A pensarci oggi può far sorridere, ma uno dei più grandi misteri del mondo dei comics era il passato di Wolverine. Un tabù che qualcuno voleva non venisse sfatato mai, anche alla luce della pubblicazione della -clamorosa per l’epoca - miniserie Origins di Paul Jekins e Andy Kubert. Oggi, anno del Signore 2017, del passato di Logan si sa praticamente vita, morte (letteralmente) e miracoli come si suol dire. Per questo motivo, immaginate l’impatto che ebbe nel 1991 Arma X (Weapon X, in originale) la saga scritta e disegnata da Barry Windsor-Smith destinata a diventare non solo una pietra miliare per il personaggio, ma anche una delle storie più celebrate della Marvel intera.
E dire che la pubblicazione originale non è che fosse tanto di pregio, considerando la sua serializzazione nell’antologico Marvel Comics Presents in episodi di 11 pagine ciascuno escluso il conclusivo di 24 tavole. Non che ciò abbia limitato in qualche modo il suo autore, intendiamoci, tanto che nelle edizioni in volume, fra cui la prima subito successiva a quella in albi, l’episodicità non si nota affatto e si respira l’aria da grande opera.
Arma X (che Grant Morrison rivelerà una decina di anni dopo stare per Arma 10) narra dell’esperimento governativo con cui hanno implementato l’adamantio (una lega praticamente indistruttibile) nel corpo di Wolverine e nel tentativo di trasformare il mutante in un’arma da utilizzare a comando. Inutile dire che il tutto viene fatto senza il consenso dell’interessato che viene catturato, imprigionato e utilizzato come cavia. Assistiamo dunque alle atroci torture fisiche e psichiche che il personaggio ha dovuto subire…
Barry Windsor-Smith mette in scena un’opera dai tratti violenti e dalla forte componente drammatica. Logan viene trattato come una bestia senza cuore e anima su cui infierire per poterne testare a fondo le capacità e resistenza. L’autore, inoltre, gioca molto su ciò che percepiamo come reale, confondendo volutamente anche il lettore così come gli esperimenti su Logan ne falsano la percezione rendendogli impossibile distinguere ricordi indotti da quelli reali, una confusione destinata a rimanere negli anni nella mente del mutante.
Nonostante i comics americani tendino in media ad invecchiare molto velocemente, Arma X è un fumetto che ad oggi non vede alterata la sua potenza e la sua bellezza. Merito del suo autore, naturalmente, forte di uno stile narrativo diretto e crudo. Da sottolineare anche l’utilizzo delle didascalie che non servono a enfatizzare il racconto, ma vengono adoperate per mostrare i dialoghi dei personaggi fuori dalla scena contribuendo ad amplificare quel senso di estraneità con l’esterno che prova Logan durante gli esperimenti.
Graficamente, poi, ci troviamo di fronte a un lavoro capace di mostrare con pari efficacia sia le parti violente e spettacolari, con scene memorabili e dal forte impatto, sia quelle più introspettive in cui la recitazione dei protagonisti è fondamentale. La colorazione di Michael Kelleher, in linea con i comics dell’epoca, ben si abbina al tratto sporco di Windsor-Smith e ben sottolinea le varie fasi del racconto.
La Panini Comics ripropone questo classico nell’edizione I Grandi Tesori Marvel caratterizzata da volumi cartonati e oversize forse non maneggevoli al massimo, ma sicuramente in grado di far apprezzare appieno le splendide tavole di Barry Windsor-Smith. Un pregio a cui si aggiunge anche la cartonatura ricoperta da una sopracopertina poster. Oltre al graphic novel che dà il titolo al volume, troviamo un’introduzione di Larry Hama, una postfazione di Marco Rizzo, la biografia dell’autore, la cover gallery di tutte le copertine degli albi e di alcuni volumi e anche le tavole disegnate dal fumettista nel 2001 su testi di Frank Tieri per Wolverine 166 ambientate proprio nel periodo di Arma X.