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Northlanders: Il ritorno di Sven

Questo primo volume, uscito ormai da diversi mesi in Italia, raccoglie gli otto albi Vertigo disegnati da un ispiratissimo Davide Gianfelice.
Brian Wood ci porta indietro nel tempo, alle soglie della fine del primo millennio, nel freddo Nord Europa dominato dai vichinghi.
Basterebbe già il nome del protagonista di questo libro  per farci intuire luoghi ed ambientazioni narrate. Ma Sven non è solo un vichingo, è un variago, ovvero un uomo del Nord che è immigrato ed ha trovato fortuna in Oriente.
È un micidiale guerriero ma è anche un uomo colto, che ha visto ed amato terre e donne così lontane e diverse da quelle scandinave e solo il suo orgoglio e la sete di vendetta lo spingono a tornare nei luoghi natali.
Lo zio Gorm infatti, dopo la caduta del fratello in una scorreria, ha usurpato il titolo del nipote, divenendo il nuovo signore delle isole Orcadi.

Il ritorno di Sven è la storia della lotta di un uomo per riconquistare ciò che gli è stato rubato,  strappato, ma anche ciò che ha perso per scelta.
È un racconto potente, epico, un ottimo esempio di fumetto storico, dai toni duri e crudi ma capace anche di tanta poesia.
L’autore riesce a trovare all’interno di una trama semplice e di uno schema drammatico più che collaudato, complessità e profondità.
Sven è un uomo che non appartiene più alla cultura della gente del Nord, non crede più nelle sue divinità ma ne rispetta ancora le regole e sente quel legame di sangue, quel richiamo nel profondo del cuore che fa sentire ognuno di noi appartenente ad un luogo ben preciso, anche se lontano molti chilometri o anni e che tutti noi chiamiamo “radici”. 
Wood è maestro per la capacità di creare un’atmosfera straordinariamente reale, fedele all’epoca e ai costumi e proprio per tale motivo risulta una grave pecca e totalmente inspiegabile l’uso ricorrente nel fumetto di espressioni di moderna e sguaiata volgarità.
Non avendo letto l’originale è corretto puntualizzare che non si sa se la pecca sia dovuta all’autore o alla traduzione, certo però che un vichingo del X secolo sboccato come un personaggio pulp alla Tarantino pare quantomeno grottesco e stride come un gesso non rotto sulla lavagna in questa splendida saga.

Le tavole di Gianfelice, di rimando, non presentano pecche. Il suo stile asciutto, ruvido e al contempo melanconico e sognante interpretano al meglio le varie e diversissime anime della storia, arricchendola di un'espressività e di un'umanità pulsanti.


Francesco Borgoglio

Dati del volume

  • Voto della redazione: 7
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