Kraken, recensione: Gli abissi dell’anima
- Scritto da Emanuele Amato
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“Nelle città senza mare chissà la gente a chi si rivolge per ritrovare il proprio equilibrio”. Questa citazione di Banana Yoshimoto racchiude un mondo. Chi è nato e cresciuto in riva al mare ha un rapporto speciale con esso, un legame profondo e difficile da spiegare. Manca a chi non ci vive più accanto e lo si cerca e ritrova quando ritorna. È come l’aria: necessario. Da sempre è stato portatore di storie, credenze e folclore. La sua bellezza, vastità e timore ha contribuito alla messa in opera di racconti storici ed impressi nella memoria. La sua calma è sinonimo di pace e la sua furia invece di estremo pericolo. Popolato da mostri, esseri divini e mitologici, resta uno degli ultimi baluardi del mistero. Spesso associato all’anima dell’uomo per le sue contraddizioni, il mare è l’elemento dell’avventura, della scoperta, del ritrovamento e del viaggio.
Non è difficile quindi comprendere il perché della scelta degli autori, di una delle opere più interessanti del 2017, Kraken, edito da Tunué ed esportato anche in Francia (a breve): Emiliano Pagani e Bruno Cannucciari hanno realizzato un graphic novel intenso, profondo e dal carattere forte.
Ambientata a Selalgues, un piccolo villaggio francese sulla costa nord, abitato da pescatori che basano la loro vita e sussistenza sul commercio del pesce, ritroviamo la classica e, non lontana dalla realtà, situazione in cui le persone hanno una mentalità abbastanza chiusa e bigotta. La popolazione è stata colpita da sventure su sventure fra cui diverse perdite umane. Tutti i morti erano pescatori bravi ed esperti ma, a causa del mare in tempesta, l’epilogo è stato purtroppo nefasto. In più, per motivi misteriosi, la materia prima scarseggia: non c’è più pesce nella costa. La scomparsa di una delle navi ha portato anche alla morte di un ragazzo molto promettente e di suo padre, oltre a quasi tutto l’equipaggio. L’unico sopravvissuto è un ragazzino della zona: Damien, fratello del ragazzo morto insieme al padre, che incolpa il Kraken, leggendario mostro marino, dell’accaduto. Preso di mira dagli abitanti, come capro espiatorio di sventure e malaugurio, contatta un conduttore televisivo di un programma su misteri e leggende molto noto in tv. Si anima di coraggio e parte per Parigi in cerca dell’uomo. Arrivato da lui trova una persona distrutta e disperata che fa i conti col proprio fallimento. Dougarry, questo è il nome del conduttore parigino, lo rimanda indietro dicendogli che si tratta solo superstizioni e finzione. Triste e sconsolato, Damien torna a casa. Poco dopo, a casa dell’uomo, si presenta la madre del bambino, chiedendogli di aiutarlo, assecondandolo, in cambio di denaro per l’aiuto. L’uomo accetta e si mette in viaggio verso il paesino di mare. Qui incontra la popolazione che oltre all’odio per Damien, inizia a fare resistenza anche a lui stesso. Quei pregiudizi a doppio senso, tra l’uomo di città e quello del villaggio, sono forti e ben descritti. La storia si dipana tra la caccia del mitologico kraken, la ricerca di una verità nascosta, i drammi di un villaggio privato ormai di sostentamento, un uomo che cerca di riscattare la sua vita da giornalista ormai perduta tra i drammi e quella di un ragazzino che è perso nel suo mondo perché odiato da tutti.
La sceneggiatura di Pagani è molto ben strutturata e presenta dialoghi serrati e mai superflui, ritmi perfetti e senza incrinature. La caratterizzazione dei personaggi è magnifica, ogni sfumatura caratteriale è ben esposta e mostrata magistralmente. Dougarry è l’emblema dell’amarezza, disilluso e perso in un passato che non tornerà. La tenerezza della compagna del fratello morto di Damien, Janet, rappresenta bene l’emancipazione di chi vuole evadere da una piccola realtà, scappando via, ma bloccata nel contesto per cause di forza maggiore. Tutto è al suo posto e tutto si snoda man mano in maniera elegante. L’introspezione è gestita al meglio, senza diventare mai pesanti e fuori luogo.
Le dinamiche sociali sono uno dei punti di forza dell’opera. L’odio della gente, che in parte è comprensibile dati i lutti e le disgrazie, trasmette al lettore compassione e, allo stesso tempo, rancore verso di essi. Pagani insomma ritrae uno spaccato di umanità preciso e veritiero. Il sottile intreccio di inganni, che verrà svelato solo all’ultimo, è strutturato in modo tale che nemmeno il lettore esperto può capirlo anticipatamente. Insomma un plot twist con i fiocchi. Questo porterà a una nuova lettura che farà emergere nuove chiavi interpretative.
I disegni di Cannucciari sono una delizia per gli occhi. Il tratto è decisamente più realistico e sporco rispetto ad altri suoi lavori passati e le vignette, grazie allo stile e alla colorazione pittorica dai toni seppia, rendono più fredda e oscura la narrazione. Cannucciari ritrae bene questa “fiaba” grottesca e gli infonde potenza visiva amplificandone l’aspetto evocativo. Le splash-page sembrano quadri ricreati su tela che potrebbero essere tranquillamente esposte.
Tunué propone dunque al pubblico una storia forte, intensa e dalla qualità altissima. L’edizione cartonata rende omaggio alla potenza delle tavole ad un prezzo molto onesto per quello che è sicuramente uno dei migliori graphic novel dell'anno.
Dati del volume
- Editore: Tunué
- Autori: Testi di Emiliano Pagani, disegni di Bruno Cannucciari
- Formato: 19,5x27, 96 pp, C., col.
- Prezzo: 16,90€
- ISBN: 978-8867902415
- Voto della redazione: 8,5