Emina – OrfaniRobot
- Scritto da Cris Tridello
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Trentacinque anni fa "Ufo Robot Goldrake" ha fatto la sua apparizione negli schermi televisivi italiani con il nome di "Atlas Ufo Robot".
L’impatto che il cartone ebbe nell’immaginario, soprattutto infantile, fu enorme e quell’evento tracciò un confine generazionale netto tra adulti, incapaci di comprendere questa nuova animazione che consideravano violenta, e i figli che vedevano in quei colorati robottoni una novità e che riuscivano ad andare oltre la superficie per trovarvi l’espressione di valori universali come la giustizia, l’amicizia, il senso del dovere e la lotta contro i soprusi.
Molto più di adesso il merchandising ci andò a nozze e i negozi (di ogni tipo) furono invasi da migliaia di prodotti legati al robottone nagaiano: giocattoli, figurine, dolci, dischi in vinile, peluche, ce n’era per tutte le tasche e per tutti i gusti. Goldrake segnò l’inizio dell’avvento dei robottoni in Italia, dopo di lui vennero "Mazinga Z" e "Grande Mazinga" (cronologicamente antecedenti a Goldrake), "Jeeg", "Daitarn 3" e innumerevoli altri, e tutti sono entrati a far parte dell’immaginario di quella che è oggi la generazione degli (ultra) trentenni.
Proprio a quella generazione sembra dedicato, a una prima occhiata, EMINA – OrfaniRobot che, fin dalla copertina, appare come un romanzo scritto facendo leva sull'effetto nostalgia. La cover con un action-figure di Goldrake in primo piano è inequivocabile e investigando un po’ in rete o guardando la pagina Facebook legata al titolo, siamo inondati da immagini a tema: insomma, prima di addentrarsi nella lettura tutto lascia pensare a una fan-fiction con protagonisti quei robot antropomorfi della nostra infanzia o comunque un prodotto che mira a chi quella realtà la conosce a menadito e ci si sa orientare a occhi chiusi.
Poi s’inizia la lettura e si scopre che Goldrake non c’entra o, meglio, c’entra in maniera relativa ed evocativa. Il romanzo scritto da Davide Tarò (supportato dal suo editor Alessandro Di Nocera grazie al quale la portata dell’idea iniziale è stata ampliata) fa sì leva sulla nostalgia e mira al pubblico dei trentenni ma usa il racconto principale per affrontare temi sociali importanti come l’analisi dell’ambiente lavorativo precario odierno o la disillusione della generazione-X figlia del capitalismo e che in esso è rimasta prigioniera. Emina è il ribaltamento di Anime (non a caso) e più che orfano il libro è figlio di due genitori: della crisi economica che stiamo vivendo e di chi, nato e cresciuto a pane e Goldrake, in quella crisi si ritrova immerso.
Il protagonista della vicenda è Nataniele Tandro, venuto al mondo l’anno dell’esordio di "Atlas Ufo Robot" e che dopo un lunghissimo periodo di precariato lavorativo e emotivo, trova lavoro nella fantomatica multinazionale torinese Emina. Qui dovrà manovrare, fondendosi con essi, automi robotici chiamati Simulacrum per scopi non meglio specificati e avrà a che fare con segreti (non solo aziendali) scoprendo e affrontando i quali intraprenderà un percorso che cambierà profondamente la sua vita e quella di tanti altri.
Come accennato, il primo romanzo della collana Unigraphic della 001 Edizioni unisce il racconto fantascientifico alla critica sociale e a molto altro. La prosa di Tarò è (a volte troppo) ricercata, la trama sviluppata efficacemente seguendo il classico schema del viaggio dell'eroe, le digressioni mai gratuite e sempre contestualizzate a dovere. Ottima la scelta di introdurre ogni capitolo con una citazione da una sigla dei cartoni animati robotici: i passi scelti sono evocativi e usano efficacemente l’effetto nostalgia su cui si vuole far leva, funzionando anche per chi quelle sigle non le conosce. Anche la scelta dei nomi, volutamente arcaici ma che, tradotti, richiamano i nomi dei personaggi di anime (Nataniele/Nathan o Gordiano/Gordian, giusto per fare degli esempi) contribuiscono a bilanciare i toni del romanzo che riesce a collocarsi tra il nostalgico e il postmoderno finendo per illustrare efficacemente l’attualità.
Emina–OrfaniRobot non è un romanzo allegro: i toni utilizzati sono sempre seri, spesso tragici e disillusi come la realtà che si vuole descrivere e durante la lettura si ha la costante percezione che le cose non potranno che peggiorare (non solo narrativamente parlando). Il lavoro compiuto da Tarò è encomiabile ed efficace e veritiero è il mondo e l’intreccio creati, come testimonia il capitolo "Originiroboteredità", una fantacronologia degli eventi descritti dal 1848 al 2012 (e oltre) che intreccia finzione e storia italiana evidenziando le solide fondamenta su cui è costruita la trama principale e l'enorme lavoro di documentazione alla base del romanzo.
Il più grande difetto di Emina non è da ricercarsi nel libro, quindi, quanto nella maniera in cui questo è stato presentato al pubblico.
La copertina è la prima cosa che il lettore vede, è grazie a essa che l’acquirente decide l’acquisto. Deve evocare le giuste atmosfere e non fuorviare il lettore sui contenuti del libro.
Quella di Emina: OrfaniRobot svia il potenziale lettore ed è troppo simile, per esempio, a quella di Mazinga Nostalgia di Marco Pellitteri (che cura la prefazione di Emina e che ha seguito Tarò in tutte le fasi del dopo scrittura) libro di tutt’altro genere e rivolto a tutt’altro pubblico.
Emina è un libro che non dovrebbe essere letto solo dagli appassionati di anime e robottoni ma, anzi, proprio da chi lo leggerà senza il velo dato dalla nostalgia potrebbe essere più apprezzato e, al contrario, chi si aspetta un racconto con protagonisti i robottoni dell'infanzia potrebbe rimanere deluso.
L’opera di Tarò rappresenta un buon primo passo nella collana Ungraphic della 001 Edizioni; si dovrà però fare più attenzione in futuro alla confezione e alla maniera scelta per pubblicizzarne i titoli. Quanto fatto per promuovere questo primo titolo ne sminuisce il contenuto più che evidenziarlo e ne limita il bacino d'utenza.
Dati del volume
- Editore: 001 Edizioni
- Autori: scritto da Davide Tarò
- Formato: brossurato, 256 pagg. in b/n
- Prezzo: € 16,00
- Voto della redazione: 7