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Intervista a Loputyn: l'affascinante mondo del gotico vittoriano

Durante l'edizione 2015 della fiera milanese Cartoomics abbiamo fatto la piacevole conoscenza della promettente fumettista Loputyn, nome d'arte di Jessica Cioffi, presente allo stand Shockdom in occasione dell'uscita del primo volume della sua opera Cotton Tales, di cui avevamo potuto leggere il primo capitolo su Yin, antologico della casa editrice nato con il proposito di presentare nuove serie ai lettori. Abbiamo colto l'occasione per prendere contatti e realizzare la seguente intervista per comprendere meglio questa scrittrice emergente e il suo lavoro che ci ha impressionati molto, come potete dedurre dalla nostra recensione.

Benvenuta Jessica su Comicus!
Grazie, piacere! :)

10421123 10205239269680392 6224895800491128690 nInnanzitutto parlaci di come è nata la tua passione per il fumetto. Come ti sei approcciata al media e cosa significa per te scrivere e illustrare un'opera di tua creazione.
Ho iniziato da bambina, praticamente da che io ricordi. Disegnare era il mio gioco preferito, e si è sviluppato naturalmente nel corso della mia vita. Alle elementari, insieme ad alcuni amici, progettavamo fumetti che vedevano protagonisti i nostri compagni di classe. Ovviamente era solo un gioco, ma da lì ho iniziato ad appassionarmi al narrare storie e situazioni attraverso il disegno.
Ora, vedere che la cerchia di persone interessate ai miei fumetti si è allargata tanto rispetto a quando ero alle scuole elementari, è sicuramente un grande traguardo!

Come è nato invece il tuo primo lavoro Cotton Tales? Quando hai cominciato a realizzarlo e da cosa si è originato il progetto e come si è evoluto sulla rete, sin dalle prime illustrazioni diffuse online tramite il tuo profilo Deviant Art?
Anche in questo caso, non avevo ideato un vero e proprio progetto per questa storia. I primi personaggi sono nati spontaneamente, come classici amici immaginari che molti bambini creano. Perciò mi veniva spontaneo disegnarli, siccome era per me il modo più naturale per esprimermi, e partendo da schizzi e illustrazioni ho iniziato ad immaginare una storia che legasse i vari personaggi tra loro. Dopo diversi anni, durante i quali ho apportato alla storia diverse modifiche, tagli, etc., mi sono decisa a metterla su carta in modo più professionale. Ho iniziato a lavorare allo storyboard nella primavera 2014. Negli anni precedenti avevo già fatto dei tentativi, ma li avevo sempre tenuti per me; questa è stata la prima volta che ho deciso di condividere le tavole sul web.

La tua abilità grafica è davvero notevole e praticamente unica nel panorama italiano, per non dire internazionale. Il tuo stile è diventato tale a seguito della tua formazione artistica all'Accademia delle Belle Arti o potremmo definirlo innato? Nel caso, in cosa è mutato il tuo stile a seguito di questa preparazione aggiuntiva?
Grazie! Come ho detto, disegnavo da sempre, e la scelta 'formativa' è stata una conseguenza della mia passione. Volevo approfondire il discorso del disegno. Purtroppo (me ne assumo la responsabilità), l'Accademia di Belle Arti è stata una scelta sbagliata da questo punto di vista; ho approfondito la storia dell'arte a livello teorico, ma dal punto di vista pratico mi ha molto limitata. Mi ha causato un 'blocco' con conseguente pausa dal disegno per ben due anni. Al terzo, essendo veramente abbattuta dalla situazione, mi sono decisa a riprendere per conto mio, e ho iniziato a lavorare a Cotton Tales: in pratica, dedicarmi a questo fumetto è stata sia una salvezza che una necessità.

Nella terza di copertina del volume è riportato che hai sempre disegnato per necessità e per trovare rifugio in un mondo diverso. Ti andrebbe di addentrarti maggiormente nei concetti espressi da queste poche righe e spiegarci meglio qual è la forza motrice che ti spinge a disegnare?
Rispondo senza entrare troppo nel personale, anche se sono sicura che molti disegnatori (e non) capiranno quello che voglio dire. Ognuno di noi vive delle esperienze che ci rendono più o meno comunicativi e avvezzi alle relazioni. Per una serie di motivi, ho finito per diventare una persona chiusa e totalmente impacciata nell'approccio con il prossimo; la mia necessità (umana) di comunicare, quindi, ha trovato un modo alternativo per farsi strada.
Non sapendo bene come muovermi nel mondo reale, soprattutto da bambina, rifugiarmi in un mondo tutto mio è stata la scelta più naturale e facile, a prescindere da quanto questo sia stato benefico.
In realtà, devo dire che questa domanda mi ha fatto un po' sorridere, perché proprio in questi giorni avrei tante cose da dire ad alcune persone, ma l'unica cosa che riesco a fare è disegnare, e sperare di raggiungerle in qualche modo. Sono molto produttiva, quindi, è vero, ma è chiaro che questa è un'arma a doppio taglio.

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Alcuni aspetti di questo lavoro sono propri della tua immagine, come lo stile gotico vittoriano tipico della tua persona. Da dove deriva questa influenza? Come sei entrata in contatto con la cultura gothic-lolita e quanto ha influito nell'opera?
Così come il disegno è nato come un modo per 'proteggermi', anche nella moda lolita ho trovato il rifugio perfetto per me. In sincerità non ricordo esattamente come sia cominciato: probabilmente leggendo manga quando ero adolescente, mi sono avvicinata alla cultura giapponese e di conseguenza a questo stile. Di certo, ho iniziato subito a provare interesse e a dedicarmici in prima persona. Essendo da subito diventata parte della mia vita, la moda lolita ha influenzato tantissimo anche i soggetti dei miei disegni e il loro mondo. Ho cercato di conciliare queste mie passioni, e sto cercando di farlo tuttora. I miei disegni si rivolgono con amore a tutte le lolite del mondo, che sono la mia principale ispirazione!

Nell'opera abbiamo notato la grandissima attenzione ai dettagli che caratterizza ogni tuo disegno da cui traspare un grosso lavoro di documentazione di background per rendere fedeltà visiva ai temi presentati. Hai fatto molte ricerche sul design dei capi da far indossare ai tuoi personaggi? Da quali fonti trai ispirazione? Oppure è tutto frutto della tua genio creativo?
Rispondo ricollegandomi alla domanda precedente: è stata la moda lolita, con i suoi sotto-stili, a risvegliare il mio interesse per la moda dei secoli scorsi. Da una moda del presente, quindi, mi sono affacciata sul passato e sugli abiti storici. Ora, quando disegno un abito, non cerco un'ispirazione precisa, ma attingo a quello che ho interiorizzato durante questa ricerca, che dura da anni ed è ancora in corso.

Quali altre opere letterarie, cinematografiche, artistiche o di altri media hanno influenzato e formato il tuo stile? Ci sono degli autori, dei disegnatori o degli artisti a cui ti ispiri in particolare o che ti senti di riconoscere come modelli da cui hai attinto particolari aspetti?
Sì, in realtà, prima di leggere fumetti, amo leggere libri; è più facile per me creare qualcosa partendo da uno scritto, che non da un fumetto (o un graphic novel, o delle illustrazioni). Forse perché tramite le parole è più naturale crearmi un immaginario mio, anzichè avere davanti quello già filtrato di qualcun altro. Tra i miei autori preferiti ci sono Italo Calvino, Dino Buzzati e Thomas Mann.
Nel mondo del disegno invece, ammiro molto il lavoro di Tony Sandoval e Giovanni Manna. Nel passato, ho preso ispirazione dai fumetti di Kaori Yuki; oggi cerco di evitare di prendere spunto dal lavoro altrui (nonostante volente o nolente, ciò che ho interiorizzato emergerà in qualche modo dai miei disegni), perché vorrei cercare di 'filtrare la realtà' a modo mio.

Quanto di personale hai infuso nel tuo lavoro, quanto di te vediamo in Letizia? E quanto, se eventualmente così fosse, di te traspare dagli altri personaggi?
Sicuramente, ogni personaggio è un pezzetto "vivente" (più o meno) del proprio autore. Alcuni dei miei personaggi sono ispirati a persone che ho conosciuto, ma anche in questo caso, sarebbe meglio dire "alla visione che ho avuto di loro". Quindi in ogni caso c'è sempre un po' di me in ogni personaggio e nelle situazioni che vivono... Personalmente cerco di non farlo intenzionalmente, per non creare dichiaratamente un prodotto autobiografico.
C'è anche da dire che per quanto nascano da noi, una volta messi su carta e inseriti in una storia, trovano "la propria indipendenza" e sfuggono al nostro controllo. Si creano delle vere e proprie personalità indipendenti, e noi autori ci limitiamo ad assecondarle, a volte. Suona strano ma sono sicura che ogni scrittore, disegnatore, autore sappia cosa intendo.
In Letizia non ho messo nulla di mio più di quanto non abbia fatto per gli altri personaggi; ma di certo, sono io che nella vita cerco di ispirarmi alla ragazza che è lei: mi capita di chiedermi: "lei come si comporterebbe ora?".
A volte traggo forza e conforto dalla loro "esistenza".

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Il successo sul web è diventato tale che i tuoi fan si propongono di tradurre in diverse lingue il tuo lavoro. Come è nata la collaborazione con Shockdom per l'edizione cartacea dell'opera?
Questo è dovuto al fatto che, per fortuna, sul web sempre più gente mostra interesse verso il mondo del fumetto. Ci sono veri e propri gruppi no profit, il cui obiettivo è far conoscere il lavoro di fumettisti emergenti (Ad esempio, la pagina Italian Artist Revolution!). La trovo una cosa bellissima!
Shockdom stessa, come casa editrice, investe molto nel lavoro dei giovani autori, a prescindere dal genere e dal target a cui si rivolgono. Questo a mio parere è un modo per ampliare di più gli orizzonti del pubblico, risvegliare gli interessi... Mi sono trovata da subito inserita nel mondo di Shockdom, e attualmente sono molto grata dell'opportunità che mi viene data!

Quanto impieghi solitamente per la realizzazione di una tavola e per la stesura dei dialoghi? I tuoi lavori sembrano essere realizzati spesso su carta e poi rieditati e completati in digitale. Che tecniche di disegno usi solitamente?
I tempi sono molto flessibili (diciamo soprattutto sulla base del mio umore), perciò non me la sento di dare un numero preciso di ore per ogni tavola... Ma diciamo che  nell'arco di una giornata, non riesco a produrne più di tre (complete).
I dialoghi in genere li preparo prima (prima di iniziare a disegnare un capitolo, mi dedico alla stesura di storyboard e dialoghi); poi procedo con le matite tradizionali, le rifinisco pulendo gli errori, poi scansiono e coloro con Photoshop. Siccome amo l'acquarello, cerco di mantenere la sensazione delle velature anche con l'uso del digitale.

Infine, una domanda inevitabile. Hai qualche altro progetto in cantiere oltre a Cotton Tales? Ma soprattutto: quando vedremo il secondo volume dell'opera?
Sì, ho un progettino che si sta sviluppando un po' da sé ultimamente. Ma non mi sento pronta a dedicarmici prima di aver finito Cotton Tales: sto attualmente lavorando al secondo volume, e spero vivamente sia pronto entro la fine dell'autunno 2015!

E noi non vediamo l'ora di poter continuare a seguire i lavori di questa giovane e promettente autrice. Potete seguirla attraverso i suoi canali social come Facebook, Instagram, Tumblr e DeviantArt.

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Cotton Tales Vol.1

Per leggere l'intervista a Loputyn, clicca qui.

Dopo un incidente a cavallo, il giovane Nicholas si risveglia nella sua camera da letto nella maestosa villa di famiglia, ignaro dell’accaduto e dimentico della sua vita precedente, cominciando però a soffrire di terribili allucinazioni di morte e sofferenza. Il padre infatti sembra possedere un enorme teschio di coniglio al posto del capo e inoltre ovunque nella casa si notano dei teneri esserini simili a conigli che solo il povero ragazzo sembra scorgere. E poi c’è Letizia, una misteriosa quanto graziosa fanciulla fantasma animata dal rancore, che dimora nella torre della magione e di tanto in tanto esce a visitare la villa. Ma quanto si distacca il miraggio, l’illusione mentale, dalla realtà? Quanto di tutto ciò è frutto dell’immaginazione e del trauma e quanto invece è sconcertantemente vero?
Questi sono gli ingredienti e i quesiti della cornice narrativa da cui si origina Cotton Tales, il primo lavoro di Jessica Cioffi, in arte Loputyn, progetto nato sulla rete e molto amato sul web, tanto da essere stato tradotto in numerose lingue direttamente dai fan, e finalmente pubblicato, ancora una volta grazie a Shockdom, in formato cartaceo.

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Un’opera davvero spettacolare; un ibrido narrativo e stilistico che acquisisce una sua dignità distinta e unica senza risentire del retaggio dei movimenti, delle culture e delle tendenze da cui attinge. Dallo Zeitgeist ottocentesco emerge il pieno della cultura vittoriana, con la sua architettura, d’esterno e d’interno, la sua moda, la sua arte, mentre si osserva una derivazione estremo orientale, nipponica in particolare, del metodo narrativo e del character design, prevalentemente nella fisiognomica e nell’espressività dei personaggi, il tutto letto in chiave horror-gotica. Un mix travolgente ma equilibrato; un amalgama perfetto che esalta l’opera e la rende elegante, raffinata eppure sobria con un sapore retrò incredibilmente affascinante. Lo storytelling poi è rapido, volutamente ambiguo e criptico a tratti, ben calibrato per muoversi in equilibrio sul labile confine tra allucinazione e realtà, introducendo una buona dose di suspance per rafforzare il tutto, alternandola sapientemente con divertenti siparietti comici in stile anime/manga.

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A seguire le vicende dei personaggi ci si appassiona a tal punto che la lettura risulta scorrevolissima e l’infittirsi pagina per pagina del mistero che circonda la villa e la famiglia Moran assicura un buon intrattenimento. Il tentativo di Nicholas di ricostruire la sua vita a partire dalle persone che lo circondano con il preciso intento di uscire dalla situazione opprimente e angosciante che sta vivendo non risulta stucchevole e gli altri personaggi, vedasi in primis Letizia, acquisiscono spesso una prevalenza e uno spessore maggiori di quelli dello stesso personaggio principale, permettendo di approcciarsi alla storia da più punti di vista in base alla personalità del lettore.
Citando un guru dei fumetti come Scott McCloud, non possiamo che trovarci d'accordo su questo punto: "[Mi piace] quando si percepisce che ogni singolo personaggio di una storia vive nel proprio universo e ognuno di loro è la star della propria storia. Aiuta davvero a capire che quando si stanno scrivendo dei personaggi, non ci sono personaggi di supporto. Sono tutti dei protagonisti. Tutto poi dipende dal personaggio su cui ci si sofferma di più".
Non ci sono poi passaggi narrativi farraginosi o tediosi e tutto procede fluentemente, così da immergere appieno il lettore nella storia. Anche se si tratta solo del primo volume e i personaggi non sono ancora pienamente sviluppati, la trama getta le basi per un universo pieno di misteri da svelare, con un potenziale narrativo molto vasto che riserverà sicuramente delle belle sorprese nei prossimi numeri.

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Ma è soprattutto a livello grafico che Cotton Tales prende il volo. Ci troviamo di fronte a delle tavole semplicemente perfette, artisticamente ineccepibili. La cura per i dettagli di ogni singola porzione della tavola rasenta il maniacale, soprattutto quando ci si sofferma sui personaggi rappresentati con un livello di perizia mirabile. Una densità di particolari elevatissima, con decori meticolosi, quasi barocchi ma al contempo delicati, e pattern rigorosi che adornano non solo il vestiario ma anche l’arredamento interno e gli elementi architettonici.
Uno stile Shabby chic rivisitato in chiave dark che caratterizza tutta la produzione artistica dell'autrice.

I colori poi sono tenui, delicati, acquarellati in toni seppia, quasi diafani e mutati dal tempo, mentre i tratti sono effimeri, donando all’opera un’atmosfera magica, surreale; aspetti che stridono alla perfezione con la traccia horror e macabra che permea la struttura narrativa e visiva e che ricorda ampiamente il lavoro di Kaori Yuki.
La bravura nel rendere l'effetto acquarellato ci ricorda molto il bellissimo lavoro fatto dal duo Kerascoët sulle pagine di Dolci Tenebre, che vi abbiamo recensito qui.
L’influenza del fumetto giapponese si nota anche nella scelta e caratterizzazione dei personaggi che, in particolare quelli maschili, sembrano corrispondere all’ideale estetico e comportamentale del bishounen, mentre Letizia è visibilmente più modellata sulla concezione di lolita, appartenente anche alla stessa autrice.

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Una storia dalle tinte horror in abiti di broccato. Questo in definitiva è Cotton Tales. Un lavoro unico e affascinante, di grande pregio, soprattutto considerando che si tratta dell’opera prima di una giovane artista.
Un consiglio che ci sentiamo di dare a tutti i lettori è di tenere d’occhio quest'autrice davvero talentuosa e che sa scrivere fumetti dal respiro internazionale, e nel panorama italiano è un pregio non da poco. Questo è il fumetto che ci piace. Questo è Cotton Tales.

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