Menta, recensione: il delicato racconto della crescita
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Il senso dell’olfatto è spesso legato alla memoria. Odorare, “sentire”, un profumo ci collega a sensazioni, suggestioni antiche, probabilmente non tutte piacevoli, ma sicuramente legate a qualcosa che ha inciso in ciò che siamo. Su questo assunto ruota la vicenda raccontata da Christian Galli, autore unico, in Menta e che vede come protagonista Lamia, una ragazzina amante della lettura e della scrittura che è solita associare l’odore delle persone ad un profumo particolare. Un profumo conosciuto e riconoscibile che possa, in qualche maniera, dare tangibilità al rapporto emotivo con chi la circonda.
Quando Lamia incontra Michele, il profumo che associa al ragazzo sconosciuto e trasferitosi da poco è quello della menta. Un profumo, però, che percepisce anche dove non dovrebbe, un profumo che potrebbe rivelare qualche cosa di misterioso ed oscuro.
La storia che costruisce Galli è un racconto di formazione per adolescenti, narrato con la giusta misura per affrontare alcune tematiche fondamentali: il rapporto tra pari, con il mondo degli adulti in diverse declinazioni, e specialmente il lutto. Livia e la sua migliore amica Lucia sono caratterialmente costruite per poter intercettare le diverse anime dell’ampio spettro adolescenziale, in modo tale che l’identificazione con un personaggio o con un altro possa avvenire. Nel racconto di Menta tale identificazione è assolutamente necessario: Galli con estrema e realistica delicatezza e una buona dose di metafore riesce a trattare alcune tematiche importanti nella crescita di un individuo senza essere stucchevole e spesso con la forza simbolica adatta.
Il disegno si assesta sulle medesime direttrice: lontano dal realismo grafico o dall’estrema stilizzazione si pone su perfetto stile cartoonesco adatto alla alle necessità e al mood narrativo. Figure morbide, ben caratterizzate, espressioni esagerate quanto basta, ma sfondi ed ambienti maggiormente tendenti al realismo. Un delicato equilibrio che Galli riesce a mantenere per tutto il racconto e che fa da cifra stilistica perfetta per la storia.
Il colore gioca un ruolo estremamente importante: allineandosi con i cambi di scena e le diverse atmosfere narrative, non è mai cupo o orrorifico (anche quando avrebbe potuto) ma riesce ad evocare le sensazioni emotive dei personaggi tanto nelle scene più leggere, quanto in quelle maggiormente pese e drammatiche. Ma ha anche valore simbolico: il verde, il colore della menta, è onnipresente nelle sue ricche sfumature e richiama costantemente alla natura che accoglie azioni e personaggi. Evitando lo spoiler, il cui significato va colto a fine lettura, Livia indosserà una maglietta con sopra rappresentata la foglia della menta: questa la forza simbolica rappresentativa anche dei piccoli particolari tratteggiati in tavola.
La facile lettura di Menta non ne pregiudica in nessun modo il valore narrativo, ma ne permette l’immersione a prescindere dall’età in cui il lettore decida di approcciarsi al volume. Volume, questo, curato da Tunuè con la giusta veste editoriale: un bellissimo cartonato, dalla stampa perfetta che non svilisce la struttura coloristica delle tavole (come detto, fondamentale nella fruizione del racconto), con interessanti omaggi tanto grafici quanto narrativi.
Menta di Christian Galli è sicuramente un racconto capace di affrontare tematiche complesse per un’età difficile riuscendo mantenersi costante nella narrazione, senza forzarla o alterarla con mire paternalistiche o patetiche che avrebbero allontanato i lettori, specie i più giovani a cui il libro è indirizzato.