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Le armi del Meta-Barone

Quando si dice: “La montagna ha partorito un topolino”.
A volte è necessario ricorrere ai luoghi comuni per sintetizzare al meglio i risultati conseguiti attraverso certe operazioni tanto splendide (in fase di progetto e relativo hype) quanto deludenti una volta pervenute – dopo molti anni di attesa – al risultato finale.
Avete presente la splendida epopea dei Meta-Baroni, spin-off – molto più compiuto, ambizioso e riuscito –  della Saga dell’Incal? Avete ben presente il sostrato poetico e filosofico che Alejandro Jodorowsky era riuscito a infondergli? E le tavole di Juan Gimenez, con quel tripudio di particolari grafici e cromatismi virtuosistici che hanno consentito all’artista argentino di assurgere definitivamente nell’olimpo imperituro del fumetto?

Bene, Le armi del Meta-Barone non possiede NULLA di tutto quanto elencato sopra.
Dopo averci coinvolti nella storia “psico-magica” della dinastia dei Castaka – famiglia di assassini mercenari che fonda il proprio codice d’onore sulla guerra e sul combattimento – Jodorowsky impalla l’ultimo della stirpe (il ben noto “Senza Nome” reso famoso dalla Saga dell’Incal) in una vicenda talmente priva di spessore e di consistenza narrativa che risulta inutile sintetizzarla. Colpa che Jodorowsky, qui sicuramente svogliato, condivide, con ogni probabilità, a piene mani con l’imprevedibile Travis Charest, artista di cui sono note quelle bizze e quelle tempistiche millenarie capaci alfine di far scemare l’interesse di qualsiasi sceneggiatore assennato. Quel Charest che cela, dietro un formidabile virtuosismo grafico e cromatico, il vuoto assoluto (storytelling imbarazzante, inquadrature tanto azzardate quanto fini a se stesse).

E che l’artista statunitense abbia le sue grosse responsabilità nel fallimento del progetto lo attesta il consistente intervento del meno valente Zoran Janjetov, autore grafico dell’inutile Saga di John Difool e de “I Tecnopadri”, ennesimi, prescindibili spin-off dell’universo dell’Incal. Le sue tavole contribuiscono ad affossare del tutto la scarsa consistenza dell’opera, lasciando nel lettore l’amaro in bocca per il tempo perso in una lettura qualitativamente scarsa acquistata, oltretutto, a caro prezzo.


Alessandro Di Nocera

Dati del volume

  • Voto della redazione: 2
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