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Cartoon Heroes

A volte la vita assomiglia proprio a un fumetto. Se uno pensa alla retro-continuity, quel procedimento narrativo con il quale un autore si insinua tra le pieghe del passato di un personaggio e ci inserisce a bell'apposta un episodio inedito che getta una nuova luce sugli avvenimenti successivi, viene facile pensare come noi, in qualità di autori della nostra vita, operiamo volenti o nolenti la ret-con su noi stessi. Allo stesso modo dei fumetti, qualcosa del nostro passato di cui non avevamo particolare cura diventa di colpo un ricordo prezioso e tutto quello che si lega a quel ricordo ci sembra bellissimo e irripetibile. E in quanto tale, lo si vuole rivivere attraverso la condivisione. È questa la giustificazione che ci si dà - altre non ne vedo - per la creazione di "Cartoon Heroes, gli artisti di trent'anni di sigle TV".

Il libro, scritto da Mirko Fabbreschi e Fabio Bartoli, spiega il ruolo della sigla animata: come si struttura, come possa fare sistema all'interno del panorama musicale, la sua composizione (gli indicatori mostrano i parallelismi con i jingle pubblicitari, il cui scopo primario è catturare l'attenzione dello spettatore) e la storia del genere in Italia. Ci si focalizza poi su protagonisti, gruppi, cantanti, compositori, per poi lasciare spazio alle canzoni, con delle analisi su testi e musica. A chiudere, una carrellata sull'impatto culturale delle sigle sulla nazione. A margine del volume, un CD contenente 14 cover realizzate dal collettivo Cartoon Heroes, specializzato nelle sigle animate.

L'affannoso tentativo degli autori è quello di redimere le sigle televisive, dare loro il lustro e l'onore che si meritano, scandagliandone anche l'impatto mediatico.
Leggendo l'agile volume, la cui asciuttezza gioca a favore, si percepisce però lo sforzo di iniettare linfa al discorso senza essere in grado di arrivare a una vera argomentazione. Encomiabile e istruttiva la storia della realizzazione delle sigle tv in Italia, che però funziona più come testimonianza dei metodi produttivi di quel periodo che come dimostrazione di una qualche valenza artistica. Si tenta, infatti, di innalzare il tutto a qualcosa di artistico, di elevato; nessuno fa più l'artigiano, sono tutti artisti. Si citano i contributi di Roberto Vecchioni, Sergio Endrigo e Gianni Rodari, ma questi interventi non costituiscono la norma.

Alla fin fine se per questioni anagrafiche non rientrate nel target degli autori (come il sottoscritto) o non siete sentimentalmente legati a quel periodo, vi perderete gran gran parte del divertimento. Purtroppo l'impostazione del volume è impregnata da questa aurea nostalgica che rende il libro perfetto da pubblicizzare in un programma che sfrutta questo sentimento (come "I miglior anni", dove una canzonetta senza pretese diventa una melodia tecnicamente ineccepibile), testi pedestri si plasmano in voli pindarici e lavori su commissione fatti per campare si assurgono a simbolo di un'enfasi creativa che andava per forza espressa. L'obbiettivo è un amarcord smaccato e il lettore tipo di questa operazione non può essere di primo pelo. Tutto punta in quella direzione anche la scelta delle canzoni ("Ufo Robot", "Candy Candy", "Ken il guerriero", "Il Grande Mazinga", "Sampei", "Lady Oscar", "Jeeg Robot"), e la presenza fisica di un CD, che più che soddisfare fa sorridere sardonicamente.

Forse un taglio più critico, vario e obbiettivo avrebbe ampliato il bacino di utenza; come detto, se non si appartiene a "quella" generazione,cresciuta a pane e Mazinga, difficilmente si potrà trarre alcun piacere dalla lettura del volume o dall'ascolto del CD.

Dati del volume

  • Editore: Kappalab
  • Autori: Mirko Fabbreschi e Fabio Bartoli
  • Formato: Brossurato, 144 pagg. in b/n + CD
  • Prezzo: € 14.00
  • Voto della redazione: 4
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