmore. Altre cose sono nate dall’improvvisazione: i personaggi non erano descritti dal punto di vista strettamente fisico e mi hanno lasciato carta bianca. Io mi lascio ispirare da quello che, in quel momento penso sia più adatto per raccontare la storia. L’importante è che lo sceneggiatore sia convinto di quello che sto realizzando e voglio che sia coinvolto in ogni passaggio. E in questo Max si è rivelato eccezionale.

Sei a lavoro su una serie che ha per protagonista una delle più famose icone pop del mondo: Darth Vader. Che vuol dire lavorare ad una serie come Darth Vader? E Misurarsi con un personaggio così importante?
Innanzitutto venivo da un ciclo di sei anni di Spider-Man insieme a Dan Slott. Terminato questo non volevo tornare subito a supereroi “puri” e quando mi hanno proposto Darth Vader... [ride]. Ho sempre amato i personaggi oscuri, cattivi, tormentati. Nella serie, poi, c’è anche Palpatine che, forse, è ancora più cattivo. Nella parte di storia che stiamo raccontando, Vader sta combattendo con quella parte “buona” che ancora gli è rimasta per annullarla completamente, mentre Palpatine, tale fase, l’ha già passata.
Sono un fan della serie, dei film, avevo letto i fumetti targati Dark Horse, l’universo espanso (ora Legends), meno le serie televisive, ma per questione di tempo. I fumetti hanno il grande pregio di raccontare pezzi di vita dei personaggi, episodi che possono essere narrati in altri media.
Dopo la straordinaria serie di Kieron Gillen e Salvador Larroca è stata messa in cantiere un’altra serie che si ambienta prima: parte proprio da quando Anakin viene trasformato in Vader a fine di Episodio III.
Charle Soule è bravissimo, in generale è uno degli scrittori più in forma attualmente ma è anche perfetto per l’universo di Star Wars perché riesce a mettere delle chicche in ogni numero, sia a livello di macro storia che a livello di piccoli cameo che sono organici alla saga. Con Soul la Lucas e la Marvel hanno trovato un pezzo della storia di Vader da raccontare: la regola è di non andare troppo oltre – come accade con la serie principale – per non aggiungere troppo al canone. Tutto quello che noi facciamo diventa canone ed è bellissimo: ad esempio, mi arrivano design o concept di un videogioco che stanno sviluppando ed io lo devo inserire; oppure gli elementi che abbiamo creato diventano ad appannaggio di tutti. Un domani potranno diventare personaggi della serie tv, dei film, action figures. Rendersi conto di creare personaggi che fanno parte di questo affresco così epico, ha un sapore speciale. Ad esempio, abbiamo raccontato di come Vader ottenga la spada laser: una cosa mai raccontata. Capire come i Sith acquisiscano la loro spada, cioè con un atto di violenza, strappandola ad uno Jedi, è stata una cosa molto dirompente da introdurre nell’universo di Star Wars. Tutta farina del sacco di Charle Soule, ma essere complice di questa piccola, grande, rivelazione è stato emozionante. Anche costruire le immagini, poter disegnare personaggi minori ma riconoscibili. Ad esempio nelle grandi scene di massa, da disegnatore, vorresti inserire delle figure, ti viene naturale, ma devi stare attento a problemi di continuity e verificare se è possibile, in quel momento, che il personaggio possa essere li. La collaborazione sia con Marvel che con la Lucasfilm dimostra che la macchina funziona perfettamente.

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Entrare di diritto nel canone di Star Wars, creare nuove figure, nuovi elementi, magari nuove potenziali icone di quell’universo, quanta pressione ha generato?
Beh, la pressione si sente sempre. Anche se sono stato vaccinato con Marvel e DC Comics. Ma questo accade sempre quando inizi un lavoro nuovo, per quanto tu possa essere navigatissimo come professionista, c’è sempre un po’ di incertezza. Anche quando ho iniziato Spider-Man, pur avendo fatto tanta Marvel e DC, capivo di essere ad una altro livello: Spider-Man, insieme a Batman, è tra i personaggi più amati.
Quello che mi conforta sempre in questo lavoro è sapere che la storia è buona, e già quello facilita molto il lavoro perché lo scrittore ti mette in condizione di lavorare al meglio, di creare scene epiche, scene che verranno ricordate. Se la sceneggiatura è buona, almeno il 60% del lavoro è fatto. Ovviamente, anche sapere da parte dell’editor Marvel e Lucasfilm che le cose vanno bene, è altro carburante per fare ancora meglio il numero successivo. Si tratta della partenza, poi si genera un meccanismo virtuoso che ti permette di lavorare bene.
Una grande soddisfazione, sempre da un’idea di Charles Soule, è stato creare un fucile che è alimentato con le spade laser, usate come “cartucce”. Il meccanismo prende avvio dal cristallo kyber che c’è dentro e lancia raggi di energia. Disegnare quell’oggetto e far capire come funziona, è stato bellissimo. Appena arriva la sceneggiatura, vado subito a vedere cosa ci sarà di interessante da poter disegnare.

Da fan, non ti dispiace spoilerarti le cose?
Si, ma fa parte del gioco. Da un alto è anche bello essere uno dei “pochi” che lo sa, e quando riesci a mantenere il colpo di scena, è una soddisfazione ancora maggiore: non solo lo sapevi, ma sei riuscito a tenerlo fino alla fine. Dispiace, ma appena letto, parte l’entusiasmo da ragazzino e ti vien voglia di disegnare.
Ad esempio, questa serie ci ha permesso di mostrare un Vader più acrobatico. Pur essendo stato “scafandrato”, rispetto al Vader dei film, più statico, più potente nella padronanza della forza, deve ancora prendere confidenza con l’armatura. Questo permette di mostrare delle scene diverse a quelle in cui sei abituato, quasi alla stregua di ciò che si è visto in Rogue One, ed è stato interessante poterlo fare.

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