La madonna del Pellini
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1891, Londra. Nora de Wing è una giovane dotata di poteri medianici che, desiderosa di affrancarsi dall’ambiente epicureo nel quale ha vissuto fino a quel momento, decide di frequentare attivamente un istituto di studi psichici. In quel luogo conosce il famoso scrittore Henry James e il giovane pittore Francesco Guibilati, come lei appassionati del mistero e di manifestazioni paranormali.
Insieme a loro scopre i dipinti di Giovanni Pellini, artista fiorentino vissuto nel XV secolo, esposti in una galleria di Grovesnor Square. Nora rimane letteralmente stregata dal ritratto di Antonia, la musa del pittore quattrocentesco, e quel momento la segnerà profondamente, mentre la sua vita sarà sconvolta da una successione di oscuri avvenimenti.
In preda a penose allucinazioni, si stabilisce nella casa di campagna di James, Lamb House, dove ritrova Francesco, che appare preoccupato per la sanità della giovane donna.
Da qui parte una sarabanda a tratti imperscrutabile di situazioni al limite del grottesco tra fascinazione, sortilegio, predisposizione psichica, follia, ipnosi, porta interdimensionale e reincarnazione, in una più prosaica cornice di amore e gelosia.
Senza voler scoprire per intero gli sviluppi - invero non troppo limpidi - di una trama a tratti claudicante, riteniamo opportuno sottolineare che l’apparenza, mai come in questa circostanza, può ingannare, e la medesima linea temporale degli avvenimenti che viene stravolta causa un effetto straniante. Senza dubbio voluto, giacché François Rivière è uno sceneggiatore di lungo corso, specializzato in storie dall’intreccio complesso (tra le sue serie “Albany”, “Agatha Christie” e “Victor Sackville”, oltre a “Rivelazioni postume” disegnato da Andréas), ma nella fattispecie a noi non sembra particolarmente riuscito.
L’utilizzo di Henry James quale personaggio-mentore appare come un espediente fin troppo forzato. Piuttosto centrato e credibile invece quello di Nora.
Molto meglio il comparto grafico, con i seducenti disegni e i colori di Riccardo Federici (in seguito successore di Paolo Eleuteri Serpieri nella serie “Saria” scritta da Jean Dufaux), che illustra il tutto in maniera più convincente di quanto abbia fatto il sodale sceneggiatore. Magnifiche la sue atmosfere vittoriane e l’alone di mistero che riesce a infondere nella costruzione delle tavole.
Pertanto è un volume che apprezziamo soprattutto per i disegni, ma la storia ha probabilmente bisogno di più letture per essere meglio considerata. Edizioni Star Comics ha comunque fatto benissimo a presentarla: nella prestigiosa ed eterogenea collana Star Comics presenta tutto sommato ci può stare, e anche bene.